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Autore: elenabastet    22/05/2023    3 recensioni
Un attaccamento che dura da una vita, e che si rinnova in uno dei momenti più intimi.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I GUERRIERI RIPOSANO

 

Rating: adulti

Fandom: Lady Oscar.

Note: La storia di un attaccamento che dura da una vita e indovinate qual è? Quale può essere se parliamo di Oscar?

 

“Voglio un compagno d’armi e non di giochi!”

Quella frase imperiosa aveva conquistato il cuore del piccolo André Grandier, appena arrivato a palazzo Jarjayes da sua nonna, la governante Marie, dopo che i suoi genitori erano morti così tragicamente. La mamma insieme alla sorellina che non era nemmeno riuscita a nascere, dopo ore di travaglio, con la levatrice che chiedeva perché non l’avessero chiamata prima, il papà dicevano vittima di un fulmine durante un temporale mentre correva, ma c’era chi diceva qualcosa di peggio, che avesse ceduto alla disperazione.

André era confuso, era piccolo, non aveva nemmeno sei anni e il suo mondo gli era crollato addosso. Per fortuna che c’era sua nonna, che gli aveva parlato subito di questa bambina dal nome strano, Oscar anziché Silvie, Margot o Colette, a cui lui avrebbe dovuto tenere compagnia, senza mai dimenticarsi che lei era una nobile e lui un servo.

Si era trovato di fronte ad una creatura bellissima, un folletto dei boschi indiavolato, con meravigliosi capelli biondi a boccoli arruffati, occhi azzurri che brillavano, una risata irriverente e contagiosa, che gli aveva lanciato una spada e l’aveva invitato a duellare con lei, quello che riteneva essere un gioco, che conosceva come gioco.

Ah, voleva essere chiamata Oscar, non madamigella Oscar, non contessina, non mia signora, non illustre o altri appellativi del genere.

Avevano giocato come matti per tutto il giorno, interrompendosi solo per mangiare pane, burro e marmellata preparato dalla nonna di lui, saltando, rincorrendosi, incrociando le spade, e André aveva sentito svanire man mano l’angoscia per i momenti che aveva vissuto e che l’avevano sconvolto, anche se la vicina, la buona Simone, aveva cercato di proteggerlo, tenendolo con sé durante l’agonia di sua madre e poi la disperazione di suo padre.

Oscar e André si erano ritrovati nella stalla, vicino ai cavalli, stanchi morti, si erano buttati sul fieno, ed era stata lei a cercare il suo abbraccio mentre si addormentava. Solo dopo, André avrebbe scoperto e capito la durezza dell’educazione che in certi momenti Oscar riceveva dal padre e il disinteresse completo in termini di affetto e cure che avevano per lei la sua bella madre sempre assente a corte e le sue sdegnose sorelle, tutte pizzi, corsetti, pettinature alla voga e passatempi femminili.

Quel riposo condiviso era stato il primo di molti: capitava alla fine di ogni giorno insieme, di qualsiasi stagione, dopo lo studio e gli allenamenti. Cascavano dal sonno uno accanto all’altra, sul fieno, sul divano, su una poltrona che c’era vicino al camino, sui rispettivi letti che condividevano. Del resto, erano sempre insieme, una cosa unica.

 

Faceva caldo, quel giorno, e il lago era così invitante: si buttarono in quell’acqua in cui non riuscivano a toccare, con il fondo limaccioso, e rischiarono di affogare. Fu André a sorreggere Oscar e a portarla fuori dall’acqua e fu sempre lui a prendersi i rimproveri e le mestolate della nonna quando arrivarono marci come pulcini a palazzo Jarjayes. E fu nella camera di André, mandato a letto senza cena, che Oscar si infilò con dei pasticcini presi per il suo amico, abbracciandolo e addormentandosi con lui, ancora spaventata per quello che era successo. Quella fu la loro avventura che li legò definitivamente.

I temporali inquietavano entrambi, ad André ricordavano quello da cui suo padre non era tornato, ad Oscar una delle tante punizioni del suo augusto genitore quando era piccola, chiusa fuori sotto lampi e tuoni perché non stringeva la spada nel modo giusto. Si stringevano l’uno all’altra, o davanti al caminetto, o nel letto, e ci fu quella volta che, sorpresi da un temporale in giro, riuscirono a rientrare nella stalla e, per ingannare il tempo, incisero sulla parete di legno con i coltellini i loro nomi per vedere quanto erano alti.

“Tu sei più grande di me!”, disse Oscar, dando uno spintone amichevole ad André.

“Per forza, ho un anno in più.”

Ma poi qualcosa iniziò a cambiare. Oscar correva, andava a cavallo, duellava, e non aveva le mollezze di tante altre ragazze, ma il suo petto cominciò ad arrontondarsi e a crescere. Poi, un giorno le capitò qualcosa di imbarazzante e anche di sconcertante, e mandò via di malo modo André, qualcosa che forse c’entrava con qualcosa che era successo dietro al paravento, dove c’era la seggetta, l’unico posto che avevano sempre frequentato separatamente in quegli anni.

Per contro, pochi giorni dopo l’incidente del paravento, quando André aveva visto Oscar davvero spaventata oltre che sconcertata ed era rimasto male quando l’aveva mandato via, passando poi un bel po’ di tempo a cercare se c’era qualche ragno, scorpione o serpente che poteva averla turbata (strano però, non era mica come le sue sorelle…), si erano messi l’uno accanto all’altra davanti al caminetto a leggere un libro con le imprese dei sanguinari pirati dei Caraibi, in attesa di addormentarsi.

