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Autore: pilafchan    11/06/2023    1 recensioni
Ciò che più chiamò l’attenzione di Cal, però, furono i suoi occhi. E non per la loro affascinante quanto poco usuale eterocromia, marrone a sinistra, azzurro a destra, bensì perché sembravano profondamente smarriti.
“È il suo nuovo animale domestico, signore?”
***
Approfondimento sull'inizio della vita di Kirie come Alita, appena accennata nei romanzi.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Iason Mink, Riki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questo oneshot approfondisce l'inizio della vita da Alita di Kirie, appena accennata nei romanzi.

Si basa per lo più sulla mia immagnazione (c'era poco o niente attorno a cui costruire) ma alcune parti sono canoniche, come la sfera vermiglia, il 'Riki' ricreato dall'immaginazione di Kirie, e la scena finale con Iason e Raoul seduti in poltrona.

La prima bozza di questo oneshot era stata pubblicata nella mia raccolta 'frammenti di dominio'. L'ho poi approfondita per l'ANK festival 2022 ma non l'avevo mai pubblicata in Italiano.

Perchè pubblicarlo proprio ora, vi chiederete. E' presto detto: perchè il prossimo capitolo della mia long parlerà proprio di Kirie e ritengo possa essere utile aver letto questo oneshot. I due scritti sono strettamente collegati.

Verosimilmente, questo potrebbe essere il primo capitolo di un extra di 'Risorgere dalle ceneri di Herbay' basato sul percorso di Kirie parallelo a quello di tutti gli altri Bison, ma vedremo che ci riserva il futuro. Per ora è solo un colpo e via.

***

Cal osservò sorpreso il suo Maestro Blondie entrare in casa con un giovane umano al guinzaglio. Non era molto alto, aveva morbidi boccoli castani che gli arrivavano al collo e un corpo esile e ben proporzionato. Indossava vestiti succinti a malapena coprenti.

Ciò che più chiamò l’attenzione di Cal, però, furono i suoi occhi. E non per la loro affascinante quanto poco usuale eterocromia marrone a sinistra, azzurro a destra, bensì perché sembravano profondamente smarriti. Lord Iason Mink gli porse un lato del guinzaglio.

“È il suo nuovo animale domestico, signore?” Si azzardò a chiedere il giovane mobile.

“È un animale domestico,” rispose freddamente il Blondie, “ma non rimarrà con noi per molto. Cerca solo di mantenerlo vivo finché non troverò qualcuno a cui regalarlo. Tienilo lontano da me, non lo voglio tra i piedi.”

Cal tirò delicatamente la striscia di cuoio e il ragazzo lo seguì senza opporre resistenza. Prima di portarlo in camera, tornò a rivolgersi al suo maestro. “Questo animale domestico ha un nome, signore?”

“Puoi chiamarlo come vuoi, è un Alita e non ricorda niente della sua vita precedente,” spiegò distrattamente Lord Mink. “La sua mente è stata ripulita ed è un contenitore vuoto, come se fosse nato ieri.”

Alla vista dell'espressione scioccata e vacillante dell'eunuco, troppo umile e ben addestrato per commentare quella scoperta, Iason ritenne opportuno rivedere la sua precedente affermazione.

“Kirie. Chiamalo pure Kirie. Era il nome che aveva a Ceres.”

***

‘Quindi, il primo animale domestico assegnatomi è un Alita, si chiama Kirie e proviene da Ceres. Deve essere cresciuto a Guardian come me. Sembra essere molto giovane,’ pensò Cal, dopo essersi congedato con un inchino e aver chiuso la porta alle sue spalle.

Effettivamente, Kirie non se ne ricordava più ma aveva diciassette anni. Cal, invece, era un ragazzo appena quindicenne che aveva preso servizio come mobile di Iason Mink circa un anno e mezzo prima, appena terminato il periodo d’addestramento che aveva seguito la sua mutilazione genitale.

Il compito principale di un mobile era prendersi cura degli animali domestici, ma Lord Mink non ne aveva mai avuto uno prima d'allora. Un Alita era una scelta poco usuale per un Blondie del rango di Iason, Cal si sarebbe piuttosto aspettato un esemplare di classe A appena uscito dall’accademia, ma non stava a lui commentare quella scelta. Il suo compito era solo eseguire gli ordini.

