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Autore: pampa98    04/05/2023    3 recensioni
[Storia partecipante alla challenge “Tanti piccoli semi per far fiorire nuove storie” indetto sul gruppo L’Angolo di Madama Rosmerta e alla "To Be Writing Challenge 2023" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce la Penna.]
Modern!AU. Aegon/Jace. NO Incest.
Aegon tende le orecchie. Quella voce ha qualcosa di familiare. Inoltre, prestando più attenzione, gli sembra appartenere a una persona abbastanza giovane, probabilmente un suo coetaneo.
Spinto dalla curiosità, si solleva a sedere per capire cosa stia succedendo [...]
Il suo cuore perde un battito quando vede il proprietario di quella voce. Sbatte le palpebre, incredulo per ciò che i suoi occhi gli stanno dicendo. Ma non c’è dubbio: lo riconoscerebbe ovunque, anche dopo tutti quegli anni.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aegon II Targaryen, Jacaerys Velaryon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pacchetto da sviluppare per la challenge
Prompt: Guardare le nuvole in cielo 

Citazione: “Mentre non c'eri, mi sono innamorato di te un'altra volta.” Alice Sebold
Situazione: Durante le vacanze di primavera, A incontra B, suo vecchio amico di infanzia, e le cose prendono una piega inattesa.
Bonus: un personaggio perde qualcosa, sta a voi decidere se farglielo ritrovare o meno.

In questa AU Aegon e Jace non sono parenti stretti (non ho ragionato molto sulle parentele, ma diciamo che Rhaenyra e Viserys sono lontani cugini tipo). Andavano a scuola insieme da piccoli, ma tra le loro madri non scorreva comunque buon sangue e Aemond si è ritrovato comunque a perdere un occhio per mano di Luke, incidente che ha portato la famiglia di Aegon a trasferirsi fuori da Approdo del Re. Tornano durante l'ultimo anno di liceo di Aegon ed è durante le vacanze di primavera di tale periodo che ha luogo questa storia. Jace è figlio di Harwin e Rhaenyra (sposati) e ha l'età di Aegon. Joffrey (che viene menzionato nel testo) ha 13 anni. Jonnel è il nome del secondo figlio canonico di Cregan Stark (avrei voluto usare il nome del fratello, ma non l'ho trovato da nessuna parte 🙈).

Il mio obiettivo era scrivere qualcosa di tranquillo e leggero per dei personaggi che, normalmente, non se la passano affatto bene (ragione per cui, credo siano un po' OOC 🙈). Magari avrei potuto ragionare di più sul contesto di questa storia, ma sono comunque soddisfatta del risultato finale e spero che piacerà anche a voi ❤


 

Libertà



 

Osserva le nuvole volare sopra la sua testa, libere di seguire il cammino che preferiscono. Da piccolo si divertiva a studiarne la forma, inventando storie per ognuna di esse, ma adesso guardandole prova solo una profonda invidia. Gli ricordano che lui è incatenato al suolo, con aspettative e progetti che non sente davvero suoi – e che nemmeno lo sono, a dire la verità –, impossibilitato a volare nell’immensità del cielo. 

Secoli prima, quando i Targaryen erano dei domatori di draghi, lo avrebbe fatto: sarebbe salito in sella a Sunfyre, il drago dorato, considerato dagli storici il più bello mai esistito, e sarebbe fuggito lontano, dove nessuno avrebbe potuto trovarlo. Oggi che la sua è una famiglia sì ricca, ma non più speciale delle altre, la sua migliore fuga rappresenta quello: nascondersi in un angolo del parco pubblico più grande di Approdo del Re, sperando di venire dimenticato. 

«Jonnel! Jonnel, torna qui!»

Aegon sbuffa, chiudendo gli occhi. Qualche idiota deve aver perso il figlio nella boscaglia, incidente che si verifica almeno una volta al giorno. 

«Jonnel! Dove sei finito? Maledizione, Cregan mi ucciderà. Stupido, stupido, stupido!»

Aegon tende le orecchie. Quella voce ha qualcosa di familiare. Inoltre, prestando più attenzione, gli sembra appartenere a una persona abbastanza giovane, probabilmente un suo coetaneo. 

Spinto dalla curiosità, si solleva a sedere per capire cosa stia succedendo, considerato soprattutto che la voce si sta facendo sempre più vicina e lui non ci tiene a rischiare di essere calpestato. Non gli importa troppo della sua vita, ma gradirebbe incontrare una morte più gentile.

Il suo cuore perde un battito quando vede il proprietario di quella voce. Sbatte le palpebre, incredulo per ciò che i suoi occhi gli stanno dicendo. Ma non c’è dubbio: lo riconoscerebbe ovunque, anche dopo tutti quegli anni. 

«Jacaerys!» lo chiama, alzandosi in piedi. 

