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Autore: _KyRa_    14/09/2009    8 recensioni
Era passato un anno. Esatto, già un anno era trascorso dal giorno in cui avevo conosciuto i Tokio Hotel. E quasi un anno era passato dalla mia relazione con Tom che, magicamente, eravamo riusciti a mantenere solida. Certo i problemi non mancavano, ma qual'era quella coppia che non ne aveva?
[Sequel di "Looking for happiness"]
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Beats Of My Heart ~'
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capitolo 1

Capitolo 1


Era passato un anno. Esatto, già un anno era trascorso dal giorno in cui avevo conosciuto i Tokio Hotel. E quasi un anno era passato dalla mia relazione con Tom che, magicamente, eravamo riusciti a mantenere solida. Certo i problemi non mancavano, ma qual'era quella coppia che non ne aveva? Per problemi si intendeva il disordine in camera, la non-collaborazione in casa e “cazzate varie” come le definiva lui. Io le definivo “regole essenziali per una convivenza indolore”.

Il mio adorabile paparino, chiuso in prigione, fortunatamente non l'avevo più visto e non ci tenevo neanche ad andarlo a trovare. Mi aveva semplicemente rovinato la vita e perchè render conto a persone che ti rovinano la vita? Io optai per il no. Non se lo meritava il mio interesse. E per questo avevo anche potuto festeggiare i miei tanto attesi diciotto anni in santa pace. Cosa ancora più fantastica ed assurda fu che Tom mi aveva regalato la macchina. Una splendida BMW nera. Cosa potevo chiedere di più? Ovviamente io ero rimasta esterrefatta da un gesto del genere e mi sentivo anche in colpa, ma lui mi aveva sempre assicurato di non preoccuparmi: i soldi non gli mancavano. Quello era poco ma sicuro.

Io avevo finalmente trovato un lavoro. Un lavoretto molto semplice, come un altro. Facevo la barista, solamente al mattino, perciò mi era andata anche bene. Di lavorare una giornata intera non ne avevo assolutamente voglia e Tom me l'aveva categoricamente proibito, dicendo che quel fatto avrebbe intaccato la nostra relazione dato che di lavoro ne aveva già troppo lui.

L'unica cosa che non era cambiata, assieme alla mia storia con Tom, era la convivenza con gli altri tre squinternati. Come avrei potuto abbandonarli? Sinceramente non me l'ero sentita di cercare casa e loro non erano neanche d'accordo. Mi avevano sempre fatto capire che non ero un peso... anzi.

Me ne stavo in salotto, seduta comodamente sul divano, a sfogliare un giornale mentre la mia testa viaggiava altrove. Tra qualche giorno Tom e Bill avrebbero compiuto vent'anni ed io avrei dovuto inventarmi qualcosa di sensato e carino. Certo, non potevo arrivare ai livelli della BMW di Tom, ma avrei cercato di arrivarci almeno vicina di importanza. Quant'erano difficili i ragazzi! Avevo giusto tre giorni di tempo. Il primo settembre sarebbe arrivato in fretta e io mi dovevo muovere. Decisi di andare a chiedere consiglio al mio amico rosso. Mi alzai saltellante dal divano e salii di corsa le scale fino a che non arrivai davanti alla porta della stanza di Georg. Bussai un paio di volte ed attesi una risposta.

-Avanti- sentii dall'altra parte. Io aprii la porta e mi affacciai con la testa. -Tesoro- mi sorrise. -Vieni, entra- disse poi. Io chiusi la porta e mi avvicinai a lui fino a sedermi sul suo letto.

-Sono in crisi- dissi. Il bassista scoppiò a ridere.

-E quando mai tu non sei in crisi? Sentiamo... che ti rende perplessa?- ridacchiò osservandomi attentamente.

-Riguarda il compleanno di Tom e Bill. Non so che regalo fare- cantilenai. Sul suo volto si estese un sorriso divertito ed intenerito allo stesso tempo.

-Tesoro, qualunque cosa tu faccia a loro, saranno contenti comunque. Non devi farti mettere in soggezione dalla macchina che ti ha regalato Tom- mi disse come se mi avesse letto nel pensiero. -Ti ha fatto quel regalo perchè era nelle sue possibilità. Tu gli farai un regalo che sarà nelle tue di possibilità invece- concluse.

-Mi sento così in imbarazzo- borbottai spalmandomi la mano sul viso.

-Non devi. Saranno contenti comunque. L'importante è il gesto- mi sorrise rassicurante togliendomi la mano dal mio viso, evitando di farmi rovinare la mia povera pelle.

-D'accordo, lo spero, anche se non ne sono del tutto sicura- commentai di nuovo.

