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Autore: thespoonriver    29/04/2023    0 recensioni
Tendo Satori ha tagliato ogni rapporto con il suo ex compagno e migliore amico Ushijima perché ha scoperto una realtà terrificante che non riesce ad accettare minimamente.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Tendo Satori, Wakatoshi Ushijima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sollevò la leva del rubinetto, nascondendo i pensieri sotto lo scrosciare dell'acqua. La tristezza lo condizionò a tal punto da non rendersi conto del macello che aveva combinato, con l'intensità del getto aperto. Schiaffeggiò prima il viso e poi ci passò l'acqua gelida chiudendo gli occhi per nascondere le lacrime, dietro il fluire incessante. Questo era il rituale segreto di Tendou Satori da quando aveva smesso di parlare con la sua cotta adolescenziale e l'unico amore della sua vita, mai realmente dimenticato. Il suo nome, purtroppo, non era facile da dimenticare dal momento in cui ogni singola pagina di giornale sportivo e non parlava delle strabilianti gesta dello spettacolare giocatore di pallavolo Wakatoshi Ushijima e del suo meraviglioso fidanzato e palleggiatore Oikawa Tooru. Quando era più giovane, Satori aveva pensato- si era illuso- di aver vinto al lotto e di essere stato incredibilmente fortunato a non ritrovarsi a fare il terzo incomodo con Oikawa, in squadra alla Shiratorizawa. Ma il destino non era stato clemente con lui. Chi si ama non è destinato a dimenticarsi, ma a incontrarsi a ogni costo. Tutt'altro, si era ritrovato a dover vedere la vita dei due sui tabloid e a osservare da lontano qualcun altro prendersi l'uomo che avrebbe dovuto essere suo. Non era sconvolto dalla scelta di Ushiwaka. Uno come lui, bello e impossibile, meritava un compagno degno del suo livello e non un mostriciattolo come lui. Oikawa non solo era un palleggiatore di tutto rispetto, amato da chiunque, aveva anche l'appeal e il gusto per i vestiti. Vestiva in modo impeccabile, con i capelli sempre ben pettinati; Tendou non aveva molto gusto e oltre al disagio mentale che gli altri gli attribuivano, andava aggiunta anche la scarsa bellezza. Per quella specifica ragione aveva smesso di chiamare il suo ex amico e chiedergli come stava. Adesso aveva Tooru con lui, lì a confortarlo nei momenti peggiori. Lo diceva chiaramente il settimanale che aveva comprato. Alzò lo sguardo e notò nel riflesso dello specchio tutto il suo orrore, pentendosi amaramente di essere nato. Guardandosi aveva modo di constatare ogni singola volta il perché del suo fallimento.

Le lacrime, questa volta, non furono nascoste in alcun modo e sgorgarono calde rigando il volto già martoriato dall'insonnia e dalla stanchezza.

Aveva cambiato numero, così per riguardo.

Viveva nel Kanto e frequentava un corso per stagisti, uno come lui si vedeva al massimo a servire ramen in qualche piccola bettola, posizione lavorativa che gli sembrò anche troppo decidendo di optare per il ruolo di lavapiatti.

Si affrettò a vestire la divisa dello Yakitori, uscì di casa aspettando la solita linea metropolitana che lo portasse sul luogo di lavoro. Entrò rivolgendo un educato buongiorno ai presenti, poi armeggiò nello sgabuzzino e indossò i guanti in lattice iniziando a lavare e disinfettare i piatti per il prossimo pranzo. Tutto era spento, non solo la sua vita. Non aveva importanza ciò che avrebbe fatto di lì a poco. Erano passati due anni dal diploma e non intendeva minimamente azzardare una decisione. Non senza Wakatoshi.

 

“Hey, strambo? Ma le vedi le pentole lì sopra? Non si lavano mica da sole.” Gracchiò torvo il proprietario, indicando le pentole impilate l'una dentro l'altra sull'open space della cucina. Il rosso annuì senza dire altro e ritornò alla realtà, iniziandole a insaponarle una ad una.

