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Autore: ElenSofy    30/05/2023    5 recensioni
Ambientata dopo che Harry ha recuperato i ricordi di Piton, si sta dirigendo da Silente e gli chiede tutto quello che avrebbe sempre voluto chiedere ma per cui non c'è stato tempo.
La storia partecipe al contest "For God'sakes, say something" indetto da Fuuma sul forum Ferisce la penna.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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FA MALE MORIRE?

 

Un gradino dopo l’altro, un passo dopo l’altro Harry avanzava su per quella scala così familiare. La grande porta di legno si aprì, ma esitò ad entrare, in mano la fialetta con i ricordi di Piton appena pescati.

Si accorse che tutto il suo corpo stava tremando, grande era l’agitazione: voleva sapere cosa Piton volesse fargli vedere ma non riponeva grandi aspettative in quei ricordi. In cuor suo sapeva che qualunque cosa fosse, non sarebbe stato facile affrontarlo. Aveva sempre detestato Piton, ma in quei pochi istanti prima di morire c’era qualcosa in lui che dimostrava quanto ancora cercasse di proteggerlo da quelle verità taciute per anni.

L’enorme scrivania troneggiava al centro della stanza, tutt’intorno quadri dei vecchi presidi di Hogwarts che sonnecchiavano beatamente, uno solo volgeva occhi vispi verso Harry.

“Harry, coraggioso ragazzo…” ruppe il silenzio una voce pacata.

Albus Silente nel suo quadro dalla cornice dorata guardava Harry avvicinarsi al pensatoio.

“Professore, la fialetta…è stato Piton…” sussurrò Harry, ancora incapace di pronunciare una frase intera.

“Oh, immaginavo che avrebbe potuto non farcela…a dirtelo a voce…” sconsolato Silente, fece una pausa poi proseguì. “Harry, c’è solo una possibilità, ed è racchiusa lì dentro. Quindi te ne prego, guarda con attenzione cosa Severus voleva raccontarti e sappi che non c’è stato uomo più fedele di lui e più sincero, e decisamente coraggioso…Harry, scegli saggiamente…” detto queste parole, Silente tacque, le mani incrociate in grembo, in attesa.

Harry prese la fialetta, fece scorrere quel liquido bianco e poi immerse la faccia nell’acqua.

 

Si trovava per terra ora, seduto su uno scalino. Sapeva che Silente era ancora lì, nel suo quadro, lo stava fissando.

Non aveva mai smesso di tremare, sentiva le gambe formicolare e pensò di non riuscire più a muoversi ma si fece forza e andò verso il tavolo, verso quell’uomo che gli aveva mentito per sette anni.

“Professore, da quanto tempo lo sa?”

Silenzio.

“Harry…”

“ME LO DICA, PER FAVORE!” tuonò il ragazzo.

“Credo di averlo sempre saputo…forse ti è stato raccontato qualcosa su di me, sul mio passato. Ho dei trascorsi di magia oscura…” Silente parve rabbuiarsi, prese come un respiro e continuò, poiché comprendeva che il ragazzo avesse bisogno di spiegazioni. “Sai, conoscevo un uomo, si chiamava Gellert, ne ero innamorato…l’amore fa fare cose molto stupide!”

“Con tutto il rispetto, non mi interessa dei suoi amori!” lo interruppe Harry, ancora adirato.

“Oh, no son cose passate!”

Si sentì uno scoppio in lontananza, forse qualche Mangiamorte che ancora imperversava per il castello nonostante Voldemort avesse ritirato le sue truppe.

“Perché non poteva dirmelo lei, perché ha lasciato che Piton facesse tutto questo?”

“Perché son morto prima che tu fossi pronto.”

“Stronzate! È da quando ho messo piede in questa scuola, da quando sono nato che ho a che fare con cose con cui un bambino non dovrebbe avere a che fare, Voldemort ha distrutto la mia famiglia, tutti…” Harry riprese fiato poi alzò un po' di più il tono. “NON ERO PRONTO…NON ERO PRONTO?!?!? MA CHI VUOLE PRENDERE IN GIRO PROFESSORE, LEI È UN CODARDO!” Harry disse questo percorrendo da una parte all’altra la stanza, agitato senza mai stare fermo, non guardando mai in direzione del quadro.

“Sono un codardo.” rispose pacato Silente, cosa che fece ancora di più adirare il ragazzo.

“NON VUOLE GIUSTIFICARSI?!?!? PER LEI LE SUE AZIONI SONO STATE CORRETTE?!?!?”

“Ho seguito il mio raziocinio e credo di essere arrivato a conclusioni corrette, che purtroppo per te Harry non ho la facoltà di cambiare in quanto non sono state causa mia.” rispose Silente, sembrando indispettito dall’insolenza del ragazzo.

Harry questa volta non riusciva a trovare pace, su e giù, su e giù.

“LEI LO SA CHE HO PASSATO QUEST’ANNO PER ANDARE ALLA RICERCA DI QUALCOSA CHE NEANCHE LEI AVEVA IDENTIFICATO!?!?!?! BEH, SI DA IL CASO CHE LI ABBIAMO TROVATI, TUTTI…MA NON GRAZIE A LEI!”

