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Autore: Maryfiore    03/05/2023    0 recensioni
[Chainsawman]
[song-fic]
Pairing: AkixHimeno
Capitavano certe notti... Notti in cui Himeno si affacciava alla camera di Aki, si sedeva sul suo letto e contava i suoi respiri nel sonno come si contano le pecore.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Himeno immaginava la solitudine come una piccola creatura grigia, pigra e pesante che viveva annidata nel suo petto.

La immaginava rannicchiata e sbadigliante, a fissare con occhi spenti le persone che andavano e venivano passando davanti alla sua tana.

Il suo cuore era sempre stato un andirivieni di gente. Un luogo di passaggio sempre trafficato ma facilmente dimenticabile, in cui nessuno si soffermava mai troppo a lungo. Le persone entravano e uscivano da lì nello stesso modo in cui entravano e uscivano dal suo letto: era un continuo mordi e fuggi, un'occhiata in giro e poi via. Nessuno era mai rimasto dopo l'alba.

Non era un problema, davvero.

Era così che funzionava il mondo, Himeno lo sapeva. Le persone andavano e venivano. I suoi partner le sorridevano, si ferivano, morivano (così fragili...) ; gli uomini la baciavano, l'afferravano, la stringevano, poi si allontanavano quando scoprivano che fuori dal letto non era poi così divertente.

E Himeno si ritrovava sola. Ancora una volta.

Quando aveva conosciuto Aki era stata sicura che anche lui l'avrebbe lasciata sola. Aveva appena diciassette anni, era assennato, e quindi fragile, e questo bastava.

Ma il problema più grave di Aki era che non era solo giovane e assennato.

Aki era sensibile.

Esattamente quello che un devil hunter non avrebbe mai dovuto essere.
Le emozioni si propagavano in lui come onde ad alta frequenza, ogni tocco diretto al suo cuore lo faceva tremare.

Aki si affezionava in modo spaventosamente facile.

Lo faceva perfino con i luoghi, o con gli oggetti: assumeva un'aria sofferta ogni volta che era costretto a buttare via qualcosa.

Aki piangeva.

Lo faceva sempre di nascosto, il che - all'occhio di Himeno - elevava ancora di più il valore delle sue lacrime. Si sentiva un'eletta, investita di un grande privilegio, quando vivevano ancora insieme e poteva sedersi dietro la porta socchiusa della sua camera, ad osservare la bellezza del suo pianto attraverso lo spiraglio. Quale meraviglia umana... quelle perle di tristezza che rotolavano giù dall'oceano dei suoi occhi. La colpiva l'istinto perverso di prendergli il viso tra le mani e raccoglierle con la lingua, per poter assaporare almeno di riflesso quel sentimento così forte che gli scuoteva il cuore in quel modo.

Hate how I need you to breathe

Feel so high, now I can't see

Himeno avrebbe dato qualunque cosa per essere lei la destinataria di quel sentimento. Quanto si doveva amare una persona per arrivare al punto da piangere con così tanta agonia la sua morte? Voleva che Aki piangesse per lei così. La sua sete di lacrime era sete d'amore.

Capì che se fosse morta dopo di lui sarebbe morta con la gola secca e con la solitudine addormentata nel petto.

Aki doveva vivere perché doveva piangere, e i morti non piangono. Era così che era iniziato: come un desiderio egoistico senza molta dignità.

Ma il desiderio si trasformò ben presto in necessità. E la necessità in paura.

Sinking under, losing sleep

Set me free, just please don't leave

Capitavano certe notti... Notti in cui Himeno si affacciava alla camera di Aki, si sedeva sul suo letto e contava i suoi respiri nel sonno come si contano le pecore.

In quelle notti Himeno pensava a come sarebbe stato avere Aki nel suo letto e addormentarsi con l'orecchio direttamente sul suo battito cardiaco... poi si ricordava che tutti quelli che erano stati nel suo letto non erano mai rimasti. E lei non poteva rischiare. Non con Aki.

I need you stay

I need you stay

Apparentemente, la sua precauzione aveva funzionato. Aki era rimasto, ed era rimasto per tre anni. Più di quanto chiunque avesse mai fatto. La solitudine nel suo petto si era fatta più piccola, non più ingombrante come un tempo.
Lei e Aki non avevano mai condiviso un letto, ma avevano condiviso centinaia di sigarette e di respiri, baci di fumo senza labbra che si toccano. E per ogni giorno che passava un po' più di Aki si insinuava nei suoi polmoni e nel suo cuore.

I hope I occupy your mind

No one deserves you, yeah you're mine

Himeno sperava che anche un po' di lei finisse nei polmoni e nel cuore di Aki.

Lo sperava più forte ogni volta che Aki pronunciava il nome di Makima, ogni volta che la guardava come un cucciolo fedele guarda il suo padrone.
Aki era sempre così serio, così avido di sorrisi... Eppure bastava una parola, un cenno di saluto o di riconoscimento da parte di Makima e il viso gli si scioglieva. Occhi liquidi e rossore sulle guance. Allora Himeno lo invitava a fumare dopo, reclamava il suo respiro e la sua bocca, assicurandosi che il suo sapore gli restasse lì. Che l'odore decadente di cenere e fumo fosse più intenso del profumo di rose di Makima.

Only with you I feel alive

If you leave me here, I'll die

Era la sua grande contraddizione: attaccare ad Aki la sua stessa dipendenza, quando sul campo di battaglia gli si parava davanti per prendersi anche le sue ferite. Il fumo faceva davvero marcire le ossa, dopotutto. Eppure, tra quei loro baci cinerei e inconsistenti, Himeno non si era mai sentita più viva.

Non era più sicura di riuscire a vivere senza.

