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Autore: CowgirlSara    15/07/2023    2 recensioni
Evitarono accuratamente di parlare dei motivi che li avevano riportati ad Atene, ma Camus gli sembrava distante, come rimasto con la mente tra i suoi amati ghiacci. Sperò che non ci avesse lasciato anche il cuore.
**Storia che partecipa al Secret Rainbows di luglio 2023 del gruppo Facebook "Prompts are the way"**
Per Giada.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tomorrow never knows - Secret Rainbow
Salve!
Ragazzi, sembrava una vita intera che non scrivevo ed è stato molto faticoso riuscire a concludere questa cosuccia, anche se almeno mi ha reso chiaro che il motivo per cui non scrivo è che non riesco a mettermi a farlo. Ad ogni modo, spero di aver messo insieme qualcosa di almeno decente, anche per il fatto che non shippo questa coppia e si tratta di un assoluto esperimento in un fandom che per me è sempre stato un rifugio.
Grazie in anticipo a chiunque apprezzerà.
**Storia che partecipa al Secret Rainbows di luglio 2023 del gruppo Facebook "Prompts are the way"**

Per Giada.

Tomorrow never knows


Era già estate in Grecia, il sole alto si rifletteva sulle onde spezzandosi in miliardi di cristalli per il movimento dell'acqua. In lontananza il rumore delle navi che entravano ad uscivano dal porto.
Non sarebbe voluto tornare ad Atene, stava bene nel suo ritiro sull'isola di Milos, una vita semplice, forse un po' solitaria, ma non gli era mancata per niente l'aria del Santuario, specie adesso che sembrava coperta di un'aura malevola e soffocante.
Era tornato comunque, perché sapeva perfettamente cosa significasse non rispondere alle richieste del gran sacerdote e avere alle calcagna i suoi galoppini non era esattamente una prospettiva divertente. Inoltre sperava che qualcun altro avesse risposto alla chiamata, qualcuno che non vedeva da tempo.
Non era stato entusiasta nello scoprire uno alla volta tutti i cavalieri ritornati; i più fedeli al gran sacerdote stranamente non erano i più simpatici della compagnia.
Ma quando aveva visto quel sorriso scanzonato e un po' impertinente, aveva capito che il tempo può passare, le stagioni cambiare e le distanze allungarsi, ma ci sono cose che non moriranno mai davvero.

Qualcosa di freddo gli si appoggiò sul collo lasciato scoperto dalla camicia e Milo seppe di essere stato raggiunto. Si voltò e vide subito il sorriso di Camus che reggeva una bottiglietta d'acqua contro la sua spalla.
“Hey.” Lo salutò.
“Andiamo, ti porto a mangiare in quel ristorante dietro il porto... se esiste ancora.” Replicò l'altro.
“Beh, se al suo posto non c'è uno di quei bar fashion da turisti, è un po' che non vengo da queste parti.” Scherzò Milo.
“Non ci resta che verificare.” Disse Camus, prima di prenderlo per le spalle a trascinarlo con sé.
Il ristorante c'era ancora, mangiarono sul portico davanti al mare. Evitarono accuratamente di parlare dei motivi che li avevano riportati ad Atene, ma Camus gli sembrava distante, come rimasto con la mente tra i suoi amati ghiacci. Sperò che non ci avesse lasciato anche il cuore.