Sfilò il collare dal collo di Kirie e lo osservò guardarsi intorno incuriosito. Cal aveva ricevuto un addestramento impeccabile. Sapeva tutto sugli animali domestici ma quello degli Alita era un campo a lui ignoto.

“Le do il benvenuto, signorino Kirie, sono Cal e sono al suo servizio. Non esiti a chiedermi qualunque cosa.”

Il ragazzo aprì e richiuse le palpebre con confusione. “Riki?”

“Riki? No, il mio nome è Cal.”

L’Alita camminò verso la grande finestra sul lato est della stanza, la cui vista era spettacolare. Oltre alla scintillante Tanagura e alla movimentata Midas poco più in là, offriva uno scorcio dei bassifondi che, agli occhi dei due ragazzi, appariva come una macchia nera immersa in un mare di luci stroboscopiche.

Kirie la indicò con l'indice. “Riki.”

***

Kirie era un animale domestico impegnativo. Non si esprimeva verbalmente se non con quell'unica, insistente parola. Aveva bisogno di essere assistito anche nei compiti più basilari come espletare i propri bisogni fisiologici nel posto corretto.

Era proprio come Lord Mink aveva detto. Come se Kirie fosse nato ieri.

In compenso era molto obbediente. Mangiava quando gli si diceva di farlo, si stendeva sul letto a comando e si lasciava lavare e condurre ovunque senza opporre resistenza.

Farlo addormentare, però, non era così semplice. Quando veniva lasciato solo con le luci spente, Kirie iniziava a divincolarsi sul letto come in preda a qualche terribile incubo. Cal rimaneva al suo fianco, gli stringeva la mano, gli accarezzava la schiena e gli sussurrava versi calmanti finché il sonno non vinceva la paura.

Kirie rimase in casa Mink per cinque giorni, durante i quali Iason non andò mai a visitarlo né gli richiese alcun tipo d'esibizione privata. Poi, una mattina, il Blondie diede a Cal precise istruzioni.

“Prepara l'Alita, portalo nel laboratorio di Raoul Am e lascialo lì. Torna subito e pulisci a fondo la stanza degli animali domestici. Cambia lenzuola e biancheria. Rendila il più accogliente possibile. Riceverai uno stock di vestiti che dovrai lavare, stirare e riporre nell'armadio. Rifornisci la dispensa con ogni tipo di cibo e bevanda. Acquista sigarette e lattine di birra.”

“Sigarette e lattine di birra, signore?” Gli fece eco il ragazzo, non sicuro di aver compreso bene.

Il Blondie corrugò lo sguardo infastidito. “Qualcosa non è chiaro, Cal?”

“No, signore. Mi scusi. Quando dovrò tornare a prendere il signorino Kirie?”

“Mai. Dal momento in cui lo consegnerai al personale di Raoul, lui smetterà di essere una tua responsabilità. Oggi conoscerai il mio vero animale domestico, per cui assicurati di riceverlo a dovere.”

“Certo, signore.”

Lo stomaco dell’eunuco si chiuse in una morsa. Cosa sarebbe successo a Kirie? Si era affezionato a quel ragazzo così indifeso. Il laboratorio di Lord Am non prometteva nulla di buono.

“Vai subito, non ammetterò ritardi,” ribadì Lord Mink, cieco dell'angoscia del suo servo. “Deve essere tutto pronto per l'arrivo di Riki.”

***

Fu così che Kirie lasciò l'attico di Lord Mink per non farvi mai più ritorno. Cal lo guidò per i corridoi di Eos senza strattonarlo. A Kirie piaceva il guinzaglio, gli trasmetteva sicurezza. Gli piaceva anche Cal, che era molto premuroso. Kirie credeva che la sua vita fosse meravigliosa.

O almeno, lo era quasi sempre. C'era un momento, di solito compreso tra il sonno e la veglia, in cui la sua testa si faceva pesante e nel buio, prendevano forma visi appannati, figure anonime dai contorni soffusi che montavano motociclette oppure gesticolavano con una bottiglia in mano.

