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Autore: sonounostegosauro    29/05/2023    1 recensioni
2011, Manchester. Emily Elizabeth è una giovane ragazzina che da sempre sogna di diventare una maga e studiare nella famosa Scuola di Magia di Kingston ma, a causa di problemi legati al suo passato, sua nonna decide di tenerla lontana da quella scuola e farle scoprire il Mondo della Magia nel modo più privato possibile. Tuttavia, passato qualche anno, nonna Isabel si convince e manda finalmente Emily alla Kingston, nella speranza che niente di brutto possa accadere. Emily vivrà un sacco di nuove avventure, farà nuove amicizie e scoprirà nuove cose su se stessa, che la cambieranno per sempre.
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Casa.



 
Prima di abbandonare quella che era stata la sua casa fin da quando era piccina, Emily volle passare quell'ultima mattinata con sua nonna, che era non solo una seconda madre, ma anche l'unica figura materna alla quale sentiva di potersi affidare. Mentre scendeva le scale, si ritrovò a pensare al 3 settembre di tre anni prima, quando sua nonna le raccontò la storia della sua famiglia per la prima volta. Ricordò immediatamente quando nonna Isabel la chiamò in cucina e, dopo aver preparato due tazze di tè, si sedettero entrambe a tavola. Rammentava ancora il volto inquieto di sua nonna che prendendo un grande sospiro iniziò quel racconto assai sconvolgente per la vita della ragazzina. Le raccontò di sua madre, Rose Wilson, che da piccola viveva insieme ai suoi genitori, a sua zia Molly e suo cugino Edward.
Lз due cuginз erano come inseparabili: giocavano sempre insieme e quando Edward non si sentiva particolarmente bene, Rose era sempre pronta a consolarlo. Avevano un rapporto meraviglioso sin da quando erano piccolinз e nulla al mondo avrebbe potuto rovinarlo.
Entrambз frequentarono la Scuola di Magia di Kingston e, durante il suo terzo anno, Rose conobbe Colin Smith, ovvero il padre di Emily. Dopo alcuni battibecchi al di fuori delle lezioni e pettegolezzi che passavano da studente a studente su una sicurissima cotta di Colin per Rose, lз due giovani ragazzз realizzarono di essere effettivamente innamorati l'uno dell'altra, ma decisero di tenere la loro relazione segreta. Passò almeno un anno quando, nel primo giorno che seguiva l'inizio delle loro ultime vacanze estive, Rose decise di parlare finalmente con suo cugino Edward della propria relazione, speranzosa nel ricevere una buona notizia.
Quest'ultimo si infuriò a morte, sentendosi abbandonato, distrutto e soprattutto tradito da Rose, quella che considerava la persona più importante di tutta la sua vita e, alla quale, si era affezionato così tanto da arrivare ad esserne dipendente, arrivando a sentirsi ancora più solo di prima, una volta sentita la notizia.
Da quel momento in poi, il rapporto tra lз due cuginз si incrinò sempre di più, tanto che Rose andò a vivere a casa di Colin, dove Emily abitava. Nel dicembre del 1995, dopo aver lavorato per qualche anno all'interno del negozio di nonno Elijah, Colin decise chiedere la mano della propria amata Rose e, il 23 febbraio 1997, Emily Elizabeth Smith venne al mondo.
Nell'ottobre dello stesso anno, Edward (che aveva deciso di farsi chiamare Fenrir) tornò a Manchester, in preda alla rabbia e pronto a vendicarsi sul Mondo dei Maghi per come era stato trattato. Rose e Colin fuggirono via terrorizzatз dall'idea che Fenrir potesse fare loro del male o ancor peggio che potesse in qualche modo ferire la piccola Emily. Per precauzione, perciò, la bambina venne lasciata tra le braccia di sua nonna Isabel, quando Emily aveva ancora solo otto mesi. Dopo quella notte, però, i genitori non tornarono più, e la piccola venne cresciuta dai suoi nonni.
Fin da bambina, però, ad Emily la magia non venne mai vietata e quei momenti, in cui suo nonno riusciva a mostrarle qualche incantesimo o qualche creatura magica, riuscivano a far nascere in lei non solo l'interesse, ma anche l'amore per un mondo che le era sconosciuto.