La sua pelle era calda ma asciutta, liscia e abbronzata, aveva un profumo agrumato forse di verbena.
Camus posò un bacio gentile tra le sue scapole, poi si alzò dalla sua schiena e dal letto. Aveva sete, per fortuna aveva preso una camera col frigo bar. Era sicuramente più comoda di qualsiasi alloggio gli avrebbero fornito al Santuario. Non voleva ritrovarsi con Milo dopo mesi in qualche catapecchia bollente e scomoda.
Santo cielo, perché faceva sempre così caldo in Grecia?!
"Perché sei tornato?" Chiese una voce roca, Camus gli lanciò un'occhiata da sopra la spalla con un mezzo sorriso. "Tu odi la Grecia in questa stagione" Aggiunse Milo prima di riaffondare la testa nel cuscino.
Camus guardò per un attimo il muro davanti a sé, riflettendo su quanto e come dirlo.
"Sono stato convocato." Rispose infine.
"C'è chi non ha risposto" Affermò l'altro, prima di girarsi supino tra le lenzuola.
Camus tornò sul letto e di sdraiò accanto a lui, sul fianco.
"Non ti avrei rivisto, così."
Milo alzò una mano e gli accarezzò il mento, poi il collo sotto l'orecchio. Sapeva bene come avere la sua attenzione, la merdina.
"Scappiamo insieme." La sua affermazione però sorprese Camus, che aggrottò la fronte. "Andiamocene da qualche parte, lontano, in fondo ad una caverna, come il Maestro di Libra... Scompariamo..." Il suo tono era un po' triste, quasi supplichevole.
Camus si rese conto di non poter sostenere il suo sguardo, quegli occhi troppo intensi, dello stesso colore del mare della Grecia. Perché doveva essere così difficile, quando tra loro tutto era sempre funzionato in modo naturale, dopo che erano cresciuti insieme, che avevano scoperto l'amore insieme.
Si mise seduto, le ginocchia al petto, dandogli le spalle.
"Pensi che non verrebbero a cercarci?" Gli chiese.
"Ci sappiamo difendere" Replicò Milo mentre gli accarezzava delicatamente la schiena.
"Non posso farlo, Milo" Confessò infine.
L'altro si alzò a sua volta, appoggiandosi al suo fianco e gli baciò la spalla.
"Perché?"
"Arriverà qualcuno ed io... Io devo essere qui per capire la verità" Spiegò senza convinzione.
"La verità su cosa? A parte sul perché il Gran Sacerdote abbia tanta paura di questi ragazzini giapponesi..."
"Tu perché pensi che abbia tanta paura?"
Milo si strinse nelle spalle, poi spostò i capelli di Camus e gli baciò la base del collo.
"Non lo so" Mormorò poi, con le labbra sulla sua pelle. "Ma non mi fido di nessuno al Santuario... A parte te."
Camus sorrise appena e gli abbracciò il capo con un braccio prima di baciargli la fronte. Non sapeva perché era così reticente a parlare con Milo a proposito di Hyoga, ma prima aveva bisogno di capire meglio le intenzioni del Gran Sacerdote e del suo entourage. Lo faceva anche per Milo, per proteggerlo in un certo senso, anche se sapeva perfettamente che lui non era certo fragile. Gli avrebbe parlato con chiarezza, presto.
"Ho solo bisogno che tu ci sia per me." Gli disse mentre gli accarezzava i capelli.
"Ci sono sempre stato, lo sai, dal giorno in cui ci siamo conosciuti, da quando eri solo un moccioso francese che non conosceva una parola di greco..."
Si guardarono sorridendo. Camus avrebbe voluto essere capace di esprimere la sua gratitudine verso Milo per tutto ciò che aveva fatto per lui nei lunghi anni insieme, durante i durissimi allenamenti, quando l'addestramento li lasciava devastati fisicamente e mentalmente e solo l'abbraccio dell'altro li salvava dall'arrendersi. Avrebbe voluto ringraziarlo per avergli insegnato non solo il greco, ma anche cosa fosse la comprensione, il sostegno e l'affetto. Avrebbe voluto dirgli che, anche nel suo modo a volte brusco, lo amava più di qualunque altra cosa.
Ma non era mai stato bravo in certe cose, allora lo baciò piano, dolcemente. Milo lo assecondò, appassionato come sempre.
"Doccia o secondo round?" Gli chiese quando si staccarono.
Camus lo guardò con un sorriso malizioso. "Sono cinque mesi che non stiamo insieme, come pensi possa dire no ad un secondo round?" Replicò.
Sì baciarono ancora mentre tornavano a stendersi sul letto. Milo si spostò sopra di lui, lo baciò lungo il collo.
"... allora dopo faremo la doccia ed un terzo round..." Gli sussurrò all'orecchio prima di mordere il lobo. "...poi colazione e un altro pochino..."
"Ingordo..." Sbuffò Camus poggiando le mani suoi suoi fianchi. Milo rise e lo baciò.


