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Autore: kaiwolf_    11/07/2023    0 recensioni
Miguel O'Hara è un uomo particolarmente stressato.
Cosa c'è di meglio che un massaggio?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miguel O’Hara era un uomo attento, sveglio e intelligente, ma anche uno sbruffone orgoglioso. Con te, però, era diverso: in tua compagnia si godeva ogni attimo, ogni momento, ogni singola tua parola e ogni tuo tocco, ogni tuo sguardo.

Vi eravate conosciuti meglio poco dopo che essere stato reclutato da lui stesso per entrare nella Spider Society e dopo un breve periodo di battibecchi e problemi, la tua voglia e il tuo interesse di provare ad avvicinarti a lui, vi avevano portato a cominciare una semplice relazione all’oscuro di tutti. Non che fosse difficile immaginare cosa faceste insieme per tutto quel tempo quando scomparivate da tutti e tutto.

La difficoltà di Miguel stava per lo più nel dover far pace con sé stesso per ricominciare a fidarsi di qualcuno, di essere sicuro che il Multiverso non sarebbe stato compromesso se vi foste presi del tempo per voi. Ed in più vi era il casino che era capitato con la Gabriella della Terra-968B, quando lui perse quell’unica scintilla di felicità che gli aveva permesso, anche solo per un breve periodo, di avere fiducia nelle persona, di essere in grado di amare.

Ma dopo quello che era successo come poteva essere di nuovo in grado di amare? È vero, gli ci erano voluti mesi, anni prima di incontrarti, ma ora che facevi parte del suo mondo, sarebbe stato difficile lasciarti andare. Doveva capire che, passo per passo, si sarebbe tutto sistemato, doveva avere fiducia e tu eri lì anche per quello.

 

Una missione da poco finita aveva riportato indietro, attraverso diversi portali, numerosi Spiders feriti, chi più grave e chi meno. Cercasti con attenzione Miguel nella folla e lo vedesti uscire insieme a Jess come ultimo prima che il portale si chiudesse. Nel vederlo senza ferite facesti un respiro di sollievo.

“Miguel!” lo chiamasti avvicinandoti “Cosa è successo? Non sei ferito da qualche parte vero?” gli prendesti le braccia e le spostasti avanti e indietro controllando tutto il suo corpo.

Con un leggero strattone Miguel ti intimò di lasciarlo andare “Tutto bene” rispose con voce seria, ma con una leggera tinta di affanno. I suoi occhi erano bloccati di fronte a sé verso gli altri Spider e le su spalle duramente rigide chiuse in avanti. Lo osservasti con più attenzione mentre si allontanava con Jess che nel frattempo ti aveva fatto un cenno con la mano per salutarti.

Non che fosse una cosa così strana vederlo stressato e stanco dopo una missione, specialmente se era una che non era andata così bene come si sperava, ma in un modo o nell’altro vederlo così era sempre snervante. Volevi e c’eri per lui quindi essere scansato in quel modo non era certo il ringraziamento che ti saresti aspetto. Sbuffasti sonoramente e ti mettesti al lavoro per cercare di dare una mano al gruppo medico incaricato. In quel momento Miguel era meglio che fosse lasciato stare e che si prendesse del tempo per calmare i bollenti spiriti.

 

La giornata andò avanti tranquillamente. Desti una mano a sorreggere verso l’infermeria coloro che avevano un minimo di bisogno di assistenza, mentre coloro feriti gravemente venivano portati velocemente sotto i ferri e operati. Non che tu fossi un medico, affatto, ma era un modo anche solo per rendersi un pochino più utile, specialmente quando non c’era altro da fare.

Controllasti l’orologio in infermeria e siccome erano già le sei passate del pomeriggio, iniziasti a pensare che forse era giunto il momento di prendersi un attimo di pausa e pensare a tornare sulla tua Terra. Rimanere sempre così lontani ogni volta non era una buona cosa siccome il crimine non riposava mai ed eri canonicamente l’unico Spider del tuo mondo e di Brooklyn. 

