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Autore: Vincentpoe    15/07/2023    0 recensioni
Nelle notti di inverno, i vecchi nonni raccontano ai proprio nipoti dei tempi remoti, quando la vallata della Biella era tenuta sotto scacco da un gigante rancoroso, e del fattucchiere che lo trasse in inganno.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sulle montagne del Biellese, in un tempo così remoto da essere perduto, viveva una bellissima fanciulla di nome Villanova, discendente di Venere, così bella da essere la protagonista nei canti dei bardi, e per la quale tutti i nobili del Piemonte si struggevano perché tutti la volevano come moglie, ma lei aveva giurato voto di castità in favore di Dio nostro signore. Ma una notte dalle montagne scese L’Uomo Selvatico, figlio dei Giganti, dagli occhi verdi come il pino e coperto di pelo, che aveva insegnato all’umanità a far cagliare il latte per ricavarne il formaggio, e che scendeva dalle montagne per chiedere la mano di Villanova, ma quest’ultima, fedele al suo giuramento, rifiutò l’uomo, e allora questi accese un grosso falò con la legna umida, che inondò la vallata di fumo facendo scappare tutte le api dalle loro arnie, dicendo che non sarebbero tornate se lei non avesse accettato la sua proposta. La fanciulla era disperata, perché ora le piante non crescevano nella vallata, ne gli alberi davano i loro frutti, e chiese all’Uomo selvaggio di attendere alla fine della quaresima, una settimana quindi per la sua risposta. Il gigante tornò sulle montagne, a fare la guardia al grande falò che inondava la vallata di fumo. promettendo fino a quel tempo che sarebbe tornato tre giorni dopo a fargli visita. Vennero mandati cavalieri per sconfiggere l’uomo selvaggio, ma questi con le sue urla faceva imbizzarrire i cavalli, e armato di un poderoso tronco, spazzava via gli stolti che osavano sfidarlo; a nulla valsero le promesse di oro o terre, perché per l’Uomo Selvaggio l’oro non aveva valore, e dominava tutte le foreste che pe gli uomini erano inaccessibili, l’unica cosa che gli interessava era l’amore di Villanova; e la fanciulla, quindi, chiamò in suo aiuto il suo caro fratello, Maliardo.

Maliardo era un potente ammaliatore, allievo di Mercurio stesso, capace di far desistere interi eserciti dal combattere semplicemente con la parole, e maestro in elaborate illusioni. Maliardo si precipitò dalla cara sorella, e le disse di non preoccuparsi, ma di scendere in città per quando l’uomo selvaggio sarebbe giunto, Si inoltrò quindi sulle montagne, fino alla grotta del gigante, e prese le sembianze di Naso d’Argento, uno dei tanti aspetti del Diavolo tentatore. L’uomo Selvaggio, che teneva il fuoco acceso notte e giorno aveva timore, come tutte le creature della Terra di Lucifero, ma questi si presentò a lui come amico, e lo irretì con melliflue parole, ma non vi era modo di far rinunciare al gigante la mano della vergine. Maliardo allora confidò al gigante il segreto per ottenere il vero amore della ragazza, poiché far scappare le api non glielo avrebbe mai dato davvero: disse all’Uomo Selvatico di venire quella sera stessa a casa della ragazza, profumato con rose di lavanda e bacche di ginepro, e di giacere con lei nel suo stesso letto, preservandone però la verginità e andandosene un attimo prima del sorgere del sole, e il profumo dei fiori avrebbe irretito la fanciulla, che alla fine della settimana sarebbe divenuta la sua sposa. L’uomo Selvaggio era al settimo cielo, e ringraziò Naso d’argento, che, allontanandosi, riprese le sue vere sembianze e tornò a valle. Lì attirò un’orsa, affamata anche lei di miele, con del latte, fino alla casa di Villanova, dove con un incantesimo la fece addormentare nel letto della fanciulla, e sotto il cuscino mise una chiave d’argento. Quando l’uomo Selvaggio arrivò, ad attenderlo vi era Naso D’argento. che lo condusse presso la grande vigna che oggi prende proprio il nome di tenuta Villanova, il gigante si accostò all’orsa, che credeva essere Villanova, e giacque con lei tutta la notte, per poi andarsene un attimo prima che l’allodola iniziasse a cantar, e riprendendo la forma originale. Quando il gigante se ne andò, Maliardo riprese la chiave d’argento da sotto il cuscino, ora intrisa dei sogni del gigante e dell’orsa, intreccio il pelo dei due esseri e compì un sortilegio d’amore, a cui mancava solo delle gocce di sangue del gigante per essere completato, poi disse alla cara sorella di dire in giro che L’uomo Selvatico avesse conquistato il suo cuore, e che sarebbe stata sua sposa di Domenica.

Venne preparata quindi una festa sontuosa, sulle rive del lago Maggiore, e Maliardo fece invitare nobili da ogni parte della pianura padana; il matrimonio non poteva essere celebrato in chiesa, poiché l’Uomo Selvaggio era troppo grande per poter passare dal portone, quindi si fece in riva al lago, e di fronte all’altare venne messo un enorme sgabello, per permettere al gigante di trovarsi alla stessa altezza della fanciulla. Il gigante arrivò, e cosi Villanova, velata da un candido abito bianco da sposa. Accanto allo sgabello vi era Naso d’Argento, che con un inchino indicò lo sgabello al gigante. Questi, gongolando si chinò per sedersi ma all’ultimo momento si fermò, e con la gigantesca mano afferrò la minuscola chiave d’argento che era poggiata sul sedile: egli infatti già un tempo aveva ricevuto uno scherzo simile dagli uomini della vallata, che misero una chiave arroventata sul suo sgabello proprio di fronte al fuoco dove preparava il caglio, proprio il giorno in cui avrebbe dovuto insegnare all’umanità come produrre l’elisir di lunga vita dal siero del latte; ma la chiave arroventata gli bruciò le natiche, ed egli scappò via, maledicendo l’umanità intera per la sua malizia. Alzò la chiave in mano e la agitò verso Naso d’argento, in segno di scherno, minacciando che non avrebbe mai fatto tornare le api in quelle terre, ma proprio in quel momento il sortilegio si compì, poiché nell’agitare la chiave, che era stata opportunatamente scheggiata da Maliardo, l’uomo selvaggio si graffiò, e il suo sangue cadde sul metallo incantato. Subito un ruggito si sentì da tutta la vallata, con foga piombò al matrimonio l’orsa, vittima dell’incantesimo, che ora era innamorata follemente del gigante, e lo caricò, e questi spaventato scappò via sulle montagne, dove nessuno lo rivide più. Senza il gigante a rifornire il falò, questi si spense e fece andare via il pesante fumo che aveva inondato la vallata, e le api ritornarono; ma tutt’oggi montanari dicono di sentire il gigante scalpitare disperato rincorso dall’orsa nelle gole del Biellese. Villanova rimase vergine, e si chiuse in convento, dove si diceva riuscisse, grazie alla sua purezza a curare i viandanti che chiedevano asilo. E di Maliardo? Beh, come egli arrivò in aiuto della sorella, così scomparve, partendo per l’ovest, oltre il mare .

   
 
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