L'estate era arrivata davvero, alla fine. La rada vegetazione sulla scogliera era arsa dal sole e profumava di liquirizia, mentre il vento dal mare muoveva l'erba secca tra le rocce.
Camus avrebbe odiato tutto questo, ma lui non era lì per odiare il caldo e lo scirocco.
La Dea era tornata e Milo avrebbe dovuto essere orgoglioso per essere stato uno dei pochi a riconoscere il suo potere nella determinazione che spingeva i cavalieri arrivati dall'oriente. Se soltanto la sua consapevolezza non si fosse risvegliata contro un particolare avversario, quello che poi aveva affrontato Camus con un potere pari al suo.
Chissà se era quella la verità che Camus cercava, sapere se il suo allievo era davvero arrivato al suo livello. O se, come Milo ed altri, voleva sapere se la Dea era tornata, se era questo il motivo della paura al Santuario, che Atena tornasse e scoprisse decenni di corruzione ed oscurità.
Ora avrebbe voluto chiederglielo, ma era estate in Grecia e Camus non era lì. Milo non poteva assaporare il sale sulla sua pelle o godersi il suo corpo in una camera semibuia mentre le cicale fuori non si arrendevano nemmeno alla sera.
Sentiva ancora l'eco delle voci di Mu e Aldebaran quando avevano trovato il suo corpo e Milo aveva voluto provare un ultimo, disperato gesto per risvegliarlo, rimproverato di usare a vuoto il potere che avrebbe dovuto conservare per proteggere Atena.
Ma cosa c'era da difendere, se la Dea trionfava circondata da nuovi cavalieri, cosa poteva fare lui se non provare a rianimare l'uomo che aveva amato per tutta la vita? Non potevano impedirglielo e non lo avevano fatto.
Era passato quasi un mese da allora e Milo era rimasto al Santuario. I Cavalieri di Bronzo di Saori avevano bisogno di riposo e nuove armature, così i pochi Cavalieri d'Oro rimasti si erano messi agli ordini della Dea, come sempre sarebbe dovuto essere.
Milo, però, si sentiva terribilmente solo. La compagnia degli altri non lo aiutava e faceva lunghe passeggiate sulla costa brulla, fermandosi a nuotare in calette nascoste o a leggere all'ombra della pineta, ma le giornate erano lunghe e vuote. E calde, fin troppo calde, ma questo non lo avrebbe mai ammesso, era uno dei suoi battibecchi preferiti con Camus. Sorrise appena e calciò un sasso.
“Perché mi costringi sempre a fare queste scalate sotto il sole?” Lo interrogò una voce, prima che lui riprendesse il cammino.
Alzò la testa di scatto a quella voce familiare e vide Camus sul sentiero polveroso. Era sudato e coi capelli legati, ma aveva un sorriso scanzonato ed era la cosa più bella che Milo avesse visto al mondo.
Avrebbe voluto corrergli incontro come una di quelle ragazzine dei manga e saltargli addosso e baciarlo e sposarlo e... Ma era un sacro cavaliere di Atena e non gli parve dignitoso. Non lo erano neanche gli occhi lucidi, ma quelli non poté proprio impedirseli.
“Non avevi detto che non avresti più lasciato la Siberia?” Gli chiese, senza nascondere l'emozione nella voce.
Camus si strinse nelle spalle. “Hm, forse mi mancava il sole...” Rispose senza convinzione, ma poi lo guardò negli occhi. “...o forse mi mancava la tua stupida faccia abbronzata.”
Milo rise felice e poi si avvicinò a lui. Si guardarono a lungo, Milo gli passò un braccio alla vita, Camus rispose abbracciandogli le spalle.
“Grazie.” Gli disse, stringendolo con affetto.
Milo lo fissò per un lungo istante, con troppe emozioni nella gola e probabilmente negli occhi. “Ti amo.”
Camus gli sorrise commosso, gli occhi lucidi, poi gli baciò la tempia. “Anche io.” Mormorò poi al suo orecchio. “Dai, portami all'ombra.”
Era estate in Grecia ed il sole si frantumava in miliardi cristalli sopra al mare calmo. La Dea era tornata e loro erano vivi.
   
 
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