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Autore: blackjessamine    08/07/2023    4 recensioni
[Kingsley Shacklebolt/Gilderoy Allock]
Dopo è il disprezzo che incontra talvolta in persone di cui non ha memoria, disprezzo per errori di cui forse potrebbe pentirsi, se solo avesse una coscienza (se solo di sé avesse coscienza?).
[Storia scritta per l'iniziativa "Due ore, quattro prompt" organizzata dal forum "Ferisce più la penna"]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gilderoy Allock, Kingsley Shacklebolt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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(Abbiamo dimenticato)  mille e una notte






 

Ci sono poche cose che Gilderoy sa (o forse ne conosce molte, ma se le dimentica tutte un attimo dopo averle messe in fila), ma ce n’è una che torna costantemente a tormentarlo, e la si racchiude tutta nello spazio di sottrazione che è il confronto del prima e del dopo.

 

Prima i suoi occhi erano fulgidi zaffiri sospesi su pelle turgida e compatta.

Dopo, accenni di rughe.

 

Prima i suoi capelli erano l’oro filato dai folletti delle fiabe.

Dopo, fili di ferro.

 

Prima i suoi sorrisi rischiaravano la notte.

Dopo, un lieve ritrarsi di gengive arrossate.

 

Prima era fatto di feste di cui conserva le foto, di articoli di giornale ritagliati con cura e incollati in un album color nontiscordardime, montagne di lettere firmate con baci di rossetto e profumate di sogni e speranze (a volte le rilegge, ma non ricorda mai se lui abbia poi risposto).

Prima era l’affetto incondizionato, le risate, i richiami, le voci allegre, l’universale approvazione.

 

Dopo è fatto dei sorrisi vuoti delle infermiere (sono tante, lui dimentica il loro nome e a loro non importa, perché fuori da quell’ospedale di lui a loro non importa niente).

Dopo sono gli sguardi indifferenti.

Dopo è il disprezzo che incontra talvolta in persone di cui non ha memoria, disprezzo per errori di cui forse potrebbe pentirsi, se solo avesse una coscienza (se solo di sé avesse coscienza?).

 

Dopo è un uomo con tante ferite sul corpo e ancora di più in fondo al cuore, l’unico a tornare ogni giorno. L’unico a ripetere ogni giorno il suo nome da re, l’unico a mostrare autentico dolore quando Gilderoy di lui non ricorda nemmeno il profumo (che pure è buono, accordi di legni e un fiore che Gilderoy non riconosce). L’unico a ripetere paziente le stesse storie, ancora e ancora e ancora, una Sherazaad che le sue mille notti le baratterebbe tutte per un solo istante di riconoscimento. L’unico a raccontare anche tutto ciò che di brutto si nasconde in Gilderoy, ignorando rughe e capelli bianchi e la postura di chi ragazzo non lo è più.

 

Non c’è un prima, non c’è un dopo.

Solo la domanda che Gilderoy ripete ogni sera, serissimo: 

"E tu, ora che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?"

E una risposta, sempre la stessa a calmarlo, almeno per il tempo di qualche respiro:

“Ti guarderei anche se fossi un uomo peggiore”.





 

 


 

Note:

Questa storia nasce durante l’iniziativa “Due ore, quattro prompt” organizzata sul forum “Ferisce più la penna”: scopo dell’iniziativa è scrivere una drabble o una flashfic ispirata ad un prompt  in un lasso di tempo limitato.

Il prompt a cui si ispira questa storia è il seguente: 

"E tu, ora che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?"

1984

Ho rimaneggiato leggermente la storia prima della pubblicazione, ma si tratta di cambiamenti quasi impercettibili, perché mi piaceva l’idea di conservare l’aspetto più “istintivo” di questo tipo di scrittura. Questo rende sicuramente la storia più approssimativa sotto alcuni aspetti, ma insomma, spero sia comunque godibile.

 
   
 
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