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Autore: elenabastet    25/06/2023    2 recensioni
Una storia post episodio 28 di Lady Oscar in cui le cose sono andate in maniera diversa tra Oscar e André. Lo so, sono monotona, ma è più forte di me..
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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LA CARNE DELLA ROSA

 

Rating: un po’ hot, amore comunque consensuale

Fandom: Lady Oscar.

Note: un universo alternativo post episodio 28, dove le cose sono andate in maniera diversa, ed Oscar ha capito prima certe cose.

 

La luce del tardo pomeriggio illuminava bene il nome suo e quello di André incisi sul legno della stalla, a due passi dal suo volto. Qualche giorno prima quei due nomi le avevano trasmesso un forte senso di nostalgia per un’età perduta, ma ora si sentiva diversa, anche se un po’ di quella nostalgia c’era ancora.

La paglia, attraverso la coperta che era stata stesa sopra, era gradevole e non pungeva e rendeva l’insieme ancora più intimo e gradevole. Era stretta al suo petto da dietro, una sua mano sul cuore, l’altra sul basso ventre, il respiro di lui tra i suoi capelli, sereno.

Non stava dormendo, non era ancora ora, e nemmeno André. Due giorni prima c’era stato quel confronto tra di loro, quello scontro fisico con quella dichiarazione improvvisa, e dal loro dolore era nato qualcosa di imprevisto con cui ora entrambi dovevano fare i conti.

Nei romanzi chiamavano quella cosa passione, o desiderio, con André c’era sempre stata complicità, stima, amicizia, simpatia, e ora c’era anche questo, come se fosse la cosa più naturale, esplosa tra di loro come un temporale dopo la dichiarazione di lui e non ancora placata.

“Oscar...”, sussurrò lui nel suo orecchio, con un tono di voce dolcissimo ma eccitante alla stessa maniera. André era sempre stato gioioso e burlone, ma non l’aveva mai visto come da due giorni a quella parte.

Oscar mise la sua mano sopra la sua sul basso ventre e si strinse a lui, sentendo il sesso di André contro il suo bacino.

“Eravamo felici da bambini...”, disse Oscar guardando i loro nomi incisi. Ma forse potevano esserlo anche da adulti, si era tormentata per anni con un amore impossibile per Fersen, e ora cosa ne era rimasto? Lei però aveva fatto la sua scelta, lasciare la guardia reale, e non sarebbe tornata indietro per nessun motivo. Poteva essere solo un soldato, lo sapeva bene.

André sospirò, mentre Oscar voltava il capo verso di lui e gli dava un rapido bacio. Da bambini si baciavano spesso in volto ma non sulle labbra, si abbracciavano, dormivano insieme, poi gli era stato vietato, e negli ultimi due giorni avevano ripreso, ma non certo come quando erano piccoli.

“Se vogliamo, possiamo esserlo anche adesso”, disse André, accarezzando dolcemente ma con insistenza il capezzolo sinistro di Oscar con una mano, mentre con l’altra scese più in basso sotto il ventre, strappandole un gemito flebile, non certo di dolore. Oscar sentì in lontananza quella sensazione ormai familiare di calore languido, tanto piacevole e che non riusciva a controllare e che strappava ad André un sorriso birichino e dolce, visto che era lui a provocare tutto.

André si bloccò un attimo e le disse:

“Perdonami, io avevo giurato di non farti più...”

Oscar sorrise lievemente:

“Tu non hai niente da farti perdonare.” E poi volle che ricominciasse a toccarla.

André era l’uomo migliore che si potesse pensare di incontrare, buono, dolce, compassionevole, coraggioso, leale… ma in quel momento era altro quello che la legava a lui, Oscar gli si strusciò contro e si abbandonò alle sue carezze. Gli piaceva prendersi cura di lei, solo che Oscar non aveva mai pensato a quel modo fino a due giorni prima.

“Se senti male o non ti piace dimmelo...”, disse André con voce roca. A volte credeva di sognare, un sogno lungo due giorni, a volte si sentiva in colpa per quello che era successo, per non riuscire a controllare il suo desiderio, ma ogni tanto cominciava a capire che Oscar, la sua Oscar comunque, apprezzava cosa stavano facendo.

La vita di Oscar era stata sempre dovere, disciplina, mancanza di affetto, così come glielo aveva imposto il padre, e senz’altro le erano mancate alcune cose, la dolcezza, l’essere coccolata, potersi far vedere anche vulnerabile e anche essere amata senza riserve, per la donna che era.

André capiva che ad Oscar in quel momento piaceva stare lì insieme, sentiva il suo cuore palpitare, il suo seno inturgidirsi mentre lei sospirava, il suo scrigno segreto accoglierlo e avvolgerlo con la sua rugiada. Anche lui adorava quei momenti, ne era valsa la pena, era tutto quello che aveva sempre desiderato e non poteva lasciarla, mai.

“Tu non mi faresti mai del male”, disse Oscar con dolcezza. Era vero, non c’era mai stato niente di sgradevole da parte di André, anche quando era scomodo nelle sue affermazioni, anche adesso che le aveva mostrato il volto del desiderio e della passione. Ma era stato tutto naturale, come se l’avessero sempre fatto e condiviso.

