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Autore: Eltoro    31/05/2023    1 recensioni
"Burnout" è la storia di un ragazzo che fa il cuoco. Durante una delle sue avventure viene inghiottito da quelli che sono i ritmi lavorativi di un resort, nel quale dovrà far fronte a problematiche sociali. Qui lui incontrerà gente con diverse esperienze e background, i quali verranno esplorati man mano che la storia va avanti. E' presa d'ispirazione da un misto delle mie esperienze lavorando nel mondo della ristorazione, vedremo storie di gente che all'apparenza sembra normale, per poi vederne i loro lati più umani, deboli ma anche forti. Ogni vicenda porterà a delle conseguenze, concatenandosi in eventi. Il protagonista è John che racconterà la storia dal suo punto di vista, relazionando con i vari personaggi e conoscendo sempre di più qualcosa su di loro. Ovviamente questo plasmerà anche il protagonista, il quale vivrà dei drammi interiori che dovrà affrontare sotto una situazione di stress. E' qualcosa di molto psicologico e che vi farà innamorare di personaggi che qui sono fittizi, ma che prendono ispirazione da gente con cui ho veramente lavorato. La maggior parte delle storie saranno vere.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1: Blue Bay Resort.

2021, l'inizio di una grande serie di eventi che stravolsero la mia vita.

Vi state chiedendo chi io sia? Oh, giusto, ho dimenticato le presentazioni.

Io sono John, ho 22 anni e sono un aspirante chef, ma non come quelli di Masterchef. Qui si parla di lavoro vero e proprio. Da quando avevo 17 anni sono entrato ufficialmente nel mondo della cucina. Ho lavorato in ristoranti, hotel e villaggi. Okay, bisogna ammetterlo, non è un lavoro facile. Ti alzi la mattina quando vedi il sole sorgere e ritorni a casa....beh, non sai mai quando tornerai a casa. Per fortuna ci sono le stagioni, chiunque decida di fare lo stagionale, entra in un mondo diverso. Quando parti da casa con un bagaglio pieno di una cultura limitata soltanto da quel che è il tuo vissuto, un carico di speranza nel trovare un posto che ti faccia sentire casa, la voglia di voler imparare qualcosa che ti arrichisca....sappi che non sempre sarà tutto rose e fiori, state a vedere”.

 

-Hotel Margarita 3 stelle.-

-dalla porta posta nel retro della cucina, si intravede una donna correre per la cucina con una padella in mano. Nella padella c'è una abbondante porzione di spaghetti aglio, olio e peperoncino fumanti. Uno di quei piatti semplici ma che nasconde tante insidie, almeno..questo è quel che dicono tutti. L'odore del peperoncino è talmente forte che chiunque odori quegli spaghetti, potrebbe vedere una lacrimuccia inumidire le proprie guance.-

Walt: Quanto manca per gli spaghetti?! - lui è incazzato.-

 

Oh già, dimenticavo di lui. Lui è Walt, il proprietario dell'hotel, o bettola, come preferite. E' un uomo sulla settantina, il classico proprietario strillone e che pretende di avere qualsiasi cosa alla perfezione dai suoi dipendenti. I suoi genitori aprirono l'hotel negli anni '40, il padre era l'oste, intratteneva i clienti, offrendo sempre loro qualcosa da bere. Anche se spesso era più una scusa per non tornare a casa presto dalla moglie. La madre invece, beh, lei era la cuoca, un po' improvvisata possiamo dire. Lei non aveva mai aperto un libro di cucina, lei non aveva mai fatto un corso, ma aveva assorbito quel che vedeva fare da sua madre. Insomma, il cibo era tutto tipico. Walt fu costretto a dare loro una mano sin da quando era piccolo e quando lui sbagliava, la madre era sempre lì con qualche arnese, un cucchiaione, una ramaiola, un mattarello, una scarpa..., pronto a sculacciarlo. Quando i genitori divennero anziani, Walt e sua moglie Juliana presero le redini del posto, divenendo rispettivamente l'oste e la cuoca. Purtroppo anche per loro l'età avanzava, il lavoro diveniva sempre più pesante e opprimente, quindi avevano bisogno di gente che li aiutasse. Indovinate chi si ritrovò a lavorare lì dentro?”


