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Autore: shatiaslove    10/07/2023    0 recensioni
[ZEROBASEONE]
Una cosa che Seok Matthew non si aspettava, partecipando a Boys Planet, era incontrare Kim Jiwoong.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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can i be your boy?

 
 
 
agli zerobaseone,
che giusto oggi hanno debuttato.
vi auguro tutto il successo del mondo,
e di essere sempre felici e in salute.
vi voglio bene, jebis miei.




 
Una cosa che Seok Matthew non si aspettava, partecipando a Boys Planet, era incontrare Kim Jiwoong.
Vedete, Matthew aveva deciso di partecipare al survival show insieme ad uno dei suoi amici più stretti, Sung Hanbin, motivo per cui, a rigor di logica, si aspettava che avrebbero passato un sacco di tempo insieme e sarebbero stati il duo più inseparabile tra i duo inseparabili.
Ma la vita a volte è proprio strana e Sung Hanbin, in quel programma un po’ maledetto – perché, diciamocelo, rinchiudere in un edificio un centinaia di giovani uomini, tra cui alcuni senza neppure un accenno di peluria sul viso talmente tanto giovani, non è proprio una cosa sana di mente da fare. Comunque. La vita a volte è proprio strana e Sung Hanbin, per qualche strano gioco del destino, in quel programma un po’ maledetto, ha incontrato la sua anima gemella, la persona che è letteralmente il suo riflesso, la sua metà, Zhang Hao.
E Matthew anche, a sua volta, ha iniziato ad incontrare la sua gente, le sue persone, il suo gruppo pieno di affetto e sostegno, tra Keita, Kamden, Jay, Jongwoo, e tanti altri ancora, perché Matthew è amichevole fino a questo punto. E poi ha deciso che voleva proprio esibirsi con Love Killa ed è così, proprio così, con l’esibizione della canzone dei Monsta X, che ha realmente avuto il piacere di conoscere Kim Jiwoong.
E su carta sono un po’ gli opposti, c’è da dirlo, con Matthew che sembra essere il sole, per quanto acceca col suo sorriso, e Jiwoong che sembra essere la luna, col suo apparire freddo e affascinante. Ma si sa, la luna ha un lato nascosto, e Matthew ha avuto, mano a mano, modo di rendersene conto, e di conoscere una persona che è un po’ imbarazzante e che fa delle battute un po’ terribili, ma è anche molto, molto, molto adorabile, e gentile, con una voce che sa di posto sicuro e che dà consigli sinceri, ed una spalla su cui poter piangere e a cui potersi affidare.
È lì, dove tutto è iniziato.
E Seok Matthew si è ritrovato anche a debuttare, con Kim Jiwoong (e Sung Hanbin, e Zhang Hao, e Taerae, Ricky, Gyuvin, Gunwook, Yujin).
E Matthew si è ritrovato ad essere parte e ad esibirsi, insieme al suo gruppo, gli Zerobaseone, al KCON, in Giappone, mettendo piede in uno dei posti che più ha avuto il desiderio di visitare nel corso della sua vita, oltre che realizzando uno dei suoi sogni più grandi.
Ed è proprio così, nei giorni del KCON, che Matthew si ritrova in una stanza d’hotel insieme a Taerae, con cui condivide l’anno di nascita e un grande apprezzamento, da parte di ogni essere al mondo, del loro meraviglioso sorriso.
Ed è sempre così che finisce per chiedergli, la sera, subito dopo la loro esibizione, con l’adrenalina che ancora gli scorre nelle vene e le urla dei loro fans – i loro fans !!! – nelle orecchie, «Taerae, cosa ne pensi della comunità LGBT+?».
Che è un po’ una domanda che sembra essere spuntata dal nulla, perché è spuntata dal nulla, visto che stavano parlando di quanto grande fosse il palcoscenico, e di quanto belli fossero i cartelloni coi loro nomi scritti sopra portati dai fans. E quindi Taerae lo guarda con sguardo confuso, testa leggermente inclinata di lato e fronte aggrottata, perché, davvero, da dov’è uscita una domanda simile? Ma decide di rispondergli, perché è Taerae, e Taerae è gentile così. «Cosa dovrei pensare? Sono persone come le altre» è tutto ciò che dice, e sono proprio parole così, tanto semplici, eppure che racchiudono così tanto, che fanno tirare un sospiro di sollievo a Matthew e gli tolgono una parte di peso che sentiva sul petto e sulle spalle.
«E…» si prepara a dire, ma poi si ferma, cercando di capire come comporre la sua domanda successiva, raccogliendo dagli angoli della sua mente termini che gli vengono in inglese, ma non in coreano, «E pensi che esistano persone della comunità tra gli idols
Stavolta Taerae non è confuso, e si appresta subito a rispondere. «Non è tipo un dato di fatto che molte persone della comunità LGBT+ sono attirate dall’arte e quindi lavorano in campi artistici?»