André la abbracciò più stretta e la baciò sulla cicatrice della ferita di tanti anni prima sulla spalla, quando una banda di malfattori li avevano aggrediti in una radura poco lontano.

“Quanta paura ho avuto di perderti allora… come quella volta che offristi la tua vita al posto della mia e poi eri ferita...”

“Anch’io ho avuto paura di perderti quando ti hanno ferito all’occhio”, disse Oscar e pian piano si voltò tra le braccia di André, in modo da fronteggiarlo.

“Non posso essere altro che un soldato”, aggiunse.

“Ma io ti amo per quello che sei e non vorrei mai che tu cambiassi. Solo, non devi cancellare di essere nata donna, perché non puoi”, disse André, sentendo che il suo corpo lo stava tradendo di nuovo, la stava di nuovo desiderando, e capendo che ad Oscar la cosa non spiaceva, anzi.

“E comunque, anch’io sono un soldato, ci somigliamo, non credi?”, disse André e lei annuì.

Ripresero a baciarsi e Oscar si abbandonò ai baci e alle carezze di André, era qualcosa di nuovo ma di cui non poteva fare a meno, la faceva sentire bene, completa, appagata.

Ad un tratto Oscar disse:

“Dovremmo tornare in casa, tra poco sarà pronta la cena...”

“Già, fare certe cose mette fame”, disse André un po’ dispiaciuto, dando ancora un bacio sul seno di Oscar.

“André”, disse lei cercando di mantenere un po’ di controllo, “tu non sei e non sarai mai un servo per me, voglio solo che tu sia felice e non corra rischi.”

“Sapessi quanto lo sono in questo momento”, disse André cullandola e accarezzandola, “vedi cosa vuol dire non essere un uomo? Capiresti come mi sento e capiresti anche altre cose...”

“Ma anch’io sto bene con te”, disse Oscar, rispondendo ai suoi baci e accarezzando in maniera sempre meno goffa lui. Cosa pensava, che a lei non piacesse questo?

“Allora adesso ci ricomponiamo e andiamo a mangiare”, disse André staccandosi da lei e porgendole un mastello d’acqua con un panno per detergersi.

“Fallo tu”, disse Oscar, stupendosi poi della sua audacia e si beò di quel panno fresco che André le passava addosso, dove si erano amati e stretti. Non riusciva a stare lontana da lui.

“Andrai in Normandia in attesa di prendere il comando dei Soldati della Guardia?”, chiese André una volta che si furono rivestiti.

“Sì. Tu sei libero di fare quello che vuoi, non sei più il mio attendente”, rispose Oscar. Ma sei qualcos’altro, qualcosa di cui non posso fare a meno.

“E se volessi venire con te?”, chiese André.

“Puoi fare quello che vuoi”, disse ancora lei, lanciandogli uno sguardo timido. Sarebbe venuto con lei, così come l’avrebbe raggiunta in camera anche quella notte. No, non poteva vivere lontana da lui, e nemmeno voleva che rischiasse ancora la sua incolumità.

“Ottimo, direi”, disse André e la prese per mano, come quando erano bambini. Arrivarono così a palazzo per mangiare, come da piccoli dopo una giornata di scorribande.

“Sai, preferisco adesso”, le disse ad un tratto André. Oscar lo guardò e per la prima volta ammise che era dove e con chi voleva essere. Il mondo poteva crollare, il mondo sarebbe crollato, André gliel’aveva detto, ma ora c’era un altro mondo da costruire, il loro.

Più tardi, in camera, si abbracciarono nel suo letto, dove tutto era cominciato due notti prima.

“Cerchiamo di dormire un po’, il viaggio sarà lungo”, disse André saggiamente.

“Hai ragione”, rispose Oscar. No, non poteva vivere senza André, pensò egoisticamente, ora più che mai, che si sentiva sbocciata ad una vita nuova. Una vita di cui lui avrebbe continuato a fare parte.

“Sarò sempre un soldato che pensa a combattere”, gli disse ad un tratto.

“Ed io il soldato vicino a te giorno e notte, in battaglia e non solo, non c’è solo morte, sangue e distruzione a questo mondo, tu sei anche molto altro”, mormorò André.

Certo, ora sapeva che André aveva ragione. Lo baciò sulla guancia come quando erano bambini. Non poteva essere solo un soldato, lo sapeva meglio di lui, ma era la cosa che le riusciva meglio. Ma di colpo, pensare che sarebbe comunque sempre rimasta una rosa anziché diventare un lillà le fece piacere. Una rosa amata da André con tutte le sue spine, qualunque cosa fosse successa in futuro, una rosa viva, fatta di carne e sangue. E il futuro non le faceva più paura, se André era accanto a lei, come sempre e per sempre, qualunque cosa fosse successa. Qualunque fosse stata la durata di quel loro futuro e di quei giorni, le rose, lei lo sapeva, sono bellissime ma non hanno vita lunga…

  
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