-Tom ti ama lo stesso- ridacchiò Georg. Io sorrisi abbassando lo sguardo. -Io ancora non ci credo- aggiunse. Alzai le sopracciglia guardando il vuoto.

-A chi lo dici- sussurrai. -Gli daremo il premio Nobel- aggiunsi sarcastica. Georg ridacchiò. Decisi di togliere il disturbo alzandomi dal letto.

-Bene, io me ne vado, grazie per il consiglio- gli sorrisi schioccandogli un grosso bacio sulla guancia.

-Non c'è di che. Quando vuoi- mi rispose osservandomi alle mie spalle mentre io uscivo dalla sua stanza. Una volta fuori sospirai e mi voltai a guardare la porta della camera di Tom, dentro la quale stava sonnecchiando. Scossi la testa confusa e scesi le scale rimettendo in moto il cervello. Arrivai in cucina dove trovai Bill che scribacchiava qualcosa su un foglio. Sicuramente doveva essere una nuova canzone, come l'avevo visto fare un anno prima, i primi tempi in cui mi ero stabilita in quello studio di registrazione. Si erano presi un'altra pausa, dopo un anno di lavoro ininterrotto. Questa pausa sarebbe durata un mesetto. Forse non bastava per farli riposare ma era il massimo che si potesse pretendere.

-La cucina ti da molta ispirazione devo dire- sorrisi osservando il mio “cognatino”, come lo chiamavo, sulla porta. Il ragazzo alzò lo sguardo su di me e si illuminò mostrando la sua dentatura quasi perfetta, come quella del fratello. -Anche l'anno scorso ti ho beccato a scrivere in cucina- continuai avvicinandomi e sedendomi affianco a lui.

-Già, la sera in cui Tom si è schiantato contro la porta come un coglione- sorrise ripensando alla scena.

-Sì, me n'ero quasi dimenticata- ridacchiai divertita. -Che scena- commentai osservando Bill che rileggeva quello che aveva scritto. Forse era arrivato il momento di indagare un po'. -Senti Bill...- cominciai. -Stavo pensando, no...- lui alzò lo sguardo su di me piuttosto incuriosito. -Ehm, in questo periodo... a te e Tom, tipo, cosa vi piacerebbe fare? Insomma, è tanto che non facciamo qualcosa insieme dato che siete stati impegnati un anno intero. Oppure non so... sentite l'esigenza di qualcosa in particolare?- lo guardavo attentamente mentre la mia mente continuava a ripetermi “Ti sgama, ti sgama”. Lui guardò qualche secondo il vuoto con un'espressione pensierosa. Poi alzò le spalle.

-Mah, sinceramente nulla in particolare, perchè?- mi chiese. Io sussultai appena.

-No, niente, così. Semplice curiosità- sorrisi cercando di risultare con la coscienza pulita. Mi guardò ancora qualche secondo interrogativo fino a che non sentimmo dei passi veloci scendere per le scale. Mi voltai e sorrisi quando vidi entrare in cucina Tom. Aveva ancora gli occhi leggermente socchiusi dato che si era appena svegliato. Mi abbracciò da dietro e mi stampò un bacio sul collo. Poi fece il giro del tavolo e si sedette di fronte a me, con suo fratello a capotavola. -Dormito bene?- gli chiesi dolcemente. Lui annuì entusiasta come un bambino suscitando in me delle risate. Ad un tratto mi venne in mente una cosa. Da parecchie settimane un pensiero mi balenava per la testa e ne volevo parlare con Tom. -Amore- lo chiamai. Lui mi guardò sorridendo.

-Che c'è, piccola?- mi chiese dolcemente come sempre. Io mi feci timida timida.

-Ti volevo chiedere una cosa... non è che... insomma, non è che, uno di questi giorni, potresti accompagnarmi in clinica da mia madre?- gli chiesi timorosa di una sua risposta. Non sapevo neanche perchè avessi paura di una risposta negativa. Tom era sempre comprensivo con me. Lo vidi guardarmi per qualche secondo e poi sorridermi con tenerezza infinita.

-Tesoro, certo che ti accompagno. Sapevo che sarebbe arrivato il momento in cui avresti voluto rivedere tua madre- disse prendendomi una mano tra le sue, sul tavolo, e accarezzandomela. Bill spostava lo sguardo da l'uno all'altra. Sembrava stesse per scoppiare a piangere. Tirò rumorosamente su col naso. Noi ci voltammo a guardarlo.

-Continuate pure, non badate a me- disse subito, tirando fuori dalla sua tasca un fazzoletto ed asciugandosi gli occhi lucidi. Io e Tom ridacchiammo e poi tornammo a guardarci.

-Grazie. È da un po' che ci penso. Adesso dovrebbe essere già migliorata. Insomma, è passato quasi un anno da quando l'hanno messa in quella clinica. Forse adesso riuscirà a riconoscermi- sussurrai abbassando lo sguardo sulle mani di Tom strette alla mia.