 

“Va tutto bene, Tendou-kun?” Domandò Ichi, il ragazzo delle pulizie.

 

“Regolare.”

 

Le ore passarono inesorabili tra un lamento e un cedimento di stanchezza, poi finalmente giunse la fine del turno. Riprese la solita linea metropolitana che lo portò nel piccolo monolocale che aveva affittato un anno prima. Strinse forte la tracolla che portava con sé quotidianamente e inserì le chiavi del portone principale, quando rimase esterreffatto. Un ragazzo giovane e alto era di spalle sulla soglia della porta, sembrò irto nel punto in cui il suo sguardo si congiungeva con la targhetta del nome affissa sul suo portone. Avrebbe riconosciuto quelle spalle fra migliaia di passanti. Il suo Wakatoshi. Quest'ultimò avvertì i passi e si girò, scrutandolo impassibile come il suo solito.

“Perché sei sparito?” Non capì se si trattasse di una domanda o di una constatazione. Magari di un rimprovero o di una semplice curiosità. Lui era fatto così, banalmente.

 

“Non sono sparito.” Satori fissò la punta delle sue scarpe e schiarì la voce con una piccola tosse- che bloccò con il palmo della mano. Wakatoshi si avvicinò a lui di un passo.

 

“Ah, no? E come mai non mi hai detto di vivere in questo posto?” Incrociò le spalle al petto, umettandosi le labbra. Un gesto sublime e terribilmente sexy. Era spaziale, quel ragazzo. Alto, fiero e ben piazzato. Un viso bellissimo, disegnato quasi per uno dei migliori musei del mondo. Eppure, agli occhi del rosso sembrò che l'altro perdesse la sua spettacolarità. Gli sembrò come se Wakatoshi non percepisse la sua particolarità. Rispetto a lui era più imponente e slanciato; quasi minaccioso con quello sguardo seccato su di sé.

 

“Non... non ho avuto la possibilità di inviarti il mio indirizzo.” Si scusò. “Piuttosto, dimmi, come hai fatto a ottenerlo?” Tendou si sentì onorato della sua presenza, ma non capì come mai fosse così meritevole di attenzione da parte di uno dei migliori giocatori di pallavolo al mondo. Giocatore accoppiato con un altro numero uno, fra le altre cose.

 

“Questa conversazione si svolgerà interamente sul pianerottolo di casa tua?” Ushijima era un enigma. Rispondeva o domandava senza intonazione, mettendo a disagio anche uno come lui addestrato per capire gli altri. “Oppure, potresti invitarmi a entrare.” Suggerì indicando la porta, con impazienza.

 

“Certo, Wakatoshi.” Il rosso umettò le labbra e cercò nella tracolla le chiavi di casa, trovandole solo dopo tante ricerche. Gli passò accanto, sentendo l'aria dei polmoni venire a mancare e gli sembrò che tutto girasse dopo aver annussato la colonia di Ushiwaka.

 

Liberò se stesso dall'imbarazzo girando la chiave nella serratura, invitando poi il suo ex compagno di squadra a entrare. Tolsero le scarpe e Satori gli porse delle ciabatte, sperando che gli stessero bene. In realtà, le aveva comprate nella misera eventualità di averlo come ospite a casa. La scusa banale di averne un paio più grandi per evenienza, nascondeva una realtà molto più oscura. Mentre la razionalità allontanava la sua vita da Wakatoshi Ushijima, il cuore continuava a inserirlo nelle piccole cose della quotidianità.

 

“Ho fatto un giro di telefonate.” Aggiunse, senza fare domande sulle pantofole. Quasi meccanicamente si sedette su uno dei due sgabelli presenti nella piccola cucina dell'appartamento del rosso.

 

“Per... me?” Non era una domanda, lo pensò soltanto ad alta voce incredulo.

