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Autore: Nao Yoshikawa    07/07/2023    5 recensioni
Storia partecipante a Do you want to know a secret? Del forum "Ferisce la penna"
Remus, Ninfadora e Teddy. Il dolore è alle spalle e il futuro è per loro luminoso.
Teddy era crollato in braccio a Remus dopo essersi scatenato. Adesso lui e Ninfadora camminavano accanto, su un sentiero che attraversava un parco appena al di fuori del caos cittadino. Le fronde degli alberi li riparavano dal sole un po’ troppo forte malgrado fosse solo inizio estate. Ninfadora aveva le guance arrossate ed era un po’ accaldata, tuttavia non aveva perso la sua luminosità, anzi.
«Vuoi per caso che ci fermiamo? Sembri affaticata, Dora.»
«Ma va! Non sottovalutarmi. Non è che per caso sei tu quello affaticato?»
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Rosa cipria


Era soffocante. Remus voleva svegliarsi. Quello non era solo un sogno, erano ricordi. La guerra, il dolore, i corpi accasciati al suolo. E poi ancora le grida, la paura di non farcela, la paura di lasciare qualcosa di importante.
Voglio svegliarmi.
«Papà.»
Devo svegliarmi.
«Papà!»
Quella vocina lo trascinò fuori dal sogno, dall’incubo. Remus voltò piano il viso verso destra e vide suo figlio Teddy che lo guardava curioso, ma anche un po’ preoccupato.
«Stavi facendo un brutto sogno?»
Remus si prese qualche secondo per mettere a fuoco quel bambino dagli scompigliati capelli di un buffo colore blu elettrico. Era vicinissimo a lui e assolutamente reale, reale era la casa e il letto in cui si era svegliato. Immediatamente dopo agli incubi seguiva sempre un certo sollievo.
«Sì, ma adesso sto bene. Nemmeno me lo ricordo» mentì, sorridendogli. Era una vera fortuna che Teddy non avesse conosciuto (e che non avrebbe mai dovuto conoscere, si augurava) gli orrori della guerra. Remus era stato ad un passo dal perdere tutto, dal perdersi. E invece era sopravvissuto, per poter vivere appieno la sua seconda possibilità.
«Meno male. La mamma dice che la colazione è pronta. E dice che è salutare non svegliarsi troppo tardi.»
«Allora meglio non farla aspettare.»
 
 
Ninfadora non amava tanto l’idea di comportarsi da casalinga, ma ogni tanto le piacevano quelle giornate lenti e rilassate. Rimaneva comunque una tostissima Auror, come ci teneva a ricordare. Ma c’era anche dell’altro. Soprattutto dopo essere sopravvissuta alla Seconda Guerra Magica, si era ritrovata ad apprezzare maggiormente quei momenti della vita che per alcuni potevano risultare banali. Aveva suo marito e aveva la possibilità di crescere suo figlio, cosa affatto scontata. Era stata così vicina alla morte da non essere più capace di dare niente per scontato. In questo, lei e Remus erano uguali. Si capivano ed erano passati per le stesse paure. Uscendone fuori insieme.
«Mamma, ti ho portato papà!» Teddy entrò in cucina con le braccia spalancate. Ninfadora pensò che fosse adorabile nel suo pigiamino e con i capelli in disordine. Anche se non aveva mai avuto il desiderio impellente di diventare madre, l’arrivo del suo bambino aveva cambiato tutto, innescando in lei un istinto di protezione e un amore unici al mondo.
«Oh, grazie. Adesso però finisci il tuo porridge prima che diventi freddo.»
Teddy obbedì e Remus si guardò intorno. Ninfadora aveva cucinato per un esercito, cosa che in genere non faceva, a meno che non fosse per un evento speciale. Cercò di concentrarsi, ma era abbastanza sicuro che non ci fossero compleanni o anniversari in mezzo.
«E tutto questo cibo?» domandò Remus, sorpreso.
«Mi sembra evidente, è perché sono meravigliosa e attenta al benessere della mia famiglia» rispose Ninfadora. Sfoggiava un grembiule di un rosa cipria, che si abbinava al colore dei suoi capelli. In effetti, da un po’ di tempo Ninfadora aveva adottato un colore più tenue rispetto al solito rosa shocking. Remus non fece domande, si sedette davanti un piatto di uova strapazzate e bacon.
