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Autore: Eneri_Mess    06/06/2023    1 recensioni
Hane aveva quasi un anno e Izuku aveva riempito il cuore di ogni minuto passato con lei.
Genere: Fluff, Introspettivo, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Loving can hurt, loving can hurt sometimes
But it's the only thing that I know
When it gets hard, you know it can get hard sometimes
It is the only thing makes us feel alive

 

[Photograph - Ed Sheeran]





 

L’asse in legno del pavimento scricchiolò sotto il piede di Izuku. 

L’occhiataccia di Katsuki lo raggiunse in tempo zero, ma il lieve mugugno infastidito dell’angioletto dormiente fece contrarre le spalle a entrambi. Nessuno si mosse o fiatò. Per lunghi, infiniti istanti, l’aria nella stanza non fu respirata. 

Un secondo sguardo di Bakugou avvertì Deku molto chiaramente. 

Se ti muovi e fai un altro rumore ti ammazzo. 

L’espressione interdetta dell’omega fu già da sola una replica, ma la sua bocca tradusse mimando le parole che avrebbe voluto dire. 

E cosa dovrei fare!?

C’era da aggiungere che aveva freddo - fuori stava nevicando - e che voleva solo infilarsi nel suo nido di cuscini e coperte, insieme a Kacchan e Hane, e non uscirne più fino all’ora di colazione. O del pranzo. 

Bakugou fece un gesto secco con la mano. Dal basso verso l’alto. Deku non capì. Katsuki lo ripeté con più frenesia e un’occhiata che stava urlando o di muoversi o vendetta, o forse entrambe. 

«Oh!» si lasciò sfuggire Izuku quando capì, ma tappandosi la bocca un attimo dopo, fissando il suo adorabile angioletto contrarre appena le palpebre calate. 

Abbandonando l’asse di legno fedifraga, Deku usò Galleggiamento per sollevarsi a qualche centimetro da terra. Raggiunse il letto nel più completo silenzio e, con più dolcezza di quanto avrebbe fatto in condizioni normali, scivolò tra le coperte annullando gradualmente il quirk. Un sorriso, anche troppo allegro e contento, gli si allargò in viso, mentre Katsuki roteava gli occhi al soffitto. 

Anche se Izuku ci mise un po’ a sistemarsi di fianco all’alpha, Hane non sembrò disturbata, non con l’odore rassicurante dell’omega a circondarla. La bimba allungò anche una manina, nel sonno, nella sua direzione. Gli occhi di Deku si addolcirono mentre le sue dita le andavano incontro. 

Hane aveva quasi un anno e Izuku aveva riempito il cuore di ogni minuto passato con lei. Anche in quei giorni che si stavano rivelando più stancanti e stressanti per tutti, l’omega sapeva che ne avrebbe conservato il sapore con nostalgia. 

Sentendo che il solo contatto della mano non gli bastava, Deku si chinò su di lei, depositando un bacio sopra le guanciotte tonde, lì dove era ancora arrossata dai pianti di tutto il pomeriggio. 

Katsuki non tardò a rifilargli una schicchera e un lievissimo ringhio gutturale. 

«Se la svegli ti butto fuori a calci nella neve. In mutande» sibilò così sottile che fu necessario leggergli le labbra per capire. 

Izuku non riuscì a trattenersi dal ridacchiare, massaggiandosi la parte offesa della fronte. Questo non intaccò la sua espressione intenerita, ma rese anzi il suo odore più avvolgente e tranquillizzante.

Hane si rilassò visibilmente, facendosi scivolare il ciuccio di bocca, ma Katsuki prontamente - e con una delicatezza nuova, che nemmeno lui aveva sospettato di avere fino a qualche tempo prima - lo rimise al posto, aspettando un attimo che la piccola lo riprendesse a succhiare, immersa nei sogni. 

Riversando la testa indietro sul cuscino, l’alpha sospirò piano, esausto.

Hane si era addormentata dopo ore di pianti, lacrime, bava e nuovi livelli di acuti. Era la prima volta che si trovavano in quella situazione spiacevole con lei. Nulla di ingestibile. La gavetta fatta con Hina li aveva preparati, anche se la magagna che stavano tentando di affrontare era tutt’altra faccenda. 

A pochi giorni dal compiere un anno, Hane si rifiutava di imparare a camminare.

Nessun momento di trepidazione e commozione com’era stato per la sorella - o per Tenko, ma lì al primo passo aveva assistito fortuitamente solo Deku - perché il piccolo angioletto aveva imparato prima a volare che a gattonare. Quindi camminare era un altro step che, nella sua logica di cucciolo di umano dotato però di ali, non sussisteva. 