-John è con le valigie davanti alla porta di casa di Walt e Juliana.-

Walt: Oh, ecco il ragazzo!

Juliana: Prego, entra!

-entrambi sorridono.-

 

Ad essere sincero, quando feci il colloquio furono molto garbati. Mi ospitarono a casa loro, che è proprio al primo piano dell'hote. Questo avrebbe dovuto essere un campanello d'allarme. Erano così sorridenti e cordiali che per me sembrava come essere entrato in famiglia. Avevano un solo figlio che era affetto da cecità, ma loro erano sempre così positivi a riguardo, trattandolo bene e non buttandosi giù davanti a ciò. Loro lo aiutavano in qualsiasi cosa e stavano dietro ai suoi capricci. ERA UN PARADISO.

Peccato che quando iniziai a lavorare lì, beh, le cose cambiarono. Non so se l'età avanzata mescolata al lavoro stressante, li abbia fatti diventare burberi e acidi. Iniziarono a criticare qualsiasi cosa facessi, non volevano che portassi il cellulare giù in cucina, nonostante lo usassi solo e unicamente in pausa. Pretendevano che io arrivassi prima a lavoro e lentamente iniziarono ad essere opprimenti. Inoltre, chiudevano le porte dell'hotel alle 11 di sera, non permettendoti di uscire neanche per un'ora. Insomma, ero vicino al crollo mentale, ma proseguiamo da dove avevamo lasciato...”

 

-in cucina c'è caos.-

Walt: Perchè nessuno risponde? - lui sbatte il suo piede per terra, con il tacco del suo mocassino marroncino che rieccheggiò nella cucina.-

MI SENTITE?! -lui si avvicina alla moglie.-

Juliana:- lei è impanicata, sbattendo ad un cassetto e facendo cadere per terra il sale.-

Walt: NO! CAZZO! -lui inizia a girarsi attorno, lo sguardo in viso è inferocito.-

John: - lui usa una pinza per impiattare gli spaghetti, mettendoli sul piatto.-

-nell'azione, una goccia di olio schizza sul bordo del piatto, sporcandolo leggermente.-

John: Ecco qui signor Walt! Datemi un secondo che pulisco il bordo.. - lui strappa un pezzo di carta.-

Walt: -lui vede il bordo del piatto.- CREDI CHE SIAMO QUI PER SCHERZARE?

-lui inizia ad avvicinarsi a John, puntandogli il dito contro.-

Walt: RAGAZZINO, ASCOLTAMI! UN VERO CHEF NON SPORCA I BORDI DEI PIATTI!

Juliana: Dai, non fare come sempre! Adesso lo puliamo!

Walt: NON ESISTE! Non dovete sporcare i piatti! La cosa mi fa imbestialire!

John: Ci metto veramente poco, signore!

Walt: Oh, ma fottiti! - lui sposta il piatto dal bancone con ferocia.- DEVI RIFARLO.

John: Per quale motivo?

Walt: La pasta si è raffreddata.

Juliana: Stai esagerando, Walt!

Walt: E tu! - lui prende la padella dalle mani della moglie.- STAI ZITTA! Sempre a fare la testa di cazzo!
-Walt lancia la padella verso la porta del retro della cucina, scaraventandola fuori e rovesciando gli spaghetti.-

Walt: CHE CAZZO! NON SI LAVORA COSI'!

-lui va via continuando a borbottare.-

-John rimane immobile, scoraggiato da quel che è successo.-

 

Eh già, era ogni giorno così. Più andavamo avanti e più momenti di sclero lui aveva.

La moglie era schiava dell'uomo che per anni aveva amato e che adesso, forse per l'età, forse per lo stress.... stava iniziando a delirare. Due mesi così. La mia mente iniziava un po' a vacillare, avendo pensieri sempre più negativi per la mente. Da solo, in mezzo ad un branco di anziani in preda da qualche crisi, senza svago e con un lavoro nel quale impiegavi le ore dentro la cucina. Non era la situazione migliore del mondo, ma volevo resistere. Ero solo un aiuto cuoco, non potevo permettermi di lamentarmi. La mia pazienza però arrivò ad un limite quando un giorno...”

