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Autore: Fiore di Giada    11/06/2023    0 recensioni
− Avrei un ultimo favore da chiederti… − chiede.
− Di che si tratta? − domanda a sua volta l’altro.
Per pochi, eterni istanti Aquila Rossa esita.
− Stenditi qui… Abbracciami… Vorrei qualcuno a cui appoggiarmi… − mormora.
Erron sbarra gli occhi, lucidi di gioia. Quella richiesta inonda il suo cuore di gioia.
Il suo corpo brama un contatto simile e, con il consenso dell’altro, può assecondarlo
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’oscurità della stanza è rotta dalla luce della luna, mentre, in lontananza, si sentono i richiami lamentosi dei coyote.
Erron Black, steso sul letto, stringe tra le braccia Aquila Rossa. Come sempre, la giornata siè rivelata piena di pericoli.
Lui e il suo splendido compagno pellerossa hanno rischiato di essere uccisi da altri mandriani, ma sono riusciti ad avere la meglio.
Un altro giorno di vita, in quell’inferno di piombo e sangue, è stato guadagnato.
Una sensazione di umido calore, ad un tratto, scuote il cowboy bianco dai suoi pensieri e allontana la mano destra dal fianco sinistro del compagno.
– Porca puttana… – balbetta, sorpreso. Il suo palmo è bagnato di sangue!
Come è possibile?
Di scatto, si alza dal letto, posa le mani sulle spalle del nativo americano e lo fa distendere sulla schiena.
Il volto di Aquila Rossa, d'un pallore livido, è lucido di sudore e ansiti sempre più rapidi sollevavano il suo petto.
Gli toglie la giacca e, sulla camicia di lui, scorge una macchia di sangue.
– Cazzo, perché non mi hai detto niente? – ringhia.
Aquila Rossa fissa il suo sguardo cupo sul volto del compagno.
– Erron, ti conosco... Avresti sparato a tutti i mandriani di Wickett per difendermi. E non voglio che tu rischi la vita oltre il necessario... Non per me, un mezzosangue.– spiega, triste.
L'altro, a stento, frena un ringhio di frustrazione. Aquila Rossa è forte e intelligente, ma si tormenta, a causa delle sue origini.
Tale pena incendia il suo cuore d’ira impotente.
Aquila Rossa è migliore di tanti idioti e non meritava simili tormenti.
Si impone di calmarsi e stringe le mani sulle guance del nativo.
Il battito del cuore di Aquila Rossa, repentino, accelera e un fugace rossore smorza il pallore del suo viso. 
Gli occhi di Erron, sfiorati dalla luce della luna, sembrano racchiudere un fascino non umano.
E lui non riesce a sottrarsi a quello sguardo fiero, eppure splendente di insolita dolcezza.
− Decido io se e per chi rischiare la vita. E’ l’unica cosa che mi appartiene. − dice, risoluto. Aquila Rossa ha cercato di separarsi da lui, pur di proteggerlo.
Ma la sua decisione non è libera.
Si irrigidisce. Quel nativo, tanto bello quanto onorevole, gli ha permesso di vedere la pur poca bellezza del mondo.
Nemmeno sua madre e suo padre sono riusciti a fargli comprendere questo.
Anzi, per loro ero solo un oggetto., sospira, il cuore greve d’amarezza. Quante volte, nei lontani giorni d’infanzia, ha dovuto sopportare le attenzioni lubriche di suo padre.
Appoggia le labbra sulla spalla di Aquila Rossa e lo stringe con più forza contro di sé. Prima di curarlo, deve fargli sentire la sua presenza.
Sono due spiriti soli e possono trovare rifugio uno nelle braccia dell’altro.
− Rischierei questa pellaccia logora per te molte e molte volte. Con te, ho  un debito che nulla potrà pagare. − dice.
Poi, alza un po’ la testa e i suoi occhi cerulei si riflettono nelle iridi nere del nativo americano.
Un debole sospiro fluisce dalle labbra di Aquila Rossa. Ormai, il suo cuore non può più liberarsi di Erron.
E’ prigioniero di un incantesimo dolcissimo, a cui non può e non vuole sottrarsi.
Delicate, le mani di Erron appoggiano Aquila Rossa sul letto, poi gli sfiorano il viso, umido di sudore.
− Ora, cerca di resistere. Dovrò farti un po’ male, ma sarà necessario. − gli spiega.
Aquila Rossa solleva le labbra in un sorriso fiducioso. Tanta delicatezza è insolita nel suo compagno e gli da’ gioia.
Forse, c’è una speranza di felicità anche per lui.
 
