Anime & Manga > Ushio e Tora
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Autore: ShawnSpenstar    27/06/2023    0 recensioni
Un demone dai molti nomi e dalle molte esistenze perennemente alla ricerca di qualcosa, un ragazzino di undici anni appena uscito da un mondo di dolore e sangue che cerca di ricostruire se stesso, un liceale che guarda al futuro senza riuscire a liberarsi delle catene dei suoi passati e un altro ragazzino costretto a fare i conti con una perdita che, dopo tutti gli eventi assurdi della sua vita, mai avrebbe immaginato in questo modo.
Quattro personaggi, quattro storie e quattro vite accomunate solo dal fatto di aver accanto amici capaci di mostrargli la retta via e dal fatto di essere state raccontate e disegnate dalla stessa penna.
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Più che un crossover un personale tributo al grande Kazuhiro Fujita, il più sottovalutato autore di battle shonen che abbia avuto la fortuna di leggere, e alle sue quattro opere maggiori.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Nessun posto è come Casa
 
 
 
 
Se a Shagakusha avessero chiesto che cosa fosse per lui casa egli probabilmente avrebbe descritto una famiglia e, sin dall’inizio, avrebbe sbagliato perché loro una famiglia, almeno formalmente, non lo erano mai stati.
 
Eppure come descrivere in altro modo il calore che aveva provato la prima volta che Rahma gli aveva parlato, la pace che lo pervadeva nell’osservare la sorella del bambino mentre seminava speranzosa un campo arido e difficile, la commozione e la felicità che gli aveva dato ricevere da loro la prima ciotola di zuppa.
Se Shagakusha fosse stato davvero l’eroe forte e coraggioso che Rahma diceva, quella stessa notte gli avrebbe chiesto di partire con lui, di andarsene da quel luogo che per loro era solo disprezzo, violenza e fame per trovare piuttosto una terra nuova dove ricominciare a vivere tutti insieme come una vera famiglia. Se fosse stato un eroe forte e coraggioso gli avrebbe detto che li amava… ma lui era solo un vigliacco.
 
Si, se a Shagakusha avessero chiesto che cosa fosse per lui casa egli avrebbe descritto una famiglia… e sarebbe scoppiato in lacrime.
 
 
 
Se a Nagatobimaru avessero chiesto cosa fosse per lui casa egli probabilmente avrebbe descritto un luogo, anzi una serie di luoghi, tutti uguali, in un arco di cinque secoli.
 
Lo scenario era in effetti più o meno sempre lo stesso: lui, lo Yokai conosciuto come Azafuse, seduto al centro di una radura in una foresta sopra una pila di cadaveri umani e demoniaci, con tra le fauci un bel pezzo di carne solitamente umana e la mente rivolta alla sua vendetta contro Hakumen no Mono come in un quadro replicato eternamente identico dal pittore quasi ogni giorno; un quadro in cui sarebbe stato quasi impossibile per chiunque riconoscere il “bambino maledetto” che era stato.
Non sarebbe mai più ritornato a quella situazione, aveva promesso a se stesso. Il giorno della sua trasformazione in demone aveva significato per lui la morte del bambino maltrattato e dell’uomo disprezzato e la nascita al loro posto di una creatura potente e temuta da tutti; qualcuno che nessuno si sarebbe mai più permesso di guardare dall’alto in basso.
Sarebbe, anzi, stato lui a guardare dall’alto Hakumen no Mono, il giorno in cui finalmente l’avrebbe ucciso.
 
Si, se a Nagatobimaru avessero chiesto cosa fosse per lui casa egli avrebbe descritto un luogo… e nient’altro perché non avrebbe avuto nient’altro da dire.
 
 
 
Se, durante la sua prima vita, a Tora avessero chiesto cosa fosse per lui casa egli probabilmente avrebbe descritto un giorno senza nome ma che sapeva di aver inconsciamente sognato sin dal momento della sua nascita, quando una stella nera cadde dal cielo.
 
