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Autore: Fiore di Giada    15/05/2023    0 recensioni
Scosse la testa. La carta, in quel momento, non era importante.
Il suo interesse era Ken, che era stato sopraffatto da un peso doloroso.
− Non ti affaticare. Sfogati, poi, se vuoi, dimmi la ragione della tua angoscia. Tempo al tempo. – mormorò, mentre una nuvola passeggera, per un istante, copriva lo splendore della luna.
Storia ispirata da una splendida fan art, non mia, ma di aryata. I credits per il disegno sono tutti suoi.
(Il personaggio di Andrew Masters è un OC creato da me, per cercare di dare un contesto a questa bella immagine. Ho pensato a Ken che riceve la notizia della morte di un parente a lui caro in una strage scolastica, problema purtroppo comune negli Stati Uniti. La scuola è inventata da me. Spero di non avere offeso qualcuno)
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Ken, Ryu
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Con mano tremante, Ken aprì la lettera.
Per alcuni istanti, rimase immobile, il cuore martellante nel petto. Lui e Ryu si allenavano in un posto lontano, sotto la guida del saggio Gouken.
Pochi conoscevano quel luogo e, tra questi, v’erano i suoi genitori.
Un brivido sgradevole percorse la schiena del giovane, aspirante guerriero. Qualcosa di sgradevole doveva essere accaduto, ne era certo.
Il maestro Gouken non aveva aperto la missiva e, quando gliela aveva consegnata, il suo sguardo si era adombrato.
Scosse la testa e cominciò a leggerla. No, non aveva senso attendere oltre.
Eppure, perché il senso d’angoscia non svaniva?
 

 

Caro Ken,
Il tuo maestro, in questi lunghi anni, mi ha parlato di te e della tua crescita.
Non posso che essere fiero dei tuoi progressi, figlio mio, e dell’uomo che, presto, diventerai.
Sarai un uomo forte e generoso, anche se non rinuncerai alla tua vitalità.
Anzi, non posso non sentire un brivido d’invidia, perché Gouken, con la sua sobrietà, è riuscito in quello in cui io e tua madre abbiamo fallito.
Figlio mio, tra quelle montagne, hai conosciuto l’amore di un genitore forte e stabile e l’affetto di un fratello, anche se non di sangue.
E ora ti darò un dolore atroce, che tu non meriti.
Perdonami, Ken, per quello che dovrò dirti, ma anche tu devi sapere.

 

 
 
Ken, per alcuni istanti, fermò la lettura e si guardò attorno.
La luce della luna filtrava da una finestra semiaperta e si adagiava sui muri e sul pavimento della stanza, illuminandoli di riflessi argentati.
Poi, il suo sguardo si posò su Ryu, che, accanto a lui, dormiva, il petto sollevato da lievi respiri.
Il giovane occidentale sollevò le labbra in un lieve sorriso. Il viso dell’amico, in quel momento, sembrava quello d’un angelo addormentato.
Nessuna tempesta sembrava potesse turbare la sua serenità.
Inspirò, poi espirò. No, non doveva turbare il sonno del suo compagno d’addestramento.
Le urla isteriche non erano degne dei combattenti valorosi.
Si passò una mano sulla fronte, poi riprese la lettura.
 

C’è stata una terribile strage alla San Diego High School. Sì, è la scuola dove insegna zio Andrew.
Figlio mio, un ragazzo poco più grande di te è entrato nella scuola e ha cominciato a scaricare su insegnanti e allievi decine di proiettili.
E tra questi, c’è lui.
Quando la polizia ha fatto irruzione nella scuola, lo ha trovato morto, davanti a cinque ragazzi disperati.
Il mio meraviglioso fratello non ha esitato a porsi come una barriera tra i suoi allievi e i proiettili di un assassino disturbato.
Io ho dovuto riconoscere il suo corpo, dilaniato da fori di proiettile.
Un uomo così giusto, allegro e onesto non meritava una fine tanto tragica.
A stento, trattengo le lacrime, mentre finisco di scrivere. Figlio mio, perdonami per il dolore che ti ho dato, ma non era giusto tenerti all’oscuro di questa tragedia.
Io… Io vorrei dirti di non tornare qui, ma la decisione spetta a te.
Vuoi rivederlo? Desideri ricordarlo vivo?
Qualsiasi scelta farai, Ken, sarò con te.
 
Ti abbraccio
Il tuo disperato papà
John Daniel Masters

 
 
 

 
Ken, per alcuni istanti, rimase immobile, gli occhi colmi di lacrime e il corpo tremante. Non riusciva a credere alle parole della lettera.
Zio Andrew era morto in una crudele strage scolastica.
Non avrebbe più rivisto i suoi occhi ambrati e il suo sorriso contagioso.
E non si sarebbero più sfidati nel surf.
A stento, frenò un conato di vomito e si coprì la bocca con la mano. Nella sua mente, risaltava l’immagine di suo zio materno, dilaniata da proiettili.
Sollevò le palme verso l’alto e sbarrò gli occhi. Era un’allucinazione, ne era certo, ma vedeva il sangue sulle sue mani.
Che cosa stava succedendo?
Tutto, in quel momento, gli appariva un incubo…
 
Due braccia cinsero la vita di Ken e il giovane, d’istinto, si irrigidì.
Aprì le mani e il foglio, senza rumore, cadde a terra.
− Che ti succede? − domandò la voce preoccupata di Ryu.
No… No…, pensò l’altro, angosciato. Aveva cercato di reprimere la sua disperazione, per rispettare il riposo di Ryu.
Ma il suo amico si era risvegliato e si era preoccupato per lui.
− No… Non preoccuparti per me… − rispose, la voce tesa.
Non doveva mostrarsi debole.
Il giapponese, per alcuni istanti, tacque. Il sonno non gli aveva impedito di sentire l’angoscia dell’amico.
Poi, calmo, lo aiutò a girarsi e i suoi occhi neri si rifletterono nelle iridi ambrate dell’altro.
− Non puoi chiedermelo. Io non posso non preoccuparmi, quando sento la tua angoscia. E tu sei mio fratello, Ken. – dichiarò il giapponese, pacato. Il suo amico statunitense celava la sua fragilità con una maschera di spavalderia, ma lui aveva saputo vedere la verità del suo cuore.
 
A quelle parole, Ken si abbandonò all’abbraccio di Ryu e le lacrime, impetuose, bagnarono le sue guance. L’orgoglio, in quel momento, si era dissolto e aveva rivelato la realtà della sua pena.
Il suo cuore era dilaniato dall’angoscia.
Provò a parlare, ma dalla sua bocca uscirono flebili lamenti, mescolati a singhiozzi.
Ryu, d’istinto, aumentò la forza della sua stretta e la sua mano, leggera, si posò ora sui suoi capelli, ora sulla sua testa. Ne era sicuro, tutto era legato a quel foglio che teneva in mano.
Scosse la testa. La carta, in quel momento, non era importante.
 Il suo interesse era Ken, che era stato sopraffatto da un peso doloroso.
− Non ti affaticare. Sfogati, poi, se vuoi, dimmi la ragione della tua angoscia. Tempo al tempo. – mormorò, mentre una nuvola passeggera, per un istante, copriva lo splendore della luna.

   
 
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