Matthew ci pensa su e poi «Uh» dice, e gli appare una sorta di broncio sul viso che porta Taerae ad accennare un sorriso. «Be’, hm, diciamo che… sono bisessuale?»
«Me lo stai chiedendo o me lo stai dicendo?»
«Te lo sto dicendo.»
Taerae incrocia il suo sguardo e gli mostra un vero e proprio sorriso, con tanto di fossette ai lati della bocca, in cui tutti i membri ci hanno ficcato il dito indice almeno una volta – perché, si sa, se una persona ha le fossette, ficcarci l’indice dentro è d’obbligo. «Grazie per esserti fidato di me abbastanza, a tal punto da rivelarmelo» decide di dire come prima cosa, perché sente che sia importante far sapere a Matthew che la sua fiducia è più che apprezzata, «Ed è okay, e sono sicuro che anche gli altri pensino che sia okay» conclude, e se Matthew sente le lacrime pizzicargli gli occhi, nessuno lo fa notare, ed è quindi una cosa che rimane tra lui, Taerae e probabilmente Dio.
«Grazie» mormora, mordicchiandosi il labbro inferiore, pensando e ragionando e…
«Vuoi per caso dirmi altro?» gli domanda Taerae, notando l’espressione pensierosa sul suo viso, e Matthew un pochino maledice se stesso e la sua incapacità di nascondere le sue emozioni. È proprio un libro aperto, gli è sempre stato detto, e non è una cosa che è mai riuscito a cambiare, nonostante tanto, ma davvero tanto volenteroso di farlo.
«E credi che… credi che ci siano idols dello stesso sesso, o dello stesso genere, che stanno insieme?»
Questa è la prima domanda a cui Taerae, giustamente, si prende del tempo prima di rispondere, perché non solo non è mai stato un idol prima di adesso – e la sua carriera è a malapena iniziata –, ma ha anche un’idea di dove Matthew voglia andare a parare, e non vuole dire la cosa sbagliata. «Hm, non saprei dirti. Perché?» si decide a rispondere alla fine, perché sente che sia l’unica cosa che possa realmente dire.
Matthew fa spallucce, passandosi una mano tra i capelli, un po’ di una strana consistenza per i prodotti usati e il sudore che non ha ancora avuto modo di lavare via. «Così, ero curioso» dice e Taerae sa che c’è di più, ma decide di non dire nulla e semplicemente annuire, per poi dare un abbraccio veloce a Matthew, dirgli che è fiero di lui, e chiudersi in bagno per farsi la doccia, seguendo l’ordine che avevano deciso prima di rientrare in stanza.
E Matthew rimane da solo coi suoi pensieri, anche se vorrebbe per un attimo smettere di pensare.  
 
 
 
Qualche giorno dopo, mentre si danno da fare coi mille preparativi per il debutto, un po’ nel mezzo della notte – considerando che sono le due e buona parte dei membri sta già dormendo, o comunque è già a letto –, Matthew si ritrova nella piccola cucina del loro dormitorio, a preparare una confezione di ramen, perché gli è improvvisamente venuta fame e sa che per il giorno successivo non ci saranno riprese o servizi fotografici da fare, per cui non ha bisogno di preoccuparsi del suo viso e del possibile gonfiore.
Ed è mentre è distratto, e sta canticchiando tra sé e sé Say My Name, che sente un rumore alle sue spalle, che lo porta a sobbalzare dallo spavento e quasi a bruciarsi col brodo bollente del suo ramen, quando quest’ultimo rischia di strabordare dalla pentola. «Oh!» esclama, girandosi di colpo e notando una figura scura all’entrata della cucina. E poi «Jiwoon-hyung» mormora, abbassando la voce, per non disturbare gli altri, e rilassandosi più di quanto sia normale – anche se il suo cuore un balzo o due li fa, perché, insomma, Kim Jiwoong.
«Ehi» mormora a sua volta Jiwoong, avvicinandosi alla penisola su cui Matthew ha posizionato la pentola col suo ramen pronto, e un paio di bacchette al suo fianco.
«Ne vuoi un po’?» gli offre Matthew, facendo segno con la mano verso il ramen.
«Uh, sì, grazie» risponde Jiwoong, accennando un sorriso, e mettendosi a sedere di fronte a Matthew, che gli sta porgendo un paio di bacchette in metallo.
Rimangono in silenzio per un po’, gli unici rumori nell’aria quelli che si tendono a fare quando si mangia il ramen e un colpo di tosse di tanto in tanto che arriva da una o da un’altra stanza nel dormitorio. Ed è un silenzio che non è imbarazzante, perché entrambi si trovano a proprio agio l’uno con l’altro, e ci sono abituati anche, dopo le molte volte che, durante Boys Planet, si sono ritrovati insieme, seduti vicini durante i pasti, oppure a condividere un letto, semplicemente apprezzando la presenza dell’altro e la pace di un attimo di riposo intorno ad un programma stressante.