Quello stesso giorno, alla porta di casa Smith bussò qualcuno, ovvero Klaus Bouchard, il preside della Kingston, che voleva accertarsi della sicurezza di Emily e di come stessero i nonni, aggiungendo anche qualche informazione utile sulle ricerche che si stavano tenendo su Fenrir in modo che non potesse ferire nessuno. Dopo una bella chiacchierata con i nonni di Emily, in particolare con nonna Isabel, discussero della Kingston e dell'iscrizione di Emily, poiché, nonostante fosse felice per sua nipote rimaneva al contempo parecchio preoccupata per quest'ultima, tanto che non aveva per niente l'intenzione di mandarla.
Dopo averne parlato anche con Emily stessa, che era entusiasta anche al solo pensiero di poter finalmente praticare la magia e conoscere quel mondo che tanto amava, decise di far studiare la piccolina in una scuola media fino ai 14 anni, età in cui avrebbe poi iniziato a frequentare la Kingston come tutti i suoi coetanei.
Quando Emily venne a sapere di ciò, non poté contenere l'immensa gioia e, con la bacchetta che suo nonno le aveva regalato per il suo undicesimo compleanno, lanciò un piccolo incantesimo, rompendo uno dei vasi dell'adorata nonna.
La settimana seguente, dopo che la ragazzina e suo nonno ebbero abitualmente passato la mattinata nel negozio, davanti a casa Smith, si presentarono Russell Wright e Juliet Darcy, due maghi che Bouchard aveva voluto far conoscere alla piccola ragazzina, poiché entrambi grandi amici dei suoi genitori. In quell'occasione, perciò, Emily approfittava volentieri per approfondire le proprie conoscenze nella magia, facendosi raccontare persino qualche aneddoto sui suoi genitori, sentendo sempre di più la loro mancanza, sentendoli quasi vicini a sé.
Nei tre anni successivi, la ragazzina frequentò una piccola scuola media non tanto lontano da casa, dove finii per eccellere in tutte le materie data l'immensa bravura che stupì sia i professori che i compagni. Dopo aver finito il suo ultimo anno, sua nonna, felice e finalmente convinta, decise che Emily era pronta e che, a settembre, avrebbe potuto finalmente recarsi alla Kingston per cominciare gli studi di magia. Perciò la ragazzina, dopo aver passato un'estate nell'eccitante attesa delle vacanze, si ritrovò pronta ad iniziare quella nuova avventura. E, a sua detta, non stava più nella pelle. La voglia era tanta e l'attesa aveva fatto in modo che il tutto fosse anche un po' più bello.
I suoi pensieri vennero interrotti da sua nonna, che la chiamava sonoramente dalla cucina. Nonostante fossero le sette di mattina, nonna Isabel era, come d'abitudine, attivissima e, proprio nel momento in cui Emily era entrata in cucina, li posò la colazione a tavola, con un caldo e luminoso sorriso e gioioso sul volto.
«E pensare che, fino ad un anno fa, non ne volevi assolutamente sapere di mandarmi alla Kingston.»
La ragazza si sedette a tavola ridendo e cominciò a mangiare mentre anche sua nonna si accomodava a tavola.
«Vederti studiare così faticosamente, durante questi anni, mi ha ricordato tuo padre e ho realizzato che sei davvero fatta per diventare come lui.». Nonna Isabel si sedette a tavola, e rivolse a sua nipote un dolce e soffice sorriso, pieno di fierezza e gioia. Emily, a sua volta, ricambiò con un altro sorriso. Nonostante qualche alto o basso durante gli anni in cui Emily abitò lì, nonna Isabel l'aveva sempre trattata come una figlia, e la ragazzina si era ripromessa che, un giorno, le avrebbe assolutamente ricambiato tutto il bene che, in tredici anni, sua nonna era riuscita a darle senza mai chieder troppo.
«Il nonno è già uscito?» Chiese Emily, addentando lo spicchio di mela che l'aveva chiamata da sopra il tavolo ben addobbato.
«Sì, circa un'ora fa. Aveva detto che sarebbe dovuto andare a prendere un'ultima cosa per te.» Rispose nonna con tono pacato Isabel.
