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Autore: Fiore di Giada    18/06/2023    0 recensioni
[Libera di amare/ El privilegio de amar]
[Libera di amare/ El privilegio de amar]− Sai benissimo che non è vero, è stato un tragico incidente. Sai perfettamente che il figlio che stavi aspettando non era di Vittorio. −affermo, implacabile.
− Cosa… − balbetta Vittorio. Mi fa male vedere lo sgomento nei suoi occhi chiari, ma questa menzogna deve finire.
− Non insistere, Andrea… Tu e Vittorio ce l’avete con me e così vi siete inventati questa storia assurda. – afferma lei.
Alzo gli occhi al cielo, poi la fisso ancora. Ma crede di potermi ingannare con simili sceneggiate?
Perfino un idiota si accorgerebbe delle sue menzogne.
Inoltre, finge di non vedere lo sgomento di Vittorio.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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− Di che figlio stai parlando, Tamara? −domando io, il tono apparentemente calmo . L’ira ribolle nella mia anima, ma devo mantenere il controllo dei miei nervi.
Non sopporto più le menzogne di Tamara. Perfino la sua sola vista mi disgusta.
Vittorio ha già sofferto troppo a causa sua.
− Del bambino che stavamo aspettando io e Vittorio. – dice lei, sicura.
Di nuovo, divampa la collera nel mio cuore. Odio quella sua aria da martire.
Vorrei distruggere quel suo viso lacrimoso con un pugno ben assestato.
Quantomeno, avrebbe una valida ragione per piangere e lamentarsi.
Ma devo mantenere la calma.
Lo sguardo ceruleo di Vittorio, confuso, si fissa ora su di me, ora su Tamara.
− Perché non la smetti di mentire e di torturare Vittorio. – continuo, pacato. 
Fisso il mio sguardo nei suoi gelidi occhi chiari. No, non le darò alcuna chance.
Deve sentire su di sé il peso delle mie accuse.
Non le darò tregua, finché non confesserà le sue colpe.
− No… Ho detto la verità… Per colpa di Vittorio il nostro bambino è morto. – insiste lei. 
Il disagio, prepotente, si impadronisce di me e, a stento, freno un moto di nausea. Si è servita di una creatura innocente per un sordido inganno.
Ha scaricato su Vittorio le conseguenze delle sue stupidaggini.
Ricordo bene le lacrime di mio figlio, quando piangeva la perdita di quel bambino sfortunato.
La sua voce, sopraffatta dal rimorso, si spezzava in un flebile mantra di accuse a se stesso.
− Sai benissimo che non è vero, è stato un tragico incidente. Sai perfettamente che il figlio che stavi aspettando non era di Vittorio. −affermo, implacabile.
− Cosa… − balbetta Vittorio. Mi fa male vedere lo sgomento nei suoi occhi chiari, ma questa menzogna deve finire.
− Non insistere, Andrea… Tu e Vittorio ce l’avete con me e così vi siete inventati questa storia assurda. – afferma lei. 
Alzo gli occhi al cielo, poi la fisso ancora. Ma crede di potermi ingannare con simili sceneggiate?
Perfino un idiota si accorgerebbe delle sue menzogne.
Inoltre, finge di non vedere lo sgomento di Vittorio.
− Io non mi sono inventato un bel niente…  Fu proprio tuo padre a dirmi che il figlio che stavi aspettando non era di Vittorio. – concludo. Finalmente, è caduto il suo castello di bugie.
Ma non mi allontano. 
Non lascerò mio figlio solo con la sua pena.
− Non è vero. Tu e Vittorio ce l’avete con me, mi odiate. – mormora.
− Smetti di fare la vittima una buona volta! – interviene Vittorio. La sua voce è flebile, ma alle mie orecchie rimbomba, come un tuono.
Vibra di collera troppo a lungo repressa.
− Come hai potuto? Perché lo hai fatto? – chiede ancora.
Freno un sospiro. La sua ricerca di risposte è comprensibile, ma non si può trasformare il petrolio in acqua.
− Perché ti amavo… − risponde lei.
Roteo gli occhi. Ma mente con coscienza o è convinta delle stupidaggini che dice?
Come si può parlare di amore senza onestà?
Nemmeno io sono arrivato a tali bassezze quando ho tradito Luciana con Lorenza.
− Ma questo non è vero… Tu non mi hai mai amato… − replica lui. Cerca di mantenere la calma, ma non ci riesce.
Avverto la fatica nella sua voce.
Per alcuni istanti, il silenzio cade tra di noi e un senso di gelo sgradevole si impadronisce di me.
E, ne sono sicuro, non è il freddo dell’inverno toscano.
Nemmeno il cappotto riesce a proteggermi da questa sensazione orribile.
− Adesso ricordo… Adesso ricordo che cosa voleva dirmi Nicola quella notte… Che stupido sono stato… Avrei dovuto capirlo…  − mormora. 
− Quanto ti odio, Tamara! Sei un essere spregevole! Io non ti ho mai amata! E ora che tu lo voglia o no dovrai concedermi il divorzio! Ti odio, Tamara! – grida poi. Mi dispiace vedere il suo viso distorto dalla rabbia e dalla sofferenza.
Ma questa pena sarà l’inizio della libertà.
Di scatto, lei si volta, come una belva, e fissa su mio figlio il suo viso distorto dall’ira.
− Mai quanto io odio te! Avevo bisogno di un padre per mio figlio e per questo ho scelto il meglio che c’era sulla piazza, il ricchissimo signor Duval! – replica.
Una risata crudele risuona sulle sue labbra e i suoi occhi, beffardi, si fissano sul volto sofferente di Vittorio.
Freno un nuovo accesso d’ira. Odio Tamara, ma, in questo momento, il mio interesse è mio figlio.