Ma, quando stanno per finire il ramen, Matthew decide di prendere la parola. «Uh, Jiwoon-hyung?» dice, per poi mordicchiare le bacchette che si ritrova ancora tra le mani, un vizio che sua madre non è mai riuscita a cacciargli.
«Cosa?» chiede Jiwoong, e se il suo sguardo si sofferma per un attimo sulle labbra di Matthew, questo lo sa solo lui, visto che il giovane uomo che gli sta seduto di fronte non se n’è reso conto.
«Come credi che andranno, questi due anni e mezzo?»
«Hmm, penso che andranno bene? O, almeno, considerando il passato e la storia dei gruppi che hanno debuttato come noi, c’è una buona probabilità che andrà tutto bene» risponde, osservando attentamente Matthew, e il suo modo di mordicchiare le bacchette – e sì, ancora una volta le sue labbra, adesso all’ingiù, in un broncio –, e la sua fronte aggrottata, che dimostra sia in pensiero, e i suoi occhi fissi sulla pentola di ramen e i rimasugli sul suo fondo, come se stesse cercando lì una risposta ai suoi pensieri, un po’ tipo la tasseomanzia, ma, appunto, con il fondo della pentola del ramen. «Perché?» si decide a chiedere, portando l’attenzione di Matthew su di sé e distraendolo da qualsiasi pensiero gli stesse passando per la testa.
Matthew si prende qualche secondo per rispondere, indeciso se condividere le sue preoccupazioni con Jiwoong o meno, indeciso se esse siano stupide, se siano valide. Perché una parte di lui sente che non sia valido, il modo in cui si sente, e che sia stupido, che osi formulare pensieri simili, e che si preoccupi per cose simili. Ma, alla fine, decide di rispondere con la verità, perché si tratta di Jiwoong, e Jiwoong gli è sempre stato d’aiuto, e gli ha sempre dato dei buoni consigli. «Ho paura che… Ho paura di… dire le cose sbagliate e fare le cose sbagliate, ed essere odiato ancora una volta» ammette, posando le bacchette sul tavolo e finendo per mordicchiarsi il labbro inferiore, così forte che potrebbe farsi sangue – ma fortunatamente non ci riesce.
«Mattdu-ya» mormora Jiwoong, con una voce soffice, gentile, delicata, come se stesse parlando ad un soffione, e un sospiro un po’ più forte lo potrebbe distruggere, «Ciò che è successo durante Say My Name, il modo in cui hai reagito, le tue parole, le tue lacrime, tutto ha avuto senso, e le tue emozioni sono state più che valide» gli dice, e le mani gli formicolano, per quanto vorrebbe allungarle e far sì che Matthew smetta di mordicchiarsi il labbro inferiore, per quanto vorrebbe allungarle e prendere le mani del giovane di fronte a sé tra esse e donargli un po’ di calore e rassicurarlo per quanto possibile. «Eri lì, ero lì, eravamo lì, in quel programma così stressante, per debuttare, e ognuno di noi voleva le parti migliori nelle canzoni, così da farsi notare, così da ricevere più voti possibili. Ognuno di noi è stato egoista almeno una volta, là dentro. E le reazioni nei tuoi confronti, l’odio che hai ricevuto, tutto quello che ti è stato detto e fatto non è mai stato corretto, non è mai stato accettabile» continua, osservando il modo in cui gli occhi di Matthew diventano lucidi e il broncio si fa notare ancora di più. «Qualsiasi cosa accadrà, d’ora in avanti, hai otto persone attorno che sono pronte a sostenerti, e a difenderti. Non siamo più l’uno contro l’altro, non sei più da solo, e non permetterò… non permetteremo che venga più trattato come sei stato trattato» termina il suo discorso cercando di incrociare lo sguardo di Matthew, per trasmettere ancora di più le sue parole, ma senza riuscirci. Ma è okay, perché lo sa, che quello che ha detto è arrivato dove doveva arrivare. Lo nota, dal linguaggio del corpo di Matthew.
«Hyung» mormora Matthew, la voce che gli trema un po’, «Grazie» dice, finalmente incrociando il suo sguardo, e mostrandogli un accenno di sorriso sincero, che è più che gradito.
«Son sempre qui, per qualsiasi cosa.»
Matthew si alza e fa il giro della penisola, ritrovandosi di fronte a Jiwoong, che decide di rimanere seduto, ma girando lo sgabello in direzione del corpo di Matthew, così da far sì che si ritrovino faccia a faccia. E poi Matthew lo abbraccia, mettendogli le braccia attorno al collo e il viso nell’incavo di esso, e poi Jiwoong, dopo un attimo di sorpresa, lo avvicina a sé, stringendo le sue braccia attorno alla vita sottile del suo dongsaeng.
E rimangono così, per qualche secondo di troppo, sentendo l’uno il forte e rumoroso battito dell’altro, e nel cuore della notte, entrambi fingono che sia okay così.