«Non è una novità.» Disse la ragazza ridacchiando. Suo nonno si destava sempre ad orari improponibili, anche se, di solito, si rimetteva in piedi alle cinque di mattina, solo per osservare l'alba dal Mondo dei Maghi e per portare qualche regalo, pensierino a sua nipote Emily. Proprio in quel momento, il campanello strillò il suo solito suono assordante, e nonna Isabel andò subito ad aprire. Un piccolo labrador entrò in men che non si dica all'interno della casa, spaventando leggermente nonna Isabel, e senza pensarci nemmeno un secondo scorrazzò immediatamente in cucina, sprizzante di gioia con una tale energia che quasi la si poteva vedere uscire dal proprio corpo e propagarsi nell'aria, pur se non era davvero così come descritto. S'intendeva un senso metaforico. Strizzo gli occhi dalla gioia e sedendosi immediatamente davanti ad Emily si lasciò in un tentativo di darle la zampa.
«Questa è semplicemente...» La ragazzina si interruppe per un secondo «...la creatura più adorabile che io abbia mai visto». Nonno Elijah entrò in cucina, più felice che mai, seguito da Russell e Juliet che, altrettanto allegri, avevano con loro pile di libri e tutto il materiale che sarebbe servito ad Emily durante l'anno scolastico.
«Ti piace?» Chiese il nonno alla nipote, dandole un bacio sulla fronte «Il proprietario del negozio ha detto che questa piccola cagnolina era arrivata da poco e dato che ci tenevi tanto ad avere un cane, ho pensato di portarla qui da te.». Aveva in volto un sorriso sincero.
«Quindi puoi decidere il suo nome.» Disse Juliet, posando le pile di libri sul tavolo in cucina «Anche se, purtroppo, dovrà rimanere qui perché alla Kingston non sono ammessi gli animali». Emily ci pensò per qualche secondo, e poi un nome riuscì a fuggire dalle sue labbra:
"Evelyn."
Quella scelta non aveva una vera e propria motivazione, la parola per l'appunto aveva deciso di scappare e lanciarsi fuori dalle labbra della ragazzina, che a sua volta vedendo i grandi occhi castani dell'animale non aveva avuto altra scelta, s'innamorò e diede vita a quel nome. Dopo aver finito di mangiare, la ragazzina, con l'aiuto di Russell, posò tutto il necessario nella propria camera, che un tempo era stata anche la stanza da letto del padre. Riguardò tutti i disegni che aveva fatto quando era bambina, erano appesi alla parete. Poi passò lo sguardo su tutte le "brutte copie" dei propri compiti sulla vecchia scrivania. Nonostante sapesse perfettamente che sarebbe tornata in quella casa per Natale, si sentiva di già nostalgica a doverla abbandonare.
«Tipica nostalgia pre-partenza?» Chiese Russell, appoggiato alla porta della camera e intento a scrutare ogni singolo angolo di quella piccola stanza che, nonostante il correre degli anni, non era per nulla cambiata. Emily, girandosi e sorridendo annuì in silenzio per un poco.
«Anche se, però, sono abbastanza ottimista e sono sicura che andrà tutto bene.» Il mago entrò nella stanza e si sedette sul letto.
«Sai, quando ho conosciuto tuo padre era anche lui come te prima di partire. Sempre triste di lasciare la propria casa, ma era contento di poter finalmente coltivare la sua grande passione per la magia.»
La giovane maga sorrise: in quel preciso istante, non aveva idea di dove fossero i suoi genitori, ma era contenta che, persone come i suoi nonni o Russell o Juliet, che erano riusciti a vederli e conoscerli per bene, potessero raccontarle di loro, che non erano solo fuggiti via ma avevano fatto grandi cose ancor prima che lei nascesse. «Lo sai, loro sarebbero fieri di te se ti vedessero ora.» Disse Russell, poggiandole la mano sulla spalla. «Felici come non mai.»
Emily annuì e sorrise. «Lo so benissimo.»
Durante il resto della mattinata, Emily sistemò le ultime cose che erano rimaste all'interno della sua camera e aiutò sua nonna con il pranzo. Di pomeriggio, invece, prese il primo autobus ed andò a fare un ultimo giro per Manchester. Era la prima, e probabilmente ultima, volta che nonna Isabel le concedeva un giro da sola in giro per la città, ma comprendeva quanto importante fosse per la nipote rivedere i suoi posti preferiti per l'ultima volta. La ragazzina scese alla fermata più vicina e cominciò a girare in lungo e in largo nei propri luoghi preferiti. Passò davanti al parco dove, quando era piccola, lei e sua nonna andavano a passeggiare, mentre nonno Elijah era a lavorare nel proprio negozio di antiquariato e rimase a guardare i grandi alberi, verdi e altissimi, che stavano diventando pian piano di un arancione vivace e parecchio autunnale. Passò davanti ai vari ristoranti che vedeva sull'autobus quando andava a scuola e nei quali andava, insieme a Russell e Juliet o insieme ai suoi nonni. Passò davanti alla sua scuola media, dove aveva vissuto i tre anni più stressanti ma, allo stesso tempo, interessanti della sua vita.