 

-John è in cucina, mettendo la farina nell'impastatrice.-

John: Okay, dovrei esserci..

-lui sta leggendo nel frattempo qualcosa al cellulare.-

John: Le dosi sono giuste! Devo solo..

-Juliana spalanca le porte della cucina zoppicando.-

 

“Quella donna mi faceva pena, erano anni che era lì senza il suo volere. Arrivati sui 70, nessuno dovrebbe più lavorare, dovrebbero godersi tutti la propria vita. Ma lei era lì piena di acciacchi, a malapena camminando con quel ginocchio sempre più gonfio.”

 

Juliana: RAGAZZINO! Adesso mi fai incazzare anche tu?!

John: Cosa..?

Juliana: Avevamo detto niente cellulari in cucina!

John: Oh, stavo solo leggendo le dosi della crostata..!

Juliana: Togli quel cellulare di mezzo e sali sopra da me!

John: - lui spegne la planetaria e prende il cellulare, mettendoselo in tasca.-

-i due entrano nell'ascensore che li porta verso il piano superiore.-

Juliana: Sai, stamattina sono entrata nella tua camera..

-lei non lo guarda, ha lo sguardo dritto verso le porte dell'ascensore.-

Juliana: L'avevo detto che lo facevo, no?

John: - confuso.- Sì...ricordo..

Juliana: Devi pulirla la camera, ragazzino!

John: Signora, l'altro giorno ho passato lo straccio per terra! La sto lavando ogni settimana da quando sono qui!

Juliana: Non prendermi in giro!

John: Sono serio!

Juliana: Bugiardo! Ti avevo detto che prima o poi sarei venuta su, eh!

John: Posso giurarle che è vero..! Lo giuro su..!

Juliana: AH! Non si giura!

-l'ascensore arriva al piano superiore e le porte si aprono.-

Juliana: Ho già i nervi a fior di pelle, poi ti ci metti anche tu!

-lei cammina con fare molto frettoloso e arrabbiato verso la camera nella quale John alloggiava.-

 

Per essere zoppa, quella donna correva....Poteva fare una maratona e stracciarli tutti.”

 

-Juliana apre la porta della camera.-

Juliana: Ecco il caos!

-i due entrano in camera.-

-la valigia di John è su un letto libero accanto a quello suo. La valigia è aperta e John vede le sue mutande in disordine.-

Juliana: COSA E' QUESTO DISORDINE?

John: Ho soltanto poggiato la valigia lì per comodità..

Juliana: A breve arriverà un altro ragazzo, ti sembra modo di presentarsi?

John: Non si preoccupi, avrei tolto tutto..!

-Juliana apre l'armadio, gettando sul letto tutte le maglie di John.- E queste maglie? Ti sembrano piegate bene?

John: Signora...- lui non crede a quel che sta succedendo.-

Juliana: Le maglie devono essere tutte appese alle gruccie! Non te lo hanno insegnato?

John: Signora..io..

Juliana: Tua madre non ti ha insegnato bene, fattelo dire!

John: Oh, mia madre mi ha insegnato bene, eccome!

Juliana: Allora tua madre non è stata brava!

John: - lui diventa rosso in faccia preso dalla rabbia.-

 

“Non avrei mai risposto urlando ad una signora presa da una crisi. D'altronde neanche lei voleva essere lì in quel momento. Lei voleva essere a godersi il mare su una spiaggia dorata e l'acqua cristallina, fumandosi la sua sempiterna sigaretta, portando il suo figlio cieco con sé. Lei era furiosa di essere lì. Neanche vedendo le mie maglie volare sul letto ero riuscito a risponderle male. Però quello fu il mio campanello d'allarme. Una RED FLAG, come si dice...!”

 

-John va nell'ufficio di Walt.-

John: - lui entra con fare poco gentile, aprendo la porta d'impatto e guardando Walt.-

John: Mamma non sta bene, devo tornare a casa.

Juliana: Cosa?

John: Sì...hanno bisogno di me a casa! Lei ha avuto un attacco e....e ora è in ospedale!

Walt: Va bene, quanti giorni vuoi?