Cosa vi aspettavate!? Sta soltanto assecondando un istinto naturale!, era stato il commento divertito - e di parte - di Hawks una sera a cena, prontamente fulminato da metà famiglia. Ma come un’infinità di altre cose, l’Hero aveva fatto finta di nulla, per poi raccontare che anche per lui era stato complicato accettare di non poter sempre e solo vivere a mezz’aria. 

Sotto consiglio del pediatra, erano quindi iniziate le lezioni Impariamo a camminare! con risultati molto scarsi e rifiuti contornati da pianti. 

Quel ricordo portò Bakugou a sospirare di nuovo, rammentando all’ultimo di farlo piano, visto che la piccoletta si era addormentata a pancia in giù su di lui e muoverla significava rischiare un’altra sessione di lacrime. 

Tuttavia, non tutta l’aria abbandonò i suoi polmoni, non quando sulle sue labbra un’altra bocca gliela portò via. Schiudendo gli occhi, Katsuki si ritrovò a specchiarsi nello sguardo fin troppo sveglio e felice di Izuku. 

«Tu vuoi che io ti ammazzi sul serio.»

Che Deku fosse un incosciente non era una novità. Ignorando l’avvertimento, l’omega si chinò verso il collo dell’alpha, strusciandosi lì alla base dove era più sensibile e mischiando i loro odori, mentre un rumore sommesso, delle fusa, iniziarono a riempire l’atmosfera.

Katsuki non si mosse. Chiuse di nuovo gli occhi e si inclinò leggermente per lasciare più spazio ai baci che il compagno gli stava regalando. Nonostante non si sentisse in vena, finì ad arrendersi e con le dita andò a solleticargli la nuca per ricambiare. 

«Sei davvero stanco» sussurrò Izuku tirandosi su, non prima di aver dato un bacio anche alla sua bambina addormentata. Al contrario di Bakugou, timoroso - ma senza ammetterlo mai - di muoversi per non disturbarla, Deku sembrava totalmente a proprio agio ora che era lì con loro. 

L’omega continuava a rilasciare quell’odore così rilassante, dolce e ricco di positività che l’istinto da alpha di Katsuki sembrò sul punto di abbandonarsi alle fusa, per quanto sarebbero risultate ben più rudi e forse un po’ minacciose - perché impacciate non lo avrebbe mai usato come termine

Izuku trasmetteva l’idea che niente di brutto potesse capitare finché erano lì, insieme, nel suo nido confortevole. Non era che un letto invaso da una montagna di cuscini, lenzuola e coperte morbide, ma perfino l’alpha fu pervaso da quella sensazione di luogo sicuro. 

«Non è stata una giornata… facile» confessò. 

Non era l’aggettivo giusto. Non era neanche la frase migliore per svicolare dalla domanda sottintesa da Deku.

Come ti senti? 

Sarebbe stato più semplice descrivere un qualche tragico evento del passato. La guerra contro All For One era stata devastante. Ci avevano rimesso tutti, fisicamente, emotivamente e psicologicamente. Tuttavia, Bakugou aveva scoperto con la paternità che il pianto della propria bambina, un pianto anche solo frustrato, poteva lasciare il segno molto più a fondo e con riverberi difficili da ignorare.

Se in battaglia perdevi un arto prima o poi te ne facevi una ragione e continuavi a convivere con i pezzi rimasti. Ma se Hane si disperava perché lui, cedendo alla stanchezza, alzava il tono di voce, la mortificazione che ne seguiva sembrava dover rimanere in maniera indelebile come un fallimento insanabile nella sua mente. 

Grugnì frustrato, tendendo le spalle, ma sapendo di non potersi muovere. Non era una punizione, doveva metterselo in testa, ma non gli riusciva di essere disinvolto alla maniera di Deku. Era come se a lui fosse stato consegnato il manuale di istruzioni per prole scontenta e altre situazioni spiacevoli, mentre l’alpha doveva subire sulla pelle, tentennare e mangiarsi il fegato per i sensi di colpa.

Izuku tornò a dedicarsi al suo collo, smorzando il sentore leggero di stress che si stava lasciando sfuggire e che fece appena arricciare la boccuccia all’angioletto dormiente.  

«Non sei un cattivo papà» sussurrò Izuku con dolcezza e appena una punta di divertimento nel chiamarlo in quel modo, mentre il suo petto moltiplicava le fusa. 

Katsuki deviò lo sguardo altrove. Se arrossì appena lo avrebbe negato strozzando Deku.

Non si era ancora abituato. Anche se era già stato un papà per Hina, era solo da un anno che quel titolo era suo di diritto. E tutto per la testardaggine di Izuku. Per il desiderio di Izuku. Per amore di Izuku. 