 
 
 
I giorni successivi passano così velocemente che nessuno di loro ha neppure un attimo di riposo, e niente viene più detto, e Matthew e Jiwoong fingono che non sia successo nulla, e che quella notte non sia avvenuta – anche se entrambi evocano e rievocano l’abbraccio nella loro mente ogni sera prima di mettersi a dormire, con le guance arrossate e il cuore che batte a mille. Perché lo sanno entrambi, che si è trattato di un abbraccio differente rispetto a quelli che si sono scambiati in precedenza. Lo sanno entrambi, che quel che sentono è qualcosa in più rispetto a quello che pensano che dovrebbero sentire.
Ma è tutto fare un video di qua e registrare una canzone di là, presentarsi a servizi fotografici, e imparare coreografie per le loro canzoni, e prendere un aereo per registrare un programma pre-debutto con la Mnet e studiare coreano per alcuni, e giapponese per altri.
E poi Matthew vede Sung Hanbin baciare Zhang Hao, e il mondo prima si capovolge e poi ritorna al suo posto e poi si capovolge di nuovo e poi. Be’, Matthew non sa cosa pensare, ma almeno ha la risposta alla domanda che aveva posto a Taerae. Perché, sì, esistono idols dello stesso sesso che stanno insieme. Esistono idols dello stesso sesso, e dello stesso gruppo, che stanno insieme. E, davvero, non avrebbe dovuto essere una sorpresa per Matthew, ma tra Boys Planet e il debutto e i suoi sentimenti sballati, non c’ha necessariamente pensato come si deve. Ma Matthew, davvero, lo sapeva, o meglio, lo immaginava, che c’era qualcosa, tra Sung Hanbin e Zhang Hao, perché Hanbin lo conosce come il palmo delle sue mani. È che forse non si aspettava necessariamente quel qualcosa, da due persone come loro, così attente, così precise, così fisse sui loro obiettivi. Ma d’altra parte, con obiettivi simili, forse avrebbe dovuto aspettarselo, perché una volta che c’hanno qualcosa in testa, niente li può fermare. È così che sono arrivati al primo e al secondo posto a Boys Planet, d’altronde.
Quindi, insomma, Matthew vede i due baciarsi, e riesce a non farsi notare e a non disturbarli, e riesce a tenere la cosa per sé, ma inizia anche a farsi due domande, o magari anche dieci.
E quindi, insomma, alla volta successiva in cui si ritrova da solo in una stanza con Kim Jiwoong, entrambi seduti sul divano del soggiorno, alle tre di notte – perché apparentemente non sanno cosa significhi avere un normale ciclo del sonno –, nella sua testa c’è quel bacio, e quella piccola, ma urlante idea che chissà se… chissà se.
E non lo sente, Jiwoong, quando gli parla, a malapena nota la mano che si muove di fronte al suo viso, e il preoccupato e divertito «Terra chiama Matthew».
«Com’è baciare un uomo?» chiede invece all’improvviso, e forse dovrebbe smetterla di fare domande che spuntano dal nulla, mentre si sta parlando di altro, ma oh, be’, quel che è fatto, è fatto, e Matthew non sa davvero mordersi la lingua e non ha davvero un filtro testa-bocca.
Jiwoong si zittisce, e Matthew conta i secondi nella sua testa, uno, dieci, ventisette, cinquanta, e poi Jiwoong parla. «Dipende dall’uomo.»
E che risposta è?, si chiede Matthew. Ma anche, ma che domanda gli ha fatto, però? Perché, può davvero puntare il dito su Jiwoong, per una risposta simile, con una domanda simile?
«Com’è stato baciare Seobin-sunbaenim?» e non sa perché lo chiede, ma nella sua testa c’è il bacio tra Hanbin e Hao, e poi ci sono i baci che ha visto nello schermo del suo cellulare, di nascosto, sotto alle coperte del suo letto – le cuffiette ficcate nelle orecchie e il volume al minimo –, tra Jiwoong e Yoon Seobin, nei k-drama che hanno registrato insieme. E quindi c’ha troppi baci e tante domande, ma nessuna risposta.
«Eh, umh…» balbetta Jiwoong, puntando il suo sguardo ovunque eccetto in quello di Matthew, non che Matthew stia cercando di incrociarlo, sia mai, dopo aver posto domande simili. «Perché?»
«Non si risponde ad una domanda con una domanda» borbotta, annoiato, e forse nota Jiwoong alzare gli occhi al cielo, ma fa finta di niente, quindi è come se non lo avesse notato.
«È stato bello…?, se così si può dire, baciare Seobin» e qui il cuore di Matthew forse smette di battere, «Ma…»
«Ma?» chiede Matthew, un mix di curiosità e ansia e voglia di sapere che gli circolano nelle vene, iniziando a giocherellare con un filo che spunta dalla coperta che tengono sempre sul divano, in caso qualcuno finisse per addormentarsi lì, cercando di comportarsi come se questo discorso non lo toccasse, ma è un po’ palese il suo interesse.