John: No, mi licenzio... devo rimanere lì per tutta l'estate..

Juliana: Non puoi abbandonare un lavoro per questo! Non c'è tuo padre? Tua nonna?

John: I miei sono separati...e la nonna è troppo vecchia per questo!
Walt: E tuo fratello?

John: Cosa volete che ne capisca lui! Non può spostarsi da dove risiede!

Juliana: Perchè allora dovresti sacrificarti tu?

Walt: Già! Tuo fratello studia, tu lavori! E' meglio portare i soldi a casa, no?

John: Mi dispiace, ma è così!

Juliana: Va bene..

Walt: Quindi...ti licenzi?

John: Eh sì...

 

“Okay, lo so! Sono stato codardo! Ma era l'unica soluzione rapida che ho avuto in mente! Tutto il giorno ho fatto finta di essere preoccupato! Ho anche messo in scena un finto calo di zuccheri...bevendo di continuo acqua e zucchero, giusto per far capire che ero in pensiero. Già, le mie dote attoriali non erano grnachè..”

 

-Juliana e una dipendente nei corridoi dell'hotel.-

Juliana: Si vede che sta fingendo?

Dipendente: Lei pensa così?

Juliana: Andiamo! Adesso sa anche fare le finte! Non è vero, su!

 

“Avevo origliato questo, ma poco importa! Avevo fatto frettolosamente le valigie e preso il biglietto del treno. Ironia della sorte, quel giorno diluviava, in due mesi non si era vista neanche una goccia d'acqua, ma quel giorno di metà Luglia c'era il temporale.”

 

-John si avvicina al retro della cucina.-

John: - lui si affaccia dentro.- Buongiorno, volevo salutarvi!

Walt: - lui sorridente.- Buon viaggio ragazzo e spero tua madre si rimetta presto! -lui gli stringe la mano.-

Juliana: - lei è da sola in cucina.-

-le pentola strabordano di sughi, sporcando i fornelli. I taglieri sgocciolano acqua di pesce da qualsiasi angolo. C'è il caos in cucina.-

Juliana: - lei, con la sua camminata zoppicante, si avvicina a John.-

John: - lui osservava le goccioline di sudore scendere dalla sua fronte.-

Juliana: Ragazzo, non so se è vero quel che ci hai detto! Io non ci credo però! Comunque, se è vero spero che tua madre di rimetta presto..

John: - lui continua a guardarla.-

Juliana: Altrimenti sei un grandissimo bugiardo! Sai, pensavamo tu fossi una persona capace! In realtà non sai fare nulla! Nella tua vita..

John: Okay... -scocciato.- Ciao..!

Juliana: ...non farai nulla! Sei una nullità! Non andrai mai da nessuna parte!

-lui continua ad andarsene via con il cappuccio della felpa che ricopre la testa, lo zaino sulla spalla e la valigia trainata dalla mano sinistra. La pioggia continua incessante, bagnando John ad ogni singolo passo che lui fa.-

Juliana: Non ti prenderà mai nessuno! Fidati di me!
-John continua a camminare per il viale, sotto la pioggia.-

 

Per fortuna avevo un piano B. Quando decisi di andarmene, era lo stesso giorno del compleanno di un mio cugino di quarto grado. Eh sì, è giusto specificarlo! Io e lui lavorammo anni prima insieme in un ristorante. Lui però, dopo anni, decise di andarsene per imbarcarsi in una nuova avventura. Erano anni che mi chiedeva di seguirlo, ma avevo sempre lavoro. Il giorno del suo compleanno, gli mandai un messaggio, come sempre. Sapete come va...ci si chiede come vanno le cose, cosa stai facendo...classico! Quando spiegai la mia situazione, lui mi chiese subito di seguirlo e raggiungerlo nel posto nel quale lui lavorava da anni. Questa volta accettai l'offerta.

Tornai per 4 giorni a casa mia, rimettendomi in forze, dimenticando quella brutta esperienza e preparandomi per questa nuova avventura.”