Ti avviasti verso l’uscita dopo aver salutato il personale della sala e poco prima di mettere piede fuori dalla porta notasti un set di piccole boccette su di un comodino. Ti venne un’idea stuzzicante e quando chiedesti ad un’infermiera se potessi prenderle in prestito e lei ti disse di sì, velocemente le presi in mano e ti avviasti fuori dalla porta quasi correndo.

Miguel più volte ti aveva chiesto di rimanere a fermarti per la notte. In un primo periodo ti aveva lasciato una chiave elettronica per una delle stanza del quartier generale, ma pian piano che la vostra relazione cresceva, era inutile dire che quella chiave servisse sempre di meno. Ti aveva invece dato una copia della sua per permetterti di entrare tutte le volte che volevi e quando volevi, senza impegno.

Con tutta tranquillità ti avviasti verso la zona notte, dove sapevi che Miguel sarebbe stato lì a riposare. Con tutta la sua buona voglia era quasi impossibile, anche per lui, riuscire a concentrarsi quando era ovvio che fosse così stanco. Salisti le scale che portavano alle stanze e una volta davanti alla sua porta bussasti leggermente. Tre volte, come ti aveva chiesto di fare.

Aspettasti qualche secondo prima che la porta si aprì leggermente lasciando spazio solamente per la testa di Miguel per fare capolino.

Yo” lo salutasti con un sorriso sincero.

“Cosa c’è?” la voce pesante e assonnata, stanca. Lo si vedeva dai suoi occhi così spenti che la missione aveva avuto più problemi del solito e in un modo o nell’altro questo non aveva giovato alla sua salute, mentale e fisica. Nonostante fosse snervante, sapevi che non lo faceva apposta a risponderti in quel modo.

“Posso entrare? Vorrei passare un po’ di tempo assieme…” lo guardasti con ancora il sorriso in volto.

Lo vedesti osservarti attentamente prima di lasciare un leggero sbuffo e aprire la porta in modo la farti entrare. Senza neanche aspettarti si girò e tornò a stendersi sul letto dove era stato fino a prima. Lo spettacolo era a dir poco interessante: con solamente addosso i pantaloni di una tuta nera, la schiena nuda era completamente in vista.

“Grazie,” ringraziasti entrando e chiudendoti la porta alle spalle. La sua camera era semplice, nulla di che in particolare: il grosso letto contro una parete, a lato due comodini. Vicino all’entrata una scrivania piena di scartoffie e oggetti vari, mentre dalla parte opposta vi era un grande armadio. Non c’era alcun che di decorazione e le grosse finestre erano parte del tempo sempre chiuse in modo da non far entrare luce siccome i suoi occhi ne pativano.

Lasciasti le due boccette che avevi preso in prestito in infermeria, su uno dei due comodini mentre ti sistemavi sul bordo del letto, vicino a Miguel. Lo osservasti attentamente respirare, il corpo rigido come un pezzo di legno. Allungasti una mano per poggiarla sulla sua nuca e lentamente la passasti in mezzo ai suoi capelli. Appena lo toccasti notasti un visibile cambiamento della postura, che divenne di poco più rilassata.

“Tutto bene…?” chiedesti con attenzione continuando ad accarezzarlo con lenti movimenti. L’unica risposta che ricevesti fu un semplice e monotono mugugno, stanco e leggermente infastidito.

“Ho notato che la missione è stata più difficile di quanto vi aspettavate. Ho visto che sembri essere più esausto del solito,” la tua mano si spostò con calma lungo il collo facendo una leggera pressione che Miguel accettò con piacere facendo scomparire la faccia di più nei cuscini. Annuì leggermente alle tue parole.

“Ho preso degli oli dall’infermeria,” lasciasti un attimo il tuo posto per allungarti a prendere le boccette che avevi portato “Li ho portati perché sono gli stessi che i medici e gli infermieri usano per i massaggi fisioterapico,” sporgesti la testa in avanti per vedere meglio una possibile reazione dallo Spider Man. “Ti andrebbe?” chiedesti.