«Ma non c’è nulla tra di noi. Siamo solo amici.»
E Matthew non sa perché sente il sollievo prendere il sopravvento sul suo corpo – o, perlomeno, fingiamo che non lo sappia, perché la vita è più facile quando non si ascoltano i segnali del proprio corpo –, ma comunque lo sente, e rilascia un silenzioso sospiro. «Capisco.»
«Cosa capisci?»
«Che tu e Seobin-sunbaenim siete amici.»
«E…?»
«Niente.»
«Matthew-ya» dice con tono petulante Jiwoong, un tono a cui Matthew non dovrebbe essere abituato, ma lo è pure fin troppo. Non è un tono che Jiwoong usa spesso, vista la sua facciata e visto il suo essere hyung, ma è capitato che lo usasse con Matthew, nei mesi passati, ed è sempre stato adorabile, ai suoi occhi. Tuttora lo è.
«Jiwoon-hyung» risponde Matthew, usando lo stesso identico tono petulante, perché è il dongsaeng, alla fine della giornata, per cui si può permettere di comportarsi così.
«Hai mai baciato un uomo?»
Col modo in cui Matthew alza di scatto la testa, il rischio di rompersi il collo c’è, ma fortunatamente non succede. Tuttavia, sfortunatamente, facendo così incrocia lo sguardo di Jiwoong, e davvero? Le palpebre leggermente abbassate? Gli occhi da letto? Davvero, Kim Jiwoong? Ce n’era proprio bisogno? Forse rompersi il collo sarebbe stato meglio che questo attacco alla sua salute mentale (e fisica).
«Sì» risponde Matthew, una volta che riprende il controllo di sé, perché sì, è successo, un paio di volte, in discoteche sia in Canada che in Corea, un po’ ubriaco tra alcol e atmosfera, e non ha molti ricordi, di quei baci, ma gli hanno decisamente confermato il suo orientamento sessuale.
«Capisco.»
E Matthew vorrebbe un po’ maledirlo, ma sa che Jiwoong si sta prendendo la sua rivincita, quindi trattiene le parole che si ritrova sulla lingua e la voglia di alzare gli occhi al cielo. «Hm, buon per te» dice, perché gli piace avere l’ultima parola.
«Ah, sì?» sussurra Jiwoong, procurandogli un brivido che scorre in tutta la sua colonna vertebrale, avvicinandosi a lui, finendo per respirargli addosso, mentre invece il respiro di Matthew si blocca in gola.
«Sì» risponde, alzando leggermente il mento e tenendo fisso il suo sguardo negli occhi scuri di Jiwoong, che a volte gli ricorda un gatto e altre volte un cagnolino, e questo dualismo lo fa uscire fuori di testa.
Stavolta, quando lo sguardo di Jiwoong si posa sulle sue labbra, lo nota, ma i suoi occhi rimangono fermi e fissi, perché non può dargliela vinta. Nonostante ciò, il suo corpo lo tradisce, e finisce per muoversi di qualche centimetro in avanti, i loro visi incredibilmente vicini, le loro labbra sul punto di toccarsi, che il respiro dell’uno è ormai il respiro dell’altro, il profumo che Jiwoong gli ha regalato durante Boys Planet che riempie lo spazio tra di loro, il battito forte del suo cuore che gli rimbomba nelle orecchie, e le dita che gli formicolano, volenterose di passare tra i capelli scuri e lisci di Jiwoong. Sente le sue guance e le sue orecchie e il suo intero corpo andare a fuoco, e le sue labbra seccarsi, tanto che ci passa la lingua di sopra per inumidirle, portando gli occhi di Jiwoong ancora più intenti su di lui, su di esse. E sono così, così, così vicini, che quasi si sente intossicato, che quasi gli gira la testa.
«Hyung?» una voce, quella roca di Gunwook, li fa saltare in aria, ed entrambi si allontanano così velocemente l’uno dall’altro che manca poco che cadano dal divano, e poi posano lo sguardo verso la figura di Gunwook, che sta girando l’angolo ed entrando nel soggiorno del loro dormitorio. «Cosa ci fate ancora svegli?» chiede loro, una volta che li nota, stropicciandosi gli occhi, apparendo adorabile con i capelli che gli vanno in tutte le direzioni, le guance paffute e i pantaloni del pigiama che a malapena gli arrivano alle caviglie, perché è ancora in crescita e i vestiti non riescono a stargli dietro.
Jiwoong si schiarisce la gola, mentre Matthew rimane immobile sull’orlo del divano, cercando di riprendersi da ciò che è appena successo – e da ciò che stava per accadere –, ma senza riuscirci. «Stavamo parlando un po’ e non abbiamo notato l’orario» gli fa sapere Jiwoong, la bugia che esce facile dalle sue labbra da attore, un professionista dell’improvvisazione, per poi alzarsi e andare verso Gunwook, spettinandogli ancora di più i capelli. «Avevi bisogno di qualcosa?»