 

-John è su un'aereo, scorgendo fuori dal finestrino le nuvole.-

 

Era la prima volta che prendevo da solo un aereo...pensavo peggio. Solo un po' di nausea quando l'aereo decollò! E rimasi ammaliato da come fosse diversa la spiegazione degli assistenti di volo nello spiegare le norme di sicurezza. Fa ridere, ma a me sembrano zombie quando lo fanno”

 

-John ritira il bagaglio dal nastro trasportatore, correndo verso l'uscita.-

John: TAXI! TAXI! - lui chiama un tassista che fuma in un angolo.-

Tassista: Dove ti porto?

John: Ho bisogno di essere alla stazione dei pullman in venti minuti!

 

Quel giorno presi aerei, pullman e treni, tutti con un ristretto tempo di coincidenza. Il viaggio della speranza, uno dei tanti che avrei fatto. E niente..dopo ore arrivai davanti al resort nel quale lavorava questo mio cugino....di quarto grado.”

 

Thomas: Eccoci qui! Questo è il BLUE BAY RESORT!

-Thomas e John sono davanti all'entrata del resort.-

John: Quanta gente servite?

Thomas: 400 persone....pranzo e cena! - lui ridacchia.-

John: Oh...

Thomas: Non ti spaventare! E' tutto una puttanata! Non è così difficile come sembra!
-i due iniziano a camminare all'interno del resort.-

 

Era una cosa nuova per me! Sapete quando per la prima volta i vostri genitori vi portano al luna park? Ecco...io no! Non ci ero mai andato con i miei! Comunque, quella stessa sensazione! C'erano gruppi con insegnanti di yoga. Tutte mamme pancine o donne anziane che sfruttavano il conto in banca del marito. C'era il campo da golf che si estendeva per tutto il perimetro.”

 

-Una pallina da golf sfiora John.-

John: Che cazzo...

Istruttore di golf: Scusami! Scusami! - lui corre e prendere la pallina.-

Thomas: Sì, è come un campo minato qui dentro.

 

C'era il centro massaggi, con quella cascata di acqua frosciante e quel silenzio così rilassante. Oltre ad avere due massaggiatrici degne di quel ruolo. Poi c'era anche il parrucchiere affianco al centro massaggi, un ragazzo che....preparatevi allo stereotipo...era gay. Adesso, non sono bigotto, ma quanto stereotipato poteva essere questo? Non commento o potrei finire censurato.”

 

Parrucchiere: Oh tesoro! - lui indossa i guanti.- Qui abbiamo un nuovo bocconcino!

 

Non sto scherzando! Lui parlava veramente così! Questo non aiuta sicuramente la comunità.... Ad ogni modo, c'era anche una spiaggia deliziosa! Per non parlare del bar con i classici uomini anziani che bevevano sfruttando i soldi delle loro mogli benestanti. Era tutto così enorme rispetto alle mie pregresse esperienze. Subito dopo una bella firma sul contratto, come un patto con il diavolo, come a dire...SEI MIO FINO ALLA FINE DELL'ESTATE!...fui portato in cucina per conoscere la brigata. Erano tutti così alti.... e così diversi...così sicuri. Ero sorpreso, lo ammetto. Io ero solo un nanerottolo di media statura, una leggera pancetta, i miei occhiali quadrati, una barba un po' incolta e infine quei capelli rasati stile militare. Dove ero finito? Ero un po' preoccupato dopo l'esperienza precedente.”

 

-John è in questa cucina, leggermente più grande rispetto a quella precedente.-

John: In questa cucina fate 400 persone..?

Thomas: E' un po' piccola, ma ci si lavora bene!

John: Okay...-titubante.-

 

Uno ad uno si presentarono tutti.”

 

Nico: Hey Tommy, questo è il nuovo ragazzo? Quello che ci hai portato tu?

Thomas: Sì...esatto!

Nico: Piacere, io sono Nico! Gestisco la partita del garde-manger oltre ad essere il secondo dello chef!