Tutto aveva un odore e un sapore diverso, più nostalgico.
Ad Emily era sempre piaciuto apprendere nuovi argomenti, imparare nuove storie, e apprendere nuove tecniche. Tanto che era stata sempre la più brava della classe, soprattutto nella sua materia preferita: Letteratura. Dopo aver camminato per ancora qualche chilometro. la ragazzina notò che si era fatto leggermente tardi e, in fretta e furia, tornò subito alla fermata dell'autobus che senza troppe pretese arrivò e la riportò a casa.
Fin da quando aveva iniziato a frequentare la scuola media, Emily era riuscita a memorizzare buona parte degli orari di partenza degli autobus, riuscendo così a non perderne mai uno.
Arrivata a casa, il senso di nostalgia la pervase di nuovo e si sedette sul comodo divano del grande soggiorno. Guardò tutte le sue foto incorniciate sulle mensole, quelle di suo padre e sua madre sopra il camino, ma, ancora più importante, la sua preferita: i suoi genitori con lei ancora neonata in braccio, probabilmente scattata qualche mese dopo la sua nascita. Aveva da sempre amato quella foto e, quando sua nonna non la vedeva, la portava in camera e la posizionava sul proprio comodino, per addormentarsi più facilmente e per avere i suoi genitori affianco durante il sonno, anche se...in realtà...vicini non lo erano affatto. La giovane maga accennò un sorriso, si alzò dal divano e andò in cucina per cenare, cena di cui apprezzò ogni singolo morso, dato l'amore e l'impegno con la quale sua nonna l'aveva preparata. Dopo aver finito diede la buonanotte ai suoi nonni e andò subito in bagno a fare l'ultimo step giornaliero: lavarsi. Entrata in bagno, adocchiò subito la sua immagine riflessa nello specchio: in quegli ultimi due anni, Emily era cresciuta sempre di più, i suoi capelli avevano cominciato a crescere, il suo viso era cambiato molto rispetto a quando aveva undici anni e s'era alzata anche di qualche centimetro, tanto che quasi non si riconosceva. Questi pensieri lasciarono in un batter d'occhio la sua mente, sia perché facilmente distraibile, sia perché l'aspetto esteriore, essendo una sua grande insicurezza da tempo, la lasciava infastidita.
Si lavò i denti in un battibaleno e dopo essersi messa il pigiama si tuffò sotto le coperte morbide, per poi addormentarsi nel giro di pochi minuti. E mentre dormiva non aveva altro che un dolce sorriso in volto.
Il giorno dopo, Emily, venne svegliata dalla voce di sua nonna che le annunciava l'orario di quel momento, anche se non molto preciso: le sette del mattino passate e lei, sapendo che il suo treno si sarebbe fatto trovare in stazione alle nove meno un quarto, come d'abitudine d'un treno che si rispetti, decise di fare con tranquillità. Alzandosi dal letto cominciò a spostare fuori dalla sua camera tutti i suoi bagagli, e dopo essere balzata in camera fece per cambiarsi.
Appena ebbe finito, sistemò il proprio letto e posò sopra di esso una delle sue felpe preferite, sperando di ritrovarla al suo posto quando sarebbe tornata per le vacanze di Natale, raccattò le ultime cose e, prima di uscire dalla stanza, la osservò per un'ultima volta, salutandola con uno sguardo.
«Emily!!»la voce di suo nonno risuonò in tutta la casa come un trombone, quasi le venne da ridere. «È arrivato il momento di andare!»