Un altro mugugno si fece strada fino alle tue orecchie, questa volta sembrava essere decisamente più rilassato, significato di un via libera. In una mano prendesti una delle due boccette e girasti il tappo per aprirla. Un forte odore, ma piacevole, di lavanda arrivò fino alle tue narici. Versasti un po’ del contenuto sulle mani e iniziasti a girarle tra di loro per ungerti bene tutta la superficie.

Con attenzione ti alzasti dal posto al margine del letto e con altrettanta attenzione spostasti una gamba oltre il suo fondoschiena e ti mettesti a cavalcioni. Un leggero borbottio lasciò Miguel quando sentì il tuo peso addosso, notasti che le sue anche si spostarono lievemente in avanti, alzandoti leggermente. Un sogghigno si fece largo sulle tue labbra.

Era difficile dover prestare attenzione a quello che dovevi fare quando la tua vista in quel momento era solamente puntata sulla sua schiena così perfetta. Ma dopo aver fatto passare qualche secondo, spostasti il peso in avanti e lentamente posasti le mani sulle sue spalle, nella parte dell’attaccatura del collo. Al contatto delle mani oliate, fredde, con la sua schiena, Miguel rabbrividì leggermente. 

Lasciasti che si abituasse un po’ alla tua presenza e quando lo vedesti rilassare le spalle, iniziasti a fare pressione coi pollici sui muscoli così visibilmente tesi e rigidi. Avanti e indietro, le tue mani viaggiavano lungo tutta la sua schiena, prima in una zona singola, poi allargandoti sempre di più con movimenti semplici ma efficaci.

Con la faccia di Miguel pressata tra i cuscini del suo letto, ti era difficile poter vedere il suo volto e le sue espressioni così l’unico modo era quello di basarsi su di ogni singolo piccolo movimento che il suo corpo faceva in reazione ai punti che massaggiavi.

Passasti le mani sulle spalle, prima verso l’interno facendo scivolare i pollici fino all’attaccatura dei capelli, poi verso l’esterno e giù, lungo tutta la colonna vertebrale fino alla zona lombare. A differenza di come si poteva pensare, la pelle di Miguel non era così dura come il suo carattere, era invece decisamente più liscia e morbida.

Numerose erano le cicatrici. Segni delle molteplici battaglie contro i nemici della sua Terra e di tutte quelle cadute e colpi che si era preso nel corso della sua carriera come Spider Man.

Con una leggera scossa del capo tornasti a concentrarti sul lavoro che stavi facendo. I tuoi pollici si soffermarono nella zona lombare e spostando il corpo in avanti facesti parecchia pressione proprio nel punto che sapevi, e sentivi, essere più rigido. In un istante le mani di Miguel volarono sulle tue cosce stringendo il tessuto e la carne in una morsa stretta ma attenta. Tutto il suo corpo si irrigidì all’improvviso. Un gemito soffocato arrivò come musica alle tue orecchie.

“Trovato il punto dolente” ridacchiasti continuando a massaggiare la zona lombare applicando la stessa pressione, incontrando più volte il nodo.

Osservandolo attentamente potevi vedere la sua schiena tremare leggermente. Il suo respiro soffocato dai cuscini e dalle lenzuola facevano si udisse poco chiaramente.

Spostasti le mani di nuovo verso l’alto e poi con leggerezza di nuovo verso il basso schiacciando il punto in cui si trovava il nodo. Passati i pollici più volte sulla stessa zona, notasti che ogni volta Miguel lasciava un gemito e le sue mani si stringevano ogni volta con più forza sulle tue cosce.

