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Autore: HLumacorno    24/06/2023    0 recensioni
La storia che presento riguarda tre giovani pirati che riescono a giocare con la loro sorte in modo da permettere la fuga da tre forche che sembrano spietatamente asppettarli.
La storia ha un ritmo lineare anche se molte azioni sono svincolate da un perché.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: De-Aging | Avvertimenti: nessuno
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Il gioco sembrava durare da anni, sembrava che i volti e le persone che abitassero quel piccolo stanzino durassero da anni.

Non cambiava nulla, niente sembrava interpretare una novità importante,  o perlomeno simbolica.

Il più grande del gruppo sembrava apparire disinvolto o perlomeno non stanco.

Appoggiò il gomito sul legno massiccio e ascoltò il rumore di ciò che sembrava accadere o perlomeno succedere.

In mano aveva un piccolo foglio in carta ingiallita e nell’altra reggeva un piccolo sacchetto che sembrasse contenere dei dadi.

Scivolò presto il foglio sul tavolo e ripetè che il foglio aveva ragione.

Il secondo nella stanza era buio su un piccolo volume che sembrava essere stato impaginato da un Dio, nell’altra mano reggeva un piccolo liuto a 4 corde che teneva stretto tra il gomito e la coscia.

I due sedevano ai poli opposti di un piccolo tavolo in ottone.

Quando il primo sgusciò i dadi dal piccolo sacchetto in velluto il secondo si scaraventò aggressivamente contro il suo sguardo truce, lo fissò così intensamente che il primo sembrò rotolare dalla sedia come avesse ricevuto un pugno.

Il terzo uscì rapidamente dalla sala e quando fu fuori annusò l’aria salmastra con tutto il naso che aveva in volto.

Era una barca.

Perché si giocava così tanto, cosa era il gioco per loro che erano i più disgraziati sulla faccia della terra?

Qual’era la posta in palio per loro?

Quando la barca sembrò aver sistemato il suo dondolare, un ragazzo in divisa della marina invitò i prigionieri a rientrare e a tentare nuova fortuna giocando.

Il gioco procedeva ancora più fitto dopo mezz'ora’ di dondolio, il disegno dei dadi era molto strano, sembrava premiare i numeri dispari.

Dopo un altra buona mezz’ora di nave la figura era stata completamente capovolta, e fu pronta la cena.

Quella sera avrebbero mangiato zuppa di razza e pane raffermo.

Il giorno seguente i tre giovani detenuti furono scortati fuori dalla barca e furono condotti per le vie della città principale, dove sembrava che la gente quasi si divertisse ad essere calma.

Al centro della piazza principale troneggiavano tre cappi pendenti da un nodo scorsoio.

I tamburi rumoreggiavano nella piazza a ritmi regolari e poco originali.

I tre furono condotti nelle galere a passo lento in attesa che avessero avuto un processo.

La galera per il piccolo gruppo non era una novità, ciò che sembrava fosse una novità era quella corda in canapa fine che il giorno dopo avrebbe raso il collo dei tre.

Il primo frugò rapidamente nella tasca sinistra e trovò due monete di rame ed un piccolo fiammifero.

Quando fu sera i coraggi sembrarono essere evaporati, il gruppo temeva in maniera seria per se e per ciò che sarebbe stato.

Il terzo, il meno loquace, strinse le mani giunte al petto ed intonò una preghiera.

Paonazzo in volto sembrò che i tre avessero appena avuto una punizione celeste, un orrore per crimini commessi chi sa da chi.

E fu giorno quando i tre cerchi sembravano aspettare il terzetto, le guardie scortavano strettamente i tre uomini sotto un cappuccio bianco.

Quando i tre furono sul punto dell’esecuzione, la folla si girò rapidamente dall’altra parte.

Quando il bracciale dei gendarmi slegò il polso sinistro dell’uomo non trovò più ne il primo ne il terzo e del secondo rimase solo un piccolo pugnale ed un biglietto.

I gendarmi sembrarono smarriti e perplessi, proprio perché quelle tre forche avrebbero aspettato molto più a lungo.

Non avrebbero avuto soddisfazione.

La vita di mare per quei tre pirati sebbene fosse dura cominciava ad essere conosciuta.

   
 
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