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Autore: cassandra_gea    30/06/2023    0 recensioni
"Lo zio ha torto, Sirius. Tu sei un ottimo ascoltatore" ci fu un attimo di silenzio interrotto solo dai tuoi passi e quelli di Narcissa, che già vi eravate apprestate a scendere le scale. "Ma mi stai mentendo..." accarezzò i capelli di Regulus, quasi volesse nascondervi in mezzo un segreto e io la guardai, in cerca di un suo sorriso, ancora, volevo che mi guardasse. Sono certo adesso di avere quella luce negli occhi, l'ossessione che Bellatrix sapeva accendere era qualcosa di estremamente sinistro. "Ma non lo diremo a nessuno" riportò gli occhi su di me "rimmarrà una cosa tra noi, Sirius" annuì, senza sapere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Dai Fondatori alla I guerra
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I NOSTRI DESTINI SONO GIÀ NELLE STELLE

 

   “Quando tutto sarà finito saremo una vera famiglia, vedrai”

      -Harry potter e l’ordine della fenice

 

Ci fu un attimo, prima che mi chiudessi la porta alle spalle, prima di seguire Harry, in cui mi persi. In cui non fui Sirius Black ma tornai ad essere solo Sir, prima di conoscere il mio nome, il tuo, quello degli altri.

Un momento in cui mi ritrovai seduto a gambe incrociate, ancora al centro della stanza, con a fianco Regulus di appena due anni, in braccio a te. Ed eri già bella, la mia Dromeda.
A dieci anni con ancora quell’innocenza negli occhi, riuscivi a vedere sempre il bene, anche in Bellatrix. Che ora mi rendo conto avere davanti intenta a camminare avanti ed indietro, eccitata e giuliva, con quell altezzosità che da 1 anno a quella parte sfoderava allo stesso modo con cui sfoderava la bacchetta, e che la contraddistinguerà sempre.

Ci illustra l’albero, promette, a me soltanto, di insegnarmi le stelle. Che, come lei, da primogenito, dovrò sapere, riconoscere, vedere tutte le stelle della famiglia. 

“E Narcissa?”. Sei tu a parlare, a far immobilizzare Bellatrix con ancora la bacchetta protesa verso di me.
Guardandoti mi rendo conto che già a quattro anni riconoscevo la luce nei tuoi occhi. Quella che ti appare ancora adesso quando il nome di Bellatrix viene pronunciato, che imparerò a riconoscere negli occhi di Regulus e grazie alla quale distinguerò Bellatrix quando l’avrò di nuovo davanti con la bacchetta tesa, non per insegnarmi le stelle, ma per onorare la sua.

”Narcissa, cosa?” Bella parla, mi riscuote e in te ancora passa quella luce.

“Narcissa non ha una stella” rispondi con ovvietà “lei non ha una sua stella...”. Incrocio il tuo sguardo mentre ti giri verso Narcissa, invitando tutti a fare lo stesso.
Narcissa sta guardando Bellatrix in attesa di una risposta, una spiegazione, anche lei aveva la luce negli occhi.

I suoi occhi, gemelli a quelli di Regulus, azzurri, come quelli di zio Alphar. Non hanno dato loro giustizia nell’arazzo, ma, d’altro canto, come potevano riprodurre gli occhi di una bruciatura, già cancellati dalla famiglia.

“Alla piccola Cissy non serve una stella” Cissy, ecco qual era il diminutivo. Tu non lo nomini mai 'Lady Malfoy' così la chiami.
“Lei ha noi, Andromeda e Bellatrix, una galassia e una stella non ti bastano Cissy?” Cissy, ancora, e mi fa strano sentirlo pronunciare con tanta spontaneità, tanta dolcezza, soprattutto se detto da Bellatrix. Ma, d'altronde, già allora riconoscevo che con voi, con le sue sorelle, era diversa, quasi materna. Vi amava. 

Annuisce la piccola Narcissa e i boccoli biondi, eredità della zia, le incorniciano il viso.
Lei non ha la bellezza delle sorelle, la sua è una bellezza austera, elegante e perfetta. Non ha nulla dei Black, forse è per questo che non ha una stella.
Forse è per questo che mai si ribellerà, come me e te non scapperà, come Bellatrix non si metterà in prima linea e come Regulus… non farà neanche le sue scelte. 

Si sposerà e vivrà nell’ombra, costretta ad appoggiarsi a Bellatrix per avere anche solo un po’ di luce riflessa. Ed è ironico, perché con una galassia avrebbe brillato di più che con una sola stella.

“Qual è la mia?” irrompo, quel discorso è troppo noioso, rivendicava troppe attenzioni, svelava troppe verità che eravamo troppo piccoli per comprendere.

“Sirio, nella costellazione di Orione?” abbassi la voce e io non capisco le ultime parole, guardi Bellatrix in attesa di conferma.
“Del cane maggiore” ti corregge sorridendoti mentre tu ingabbi quelle informazioni, quel sorriso. “Bellatrix è nella costellazione di Orione” sembra una maestra attenta agli alunni, la tua Bella. Quasi mi rasserena. 