Certo, sua moglie era davvero meravigliosa e attenta al benessere della sua famiglia, ma chissà perché Remus aveva qualche sospetto, soprattutto perché suo figlio continuava a ridacchiare senza un apparente motivo. Dopo aver mangiato tutti insieme, Ninfadora si stiracchiò.
«Perché non usciamo?»
«Eh? E il lavoro?» domandò Remus. Di solito lui stava a casa con il bambino ed era principalmente Ninfadora a lavorare.
Sua moglie gonfiò le guance.
«Mi sono presa una pausa.»
«Una pausa? E perché?»
Le sorprese continuavano quella mattina. Ninfadora non avrebbe mai preso una pausa da lavoro, amava quella parte della sua vita.
«Remus, mio caro, tu fai troppe domande. Te lo spiegherò dopo. Intanto andiamo a prepararci.»
Vestire Teddy era sempre un’impresa. Nonostante avesse solo cinque anni, ci teneva che i colori dei suoi abiti fossero perfettamente abbinati. E anche il colore dei capelli, ovviamente. Motivo per cui, Teddy quel giorno decise di sfoggiare una chioma rossa accesa, in pendent con la maglietta. Niinfadora invece aveva pensato bene di allungarsi i capelli (che aveva sempre portato corti per comodità), perfettamente abbinati al suo abito color cipria. Era uno stile diverso (in verità tutto quella mattina aveva qualcosa di diverso) e non poté fare a meno di guardarla come se la vedesse per la prima volta.
«Oh, non guardarmi così. Sono davvero così strana?» domandò Ninfadora, arrossendo.
Remus scosse la testa.
«No, stai benissimo. Sei solo diversa, ecco. In senso buono.»
«Mamma, dai! Usciamo, altrimenti faremo tardi!» gridò a un tratto Teddy, prendendo per mano la madre.
Sì, Remus aveva – sin da quando aveva aperto gli occhi – la sensazione che ci fosse qualcosa di strano. E non era solo per l’incubo che aveva fatto, che via via andava sfumando assieme alla sensazione di angoscia. Soprattutto, c’era qualcosa di diverso in sua moglie: Ninfadora non era mai stata bella come quel giorno. Era così luminosa, sorrideva a tutto e tutti. Un po’ come se fosse innamorata. Per un attimo ebbe la sciocca e fievolissima paura che sua moglie avesse incontrato un altro uomo che le aveva fatto perdere la testa. Ma si disse quasi subito che era un’idea sciocca. Ninfadora non avrebbe mai amato nessun altro. Anche se era più vecchio di lei, pieno di cicatrici e non del tutto umano. Oh, al diavolo, quella fase l’aveva superata. Ma a volte aveva comunque paura. MAI pare per scontato nulla. Pian piano però, si rilassò. Teddy volle a tutti i costi andare da Mielandia per comprare qualcosa e nonostante Remus non fosse troppo d’accordo (gli zuccheri avevano l’effetto di rendere suo figlio più iperattivo del solito), Ninfadora lo aveva pregato di fare un’eccezione quella volta (i dolci piacevano molto anche a lei). Immancabile poi era stata la visita ai Tiri Vispi Weasley, Teddy adorava le geniali diavolerie che i due gemelli Fred e George Weasley creavano. E li adorava anche Ninfadora. Quei due erano uguali, stesso carattere e stessi gusti e li amavi entrambi da morire. Verso ora di pranzo, Teddy era crollato in braccio a Remus dopo essersi scatenato. Adesso lui e Ninfadora camminavano accanto, su un sentiero che attraversava un parco appena al di fuori del caos cittadino. Le fronde degli alberi li riparavano dal sole un po’ troppo forte malgrado fosse solo inizio estate. Ninfadora aveva le guance arrossate ed era un po’ accaldata, tuttavia non aveva perso la sua luminosità, anzi.
«Vuoi per caso che ci fermiamo? Sembri affaticata, Dora.»
«Ma va! Non sottovalutarmi. Non è che per caso sei tu quello affaticato?»