-Ma certo che ti riconoscerà, piccola- mi sorrise Tom. -Così posso finalmente conoscere la mamma della mia fidanzata... in circostanze diverse- disse impacciato, portandosi una mano dietro alla nuca. Sapevo che gli era rimasta ancora impressa la giornata mostruosa a casa mia, quando mio padre l'aveva aggredito. Quel giorno, Tom aveva realmente rischiato la vita e l'aveva rischiata per me. Di quello gliene sarei stata per sempre grata.

-Penso che sia la decisione più giusta, tesoro- intervenne Bill, una volta ripresosi dal suo crollo. Io sorrisi leggermente. Non ero del tutto convinta di quella mia decisione, ma prima o poi avrei dovuto farlo. -Beh, io vi lascio da soli- disse poi alzandosi dalla sedia e uscendo dalla cucina.

-Quando vuoi andare?- mi chiese Tom.

-Non lo so- risposi sinceramente.

-Te la sentiresti domani?- continuò. Mi venne in mente che dovevo andare in giro e trovare qualcosa per quel benedetto compleanno. Non avrei potuto.

-Ehm, no, domani no. Pensavo dopo il vostro compleanno. Per il momento voglio stare tranquilla- dissi abbassando lo sguardo.

-D'accordo, piccola. Quando vuoi andare me lo dici- mi disse avvicinandosi oltre al tavolo per darmi un bacio sulla fronte, accarezzandomi i capelli.

-Grazie- sussurrai ad occhi chiusi mentre mi godevo quella piacevole sensazione delle sue labbra sulla mia pelle. Sì, le stesse emozioni del primo giorno in cui ci eravamo messi insieme. Non cessavano. Innamorata di lui sempre di più.

-Figurati, ti amo- rispose staccandosi da me.

-Anch'io-.


*


Stavo portando un pezzo di carne alla bocca, seduta affianco a Tom con tutti gli altri attorno al tavolo, compreso Saki. Quella sera aveva deciso di venire a farci compagnia. Seguivo divertita le risate e le chiacchiere tra lui e David.

-Domani volevo andare a fare un po' di shopping- mentii ad un tratto. Bill, davanti a me, si illuminò in un sorriso radioso.

-Sì! Ti accompagno, anche io devo fare un po' di shopping!- esclamò entusiasta. Io sgranai gli occhi evitando di strozzarmi.

-No!- urlai troppo in fretta. Tutti mi osservarono perplessi. -Ehm, no... cioè, tu avrai da fare. Poi mi perderò in negozi da donna e cose così, ti annoieresti- cercai di sorridere. Lui scrollò le spalle tornando a sorridere.

-No, non mi annoio, che problema c'è. Ti accompagno volentieri- disse portandosi alla bocca un altro pezzo di carne. Mi diedi mentalmente della cretina. Dovevo immaginarlo. Solitamente quando si parlava di shopping lui scattava subito sull'attenti. Scambiai un'occhiata con Georg che mi capì al volo.

-Bill, che ne dici invece se domani non vieni con me a fare un giro?- gli propose.

-No, voglio andare a fare shopping con Sara- ribattè tranquillamente il rasta.

-E se ci mettessimo tutti qui a ideare altri testi?- si intromise anche Gustav. Bill sbuffò posando poco gentilmente la forchetta sul piatto.

-Posso andare a fare shopping con Sara?!- esclamò scocciato.

-Sì, certo- balbettò Georg. Io abbassai lo sguardo sul mio piatto. Avrei dovuto sudare e non poco il giorno dopo.

-Fratellino, vieni anche tu?- gli chiese Bill. Volevo andare a sbattere trecento volte la testa contro il frigorifero. Di male in peggio.

-No, lo sai che quando voi due fate shopping non riesco a starvi dietro. Divertitevi da soli- borbottò il moro. Io feci un sospiro di sollievo senza farmi notare. Finito di mangiare rimanemmo a chiacchierare per una buona mezz'ora al tavolo, fino a che il sonno non prese il sopravvento. -Cucciola, andiamo a nanna?- mi disse ad un tratto Tom. Io annuii con gli occhi socchiusi lasciandomi prendere per mano. Ci alzammo e, data la buona notte a tutti, salimmo le scale. Ci lavammo i denti insieme dandoci ogni tanto delle fiancate per gioco, fino a che non ci stringemmo sotto le coperte a sonnecchiare come bimbi.

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Note finali: ecco qua il sequel di Looking for happiness ^^ spero tanto che vi possa piacere.

Spero anche di trovare tutte le lettrici che conosco e anche delle nuove, mi farebbe davvero piacere trovare tanti commenti anche di gente nuova ^^

Baci

  
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