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Autore: Melisanna    05/06/2023    2 recensioni
Storia scritta per il MayIwrite della pagina facebook Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom.
Ma Sakura la conosceva troppo bene. Era tipico di Ino rinchiudersi in quella impersonale funzionalità quando qualcosa non andava. Qualcosa di veramente grave, che la divorava dentro, non uno dei malumori che andavano e venivano continuamente nella sua testa caotica.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno | Coppie: Sai/Ino, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Le ragazze stanno bene
 
Ino era stata taciturna per tutto il turno. Non sembrava particolarmente triste o preoccupata, né si era lamentata di questo o quello come era solita fare, solo più concentrata e silenziosa del solito, pronta a distribuire rapidi sorrisi efficienti ai pazienti e a rispondere alle richieste degli interni.

Ma Sakura la conosceva troppo bene. Era tipico di Ino rinchiudersi in quella impersonale funzionalità quando qualcosa non andava. Qualcosa di veramente grave, che la divorava dentro, non uno dei malumori che andavano e venivano continuamente nella sua testa caotica.

La soprese nello spogliatoio mentre si stava cambiando per tornare a casa.

“Allora, vuoi dirmi cos’hai?”

Ino, in mutandine e reggiseno, le rivolse un’occhiata seccata “Non ho niente”.

“Non prendermi in giro. È tutto il giorno che vaghi per l’ospedale come un’anima in pena”.

“Scusa, riformulo, niente che sia affar tuo”.

Sakura sbuffò, incrociando le braccia sul petto “Andiamo Ino, sono la tua migliore amica. Lo sai che con me puoi parlare”.

“Non ti sorge il dubbio che io non abbia nessuna voglia di parlare?”.

“Ascolta, razza di oca testarda, mi sto preoccupando per te! Lascia che ti aiuti!”

Ino armeggiò con la zip della gonna “Smetti di preoccuparti, allora, non c’è niente che tu possa fare. Ho solo voglia di stare da sola”.

“Magari non potrò fare altro, ma almeno posso starti vicino!”.

Ino sospirò “Non hai intenzione di lasciarmi stare, eh?”

“Te lo puoi scordare!”

“Va bene, allora” Ino frugò nella borsa e le porse qualcosa “Toh, se proprio non puoi farne a meno”.

Sakura prese il piccolo oggetto di plastica bianca. Era un testa di gravidanza. Ed era positivo.

“È… è tuo?”

“E di chi vuoi che sia?”

“Non può essere vero!”

Ino fece una smorfia sarcastica “Complimenti per l’originalità. Ho detto esattamente la stessa cosa stamattina, quando l’ho fatto”.

“E… sai di chi è?”

Ino scrollò le spalle “ Sì, ma non ha importanza, è affar mio”.

Sakura si lasciò quasi sfuggire un grido inorridito “Ino! Non puoi dire sul serio! Di chiunque sia è anche responsabilità sua”.

“Non ho intenzione di tenerlo, comunque. Preferisco che non lo sappia. Avrei voluto che non lo sapesse nessuno. Sarebbe stato più facile non pensarci”.

“ Penso di aver bisogno di continuare questa conversazione davanti a qualcosa di forte” continuò Sakura, ancora sconvolta.

“Tu, eh?” ribatté Ino sarcastica “Hai finito il turno? Vieni via con me?”

“No, ma dirò che ho un’emergenza in famiglia e chiederò a Tsunade di coprirmi. È quasi vero, in fondo”.

Ino scosse la testa, sollevando gli occhi al cielo e si infilò uno dei suoi improbabili crop top.

Venti minuti dopo erano sedute nella cucina di Ino con una bottiglia di birra in mano.

“Non dovresti bere”.

“Un goccio di birra non mi farà niente e, se non fossi stata chiara, non ho intenzione di tenerlo”.

“Hai intenzione di dirmi di chi è?”

Ino la guardò di sotto in su e sospirò “Tanto ormai” bevve un sorso, come riflettendo “È di Sai. Uscivamo da un po’”.

Sakura trasecolò. “Maial-Ino! Non me l’hai mai detto! Non facevi che lamentarti che non ti considerava!”

Ino guardò dentro al collo della bottiglia di birra “Non era una cosa che potesse funzionare… Non avevo voglia di parlarne”.

“Come accidenti è potuto succedere?”

“Sai quando ho avuto quell’influenza gastro-intestinale? Ci eravamo divertiti i giorni precedenti. Si vede che non ho assorbito la pillola” concluse con aria lugubre.

Sakura annuì cupamente “E sei proprio sicura di non volerne parlare con lui?”