Erano senza nome e senza volto. Solo uno di loro aveva i tratti somatici chiari e definiti: pelle bronzea, capelli neri e occhi dall'aria triste come due perle scure su fondo candido. Si chiamava Riki.

Kirie lo amava, ma Riki era sempre arrabbiato, lo ignorava di proposito oppure gli inviava sguardi carichi di disprezzo. Kirie cercava in ogni modo di piacergli e attirare la sua attenzione senza successo. Kirie era convinto che Riki esistesse davvero e che vivesse nella macchia scura che vedeva di notte in lontananza dalla finestra della sua stanza.

La vita di Kirie era meravigliosa finché Cal non lo affidò ad alcuni uomini con un camice bianco. L’eunuco gli accarezzò dolcemente la testa mentre gli diceva addio.

“Comportati bene e fai sempre quello che ti dicono. Non piangere,” ma dovette allontanarsi in fretta perché era lui quello che stava per piangere.

Nel vederlo allontanarsi, Kirie lo chiamò a lungo, ma dal momento che non riusciva a sillabare il suo nome, tutto ciò che emise fu un lamento informe, quasi un ululato. Venne condotto davanti a un uomo alto e biondo con gli occhi verdi, che commentò infastidito: “Che ci fa qua l’Alita?”

“Lo manda Lord Mink, signore,” spiegò uno degli assistenti. “Il suo mobile ha ricevuto istruzioni di lasciarlo a noi.”

L’uomo prese adirato il comunicatore e marcò velocemente un codice.

“Iason, che storia è questa? Perché hai fatto riportare qua il tuo nuovo meticcio? Dopo tutta la fatica che ho fatto per renderlo un animale domestico mansueto e obbediente, me lo rimandi indietro?”

Nella breve pausa che seguì quella dichiarazione, gli occhi verdi dell'uomo si dilatarono con rabbia.

“Riki sta tornando? Ti prego, Iason, lascia perdere quel topo di fogna che non ha fatto altro che causarti problemi. Sbarazzatene una volta per tutte e tieniti quest'altro!”

L'uomo biondo scosse ripetutamente la testa mentre la sua rabbia si trasformava in rassegnazione.

“Fai come vuoi. Sappi solo che secondo me, stai commettendo un grosso errore. Non approverò mai la tua scelta.”

Dopo aver riposto il comunicatore in tasca, il biondo diede al ragazzo un’unica occhiata distratta.

“Rinchiudete l'Alita da qualche parte, nutritelo e mantenetelo in salute. Lo cederemo a qualche pezzo grosso della federazione in cambio di favori politici.”

***

Chi si occupò di lui nei giorni a seguire non era affatto come Cal. Non gli teneva la mano. Non gli cantava canzoni. Non gli parlava. Si limitava a portargli da mangiare e a lavarlo. Kirie era nudo e solo in una piccola stanza buia senza finestre.

Dal momento che gli incubi nella sua testa lo tormentavano senza sosta e non c'era niente che lo distraesse da quei pensieri, Kirie cercò rifugio nella sua immaginazione. Plasmò una sfera vermiglia che reincarnava tutte le sue speranze e i suoi sogni. Essa gli dava calore, respirava con lui e seguiva le pulsazioni del suo cuore.

Kirie la stringeva al petto, la accarezzava, la abbracciava e la baciava. La sfera era magica lo faceva sentir bene. Grazie ad essa, non aveva più paura.

Il globo di luce crebbe e mutò fino a trasformarsi nella cosa che Kirie desiderava di più al mondo. Una forma umana con capelli d'ebano e occhi d’ossidiana.

Era Riki.

Ma non il Riki dei suoi sogni, che lo ignorava deliberatamente. Era un nuovo Riki creato apposta per il suo piacere. Uno che non lo odiava. Un amico immaginario che gli faceva compagnia. Un amante che lo scaldava col suo corpo e con cui esplorare il sesso in tutte le sue variegate forme e posizioni.