Gunwook scuote la testa, adorabilmente – perché ogni cosa che i maknae del loro gruppo fanno è adorabile. «Avevo sete, mi sono alzato per bere un bicchiere d’acqua e ho visto la luce accesa, tutto qui.»
Jiwoong annuisce, e gli sfugge un «Hmm» comprensivo dalle labbra. «Torna a dormire, allora.»
«Va bene. Buonanotte» mormora Gunwook, lasciandoli nuovamente da soli nella stanza, ma Matthew non dà il tempo a Jiwoong di dire nulla, neppure di aprire la bocca, perché nel momento in cui riprende la capacità di muovere il suo corpo, si affretta ad alzarsi, a mormorare anche lui un «Buonanotte» e a camminare a passi veloci, a correre, così da chiudersi nella sua stanza, e ficcarsi sotto le coperte, come se lo potessero difendere dai mostri – e da Kim Jiwoong.
Cazzo, è tutto ciò che riesce a pensare. E pensare che non è neppure uno che dice spesso le parolacce.
 
 
 
Il giorno del suo compleanno, la WakeOne, la loro agenzia, ovviamente decide di includere Jiwoong e Gunwook nella sua live, come se fosse divertente, come se haha che ridere, come se Matthew non fosse pronto con una pala per seppellirsi vivo, perché ogni volta che lui e Jiwoong si ritrovano anche solo vagamente vicini sente tutti i peli del suo corpo rizzarsi e la sua mente riempirsi di occhi e labbra e respiro caldo e quel profumo che non riesce neppure più ad usare, talmente tanto gli ricorda quella notte. E non riesce neppure ad incrociare lo sguardo di Gunwook, perché, anche se pensa che non si sia reso conto di nulla e non sappia nulla di ciò che è – quasi – successo, Matthew sa ed è più che abbastanza.
Ma come un brutto scherzo del destino, deve passare un’ora di fronte a migliaia di occhi attenti, un sorriso fisso – e a momenti falso – sulle labbra, e il braccio di Jiwoong costantemente attorno alle sue spalle, e gli occhi di Jiwoong costantemente su di lui, e la voce di Jiwoong a parlargli nell’orecchio sinistro, a farlo sinceramente impazzire. E i suoi occhi lo tradiscono, e si posano sulle labbra di Jiwoong, e la sua bocca lo tradisce, e rilascia il nome del suo hyung più volte di quanto sia normale, e la sua mano sinistra lo tradisce, che non riesce a stare ferma e deve sempre finire per toccare il giovane uomo al suo fianco.
E quando Jiwoong gli dice che perché mai gli dovrebbe regalare dei fiori, quando è Matthew stesso ad essere il fiore, un po’ vorrebbe prendere e ficcarsi gli stessi fiori – regalati da Hanbin, molto belli, molto preziosi, grazie mille – negli occhi.
E quando apre il regalo che, invece, finisce per essere quello di Jiwoong, e si ritrova tra le mani un nuovo profumo, fatto esclusivamente per lui, quel profumo vorrebbe berlo e avvelenarsi, perché a questo punto non ne può più.
Ma prosegue, perché è un idol e deve imparare a non mostrare le sue emozioni sul suo viso, se vuole sopravvivere in un’industria simile.
Ma, una volta che Gunwook riesce a concludere la live su Instagram, dopo che hanno salutato con affetto i loro fans, si lascia andare sulla sedia, rilasciando un rumoroso sospiro di sollievo.
«Tutto bene, hyung?» gli chiede proprio Gunwook, porgendogli uno sguardo preoccupato.
Matthew annuisce, passandosi le mani sul viso, cercando di scacciare via qualsiasi emozione senta al momento. «Solo un po’ stanco» dice, chiudendo gli occhi.
E poi sente una mano togliergli il basco che aveva addosso e posarsi sulla sua testa, le dita ficcarsi tra i suoi capelli, i polpastrelli massaggiargli la cute, e il suo corpo si irrigidisce, perché riconosce quella mano, ma poi si rilassa, perché riconosce quella mano. E se gli scappa una sorta di gemito – che fortunatamente nessuno anche solo di poco lontano da lui può sentire, ma che sfortunatamente la persona al suo fianco può sentire –, fa finta di nulla.
Rimangono così per qualche minuto, mentre lo staff attorno a loro si appresta a ripulire la stanza, dandogli del tempo per riprendersi e riposarsi, prima di mandarli alla loro prossima schedule.
«Va un po’ meglio?» sente Jiwoong chiedergli in un sussurro.
«Sì» risponde Matthew, riaprendo gli occhi e incrociando lo sguardo del suo hyung, «Grazie.»
«Sempre.»