Se la vulgata popolare afferma che, in punto di morte, al morente scorra davanti agli occhi come un film allora per lui quel momento era durato tutta la giornata: era infatti stato prima Nagatobimaru, il “mostro”, nel momento in cui aveva ucciso Nagare; era poi stato gravemente ferito e nel suo stato d’incoscienza aveva ricevuto da Mayuko la stessa confessione che Shagakusha aveva sognato di fare duemila anni prima alla sorella di Rahma; infine era rinato proprio come lui, Shagakusha l’eroe, per combattere nella sua corazza di Azafuse il malefico demone bianco accanto a Ushio, il suo migliore amico.
 
Era assurdo. Se qualcuno gli avesse detto, il giorno in cui aveva conosciuto quel ragazzo, che questi sarebbero stati i suoi pensieri in punto di morte probabilmente gli avrebbe sonoramente riso in faccia prima di ribadire che una simile frase per lui era impossibile anche solo da immaginare.
Ma quello era il giorno della caduta di Hakumen no Mono; l’impossibile aveva smesso di esistere.
 
Si, se durante la sua prima vita a Tora avessero chiesto cosa fosse per lui casa egli avrebbe descritto un giorno… il suo ultimo giorno.
 
 
 
Se, durante la sua nuova vita, a Tora avessero chiesto cosa fosse per lui casa egli probabilmente avrebbe descritto una famiglia appena divenuta tale, un luogo sacro e un giorno di metà giugno (il 14 per la precisione) sei anni dopo la sconfitta di Hakumen.
 
Era un giorno particolare, insolitamente fresco per il periodo, ma non era quello a renderlo un giorno speciale per i due abitanti dell’edificio sul cui tetto il demone si stava riposando: quello era infatti il giorno in cui Reiko Hanyuu e Kenichi Masaki avrebbero sigillato il loro amore in matrimonio.
 
Se li ricordava bene quei due, la bellissima ragazza dall’aria spettrale e il motociclista duro ma onorevole della seconda avventura che lui e Ushio avevano vissuto, e non poteva in alcun modo negare di essere contento che fosse finalmente arrivato quel giorno tanto per loro, che avevano passato ogni tipo di inferno, quanto per la povera Asako che, grazie alla scelta di Reiko di optare per un matrimonio all’occidentale, avrebbe avuto la sua occasione di afferrare il boquet e dare un’accelerata a quel filo rosso che, finora, aveva tessuto per lei e Ushio sei anni di frequentazione e due di convivenza.
 
Il solo immaginare la faccia rossa come un peperone di Ushio lo faceva sbellicare dalle risate.
 
“Che diavolo hai da ridere così sguaiatamente brutto scemo di un demone?” domandò sotto di lui una voce assai nota
 
“Affari miei” rispose infantile Tora facendo all’amico anche la linguaccia “io rido quando mi pare e piace”
 
“Allora mi sa che ti rinfilo la Lancia della Bestia nella spalla così qualche risata me la faccio anch’io” replicò Ushio subendo, con gran gioia dell’altro, l’immediato rimprovero della sua dolce metà “scusa amore, ma ha cominciato lui!” piagnucolò il ragazzo mentre Tora, di nuovo in preda a eccessiva ilarità, quasi finì per cascare dal tetto staccando al contempo due tegole.
 
“Siete due bambini” dichiarò Asako con tono dolce “forza ragazzi, andiamo che Mayuko è già sul posto”
 
All’udire quella frase il demone ebbe un sussulto.
 
“Co-come “ragazzi”, perché hai usato il plurale?” chiese quasi imbarazzato
 
“Secondo te perché, furbone? Siamo in due o sbaglio?” ribatté di nuovo Ushio lasciando il suo compagno di battaglia ancor più confuso.
 
“Hanno, per caso, bisogno di me per il servizio d’ordine?”
 