Erron, deciso, si sfila il coltello dalla cintura, poi si avvicinò ad un mobile, collocato sulla parete di fondo della stanza, e prende una candela.
Alcuni minuti dopo, la accende, poi appoggia la lama del coltello sulla fiamma, quasi voglia tagliarla.
Aquila Rossa fissa il compagno, come ipnotizzato dai suoi movimenti. In quel momento, gli pare uno sciamano intento in un rito sacro.
Poi, posa la candela, apre un armadietto, appoggiato dalla parete di destra e, per alcuni istanti, lo guarda.
Prende una bottiglia di whisky, delle bende, ago e filo, poi si avvicina al letto e si inginocchia.
Per alcuni istanti, fissa il compagno. Non vuole condannarlo ad ulteriori sofferenze, ma la pietà, in quel momento, è inutile.
Sorride. Aquila Rossa non è una donnetta indifesa.
Comprenderà le ragioni delle sue scelte.
Con movimenti esperti, gli apre la camicia e, ben presto, davanti ai suoi occhi, appare un’ampia ferita sul suo fianco, da cui ruscella sangue.
Come hai fatto a sostenere un simile peso?, si domanda, stupito. Solo nel loro letto, si è lasciato vincere dalla debolezza.
E lui, Erron, non può non ammirare la compostezza del suo compagno.
Il sorriso si accentua un poco. No, per lui Aquila Rossa non è solo un compagno di lavoro.
Scuote la testa e il suo volto si irrigidisce in un’espressione seria, determinata. Non è il caso di lasciarsi travolgere dai suoi istinti.
Con mano sicura, stringe il coltello e ne appoggia la punta sulla lesione.
Il mandriano nativo, d’istinto, stringe i denti. La pressione di Erron è stata leggera, eppure sente il dolore irradiarsi lungo il suo petto, come mille scosse.
Per quell’attimo di debolezza, sente su di sé il peso della vergogna.
− Vai avanti, Erron. − lo incoraggia. 
Con un cenno del capo, il cowboy bianco annuisce e, con cauti movimenti del polso, affonda il coltello nella ferita.
Gocce di sudore imperlano il suo viso, mentre il suo sguardo, attento, indugia sul corpo disteso sul letto. Non può lasciare nulla alla cieca casualità.
A fatica, Aquila Rossa stringe i denti e i suoi occhi neri si velano di lacrime. Il dolore, inesorabile, trapassa il suo torace.
Tanti pugnali infuocati dilaniano le sue viscere.
Ma non può non mantenere la promessa fatta a Erron, che si sta impegnando a non procurargli inutile sofferenza.
Poco dopo, il proiettile salta dalla ferita e cade sul pavimento, con un tonfo metallico.
 
Erron, per alcuni istanti, indugia, il petto scosso da ansiti affannosi. Non è un ragazzino, eppure quella manovra gli è sembrata ardua.
E ne sa bene la ragione.
− Stai… Stai bene? − chiede Aquila Rossa, preoccupato. Vede i segni della fatica sul viso dell’amico…
La mano di Erron, leggera, si posa sulla guancia del nativo, in una gentile carezza.
− Sto benissimo. E starò meglio quando ti riprenderai. Vuoi del whisky? − chiede. 
Con un gesto deciso, il nativo scuote la testa. No, non darà altre angosce a quel suo meraviglioso compagno.
Sopporterà il dolore.
L’altro annuisce, poi prende un pezzo di benda e vi versa una parte del whisky.
Con movimenti gentili, passa il tampone sulla ferita di Aquila Rossa. Lo sente rilassarsi sotto i suoi tocchi e ne è felice.
Poi, prende ago e filo e comincia a ricucire la ferita. 
Aquila Rossa chiude gli occhi, provato dalla debolezza. Quasi non sente la puntura dell’ago sulla sua carne.
Avverte solo il tocco gentile di Erron e gli sembra di fluttuare, come fosse privo di peso.
Poi, Erron prende le fasce e le avvolge attorno alla ferita. Ora, tutto è concluso.
Il nativo, per alcuni istanti, resta immobile. Gode ancora di quei tocchi delicati.
Le mani di Erron, tanto forti e pericolose, sono capace di estrema dolcezza.
− Avrei un ultimo favore da chiederti… − chiede.
− Di che si tratta? − domanda a sua volta l’altro.
Per pochi, eterni istanti Aquila Rossa esita. 
− Stenditi qui… Abbracciami… Vorrei qualcuno a cui appoggiarmi… − mormora.
Erron sbarra gli occhi, lucidi di commozione. Quella richiesta inonda il suo cuore di gioia.
Il suo corpo brama un contatto simile e, con il consenso dell’altro, può assecondarlo.
Si toglie le scarpe e la cintura, appoggiandole con malagrazia sul pavimento, poi si allunga sul letto e cinge la vita del nativo.
D’istinto, Aquila Rossa si avvicina e fa aderire la sua schiena al petto di Erron. Adora quel calore…
Tra quelle braccia, può deporre la sua maschera e lasciarsi trasportare dalle emozioni.
− Grazie… − mormora e, poco dopo, si addormenta.
La mano del mandriano di Wickett si immerge nei suoi lunghi e lisci capelli neri. Finalmente riposerà…
Può profittare anche lui di quel momento.
− Di nulla. − risponde e, poco dopo, segue il compagno nel sonno.
   
 
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