 
 
 
Una sera, dopo aver finito di cenare, decidono tutti di uscire, eccetto Matthew, che ha un po’ di mal di testa, e Jiwoong, che dice di non aver digerito bene la cena.
E quindi rimangono da soli, per l’ennesima volta, e se il mal di testa di Matthew un po’ migliora e un po’ peggiora, decide di tenerselo per sé. E se Jiwoong sente un po’ la nausea, ma si sente anche improvvisamente meglio, anche lui decide di tenerselo per sé.
Lavano e asciugano insieme i piatti e poi si siedono sul divano – quel divano –, e accendono la televisione, lasciandola sul canale su cui già era, tanto nessuno dei due è davvero interessato a guardarla, è solo un modo per riempire l’aria, perché adesso, per la prima volta, il loro silenzio è imbarazzante e sentono il bisogno di annullarlo in qualche maniera.
«Hyung» dice Matthew, nello stesso momento in cui Jiwoong dice «Matthew», ed entrambi accennano un sorriso timido. «Prima tu» si affretta a dire Matthew, curioso di sapere cos’è che Jiwoong voglia dirgli.
«Sei stanco?» gli chiede, e forse Matthew ci rimane male, ma cerca di non mostrarlo.
«Un po’» mormora, anche se non lo è.
«Vieni» gli dice Jiwoong, dandosi dei colpetti sulle cosce, e a Matthew gli occhi un po’ escono dalle orbite, e non è davvero un’espressione che può nascondere, quindi si appresta ad appoggiare la testa sul grembo del suo hyung, mentre sente l’imbarazzo prendere il sopravvento del suo corpo e le sue guance surriscaldarsi. Spera che le sue orecchie non abbiano preso appunti e copiato le sue guance, ma percepisce il calore abbastanza da sapere che non sia così. E se Jiwoong le nota, perlomeno non dice nulla.
E poi le mani di Jiwoong si ritrovano, ancora una volta, tra i suoi capelli, un po’ più secchi rispetto al solito, a causa della decolorazione, ma Matthew comunque, ancora una volta, si rilassa.
«Jiwoon-hyung» mormora, dopo un po’, la voce un po’ impastata, talmente tanto è rilassato, «Mi avresti baciato? Quella notte?» chiede in un sussurro, e maledetta la sua bocca, che non si sa stare ferma, e maledetto anche Jiwoong, che lo rilassa sempre così tanto da fargli perdere il controllo della sua voce, del suo corpo, di se stesso.
Le mani tra i suoi capelli si fermano per qualche istante, ma poi riprendono. «Sì» ed è tutto ciò che serve, a Matthew, per alzarsi dal divano, e per poi mettersi a sedere a cavalcioni su Jiwoong, le sue cosce a circondare quelle del suo hyung, petto contro petto, fronte contro fronte, respiro contro respiro. «Matthew?» gli chiede Jiwoong, le pupille dilatate, il cuore che gli batte così forte nel petto che anche Matthew riesce a sentirlo, ma le mani già appoggiate sui suoi fianchi, come se quello fosse il loro posto naturale, come se gli fossero state donate per posizionarsi proprio lì, in quella vita sottile di quel bellissimo ragazzo coreano-canadese.
Ma Matthew non risponde, semplicemente avvicina i loro visi, e, senza neppure pensarci su, scontra le sue labbra contro quelle di Jiwoong, e per un attimo i loro denti si colpiscono, con più forza del necessario, e a Matthew sfugge una smorfia, ma poi si adattano velocemente, e le loro labbra iniziano a muoversi l’una contro l’altra, e la mente di Matthew un po’ si zittisce, un po’ urla Jiwoong! in loop. Le labbra di Jiwoong e la lingua di Jiwoong e il profumo di Jiwoong e il gusto di Jiwoong e le mani e il corpo e il calore e la sua interezza. Ed è tutto Jiwoong, ed è solo Jiwoong. Che quasi non respira, perché se ne dimentica, perché non vuole distaccarsi, come se Jiwoong fosse il suo ossigeno e l’unico capace a tenerlo in vita.
Ma tutte le cose belle hanno sempre un termine e se Matthew rilascia un sospiro deluso, è anche più che accettabile, perché chi non vorrebbe continuare a baciare Kim Jiwoong per il resto della propria vita?
«Be’?» si lascia sfuggire, e il viso di Jiwoong si apre in un sorriso divertito.
«Be’? Davvero? Be’?» arriccia il naso il suo hyung, prendendolo in giro. E com’è possibile che ogni espressione lo faccia apparire più bello di quella precedente? Anche quelle che dovrebbero annoiarlo? Matthew proprio non se lo sa spiegare. Sente che ci sia bisogno di uno studio scientifico, di una ricerca indirizzata a comprendere come un essere umano così perfetto possa esistere, essere reale, carne ed ossa.