Perché la testa di Kirie era sì un guscio vuoto intervallato da ricordi nebulosi e confusi, ma il concetto del sesso gli era stato inculcato artificialmente in profondità. Imposto come un dovere e la più ambita delle aspirazioni.

Il suo Riki era una fonte di piacere e consolazione. Un nutrimento per l’anima con cui parlava e che lo ascoltava. Che lo penetrava e si lasciava penetrare. Kirie lo baciava, leccava, succhiava, mordeva e mangiava. Esso si rigenerava per poi essere mangiato di nuovo. Lo chiamava per nome: “Riki … Riki …" Era la sua gioia e motivo di vita.

***

Tempo dopo, Kirie venne lavato, pettinato e vestito. L’uomo biondo dagli occhi verdi andò prenderlo e gli disse di seguirlo. Kirie obbedì senza protestare, era l’ultimo consiglio che gli aveva dato Cal.

Stanza numero RS-35.

C’era un altro uomo all’interno, anch'egli con lunghi capelli biondi, seduto su una poltrona. A Kirie venne ordinato di accomodarsi vicino a lui sul pavimento.

“Cosa ti avevo detto, Iason? Docile e obbediente. Sarebbe stato un ottimo animale domestico per te, ma no, tu preferisci complicarti la vita!” L’uomo dai capelli verdi si sedette su un'altra poltrona.

“Hai portato quelle registrazioni, Raoul?” Replicò l’altro annoiato.

“Ovviamente. L’Alita è stato un interessante oggetto di studio durante l’ultimo mese. Ha una sagace immaginazione. Sei sicuro di voler fargliele vedere?”

“Ovviamente. Voglio osservare le sue reazioni.”

Un terzo uomo li raggiunse presto. Kirie non aveva bisogno che gli venisse presentato perché lo conosceva bene. Era Riki, ma non quello della sua immaginazione. Era il vero Riki in carne ed ossa.

“Perché rimani lì in piedi? Vieni a sederti con noi,” lo invitò ironicamente il biondo, di cui ora Kirie sapeva il nome: Raoul.

Riki rimase immobile e incredulo. Attraversato da incontenibile gioia, Kirie si alzò in piedi e gli corse incontro sorridendo. Si avvinghiò a lui con urgenza e bisogno. Era il suo Riki! Vi si aggrappò come se da questo dipendesse la sua stessa vita. ‘Ti prego, guardami! Ti prego, parlami! Ti prego, amami!’

Venne però nuovamente respinto. Disgustato e spaventato, Riki indietreggiò fino a sbattere la schiena contro il muro. Kirie provò di nuovo ad abbracciarlo, ma prima che riuscisse a stringergli le braccia intorno alla vita, Riki lo spintonò via e si accasciò al suolo. Le mani premute sull’inguine e il volto distorto dal dolore.

‘È colpa mia? Sono stato io a fargli male?’ si domandò l’Alita.

"Perché non lo lasci stare? Non si sono nemmeno baciati," commentò Raoul, ridendo con discrezione.

"Ho solo dimostrato un punto", rispose Iason senza mezzi termini, ruotando lentamente l'anello della sua mano sinistra e ponendo fine al tormento del meticcio.

"Beh, c'è spazio per i miglioramenti, ma l’Alita ha del potenziale. Ha persino eccitato un po' il tuo animale domestico. Sarà un gradito omaggio per il Sr. Hazell," commentò Lord Am malizioso. Iason rispose con un freddo silenzio.

"Non guardarmi così, non succederà più. Kirie!"

La voce di Raoul fu uno schiocco di frusta. Kirie si voltò verso di lui come se fosse scattato un interruttore e lo seguì fuori dalla stanza.

‘Perché Riki mi ha respinto? Perché non mi vuole?’ Venne riportato nella sua gabbia, dove alcuni androidi di tipo base iniziarono a spogliarlo. ‘Perché Riki soffriva? Perché non ricambia il mio amore?’

Quella sera, quando le luci si spensero e tutto divenne buio, il suo Riki, quello creato da lui per il proprio conforto, non si materializzò, né sarebbe tornato a materializzarsi in futuro.

Kirie rimase completamente solo.

   
 
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