Lui ha bisogno di me e della mia saldezza.
− Adesso capisco… Tu non mi hai mai amato… L’unica cosa che ti interessava erano i soldi. – afferma lui, sempre più sconvolto.
Finalmente, quella donna sta rivelando la sua autentica natura.
− Sì, è vero! Stai molto attento a quello che fai, perché se divorzi da me ti porterò via fino all’ultimo centesimo. – urla.
− Sarei disposto a darti tutto quello che ho pur di essere lasciato in pace, pur di liberarmi di te! E di vivere felice con l’unica donna che amo! – replica mio figlio. L’esasperazione risuona nella sua voce, sempre più aspra.
Quanta amarezza ha accumulato mio figlio, in questi lunghi, terribili mesi.
E sento sempre più il peso delle colpe mie e di Luciana.
Come abbiamo potuto incoraggiarlo ad un passo tanto fallimentare?
− Per questo ho cercato di ammazzarla! Sono stata io a spingerla giù dalle scale! – esplode lei.
Apro gli occhi, sgomento. Non avevo calcolato una simile, dirompente rivelazione.
Ho fatto davvero la scelta giusta?
Mi scuoto e continuo a osservare mio figlio. Lo sgomento deforma il suo viso e i suoi occhi sono umidi di lacrime.
− Allora, è vero quello che dicevano di te… Hai spinto Cristina giù dalle scale, hai tentato di ucciderla! – grida. 
Sono sconvolto. Come abbiamo potuto costringerlo a sposare una donna simile?
Abbiamo messo in pericolo la sua incolumità…
− Tu mi hai obbligato! Tu! Se io non potevo averti, nemmeno lei ti avrebbe avuto! – afferma ancora lei. 
Il disgusto sale fin quasi alla mia bocca e, a stento, freno un nuovo conato di vomito. Continua a non assumersi la responsabilità dei suoi atti.
− Ma che dici, sei impazzita, Tamara? La tua mente è in preda all’odio e al rancore! – grida Vittorio. Le lacrime ormai bagnano il suo viso, distorto dallo sgomento.
Il cuore accelera i battiti e scuoto la testa.
Ne sono sicuro, le sofferenze del mio povero ragazzo non sono finite.
− Perché? Perché ho cercato di vendicare la morte di mio figlio? Quando ho scoperto che non sarei più potuta diventare madre, ho pensato di farla pagare a Cristina! Per questo ho rapito Vittoria! – urla.
Sbarro gli occhi, sgomento, e guardo ora lei, ora lui. 
Mi sembra di essere in uno spettacolo assurdo e il povero Vittorio ne sta sopportando le brutture.
− Cosa? Sei stata tu? – esclama lui. La verità sta crollando sulle sue spalle.
Gira lo sguardo verso di me, poi torna a fissare lei.
E quella domanda, implacabile, ritorna.
Ho fatto la scelta giusta?
Come una marionetta, Tamara continua ad annuire.
− Sì… Tu volevi a tutti costi tornare con Cristina per poter stare vicino a Vittoria e ho pensato che, se avessi rapito tua figlia, saresti tornato con me… L’ho fatto per amore… − mormora lei.
Un brivido sgradevole attraversa la mia schiena. La sua voce sembra una cantilena…
− Quale amore, Tamara? E’ meglio che tu te ne vada, perché… − replica.
La rabbia annebbia la sua mente e si lancia contro di lei.
D’istinto, gli stringo il braccio. Per fortuna, ho continuato a praticare attività sportiva.
− No, lascia stare, non ne vale la pena. – mormoro, pacato. Non deve rovinarsi l’esistenza per lei.
Il suo corpo, prima rigido, si rilassa. La sua razionalità ha sovrastato la sua pena.
− No… Non riuscirai a sbarazzarti di me… Non mi abbandonerai, perché io ti amo. − afferma lei.
Prova ad abbracciarlo, ma Vittorio, con un gesto risoluto, quasi schifato, la allontana.
E non posso dargli torto.
− Ti odio! Ti odierò fino alla fine dei miei giorni! Mi fai schifo! − grida. Una simile scoperta sta distruggendo il suo cuore.
Ma sono felice del suo gesto, così fermo.
Sta reclamando il suo diritto alla serenità.
− No… Tu mi devi amare, capisci? Mi devi amare...− ripete lei, con la sua voce ormai cantilenante.
Quel tono mi fa rabbrividire, ma non ci bado.
Siamo all’ultimo atto di questo spettacolo demenziale.
− No! Io non ti amerò mai! Nessuno al mondo riuscirebbe ad amarti, nessuno! − ribatte lui, gli occhi ardenti d’odio. Vuole riversare su di lei le sofferenze da lui patite.
− No, stai zitto… Stai zitto! − piagnucola lei.
Poco dopo, ormai priva di argomenti, si allontana sulle scale del cimitero delle Porte Sante.
Per alcuni istanti, lo sguardo di Vittorio si fissa sulle tombe.
Vi sono dei capolavori d’arte, ma il suo cuore non riesce a godere di tale bellezza.
A passo rapido, mi avvicino a lui e gli sfioro le guance, umide di lacrime. 
Fissa i suoi occhi nei miei, poi, di schianto, crolla tra le mie braccia.
Piange e stringe le sue braccia attorno alle mie spalle.  Cerca, in me, una concretezza che sente di non avere più.
− Non trattenerti. Piangi, fino a quando ti sentirai senza forze. − mormoro. 
D’istinto, soffoca le sue grida contro il mio cappotto e io aumento la forza del mio abbraccio. Sì, Vittorio, non frenare le tue lacrime.
Piangile, figlio mio, poi non indugiare in rimpianti insensati.
La verità, presto, ti renderà libero. 

 
   
 
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