Jace si volta verso di lui, confuso. Poi i suoi occhi nocciola, quelli che Aegon continua a vedere nei suoi sogni, si spalancano pieni di sorpresa – e un briciolo di felicità, spera.

«Aegon?» chiede, scrutandolo attentamente. 

«In carne e ossa» risponde, allargando le braccia. Il volto di Jace si illumina – e in un attimo se lo ritrova addosso, stretto a lui. Forse ha preso il suo gesto come un invito ad abbracciarlo (da bambini lo facevano sempre, in effetti), ma anche se Aegon non è più avvezzo a dare o ricevere gesti simili, si scopre ad apprezzare la vicinanza di Jace e in un attimo si ritrova ad affondare il volto tra i suoi riccioli castani. È diventato più alto, anche se non è ancora riuscito a raggiungerlo del tutto, ma il suo profumo di limoni e terra è rimasto immutato. Odora di casa.

«Cazzo!» esclama Jace a un tratto, staccandosi da lui. Aegon sente un nodo formarglisi in gola per quel brusco allontanamento. «Scusa, è bellissimo rivederti, ma devo assolutamente ritrovare Jonnel.»

I suoi muscoli si rilassano: non ha ancora avvertito il tanfo di vino e sesso che, come gli ricorda sempre sua madre, lo segue ovunque vada. 

«Ah, sì» dice, passandosi una mano tra i capelli. «Ho sentito che gridavi qualcosa prima. Chi sarebbe questo tizio?»

«È un cane. Un cucciolo di cane lupo a cui dovevo badare, ma che non riesco più a trovare.»

Aegon non riesce a trattenere una risata. «Come hai fatto a perderlo? Non è mica un chihuahua.»

Jace gli lancia un’occhiataccia, la stessa con cui lo rimproverava alle elementari quando i suoi scherzi si facevano eccessivi.

«Mi… Mi sono addormentato» risponde. Le sue guance si tingono di rosso e Aegon scopre che gli piace vederlo arrossire, molto più che quando erano bambini. «Forse ha ragione Luke quando dice che studio troppo.»

«Sempre il solito secchione, eh?» lo punzecchia lui, guadagnandosi un’altra occhiataccia. «Durante le vacanze di primavera ci si dovrebbe divertire.»

«Avrò tempo dopo il diploma per divertirmi» ribatte, secco. «Ammesso che ci arrivi, al diploma. Potresti aiutarmi a… No, scusa, non importa.»

Aegon inarca un sopracciglio. «Perché? Pensi che non sia in grado di trovare un cane?»

«N-No, ma non voglio disturbarti a causa di un mio errore.»

«Nessun disturbo. Non avevo comunque niente da fare.»

Il volto di Jace si illumina. «Oh. Allora mi puoi aiutare?»

«Ma certo che posso» risponde, cingendogli le spalle con un sorriso compiaciuto sulle labbra. «E intanto ti spiegherò anche le mille e più attività che si possono svolgere in questo periodo al posto dello studio.»

 

~

 

Qualcuno avrebbe potuto definirla una giornata infernale e, in un certo senso, avrebbe avuto ragione.
Avevano ritrovato quello stupido cane poco prima che il sole tramontasse (Jace doveva riportarlo a casa per l’ora di cena), nascosto sotto le radici di un Albero Diga, quegli inquietantissimi tronchi tinti di bianco con una faccia disegnata sopra che nessuno si era ancora deciso ad abbattere. Lo stronzetto aveva anche avuto la brillante idea di buttarsi in una pozzanghera, perciò erano stati costretti a fargli il bagno, attività che si era rivelata tutt’altro che semplice vista la sua irrefrenabile voglia di giocare con acqua e sapone – sebbene ciò gli avesse permesso di vedere Jace a petto nudo, immagine che gli sarebbe rimasta stampata nella mente per il resto della sua vita. Per concludere, mentre viaggiavano verso la casa di Cregan Stark una delle gomme dell’auto si era forata ed erano stati costretti a fermarsi e sostituirla. 

Aegon non si sorprende, dunque, del sospiro di sollievo che si leva dalle labbra di Jace quando svolta nel vialetto della sua casa. Probabilmente iniziava a dubitare di tornarci tutto intero.

«Non sono mai stato così felice di vedere casa mia» mormora.

«Che melodrammatico! Non è andata poi così male.»

Jace scuote la testa. «Aegon, non mi offendo se dici la verità, tranquillo.»

«L’ho detta» risponde, serio. «Mi sono divertito davvero. Anzi, penso proprio che sia stato il giorno più felice che ho trascorso da… da un po’ di tempo a questa parte.» Resta sul vago, perché ammettere quanto le sue giornate siano state vuote negli ultimi sette anni lo renderebbe troppo vulnerabile e non può permetterselo – nemmeno con lui. 