Un Bakugou Katsuki di quattordici anni non avrebbe mai accettato di sentirsi raccontare un finale del genere per lui e per il buono a nulla quirkless che era stato Deku. 

Invece eccoli lì, a dieci anni e poco più di distanza, stretti in un abbraccio di calore e coperte, mentre il risultato di una delle loro litigate più feroci e passionali dormiva pacificamente avvolta dal loro odore e dal loro affetto. 

L’alpha tornò con le dita a massaggiare il collo dell’omega, per poi scendere lungo la schiena fino a un fianco e tirarselo vicino. Lo strinse forse con troppa forza, perché Deku si lasciò sfuggire un ooff soffocato e le sue fusa saltarono il ritmo per un attimo. Bakugou gli solleticò la pelle sotto la maglietta, sentendola calda, avvertendo contro i polpastrelli la differenza tra le cicatrici e le delicate smagliature date dalle due gravidanze. 

Con un risolino leggero, Izuku incastrò la testa nell’incavo del suo collo e prese a giocherellare con i capelli della piccola. Ora che si erano allungati non erano più ispidi come i primi tempi, diventando ciocche morbide e mosse, più simili ai suoi. Chiunque vedesse Hane per la prima volta capiva subito che fosse figlia di Katsuki, ma c’erano quei piccoli dettagli meno evidenti che erano di Izuku e che lui amava trovare in lei. 

«Domani riproviamo» disse piano, senza aggiungere nulla di più, perché non ce ne era bisogno. «Andrà meglio» continuò, cercando la mano di Kacchan e intrecciando le loro dita. «Piangerà ancora e non vorrà farlo, ma andrà meglio.»

«Lo so.»

A Bakugou non piacque il proprio tono. Mise a nudo la sua parte vulnerabile, quella che odiava e che detestava lasciar trapelare. Appena due sillabe, ma uscirono zuppe di tutta la stanchezza e delusione verso se stesso.

Izuku gli fece percepire la propria presenza, si premette contro di lui con più insistenza, con più amore

«Non ti odia.»

Lo so, avrebbe voluto ripetere Katsuki, ma le parole gli si incastrarono in gola. La voglia di imprecare contro se stesso fu forte. Era un idiota che non riusciva ad avere pazienza neanche verso la propria figlia. Ecco il problema. Lui era un-

Deku si districò dalla sua stretta senza preavviso. Non fu delicato, tanto che Hane mugugnò nel sonno, ma l’omega la baciò sulla tempia, circondandola ancora una volta dalla propria essenza confortevole, prima di tornare a fissare il papà pieno di incertezze. Rimase sospeso sopra di lui, puntellato su un braccio per non gravare sopra ciò che di più prezioso avevano messo al mondo. 

«Non ti odia» ripeté con fermezza, ma insieme a un affetto che Bakugou a volte non credeva ancora di meritare e che Izuku gli buttava addosso in quantità ingestibili. Proseguì, abbassando lo sguardo su Hane, sorridendo. «Se ha preso qualcosa da me di certo è l’ammirarti troppo.» 

Katsuki sospirò. 

«Ma piantala.»

«Anche se oggi hai alzato la voce, non si è più voluta staccare da te.» Tornò a guardarlo, accennando un ghignetto. «Non ti ricorda qualcuno?» 

Bakugou alzò di nuovo la mano e Deku si preparò a ricevere una seconda schicchera. Riaprì gli occhi quando sentì un palmo caldo contro la guancia. 

«Ehi» mormorò l’omega, andando incontro a quel tepore, senza interrompere il contatto visivo. «Va tutto bene.»

Katsuki aveva gli occhi lucidi. Izuku lo vide reclinare la testa per ricacciare indietro le lacrime, mordendosi le labbra per non imprecare. Lo aspettò, gli diede spazio e tempo, accontentandosi di quella mano che non si staccò da lui. 

Ciò che mise un punto ai dubbi dell’alpha fu però un nuovo rumorio che si aggiunse a quello di Deku.

Entrambi i genitori guardarono all’angioletto ancora addormentato, ma i cui piccoli pugni ora stringevano la felpa di Bakugou, mentre l’espressione si era fatta caparbia. 

All’odore intimo del nido e di Izuku se ne mescolò un terzo più infantile, ancora incerto sull’aroma principale, con un retrogusto di latte e miele. 

«Ooh-» sfuggì a Deku, mentre i suoi occhi si allargavano per la realizzazione. Fissò Katsuki, incredulo quanto lui. «Lei sta-! Sta cercando di-»

Si zittirono e ascoltarono. Il rumorio continuò a essere molto basso, variabile, con alcuni picchi in cui la bambina si muoveva ogni tanto, tirando la stoffa tra le ditine, o ciucciando più forte, ma non si interruppe mai. Hane stava tentando di confortare, come a incoraggiarlo, Bakugou. 