Sporgesti il volto in avanti e con stupore e piacere notasti un leggero colorito rosso sulla punta delle orecchie. Non dicesti nulla per evitare una possibile risposta scontrosa, ma sogghignasti tra te e te, divertito. Le tue mani arrivarono fino alle scapole e si soffermarono lì per qualche secondo prima di riprendere la loro strada lungo le spalle e la base del collo. Prima rigide, le sue mani lasciarono la forte presa su di te, senza mai staccarsi completamente.

Le tue dita si spostarono sulla lunghezza del suo collo fino ad arrivare all’attaccatura dei capelli e premendo leggermente, con movimenti circolari, proprio in quel punto.

Miguel si rilassò visibilmente, segno che quello fosse uno dei posti migliori che potessi trovare. Le sue spalle si rilassarono notevolmente e sentisti tutto il suo corpo quasi sciogliersi sotto il tuo peso. La sua schiena si allargava lentamente, segno di profondi respiri.

Girasti intorno a quel punto per diversi minuti. Su e giù, su e giù. In senso orario e antiorario, in modo da lavorare al meglio delle tue capacità. Di nuovo come prima tornasti più in giù, prima sulle spalle e le scapole, allargandoti anche lungo il braccio, poi scendendo nuovamente lungo la colonna vertebrale.

E come prima, più scendevi e più pressione applicavi. Miguel d’altro canto non poteva fare altro che irrigidirsi nuovamente. Le sue mani di nuovo disperatamente attaccate alle tue cosce. Un altro gemito soffocato, seguito da uno sbuffo trattenuto nei suoi polmoni.

“Hey fermo!” lo richiamasti ridacchiando quando per poco non cadesti dalla sua schiena per un movimento troppo improvviso.

La sua faccia fece capolino per metà dai cuscini. Un forte strato di rossore adornava la sua pelle dalla punta del naso fino allo orecchie. Gli occhi vitrei dalle pupille larghe ti cercavano quasi disperatamente. Un leggero rivolo di saliva cadeva dalle sue labbra, che disperatamente facevano entrare più aria di quanti i polmoni potessero contenerne. Lo guardasti con attenzione mentre sentivi un calore attraversarti tutta la schiena, i capelli sulla base della tua nuca si rizzarono alla vista.

“Cosa succede, Miguel?” gli sussurrasti all’orecchio una volta che ti sporgesti in avanti. Un sorriso malizioso sul tuo volto. La sua risposta fu solo un mugugno quasi infastidito e la veloce fuga del viso di nuovo in mezzo ai cuscini.

Per tormentarlo ancora un po’ decidesti di ripetere lo stesso processo di prima e muovere di nuovo le mani lungo tutta la spina dorsale fino alla zona lombare e quindi fare pressione con movimenti orari e antiorari. Lentamente, delicatamente ma con precisione.

Mh”. Musica per le orecchie.

“Sembri essere parecchio stressato in questo punto, sai?” lo prendesti in giro divertito. Miguel non parlò. Per un attimo pensasti che avesse iniziato a mordere il cuscino così forte per non emettere rumori, che probabilmente avresti poi ritrovato i buchi successivamente.

Massaggiasti ancora qualche minuto lungo tutta la sua schiena, ma all’ennesima volta che lo stuzzicavi, in un attimo ti ritrovasti sbalzato via dalla sua schiena. Miguel, infatti, si mosse così velocemente che non te ne accorgesti nemmeno. In un attimo ti ritrovasti con la schiena sul materasso e lui sopra di te, visibilmente rosso in viso.

“Si?” gli ghignasti divertito.

“Direi che possiamo fermarci qui” ti guardò dritto negli occhi, vitrei come prima ma con un pizzico di lussuria che li faceva brillare di più.

“Mi sembra di aver fatto un buon lavoro, sai? Devo averti sciolto tutti i nodi” pensasti ad alta voce sorridendo innocentemente, mentre sapevi che Miguel tratteneva a stento uno sbuffo infastidito.

In un attimo ti si avvicinò più di prima, le sue labbra sfioravano il tuo orecchio.

“Penso tocchi a me ora”

 

   
 
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