Jace si volta a guardarlo, scrutando il suo volto in cerca di segni di menzogna o beffa. Quando non ne trova, gli regala un sorriso.

«In tal caso, mi fa piacere.» Si toglie la cintura di sicurezza, ma non si avvicina alla portiera. «Sono… Sono contento di averti rivisto» dice. «Non sapevo che fossi tornato in città.»

Aegon si stringe nelle spalle. «La salute di mio padre è peggiorata, abbiamo cercato una città marittima per vedere se migliora.»

«Oh. Mi dispiace molto.»

A me no, ma non lo dice ad alta voce. 

«Non frequenti il liceo High Tide» continua Jace. «O, almeno, non ti ho mai visto. E nemmeno…» Si interrompe e Aegon sorride, vedendolo incerto nel pronunciare il nome di uno dei responsabili del loro allontanamento.

«Io e Aemond studiamo alla Old Town» risponde, togliendolo dall’impaccio. «Daeron e Helaena invece studiano a casa.»

Jace annuisce, ma non gli sfugge il modo in cui il suo corpo si è irrigidito alla menzione di suo fratello. Sente quasi il bisogno di ricordargli che è stato il suo a cavargli un occhio, ma si trattiene. Non sa se potrà rivederlo e non vuole rovinare quel momento con una litigata. 

«Capisco» dice infine Jace. «Allora, ehm, magari potremmo vederci, ogni tanto. Senza cani che ci bagnano dalla testa ai piedi, ovviamente.» Ride e Aegon lo segue a ruota, senza malizia o scherno. È solo genuinamente divertito e, in quella risata, c’è anche la speranza di un nuovo incontro, nuovi ricordi da poter creare insieme all’unico amico che abbia mai avuto. 

Quell’amico che, anche nell’assenza, era diventato qualcosa di più.

Aegon si ferma un istante a guardarlo – solare, allegro, bellissimo – e agisce prima che il suo cervello possa impedirglielo. Gli prende il volto tra le mani, assaporando quelle labbra che ha desiderato per tutto il giorno. Lo sente irrigidirsi sotto il suo tocco e non ne è sorpreso: desidera solo avere abbastanza tempo da ricordare la sensazione della sua bocca contro la propria. 

Poi Jace gli porta le braccia intorno alle spalle e ricambia il bacio. 

È impacciato, è inesperto, forse quello è addirittura il suo primo bacio; e il cuore di Aegon non riesce a fermarsi, galoppa libero nel suo petto mentre cerca di avvicinarsi ancora di più a Jace. Lo vuole. Vuole ogni millimetro della sua pelle e della sua anima. 

Vuole viverlo ogni giorno. Per sempre. 

Jace cerca di avvicinarsi a sua volta, ma la posizione scomoda e il manubrio tra di loro glielo rendono difficile, tanto che è lui a interrompere il bacio, frustrato. Aegon vorrebbe ridere, se non fosse che la mancanza delle sue labbra gli è insopportabile. 

Finché il sogno non finisce bruscamente, riportandolo a una fredda realtà: Jace apre la portiera ed esce dalla macchina senza dirgli una parola. 

Cos’ha sbagliato stavolta? Gli sembrava che anche lui lo volesse – ma, forse, lo aveva desiderato talmente tanto che se ne era solo autoconvinto. Dopotutto, Jace avrebbe potuto avere molto di meglio. Tipo quel damerino del cane, che Aegon aveva odiato all’istante ma che sembrava piacere molto al suo amico d’infanzia.

«Scusami.» Jace compare accanto a lui. Non si era accorto che la portiera dal suo lato si fosse aperta ed è ancora più confuso quando vede il ragazzo sorridere e guardarsi intorno incerto. «Ehm, senti… I miei non sono in casa. Forse c’è Joffrey, ma basta metterlo davanti a un cartone animato e ci lascerà in pace.» 

Aegon sbatte le palpebre. Ha la sensazione che Jace gli stia proponendo quello, ma non osa avanzare ipotesi che potrebbero spaventarlo. 

Capisce di aver fatto la scelta giusta vedendo il suo volto farsi sempre più rosso nel tentativo di trovare le parole giuste.

«È scomodo, qui. E stupido, abbiamo un letto. Cioè, possiamo andare in camera… Entriamo in casa, dai!» sbotta alla fine, lasciando la portiera aperta e dirigendosi verso il cancello per aprirlo. Aegon scoppia a ridere nel silenzio del suo abitacolo, ancora incredulo per la piega che ha preso quella giornata. 

Poi scende dalla macchina e corre da Jace, abbracciandolo da dietro con tanta foga che per poco non cadono a terra; ma non gli importerebbe. Non gli importa più di niente, perché Jace scuote la testa ridendo, gli dà un bacio a fior di labbra ed entra in casa insieme a lui, donandogli una felicità che non credeva di poter provare.


 

   
 
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