Izuku si tirò su, sedendosi con una mano sulla bocca, completamente rapito dalla meraviglia. Anche se era già successo con Hina, era uno di quei momenti diversi per tutti, come sarebbe stata la prima parola o il primo giorno di scuola. 

«Ho bisogno di fare una foto.»

«… che?»

Deku non sentì Bakugou neanche di striscio. Si allungò oltre il letto e recuperò dal comodino il cellulare spento. Qualche secondo, lanciando occhiate di continuo ad Hane, neanche fosse dovuta sparire all’improvviso, e si mise a inquadrare padre e figlia. 

«Cerca di essere naturale» borbottò, sistemando alcune impostazioni per avere il risultato migliore. 

Katsuki odiò essere inchiodato al materasso in quella maniera.

«Non dirmi cosa fare! Ma che ti prende!? Scatta e basta!» sibilò più piano che riuscì, quasi a denti serrati. 

«Voglio imprimere questo momento.»

«Non puoi fotografare un rumore. Sarà una cavolo di foto come un’altra, sta solo dormendo!»

Izuku si morse il labbro, ma alla fine inquadrò e scattò. 

La riaprì subito e, al contempo, si rimise sdraiato di fianco all’alpha, riprendendo contento con le fusa, tentando di armonizzarsi con quelle della piccola. 

«Non importa se sembrerà una foto come un’altra» mormorò Deku, facendola vedere anche a Bakugou, per poi abbassare il telefono e fissare la testolina bionda dormiente. «Mi sto imprimendo questo preciso momento nella testa… quando la riguarderò, sono certo che mi ritornerà in mente ogni dettaglio.» 

Katsuki non concordò a parole, ma lo fece lasciandosi avvolgere da quello stesso momento di cui Izuku stava tessendo il ricordo. Era stanco, ma si sentì anche più leggero.

Gli odori si mescolarono in una delle fragranze più rilassanti e buone - e sue - che avesse mai inspirato. Il vago vibrare del corpicino di Hane sul proprio sciolse il resto della sua tensione, facendogli desiderare di addormentarsi così e finalmente riposare. 

«Ascoltala! Senti quanto è… lieve?» si intromise Deku. Quando Bakugou riaprì gli occhi, fissando la sua espressione più concentrata, mentre Izuku si tirava il labbro inferiore con le dita, l’alpha capì l’andazzo. «Forse aveva iniziato anche prima e non ce ne siamo accorti? E se non fosse la prima volta?»

«De-»

«Però è così dolce! E… e anche intenso, in un certo senso! È come se volesse dire papà non ti preoccupare! Non sembra anche a te?»

Bakugou emise un verso confuso, infastidito ma non davvero, in parte imbarazzato - papà davvero non gli entrava in testa - e sfinito. 

«Forse è l’odore a trasmettere questa sensazione. Ha qualcosa di tuo sotto sotto, come quello di Hina ricorda vagamente Shouto… e ok che è un meccanismo della natura per far accettare agli alpha i propri cuccioli, però potrebbe essere-»

«Izuku

Gli tappò la bocca con una mano, occhieggiandolo non minaccioso come avrebbe voluto perché sentiva i muscoli ridotti alla consistenza di budini - e voleva godersi quella sensazione di dolcezza, pace e sicurezza del nido - ma abbastanza da farsi ascoltare.

«Stai sovranalizzando tutto come al solito tuo, Nerd. Piantala di blaterare o la sveglierai. Vieni qui.» 

Anche se fu un ordine, fu Katsuki stesso a eseguirlo, spingendolo di nuovo ad aderire completamente al suo fianco.

«Ti concedo di continuare con le fusa. Ma, per il resto, taci e dormi

Ricevette solo un pruu particolarmente intenso in risposta.

 

 

 

Loving can heal, loving can mend your soul
And it's the only thing that I know, know
I swear it will get easier
Remember that with every piece of ya

[Photograph - Ed Sheeran]

 




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Sono in pausa da Right Hell, ma ho pensato comunque di mettere qualcosa di già scritto, ma non ancora pubblicato su questi lidi ~
A Silent Night è una piccola one shot scritta e dedicata ad Aredhel92 per il suo compleanno *love* La bravissima @MultiE96 mi ha fatto questa piccola fanart da allegare *lovelove* 
Come storia fa parte di quella che io chiamo la "omegaverse infinita", una fic chilometrica nella mia testa da cui ogni tanto attingo spunti, tipo questo :°) 
Per Romics scorso l'avevo impaginata e rilegata (qui delle foto), se interessati contattatemi ;)
A presto ~
   
 
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