 

Wakatoshi inclinò la testa da un lato, un gesto insolito da parte sua. Poi socchiuse gli occhi e rise, passandosi una mano fra i capelli. “Sì, per domandare di te. So che ogni tanto parli con Hinata. Io parlo con Kageyama e Kageyama parla con Hinata.”

 

“Capisco.” Il rosso rimase un attimo frastornato. Wakatoshi non era solito fare qualcosa per gli altri, non che fosse un maleducato o un insensibile ma lui era fatto semplicemente così.

 

“Perché mi eviti?”

 

“Non ti evito.”

 

“Tendou, ti stai comportando in modo strano. Tu di solito parli sempre e adesso non dici niente. Non rispondi alle telefonate, cambiando addirittura appartamento senza dire proferire parola con nessuno.”

 

“Non volevo darti fastidio.” Confessò sincero. Non aveva mai avuto il coraggio di chiedergli del suo rapporto con Oikawa, alle superiori spesso li intravedeva in disparte a parlare e l'intuito gli permetteva di valutare l'attrazione reciproca, ma adesso il giornale parlava chiaro.

 

“E' strano, sai?” Ribattè Wakatoshi.

 

“Mi sono fatto da parte, va bene? Non è strano! Tu hai la tua vita e non hai più bisogno di me, Wakatoshi-kun. Sei arrivato dove dovevi arrivare e hai il compagno che meriti al tuo fianco.” Aggiunse, quasi a corto di fiato, il rosso.

 

“Il tuo discorso è privo di logica. Ci siamo sempre frequentati, anche dopo aver intrapreso strade diverse. A tal proposito, dovrai spiegarmi cosa ci fai in un appartamento così piccolo e perché mi sembri messo così male.”

 

“Lavoro in una bettola, non gioco per la nazionale giapponese.” Evidenziò Satori, ricordando le diverse scelte e posizioni sociali.

 

“Per tua scelta,” replicò stoicamente Wakatoshi.

 

“Appunto, non capisco quale sia il problema.”

 

“Voglio sapere perché mi eviti. Mi dà sui nervi.” Il rosso sgranò gli occhi. Ushijima non era un istintivo e non mostrava mai le sue emozioni, quelle rare volte in cui lo faceva non era un buon segno.

 

“Non avrebbe senso adesso.”

 

“Tieni la palla in gioco,” digrignò tra i denti Wakatoshi con una metafora. Impugnò le mani, lasciandole cadere sul tavolo.

 

“Non sopporto di vederti con lui, intendo con Oikawa. Lo so che lui è l'uomo adatto a te perché siete belli, ricchi, famosi e tutti questi aggettivi memorabili da aggiungere. Ma io non ce la faccio, mi dispiace.”

 

“Oikawa?”

 

“Sì, Oikawa.”

 

Tendou si appoggiò a un mobile e incrociò le gambe, non distogliendo mai lo sguardo dal suo compagno. L'altro sembrò perplesso e lo guardò con sgomento, incapace di comprendere il punto di connessione di quel discorso, così, lo lasciò finire.

 

“Ho letto che vi siete fidanzati e sono felice per te se è questo che desideri.” Wakatoshi, all'improvviso si alzò dalla sedia e si pose esattamente di fronte al rosso, poi lo scrutò ancora una volta.

 

“Io non sto con Oikawa. Ma chi te lo ha detto?”

“I giornali, tutti i giornali.” Tendou afferrò il pomello di un cassetto e tirò fuori tutti i magazines riguardanti Wakatoshi Ushijima. Non ne perdeva uno in edicola, neppure un solo numero.

 

“Oikawa è fidanzato con il vecchio compagno di squadra. Quel tizio che lui chiamava sempre affettuosamente Iwa-chan.” Lo informò Wakatoshi, mentre sul volto del rosso si delineò, oltre allo stupore, un'espressione cupa e interrogativa. Ushijima gli afferrò un polso e lo tenne fermo.