«Sì» borbotta Matthew. «Be’?» chiede ancora una volta, stringendo una mano tra i capelli di Jiwoong, facendo sì che alzi un po’ il viso nella sua direzione, e Matthew possa incrociare il suo sguardo.
«Be’…» dice Jiwoong. «Che dire…»
«Jiwoong!» esclama Matthew, decidendo di evitare di chiamarlo hyung e stringendo ancora di più la sua presa sui suoi capelli scuri e lisci, lanciandogli un’occhiataccia, sperando che possa avere anche solo un po’ di effetto.
Ma Jiwoong ridacchia, un luccichio sempre più divertito nei suoi occhi. «Matthew» è l’unica cosa che gli risponde, quasi canticchiando il suo nome.  
«Rispondi» pretende, la voce un po’ più roca e bassa, avvicinando i loro visi e respirandogli addosso.
E il viso di Jiwoong ritorna immediatamente serio. «Be’...» mormora, passandosi la lingua sulle labbra, «Forse se mi baciassi un’altra volta, ti potrei dare una risposta.»
E Matthew non se lo fa ripetere due volte, perché mica è stupido, e quindi lo bacia un’altra volta, e un’altra ancora, e ancora, e la sua testa va in tilt, soprattutto quando Jiwoong decide di mordergli il labbro inferiore, e ritorna a concentrarsi solo su di lui, che Matthew quasi cessa di esistere, perché è tutto solo Jiwoong.
«Be’?» ripete, una volta che hanno trovato la forza di distanziarsi per una seconda volta, il respiro corto e le guance rosse, così come le loro labbra.
«Hmm» mormora Jiwoong, lasciandogli un bacio sulla fronte, e prima su un occhio e poi su un altro, e sulla punta del naso, e al lato della bocca, e sulla mandibola, e sul pomo d’Adamo, e poi qua e là nel resto del collo, che quasi gli fa il solletico, non fosse che Matthew sta un po’ impazzendo. «Vuoi essere il mio ragazzo?»
E Matthew non si aspettava una domanda simile, e il suo corpo lo fa notare, tra il modo in cui sussulta e il modo in cui rallenta la presa sui capelli di Jiwoong, e gli occhi sgranati, e la bocca leggermente aperta, ad “o”. «Ci devo pensare su» risponde, una volta che ha ripreso il controllo di sé, mordicchiandosi il labbro inferiore per non farsi scappare un sorriso.
«Oh, davvero?» sussurra Jiwoong, lasciandogli ancora una volta una traccia di baci leggeri, ma bagnati, sul collo, facendolo rabbrividire.
«Hmhm» risponde, per poi portare la mani sulle guance di Jiwoong, coprendogli il bellissimo viso che si ritrova con esse.
«E cosa posso fare per farti pensare più velocemente?» si sente chiedere, mentre le mani di Jiwoong gli accarezzano la schiena, dall’inizio alla fine, e dall’inizio alla fine.
«Una canzone? Un ballo? Magari un cartellone. O magari un furgoncino, di quelli che solitamente i fans mandano fuori dalle agenzie» lo stuzzica Matthew, e Jiwoong gli dà un pizzicotto sulla coscia, che lo fa scoppiare a ridere. «Sì» poi dice, senza davvero pensarci su, tra una risata e l’altra. Perché mica ha bisogno di pensarci. Chi direbbe di no ad una domanda simile, sinceramente? Chi rifiuterebbe di essere il ragazzo di Kim Jiwoong?
«Sì? Sì cosa?» gli chiede Jiwoong, ed è palese che sa a cosa Matthew si stia riferendo, viste le sue sopracciglia inarcate e la testa leggermente inclinata, ma Matthew decide comunque di rispondergli come si deve.
«Sì, voglio essere il tuo ragazzo.»
«Prego per l’onore.»
Matthew fa una smorfia e «Oh mio Dio» si lamenta, «Mi rimangio ciò che ho appena detto.»
«No, non puoi.»
Matthew sospira e scuote la testa tra sé e sé. «Sarà una lunga vita.»
«Oh, addirittura per il resto della tua vita? Si vede che ti piaccio proprio tanto.»
«Guarda che me ne vado.»
«Anche tu mi piaci tanto.»
E Matthew lo bacia ancora, e ancora, e ancora. E, se quando i membri tornano a casa e li ritrovano a baciarsi sul divano, finiscono per scambiarsi soldi tra di loro, dopo aver vinto o perso una scommessa che avevano fatto su Jiwoong e Matthew e su quand’è che finalmente si sarebbero messi insieme – anche se apparentemente i quattro maknae pensavano che già stessero insieme da tempo –, nessuno dice niente (non è vero, Matthew si lamenta molto, ma è okay, perché Jiwoong è al suo fianco, che lo tiene per mano e gli lascia baci per tutto il corpo, e si sa, a volte si vince e a volte si perde, nella vita, e Matthew sente di aver vinto, tanto, tutto).
 
Fine.
   
 
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