“Con Sai? Non scherziamo. Non voglio farmi incastrare così e non voglio che debba farsi venire i sensi di colpa”.

“Pensavo che ti piacesse, Sai”.

“Non… non sul serio. Ha la profondità di un pesce rosso”.

Sakura ridacchiò. Sai non era conosciuto per essere una cima. “Cos’hai intenzione di fare?”

“Lo sai. Se prenoto subito la prima visita in dieci giorni può essere tutto finito”.

La guardò in quegli occhi blu che aveva sempre invidiato “Sai che verrò con te, vero?”.

“Immagino di non poterti scrollare di dosso, Fronte-larga”.

Tsunade accettò il certificato di malattia di Ino e le richieste di permesso di Sakura senza battere ciglio, ma trattenne Sakura sulla porta “Se ce ne fosse bisogno, me ne parleresti, vero?”

“Sono affari di Ino, dottoressa, non sta a me parlare per lei”

“Spero per te che non sia niente di grave”.

“No… no. Niente di grave, davvero”.

“Ricorda che sono sempre qui, per voi due”.

“Lo so dottoressa e lo sa anche Ino”.

La clinica era bianca e asettica, per niente accogliente, ma Sakura aveva avuto modo di vedere posti assai peggiori, dove le donne erano costrette ad aspettare il turno sedute per terra, gli infermieri erano violenti e scortesi e i medici trattavano le pazienti come carne da macello. Preferiva questo posto freddo che quell’inferno, per Ino.

Ci si sarebbe potuti aspettare che Ino si vestisse in modo discreto per andare ad abortire, invece era più strabordante che mai, in shorts di jeans e calze a rete e un top che le lasciava scoperta la schiena perfetta. Ino era così, i vestiti erano la sua armatura, più si sentiva fragile, più aveva bisogno di mostrarsi splendente.

“Ino Yamanaka?” l’infermiera si guardò intorno cercando di indovinare a chi corrispondesse il nome, fissò un attimo Sakura negli occhi, ma lei scosse il capo e indicò Ino che si stava già dirigendo, senza un parola, verso la donna.

Scambiarono poche parole, l’infermiera le fece compilare una serie infinita di fogli, poi le indicò una porta a vetri. Ino si voltò solo un attimo a salutare Sakura con la mano. Un sorriso piccolo sulle labbra che faceva un gran male al cuore.

Sakura agitò la mano a sua volta e cercò di non mettersi a piangere. Era una scelta di Ino, lei non aveva nessun diritto di stare male.

Tentò di leggere un libro mentre aspettava, con scarso successo, la mente continuava a vagare. Erano mesi che Ino parlava di Sai, ma non le aveva mai neppure lasciato intuire che erano andati a letto, tanto meno che si frequentassero. Era così gelosa della sua intimità? Non si fidava di lei? O se ne vergognava così tanto?

Sakura non si era mai fatta un’idea precisa di Sai… le pareva così privo di personalità, così poco interessante, una copia sbiadita di Sasuke. E se doveva dire la verità, crescendo, anche Sasuke le sembrava una copia sbiadita dell’immagine idealizzata che si era fatta di lui.

Forse Ino si era accorta dei suoi pregiudizi verso Sai? Era per quello che non le aveva mai detto niente? In fondo, che diritto aveva di giudicarlo? Non sapeva praticamente niente di lui… Eppure anche Ino non doveva averne un’idea così brillante se non voleva nemmeno parlargli di… di questo. Avrebbe dovuto esserci lui lì, adesso, non Sakura. Ma dato che non c’era e non c’era perché Ino non l’aveva voluto ­– e chissà se lui ci sarebbe stato, in ogni caso – Sakura avrebbe fatto di tutto perché Ino non ne sentisse la mancanza.

Ci vollero quaranta minuti prima che la sagoma snella di Ino apparisse dietro la porta di vetro, accompagnata da un medico con una massa incolta di capelli castani e un paio di occhialini ovali. L’uomo le strinse la mano con fare distratto e Ino attraversò la porta con molto più entusiasmo di quando era entrata.

Sakura si alzò e le si fece incontro. “Allora?”

Ino si strinse nelle spalle “Il medico era carino. Strambo, ma carino”.

Sakura si mise le mani sui fianchi, fissandola con aria di rimprovero “Maial-Ino! Sii seria per una volta” le prese le mani e continuò più dolcemente “Come stai? Va tutto bene”.

Ino la guardò negli occhi e sorrise “Sì, tutto bene. Ora va tutto bene”.
  
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