 

“Ho dato di matto quando ho scoperto che eri sparito e nessuno aveva tue notizie. Per fortuna hai parlato con Hinata e sono riuscito a individuare il tuo indirizzo. Avrò spaccato non so quante volte il campo di schiacciate, pensando a ciò che ti avevo fatto. Mi dispiace se ho sbagliato qualcosa, se sono stato assente. Ti prego, perdonami.” Wakatoshi si inchinò mortificato. “Non sono riuscito a venire qui prima, siamo stati in Spagna due settimane e gli allenamenti sono molto duri.”

 

Il momento di crollare era giusto. Di urlare, piangere e sentire ancora una volta il dolore correre lungo le vene, dritto nella schiena e insopportabile nella testa. Così, le lacrime iniziarono a cadere per prima. Wakatoshi le raccolse tutte; una ad una e le trattenne sui pollici. Il rosso singhiozzò, incapace di aggiungere qualcosa. Con la mano destra, Ushijima avvicinò la nuca del rosso contro il suo petto e la trattenne delicatamente, massaggiandogli le ciocche rosse.

 

“Ti prego, perdonami.” Ripeté Wakatoshi.

 

“Sono un amico di merda! Un codardo, un essere immondo.” Esordì dopo qualche minuto con veemenza l'altro. “Avrei dovuto chiamarti e chiedere un chiarimento. Invece ho pensato a me stesso e alla mia debolezza. Ho preferito evitarti per non soffrire di te e lui. Perché io ti amo, Wakatoshi. Da anni, da quando mi sedevo a mensa con te e ti facevo domande stupide e poco importanti. Ti amo da quando ho memoria.”

 

“Lo so.” Disse soltanto Ushijima.

 

“Come lo sai?”

 

“L'ho capito quella volta quando hai detto al Karasuno che non avresti mai permesso di far passare una palla nella mia direzione.” Confessò Ushiwaka sovente.

 

“Tu... tu ragioni solo con la pallavolo, eh?” Era curioso, provare infinite volte a far capire a una persona che gli piaci con dei segnali e poi scoprire che lo aveva scoperto attraverso un gesto istintivo di protezione.

 

Wakatoshi alzò le spalle e si ritrovò con il volto pericolosamente vicino a quello del rosso, indugiò abbastanza e gli si avvicinò chiudendo gli occhi. Il rosso li tenne per un attimo aperti, incredulo di averlo lì così vicino e disponibile. Poi, l'atleta lo baciò con timidezza. Posò prima le labbra su quelle di Satori, successivamente, dopo aver tastato la disponibilità dell'altro suggellò un bacio vero e delicato.

 

“Perché sei venuto?” Domandò dopo il bacio.

 

“Nessun rimorso.” Dopo quell'ultima risposta, ripresero a baciarsi e non si lasciarono mai più.

 

Quando ho iniziato Haikyu!!, sia il manga che l'anime il mio personaggio preferito è stato da subito Sugawara. Non ho mai cambiato idea, ma dopo tanti episodi la chimica che percepisco tra questi due (Tendou e Ushijima) è perfetta. Sono due gran bei personaggi, molto riscontrabili in personalità reali. Wakatoshi è uno che si è fatto da solo; soffre in silenzio, sa di essere bravo ma non lo fa pesare mai a nessuno. E' talmente tanto scrupoloso da agire sempre in modo impeccabile senza tirarsela mai e anche quando gli viene chiesto di farsi da parte per la squadra- dopo essere stato usato come un mulo- lo fa senza battere ciglio. Riconosce Tendou, lo vede per quello che è. Tendou è uno di noi, una persona che non ha specialità riconosciute dagli altri ma sa leggere bene ed è difficile da decifrare. E' particolare, perfetto per Ushijima. Perciò credo che questa ship si possa definire davvero canon. Oikawa e Ushijima potrebbero anche avere del potenziale ma penso che siano destinati ad altri.
E' la prima storia che scrivo in questo fandom, fatemi sapere cosa ne pensate critiche o altro. L'ho scritta volutamente corta, con un plot vago e in nessun modo presente nell'opera di Furudate.

   
 
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