Himeno voleva che Aki restasse. Perché oltre ad avere sete delle sue lacrime era affamata di quei baci.

I need you to stay

I need you to stay

Da quando Aki si era trasferito a vivere da solo le cose si erano complicate. Himeno non poteva più andare a controllare il suo respiro nella stanza accanto. Non poteva più allungare una mano per toccarlo e sentire il suo corpo ribollire di vita. Non poteva più chiamare il suo nome e sentire subito la sua voce in risposta.

Don't go, I'll lose my faith

Don't go, forget God's name

Don't go, stay in my veins

E c'erano sempre certe notti...
Notti in cui Himeno sognava una sesta lapide aggiunta alla solita fila di cinque, e corvi che beccavano il nome di Aki Hayakawa sulla pietra. In quelle notti Himeno si svegliava gridando, spaventando il malcapitato di turno che dormiva al suo fianco nel letto. Artigliava le lenzuola e, non potendo contare i respiri di Aki, contava i rintocchi dell'orologio. Il sonno e la lucidità che le sfuggivano come sabbia tra le dita ad ogni movimento di lancetta.

Attendeva l'alba così, e poi ,una volta rimasta sola, si alzava e si accendeva una sigaretta per sedare il bisogno di avere Aki nei suoi polmoni, nel suo cuore e nelle sue vene.

I need you to stay

I need you to stay

Una volta accadde che il fumo non le bastò.

Himeno aveva il letto vuoto e ancora sei lapidi davanti agli occhi quando raccolse il telefono dal comodino con mani rigide. Ascoltò gli squilli mordendo una cicca estinta in attesa.

"Pronto?"

La voce dall'altro capo del telefono era pesante e appiccicosa di sonno. Himeno si sentì un po' in colpa per averlo svegliato a quell'ora. Solo un po'.

"Aki..."

"Himeno?"

"Ehi..."

"Cosa è successo? Stai... stai bene?"

La preoccupazione nella sua voce era una carezza audace al suo ego.

I need you to stay

I need you to stay

"No... Sì, sì... sto bene. È solo che..."

Si sentiva una terza voce di sottofondo, flebile e indistinta. Per un attimo il sangue di Himeno si gelò, i suoi canini affondarono più forte nella sigaretta. Si chiese se fosse in compagnia di qualcuno.
No... doveva essere la televisione. Aki lasciava spesso la televisione accesa quando non riusciva a dormire.
Sì. Era senz'altro la televisione...

"Scusami" sussurrò. "Non è nulla. Ti lascio dormire..."

Trascorse un minuto di silenzio, ma la voce di sottofondo che continuava a parlare diceva a Himeno che Aki era ancora in linea.

"Sei a casa?" le chiese ad un tratto.

Gli rispose di sì.

"Vengo lì."

Un'altra carezza al suo ego. Più intima di un vero bacio, più del tocco di un amante sulla pelle nuda.

I need you to stay

I need you to stay

I need you to stay

Himeno avrebbe voluto persuaderlo a rinunciare con qualche frase di circostanza, dirgli di non scomodarsi, che non era necessario e che solo sentire la sua voce per telefono era abbastanza. Ma non era abbastanza. Non era mai abbastanza.

Quindi non appena Aki mise piede nel suo appartamento Himeno lo strinse a sè. Lo strinse forte, con le braccia aggrappate ai muscoli delle sue spalle e le dita arcuate che sbiancavano a stringere il cotone della maglia, come se volessero piuttosto stringere la carne sottostante.

Il suo respiro caldo sul suo collo e un leggero odore di fumo sui suoi vestiti. Vita e appartenenza. Himeno chiuse gli occhi e un sorriso nacque spontaneamente sulle sue labbra. Questo, pensò, Questo è ciò di cui ho bisogno.

Don't go, I'll lose my faith

Don't go, forget God's name

Don't go, stay in my veins

Avviluppato in quella stretta disperata, Aki vacillò. La trazione delle sue braccia piegò il suo corpo in avanti e quasi lo fece inciampare. Le sue mani poggiarono sulle ossa del suo bacino, probabilmente solo per una questione di stabilità, ma Himeno era troppo persa nel suo ego perché l'idea potesse sfiorarla. Troppo persa nell'illusione di sentirsi desiderata - di sentirsi necessaria - per pensare che qualsiasi tocco fosse casuale. Troppo persa nella fantasia che Aki avesse lasciato un'amante in un letto freddo e vuoto per correre da lei.

"Spostiamoci sul divano..."

Himeno udì il suggerimento a mala pena, ma per non lasciarlo andare si mosse con lui, seguendolo ovunque volesse andare.

Senza separarsi, si sedettero in silenzio a guardare il sole che sorgeva. Guardando le ombre degli oggetti che si accorciavano lentamente sul pavimento, Himeno si calmò. Le sue membra contratte si rilassarono, la sua presa sui vestiti di Aki si allentò e il sangue riprese a circolare attraverso le falangi.
Raccolta nel tepore del suo corpo e cullata dalla nenia del suo respiro, iniziò ad arrendersi alla forza calamitante del sonno.

Un sussurro accanto al suo orecchio.

"Riposa."

L'ultima esortazione di cui aveva bisogno.

Una parola. Una singola, debole richiesta in risposta.

I need you to stay

"Resta..."













 

Angolino dell'autrice:

La canzone è "Stay" di Ari Abdul. Qualche mese fa trovai per caso un edit taggato akimeno con questa canzone, andai ad ascoltarla per intero, mi piacque e mi sembrò che calzasse perfettamente per questi due.
Link per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=aSBkxm1lMSA

PsÈ la prima volta che provo a scrivere una song-fic, quindi se sembra che il testo della canzone si integri male in tutto il resto, be'... probabilmente è perché lo fa (scusate🥲).

   
 
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