Il sorriso di Ninfadora però scomparve in fretta. All’improvviso si era fatta seria e si era fermata proprio al centro del sentiero. Remus ebbe l’impressione che stesse per sganciare una bomba colossale, non aveva aspettato altro per tutto il giorno.
«Ecco, in realtà però c’è una cosa di cui volerlo parlarti.»
Si fermò, guardandola negli occhi. Quale terribile notizia stava dunque per cascare sulla sua testa?
«Ecco, ti ricordi quando stamattina ti ho detto di voler prendere una pausa da lavoro? Dovrò prolungarla per un po’.»
Remus sgranò gli occhi e poi si lasciò andare ad un sospiro. Che sciocco a pensare a chissà cosa di tragico. Ma la vera domanda era… perché mai sua moglie avrebbe dovuto prendersi una pausa da lavoro?
Doveva essere qualcosa di grave.
«Per Merlino, Dora. Non ti sarai per caso ammalata?» domandò Remus, impallidendo. Il che era improbabile, poiché Ninfadora sembrava in perfetta forma. Quest’ultima inarcò un sopracciglio e poi si mise a ridere.
«Siamo tragici oggi, eh? Ma no, sto bene. Anche se… beh, in effetti qualcosina c’è» disse arrotolandosi una ciocca di capelli con un dito. «Non hai notato qualcosa di diverso in me?»
Remus prese ad osservarla con minuzia. Sì, era molto diversa ultimamente. Non solo per il suo taglio di capelli e il color rosa cipria, ma anche per la luce che emanava, il sorriso, per non parlare dell’adorabile fossetta che le era spuntata sul mento. Solo una volta l’aveva vista così, con quello sguardo carico di felicità, preoccupazione e impazienza. 
«Oh» riuscì soltanto a dire. Voleva ponderare bene le parole. La prima volta aveva avuto una reazione un po’ particolare, per non dire orribile. Ma la situazione era diversa stavolta. Stavolta non doveva avere paura, non per forza.
«Già» sorrise Ninfadora. «Sì, lo so, non era programmato nemmeno questa volta. Allora, cosa mi dici?» domandò con una spavalderia che serviva solo a nascondere la sua preoccupazione. Remus avrebbe voluto dirle che era felice, molto sorpreso e che si sentiva anche un po’ stupido per non aver capito l’ovvio. E invece era bloccato come uno sciocco. Ninfadora iniziò ad essere un po’ allarmata da quel suo silenzio e quando Remus capì cosa stava causando, fece l’unica cosa che poteva: la cinse a sé con un braccio.
«Non ci posso credere. Era così ovvio e non ci sono arrivato. Ho pensato a qualsiasi cosa, perfino che volessi lasciarmi.»
Ninfadora chiuse gli occhi.
«Spero che i nostri figli non prendano questo lato da te. Allora sei contento?»
«Contento? Sono molto più che contento. Felice, sorpreso…felice, spaventato. Felice…» continuò a ripetere.
«Hai detto felice tre volte» gemette Ninfadora, commossa. Si sentiva così emotiva e detestava così tanto questa cosa, ma in quel momento si disse che poteva andare bene. Teddy si svegliò in quel momento e si stropicciò un occhio.
«Allora, mamma, gliel’hai detto?»
Remus guardò suo figlio.
«Lui sa?»
«Lui l’ha capito da solo! È stata una sua idea questa giornata. Non sapevo come dirtelo» ammise, un po’ in imbarazzo. Lo sguardo sorpreso di Remus si distese ben presto. Si rese conto che non aveva paura. Aveva i tipici timori che si avevano di fronte una notizia del genere, ma si rese anche conto che non gli importava come sarebbe stato suo figlio, lo avrebbe amato proprio come amava Teddy.
«Ben fatto, Teddy» disse Remus.
«E a me non lo dici? Sai che sforzo ho fatto?» borbottò Ninfadora. Remus sorrise e la strinse a sé, strinse sia lei che il bambino.
«Ahi. Papà, così mi soffochi» disse Teddy. Ma Remus non lo stava ascoltando. Si sentiva incredibilmente fortunato e ancora una volta era grato per quello che aveva, per non averci rinunciato.
   
 
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