 

Per chi non lo sapesse! Il garde-manger è quella partita di cucina che si occupa della gestione del buffet freddo. Sapete quando andate in un posto e c'è un vasto assortimento di insalate, foaccine, tartine...? Ecco, di quello si occupa il garde-manger! Nico era un signore sui 40 anni proveniente dalla Nuova Zelanda. Lui aveva questo barbone lunghissimo, guardacaso era anche motociclista. Aveva un botto di tatuaggi su tutto il corpo, soltanto la faccia ne era priva. Inoltre aveva questa capigliatura molto dandy. Non saprei dirvi, era un misto tra un vichingo, un motociclista e un dandy. Sì, lui era un personaggio molto particolare, un personaggio rozzo ma che nascondeva delle perle.”

 

Zio Joe: Hey ragazzo! Io sono Joseph, ma devi chiamarmi Zio Joe!

John: Va bene, non si preoccupi!

Zio Joe: Oh andiamo, dammi del tu!

 

Lui era Zio Joe, capopartita dei primi. Era stato soprannominato dal momento che era la persona più anziana di quella cucina. Aveva sui sessantanni ed era prossimo alla pensione. Lui proveniva da una famiglia italo-americana. Aveva la testa pelata se non per qualche capello bianco che spuntava dai contorni del cappello da cucina oltre ad avere i baffi alla Hulk Hogan. Infatti, sul muro della partita dei primi i ragazzi avevano stampato una foto di Hulk Hogan in bianco e nero. Era un Hulk Hogan anziano e che sapeva fare la pasta. Tutti dovevano portargli rispetto dal momento che era anche lì quasi dall'apertura della struttura, quindi da più di 12 anni.”

 

Tomaso: Che fai? Saluti lo zio e non saluti me?
 

Lo zio aveva come aiutante...Tomaso! Lui era un ragazzo brasiliano dal carattere molto molto forte. Era anche lui pieno di tatuaggi e aveva questi occhioni che sembravano quelli di un cucciolo e stranamente....le pupille dilatate. Eh sì ragazzi, questo tizio amava una sostanza che molti cuochi usano per andare avanti. Era bassino, ma molto muscoloso, seppur fosse rozzo ed ignorante. La classica persona che con la grammatica ci litiga, ecco. Spesso litigava con lo zio, ma insieme portavano avanti la partita.”

Carmelo: Io sono Carmelo, piacere!

 

Carmelo era capopartita dei secondi, quindi gestiva la carne e il pesce. Lui era di origini italiane, uomo sui 40. Capelli? Non ne aveva, era pelato. Ma quel che risaltava subito all'occhio era il colore della sua pelle. Lui era arancione come Donald Trump, si dice che lui andasse a passare tutte le sue giornate libere da lavoro al mare, spruzzandosi addosso olio di cocco e divenendo di quel colore arancione così brillante. Era una persona molto vivace, canterino, animava sempre l'atmosfera in cucina ma era spesso lamentoso, creando anche disagi all'interno del gruppo. La sua voglia di fare non finiva mai.”

 

Santiago: Spostatevi! Ho dimenticato il cappello nel bagno! - lui arriva, spingendo tutti.-

 

Santiago era l'aiutante di Carmelo. Lui era spagnolo, ma ricordava ben poco delle sue origini dal momento che sin da piccolo si era trasferito per lavoro. E' un ragazzo sui 30, molto giovane. Aveva avuto una figlia con una donna delle pulizie che conobbe in quello stesso resort, non sposandola. Lavorava lì soltanto perchè era vicino casa e poteva spesso vedere la figlia. Lui credeva di saper fare tutto, criticando spesso il lavoro degli altri e raccontando un sacco di bugie. Il 90% delle cose che diceva, non erano vere. Era altissimo e imponente con la sua pancia ben evidente, con la quale poteva spostare tutti coloro davanti al suo raggio d'azione, un carro armato.”

 

Thomas: Adesso scendiamo giù!

John: Giù?

Thomas: Sì, giù c'è la pasticceria!

 

In pasticceria c'erano...”

 

Austin: Questo sarebbe il novellino? Io sono Austin, capopasticciere!

 

...e...”

Nate: Io sono Nate, aiuto Austin in pasticcieria!