Si alternavano a leggere, mentre il sonno li stava avvolgendo, e ad un tratto André sentì i capelli di Oscar contro il suo petto, il suo odore di cuoio e rosa, e per la prima volta la vide in un altro modo, sentendosi turbato e trovandosi a fare i conti con una cosa molto imbarazzante e imprevista.

In quel mentre arrivò sua nonna, che con aria grave gli intimò di non pensare più di dormire insieme ad Oscar, che era sconveniente e sbagliato. Oscar lo guardò con aria addolorata, André capì dopo che la situazione sarebbe diventata difficile da gestire, ormai aveva capito cosa provava per lei, e qualche lettura sugli almanacchi medici ma anche di storielle licenziose gli fecero capire non poche cose su cosa stava succedendo a lui ma anche a lei.

Con Oscar non parlarono più delle loro notti insieme, restarono unitissimi, anche quando doveva convincerla a diventare guardia personale di Maria Antonietta e finì a cazzotti, anche durante le loro successive avventure. Ma ogni sera, da quella volta in cui era stato loro intimato di non dormire più insieme, stavano insieme spesso fino a tardi e poi ognuno si ritirava nelle rispettive stanze.

 

“Oscar, hai freddo? Se vuoi, vado a prendere una coperta in più”, disse André, scostando appena il volto da quello della sua amata, abbracciata a lui, i loro corpi uniti in modo che non ci fossero più confini. L’aria della notte era fresca, loro erano sudati, con sopra il lenzuolo che si erano tirati addosso una volta che avevano finito di amarsi.

“No, André, figurati, non certo con te che mi tieni così”, disse Oscar, che aveva capito finalmente cosa era successo all’amico, diventato amante, da sempre amato, quella notte in cui gli avevano vietato di dormire ancora insieme da ragazzini.

“Tu piuttosto hai freddo? Perché se è così alzati pure” e poi si pentì, perché era meraviglioso stare così vicini, sentire il cuore di André che palpitava vicino al suo seno, le sue braccia e le sue mani addosso, il suo sesso contro la sua coscia.

“No, non ho certo voglia di lasciarti”, rispose André, sorridendo, mentre Oscar si muoveva leggermente, strusciando il proprio inguine umido sul suo ventre. Non doveva più imbarazzarsi per niente, ed era tutto bello, oltre che molto nuovo e insolito.

“Stai comoda?”, chiese ancora André.

“Mai stata meglio”, rispose Oscar, “e tu?”

“Certo, sto comodissimo.”

“Sai, mi sei mancato in questi anni”, disse Oscar ad un tratto.

“Non parlo di quando ci siamo allontanati dopo quella sera”, aggiunse, dando un bacio leggero su una guancia ad André. Quella sera dello strappo aveva cambiato tutto, e ci teneva a ribadire che non ce l’aveva mai avuta con André per quello che era successo.

“Sono stato orribile con te”, disse André, ma Oscar lo fece stare zitto con un bacio sulle labbra.

“No, mai. Parlo di quando tua nonna non ci lasciò più dormire insieme. Adoravo stare con te a parlare e a ridere, ed è bello poterlo fare di nuovo. Oltre a fare il resto”, aggiunse.

André sorrise, anche a lui Oscar era mancata, quel legame che si era creato tra di loro da bambini era troppo forte e li aveva uniti per sempre.

“Ti prometto che cercherò di non lasciarti mai più da sola di notte d’ora in poi”, disse André, “ovunque saremo.”

“Non devi più stare solo tu, non lo meriti”, rispose lei, trovando conforto in quell’abbraccio che le mancava. L’abbraccio di un bambino che l’aveva amata da subito, l’abbraccio di un amico fraterno, l’abbraccio di un amante appassionato, l’abbraccio di un compagno di vita fedele.

“E tu hai bisogno di riposarti”, disse lui. Doveva prendersi cura di lei, di quella bambina scatenata che era ancora in lei, di quella guerriera coraggiosa da leggenda, di quella donna innamorata piena di passione, della sua anima gemella.

“Anche tu”, rispose Oscar, “ma sai quanto mi mancava addormentarmi con te e prima parlare di cosa ci era successo e di cosa ci piaceva...”

“Ottima cosa che ti piaccia parlare con me, per allora, per adesso e perché, se il destino ci consentirà di vivere ancora tanti anni, non ci stancheremo l’uno dell’altra e ci terremo compagnia”, disse André, con un sorriso tenero.

“Come puoi pensare che io mi stanchi di te?”, disse Oscar, appoggiando la testa sul petto di André. Non riusciva a non pensare ad una vita senza André, non c’era mai stata, e ora meno che mai. Per un attimo però pensò ai pericoli della vita che entrambi facevano, alla situazione ogni giorno più turbolenta, era con lui dopo che aveva rischiato di perderlo in quel tumulto di Saint Antoine. Ma tanti o pochi giorni che sarebbero loro rimasti da vivere li avrebbero passati insieme.

Pensò ancora a quello per un attimo, ma poi il sonno li avvolse di colpo, come quando erano bambini, i bambini rimasti per sempre nei loro cuori innamorati.

 

  
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