«Scendo subito!» Rispose Emily dal lato opposto dell'abitazione, trascinando il suo baule fuori da camera sua e chiudendo la porta alle spalle. Accompagnò il tutto con un lungo sospiro. Dopo aver dato i bagagli a Russell e Juliet arrivò il momento di salutare gli amati nonni. Nonna Isabel, che già era in lacrime, l'abbracciò e le disse un semplice "Ti voglio bene." che al contempo era carico d'amore. «Anche io nonna, anche io te ne voglio, tantissimo.» Rispose Emily, ricambiando l'abbraccio e stringendola forte a sé. «Starò attenta, te lo prometto.»
«I tuoi genitori sarebbero fieri di te, lo sai?» Disse la donna all'orecchio della nipote e mentre quest'ultima sorrideva le rispose.
«Lo so eccome.» Dopo le solite raccomandazioni che ormai aveva imparato a memoria, salutò suo nonno, con un ennesimo forte abbraccio, ma che paradossalmente non stonava e non annoiava mai.
«Sono così fiero di te, comportati bene, mi raccomando» Disse il vecchio mago, cercando di trattenere, forse per far bella figura, forse per non far sentire in colpa la nipote, di non versare lacrima ed emozionarsi. Anche se fosse abbastanza palese si stesse sforzando.
«Lo farò, tranquillo. Vi voglio bene, grazie.»
Finiti i saluti, che avevano fatto emozionare anche Russell e Juliet, Emily uscì finalmente da casa ed entrò subito nella piccola Chevrolet azzurra di Russell.
La stazione dei treni di Manchester distava circa dieci minuti da casa sua; perciò, la giovane maga si mise ad osservare le persone fuori dal finestrino, cominciando dalle mamme che portavano i loro bambini a scuola fino agli uomini in giacca e cravatta che andavano verso i loro uffici.
Il viaggio durò meno di dieci minuti, e in un batter d'occhio, si ritrovò subito nella mastodontica stazione di Manchester, dove la gente correva per non perdere il treno, o anche dove giovani maghi, come Emily, erano seguiti dai loro genitori e cercavano disperatamente il Binario 11. Quasi le tremavano le falangi delle dita dall'eccitazione che stava provando in quel momento.
«Allora, sei pronta?» Le chiese Russell, poggiandole una mano sulla spalla. Con un sorriso terribilmente ingigantito dall'allegria, annuì come risposta. I due maghi e la ragazzina, dopo aver visto il grande orologio della stazione (E quello segnava già le 08:45), decisero di andare subito alla ricerca del famoso binario tanto ricercato. Camminando, Emily osservò attentamente i treni che le giungevano da quasi ogni direzione, le persone che scendevano da essi e che, correndo, cercavano l'uscita della stazione. Immersa nei suoi pensieri, la ragazzina non si era accorta che era finalmente arrivata al Binario 11, e che era arrivato il momento di salutare anche Juliet e Russell.
«È arrivato il momento dei saluti anche per voi.» Disse la ragazzina, girandosi verso la coppia di maghi e cercando di non emozionarsi «Grazie per tutto quello che avete fatto in questi anni, sentirò davvero tanto la vostra mancanza e...» I due maghi si guardarono e non riuscendo proprio ad aspettare si piombarono entrambi per abbracciarla, senza farle completare il discorso. Durante quei tre anni, la coppia si era affezionata davvero tanto ad Emily, tanto che potevano considerarla come la figlia che non avevano mai avuto.
«Sappiamo già quello che ci devi dire...» Cominciò Juliet, con tono premuroso «...e sappi che, entrambi, ti vogliamo tanto bene e che, come i tuoi nonni, siamo molto fieri di te e del tuo percorso.»
«Ora, però, ti consiglio di non perder altro tempo.» Disse Russell indicandole l'orologio, che ora segnava le "08:50". «Ricorda di fare attenzione e, per qualsiasi cosa, mandaci una lettera via gufo.»
«Lo farò, state tranquilli.» Rispose Emily, staccandosi dall'abbraccio e prendendo i suoi bagagli. Guardò per un po' il grande treno bianco, che aveva sulla parte frontale una grande scritta ("Kingston"), entrò al suo interno, dove si ritrovò subito in mezzo ad un sacco di ragazzinз come lei che stavano cercando un posto dove accomodarsi. Dopo aver camminato per buona parte del corridoio, Emily trovò una cabina vuota e, prima di chiunque altro, si infilò dentro di essa, sedendosi e sistemando tutti i propri bagagli, uno ad uno, pensando già sia alla scuola che a casa.
«Casa eh...» Rifletté sussurrando. «Questa sì che è casa.»
   
 
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