 “Lo vedi che se un asino” lo rimproverò più bonariamente l’amico “sono stati proprio loro, Reiko e Kenichi, ad invitarti”
 
Un secondo fulmine a ciel sereno e la confusione dello yokai si trasformò in incredulità.
 
“Ma… perché?”
 
Sui visi di Ushio e Asako apparvero due dolci sorrisi.
 
“Perché sei loro amico” spiegò la coppia parlando praticamente all’unisono “e non c’è nulla di più bello che condividere i momenti più felici della vita con i propri amici”
 
Durò un’istante, solo una frase di pochi secondi ma per Tora fu come l’avesse aspettata per una vita intera. Al fatto che Mayuko, Ushio, Asako, Izuna o i fratelli kamaitachi lo considerassero tale ormai si era abituato ma che due persone che pensava di poter al massimo definire conoscenti lo riconoscessero come loro amico era qualcosa che andava al di là della sua immaginazione. Chissà, forse era valsa la pena di essere il solitario e disprezzato Shagakusha, di essere il solitario e temuto Nagatobimaru se tutto ciò l’aveva condotto ad oggi.
 
Alzò lo sguardo verso la coppia di amanti e sfoderò per loro il suo classico ghigno, quello arrogante delle grandi occasioni.
 
“Datemi il tempo di trovare il vestito adatto e vengo” scherzò
 
E mantenne quella promessa, venne al matrimonio, per un istante fu anche al centro dell’attenzione e degli sguardi dei presenti quando, tra tutti, fu proprio Mayuko ad afferrare il famoso bouquet e, da par suo, gestì la situazione in pieno stile Tora (cinque minuti di improperi e insulti omnidirezionali) prima di finire sommerso da una serie di abbracci e auguri.
 
Si, durante la sua nuova vita a Tora avessero chiesto cosa fosse per lui Casa egli avrebbe descritto quella famiglia, quel luogo e quel giorno perché essi valevano una vita intera.
 
 
 
 
SPAZIO DELL’AUTORE
 
Buongiorno a tutti, cari lettori, e benvenuti a quella che, con la mia prima storia e la serie su Battle Spirits Heroes, è probabilmente la serie a cui tengo di più.
 
Come ho quasi sicuramente già specificato nell’introduzione questa sarà una serie particolare, una raccolta di quattro brevi one shot ciascuna delle quali racconterà di una delle tante vite difficili raccontate dal maestro Kazuhiro Fujita nelle sue quattro serie principali; i capitoli seguiranno l’ordine cronologico delle serie (quindi la prima è appunto su Ushio e Tora, la seconda sarà su Karakuri Circus, la terza su Moonlight Act e l’ultima su Sobotei Kowasubeshi) e, a discapito della nota “crossover”, non si incroceranno mai davvero tra di loro.
 
Venendo a questo primo capitolo la mia idea era quella di una specie di filastrocca che ripercorresse tutte le vite, scandite dai vari nomi, vissute da Tora fino ad un’ultima parte ambientata nel presente post finale del manga. In origine tra l’altro il matrimonio che fa da sfondo doveva essere quello di Ushio e Asako ma poi ho pensato che potesse essere più significativo per una persona scontrosa, diffidente e emozionalmente costipata come Tora se a tendergli la metaforica mano fosse qualcuno di più… diciamo defilato rispetto ai suoi affetti principali e Reiko, tra tutte le ragazze amiche di Ushio, è la sola che si adatti a questo scenario (le altre, tra le ragazze, a non essere innamorate di Ushio sono Hinowa, che però non ha ship tease con nessuno, e Mayuko, che ovviamente non può andare bene).
 
Ho concluso. Spero di non aver fatto errori e che la storia vi sia piaciuta; in tal caso spero di ritrovarvi per il prossimo capitolo, quello su Karakuri Circus.
 
Alla prossima.
   
  
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