“No, grazie alla signorina Granger che è sempre stata una delle streghe più brillanti della sua età, ma anche grazie al signor Weasley che ha saputo riconoscere i suoi errori come solo un vero uomo sa fare ed è tornato per dare una mano…ma soprattutto grazie a te Harry, che non hai mollato neanche per un momento! Il mondo magico ti è grato per questo!”

Sembrò passare un secolo, prima che Harry più calmo proferì di nuovo parola.

“Non c’è un altro modo, vero?”

“Temo di no, Harry.”

Harry si sedette sulla bella poltrona intarsiata, proprio davanti al quadro, inerme si guardava i piedi, sguardo vuoto senza il benché minimo pensiero nella testa perché non riusciva a pensare proprio a nulla.

“Lei lo sapeva, di Piton e mia madre. Come è possibile che Piton abbia fatto tutto questo solo per lei?”

“Ti ho detto prima Harry che per amore si fanno cose stupide…è vero, Severus avrebbe potuto continuare la sua vita, non fare la spia per l’Ordine, non proteggerti per tutto questo tempo e forse ora sarebbe ancora vivo. Ma dalle nostre scelte dipendono molte cose e Severus a mio modesto parere è stato molto più eroico di tanti e decisamente meno egoista di come è sempre sembrato ai tuoi occhi, Harry.”

“Crede che funzionerà? Insomma, l’ha letto da qualche parte? Finora abbiamo affrontato Horcrux materiali, ma mai di esseri umani”

“Ho un vago presentimento che funzioni come tutti quanti gli altri Horcrux che avete distrutto…”

“Lei sarà lì? Come funziona? Esiste un paradiso, un posto dove possiamo vedere quello che succede sulla terra?”

“No, Harry, ho solo questo quadro per guardare la realtà e mi sento di gran lunga fortunato ma il più del tempo si dorme, profondamente, e prima o poi non avrò neanche più voglia di veder niente, non ho altri quadri dove andare e credo proprio che farò un pisolino eterno…sono troppo stanco per questo mondo…”

“Io non ho nessun quadro, non potrò vedere nulla allora…”

“Temo di no, Harry.”

“Mi promette una cosa, lei che può, controlli cosa combineranno Ron ed Hermione. Hermione sono sicura diventerà Primo Ministo della Magia, per quanto riguarda Ron proverà a fare l’Auror, ma se non dovesse farcela dovrà essere consolato come un bimbo. E poi Ginny…beh lei, ecco, ci siamo baciati questa estate al matrimonio di Bill e Fleur… E poi il bimbo di Remus e Tonks, avrei dovuto crescerlo io, sono il suo padrino e lo sto già abbandonando come tutti.”

“Ti avranno sempre dentro al cuore, in qualunque momento sapranno dove sei, che sei lì con loro, ti sentiranno e sapranno sentire i consigli che gli sussurrerai, sapranno che li proteggi da tutto, anche dal più piccolo degli incidenti. Ti ricorderanno in ogni oggetto dove tu sarai presente, perché ricorderanno i momenti con te, non ti perderanno mai…”

Harry prese un lembo della giacca e si asciugò le lacrime che gli colavano sulle guance.

“Cosa si sente quando si muore?

“Pace.”

“Si è felici quindi?”

“Certo! Perché ci allontaniamo dal dolore in maniera irreversibile, non ci possiamo tornare indietro.”

“Nostalgia? Senso di vuoto?”

“E’ un attimo…”

“Non ti passa la vita davanti?”

“Non vedi nulla, senti solo te stesso che va verso qualcosa che non ha mai visto ma che brama senza aver mai saputo di volerlo.”

“E’ sempre rimasto uguale, vedo! Giri di parole…”

“Non si incontra nessuno? Io non potrò mai parlare con lei, non rivedrò i miei genitori?”

“Non è mica un parco, qui sei solo tu e ciò che rimane di te: la tua coscienza.”

“Niente inferno quindi? Fiamme e tutta quella roba lì?”

“Non ne vedo, a dir la verità non sento né caldo né freddo ed è una situazione piuttosto soddisfacente perché non ho bisogno di niente.”

“Si sta facendo tardi, lo so, dovrei andare…”

“Devi decidere tu…”

“Sono pronto! Lei verrà con me, metaforicamente, con il pensiero…”

“Credo che tu abbia una cosa di mia proprietà, potresti usarla e magari scoprirai che non sono io quella persona così importante da seguirti fino alle porte dell’Ade.”

“Oh, lei mi ha dato un boccino d’oro, quello che ho preso alla prima partita di Quidditch!  Un gioco da ragazzi combattere Voldemort con questo vero?”

“La cosa più spaventosa, ragazzo mio, non è Voldemort ma quello a cui stai andando incontro e volevo solo darti un aiuto…”

Harry decise che era meglio lasciar stare, che non aveva intenzione di dire le cose come effettivamente stavano: il suo dono del testamento era una cosa priva di qualsiasi utilità, incapace di poter aiutare nemmeno per combattere contro suo cugino Dudley.

“Allora, addio professore”

“Addio, Harry”

  
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