 

Adriano e Nate erano come un reparto diverso. La pasticcieria è sempre slegata dalla cucina, non dipende quasi mai da essa e possono davvero fare quel che vogliono senza dare conto a nessuno se non allo chef. Insieme facevano ridere. Austin era questo signore greco sulla 40. Tutti lo paragonavano ad una versione molto più large di Gru del film “Cattivissimo Me”. Era pelato come lui e aveva lo stesso sguardo, se non per quegl'occhi celesti che facevano davvero invidia. Lui sapeva tutto e aveva visto tutto. Lui passava le giornate a leggere notizie e articoli di tutti i generi. Quando lo incontravi, non dovevi proferirgli parola o rimanevi intrappolato giù con lui a parlare di politica o argomenti quotidiani. Complottista fino all'osso, ma odiava essere definito così, amava più essere definito come un “profeta”. Il suo aiutante, Nate, invece era un ragazzino sui 20, molto più alto di Adriano e che aveva questa voce sempre bassa, dovevi davvero stargli vicino per ascoltare quel che diceva. Era il classico principe azzurro, come quello delle favole, anche lui occhi azzurri e biondino con questa folta chioma bionda. Però c'erano quegl'occhiali quadrati che spezzavano questa armonia. Insieme formavano un duo inaspettatamente comico.”

 

Thomas: Adesso passiamo da lui...

-i due arrivano dinanzi allo chef.-

Julian: Io sono lo chef Julian..

 

Nella mia mente quel nome non era così confortante...passavo da una Juliana ad un Julian...presagio di sventura. Lui era un uomo sui 50 con questa pancia gonfia, sicuramente dovuta all'alcol. I suoi soprannomi erano tanti...da Babbo Natale a Batman, perchè aveva i lineamenti di un vecchio Bruce Wayne, dal naso a punta alla posa molto simile quando arrivava in cucina. Inoltre aveva questi piccoli occhietti da squalo che non sapevo se lo rendessero più tenero o incutessero timore. I capelli erano di un grigio intenso e abbastanza brizzolati, anche se erano pochi. Proveniente dall'Inghilterra, era colui che dirigeva questa brigata così variegata.”

 

Julian: Lo hai portato dal direttore?

Thomas: Non ancora.

Julian: Non appena puoi, fatti vedere dal direttore, intesi?

John: Va bene.

 

Rimasi tutta la serata lì, in un angolo della cucina, attendendendo che finisse il servizio. A fine servizio fui accompagnato in queste villette all'interno di una campagna. L'aspetto non era invitante, usando un termine culinario. La strada prima di entrarci dentro non era asfaltata, inoltre i ragazzi dovevano guidare a passo d'uomo per non alzare tutta la polvere da terra, altrimenti il burbero Alexander, proprietario delle villette, si sarebbe inalberato. Per rallentare i ragazzi, questo Alexander mise dei dossi sulla strada, i quali però erano altissimi, distruggendo gli armotizzatori delle povere macchine. Comunque, le villette non erano male, avevano l'aria condizionata, un bagno e un letto. Il giusto necessario per sopravvivere. Non vedevo l'ora di dormire per prepararmi ad iniziare una nuova avventura. Ero anche un po' teso e preoccupato. Purtroppo...non tutto va sempre a gonfie vele. Il mio coinquilino di stanza era sparito.”

 

-John prova ad aprire la porta della propria camera.-

John: Ehm...ragazzi! Non si apre!

Tomaso: Strano! E' chiusa a chiave?

John: Mi pare di sì!

Carmelo: Simon non esce mai il giorno che ha libero! E' davvero strano che lui oggi sia uscito!

Tomaso: Manca da stamattina!

Carmelo: Tu non hai le chiavi della camera?

John: Me le daranno domani perchè devono farne una copia!

Tomaso: Devi attendere che Simon ritorni!

John: Cosa faccio nel frattempo?

Tomaso: Puoi dormire su una sedia qui fuori..

John: Oh...

 

Quella sera mi feci una doccia calda, lasciando la valigia nel corridoio, indossai un pantaloncino e una magliettina....per poi stendermi sulla sedia nella veranda delle villette, dormendo fuori la mia prima notte al resort.

Eh sì ragazzi, è così che iniziai la mia avventura qui, dormendo fuori dalla mia stanza perchè era chiusa a chiave.

Questo fu solo l'inizio di un'estate che mai dimenticherò nella mia vita”.

   
 
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