“Sirius, tu lo sai quante sono le tue stelle nell’albero?” scuoto la testa e forse ora ho anche io la tua luce negli occhi mentre la guardo “tre, ti chiami Sirius Orion Black III, Sir. Questo non devi scordarlo mai" resto a guardarla, sembrava così materna che avrei potuto crederle.
Ti cerco, forse volevo chiederti conferma ma non feci in tempo. 
“Bambini!” la voce di mia madre ci rapisce e ti vedo notare l’elfo sull’uscio della porta. “Padroncini, è l’ora del the, la padrona Lady Black vi richiama” l’elfo non osa entrare, fissa con terrore tua sorella. Sa quanto Bellatrix tenga a questa stanza, e sa che odia vedere entrarvi chi non è degno.

“Avverti la zia che scendiamo subito” adesso quasi la riconosco, scontrosa e sempre con quel suo tono, come se parlasse con essere indegni di ascoltare anche solo i suoi ordini. 

“Dallo a me, Dromeda, non preoccuparti” il tempo di guardarti e tu già sei in piedi a tendermi la mano ma io in quella frazione di secondo l’ho visto.
E lo ricordo solo ora, una parte di me sempre taciuta che solo adesso si scomoda per assordarmi. L’ho visto, nell’esatto momento in cui passasti Regulus, ormai addormentato, a Bellatrix ,io, lo vidi. Tutto il tuo bisogno d’amore, il suo, bisogno d’amore. Le baciasti una guancia, prima che lei potesse stringere Regulus rivendicasti tutto il suo amore in un gesto tanto innocente ed infantile. E lei ti lasciò fare, sorrise e chiuse gli occhi, perdendosi in un gesto tanto piccolo.

Ero troppo piccolo per notare, per vedere che anche le stelle corrono il rischio di non essere viste se non gli si dà la dovuta attenzione.

Mi aiutasti ad alzarmi prima di correre da Narcissa. Era ancora tua, la piccola Cissy, ma a lei non dedicasti mai quell’amore. Lady Malfoy era troppo uguale a vostra madre. 
E mentre Narcissa si sistemava la gonna e cercava le tue attenzioni io mi persi in quei rami.

Bellatrix mi si affiancò con un Regulus dormiente appoggiato sulla spalla “sono qui” e così dicendo mi indicò due nomi, due visi.
“Sei ciò che rimane di loro, Sirius” poi si bloccò e il suo sguardo si fece fisso sui miei occhi.
Bellatrix si che è una Black, i suoi pozzi neri riflettono i miei.
“Dovrai esserne all’altezza. Puoi farlo, Sirius, si?” annuì ignaro del vero significato, volevo solo avere anch’io un assaggio dell’amore che dava a te. Mi sorrise e si accucciò alla mia altezza “lo zio ha torto, Sirius. Tu sei un ottimo ascoltatore” ci fu un attimo di silenzio interrotto solo dai tuoi passi e quelli di Narcissa che già vi eravate apprestate a scendere le scale. “Ma mi stai mentendo…” accarezzò i capelli di Regulus, quasi volesse nascondervi in mezzo un segreto e io la guardai, in cerca di un suo sorriso, ancora, volevo mi guardasse. Sono certo adesso di avere quella luce negli occhi, l’ossessione che Bellatrix sapeva accendere era qualcosa di estremamente sinistro.

“Ma non lo diremo a nessuno” riportò gli occhi su di me "rimarrà una cosa tra noi, Sirius” annuisco senza sapere.

“Bellatrix, Sirius?” ora è la zia a chiamarci.
“Scendiamo” sussurra e io mi misi sulle punte dei piedi per sentirla.

“Sirius” la voce di mio padre e di Remus si sovrappongono.

Mi allontano dalla tua bruciatura e dal teschio di Regulus, abbasso la mano dal mio nome e prima di chiudere la porta fisso l’azzurro di Narcissa. Il viso di Bellatrix non lo sfioro neanche con lo sguardo.



***
 

“CRUCIO!” mi sposto appena in tempo per evitare il fascio di luce rossa, ma adesso non posso più muovermi, sono bloccato. 

Guardo Harry, e per la terza volta in un giorno mi immergo in un paio di occhi. Harry ti piacerà, Dromeda, ha coraggio come la tua Dora, come la tua Bella.
Poi guardo Bellatrix e mi chiedo se già a dodici anni sapeva. Se sapeva che i nostri destini sono già nelle stelle. E ti chiedo se forse stesse cercando di avvertirmi, di salvarti.
Salvarci tutti.





Note:
Questa risulta essere la mia prima stesura ufficciale, ed stata scritta di getto. 
Guardando Harry Potter e l'ordine della fenice mi sono soffermata in quell'attimo di rilluttaza, prima che Sirius richiuda la stanza dell'arazzo, così è nata questa storia.
Forse è meglio chiarire le età: siamo nel 1963, Bellatrix ha 12 anni, Andromeda 10, Narcissa 8 e Sirius e Regulus rispettivamente 4 e 2 anni. 
Il tutto è un ricordo, che ho scelto di ambientare in un tempo lontano, dove ancora Sirius non sa odiare. Sirius lo dedica ad Andromeda, l'unica che farà la sua stessa scelta e le descrive com'era tangibile il suo amore per Bellatrix. Le racconta di come è stata a vedere Narcissa ma senza mai prestarle le dovute attenzioni.
Traspare quasi una stima nei confronti di Bellatrix, che io non riesco a non immaginarmela "maestrina". Vedo Bellatrix come un personaggio ben strutturato di qui però possiamo vedere solo la fine e mi risulta semplice credere che almeno da bambina apprezzasse Sirius, così come la sorella. 
Concludo questo delirio, grazie di aver letto.

 

 
   
 
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