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Autore: Carla Marrone    23/07/2023    1 recensioni
Una favola fantasy, ispirata da un sogno che ho fatto, qualche giorno fa. La maga Miranda viaggia per il Mondo, convocata a risolvere misteri legati alla stregoneria. Si reca nel villaggio di Arens, nel quale non piove da due anni, attraversando il deserto, protetta dal mantello coperto dalla polvere del Tempo e ricamato dalla sua bisnonna, strega prima di lei. Pare che, da quando i draghi sono riapparsi, diverse persone siano scomparse, senza lasciar traccia.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CIELI DI VETRO

 

I draghi erano scomparsi trecento anni prima e con essi, la magia. In pochi ne possedevano ancora il dono. Ancora meno la praticavano. Miranda era una strega, come le sue antenate, prima di lei. Marciava a passi lenti e decisi, nel deserto, diretta al villaggio di Arens. La sabbia lambiva il bordo del suo lungo mantello nero, creando la base terrosa, dove poggiavano gli alberi che la sua bisnonna vi aveva ricamato sopra. Sulle spalle ed il cappuccio, c’erano stelle azzurre, l’unione inscindibile di terreno e cielo, una sorta di monito. Abbassò il berretto e guardò davanti a sé. A pochi passi, il segno della tanto agognata civiltà. Era stata convocata dal capo per risolvere il caso di diverse persone scomparse. Si credeva fosse perché i dragoni erano riapparsi. Respirò profondamente e subito si fece strada nella piccola cittadina. 

 

Trovato l’edificio giusto, bussò alla porta. 

“Avanti.” Si sentì dire da una voce profonda e timida. 

Entrò in una stanza dalle luci fioche, piena di scaffali che contenevano boccette di ogni foggia e colore. C’era un forte odore di erbe aromatiche. Notò subito un bambino albino intento a riempire una fiala con del liquido rosa. Stava seduto ad una vecchia scrivania di legno scuro e consultava un libro dall’aspetto antico. Le ricordò i volumi che ricolmavano le librerie di casa sua, quelli da cui aveva appreso l’arte della guarigione magica. 

“Mi scusi, forse, ho sbagliato. Cercavo il capo villaggio…” Affermò sentendosi in imbarazzo.

“Sono io, sono anche farmacista.” Rispose, nuovamente la voce calma. Subito dopo, un uomo di media statura dalla capigliatura e barba rosse spuntò fuori da sotto il bancone.

“Oh, mi scusi. Sono Miranda, la strega.” Asserì la giovane mora e pallida.

“Benvenuta ad Arens. Mi chiamo Sasha ed il mio giovane aiutante è Simone.” Sorrise l’uomo. Il bambino si voltò e le rivolse un rapido inchino, l’espressione seria.

La ragazza arrivò rapida al dunque:- Nella lettera mi ha scritto che sono riapparsi i draghi e, da allora, molte persone sono come svanite nel nulla.-

Sasha mutò volto, da gioviale che era, divenne seriamente preoccupato. “Crediamo che li abbiano mangiati. La prego, ci aiuti! Hanno portato via i genitori di Simone ed anche… anche la mia fidanzata Miriana. Avremmo dovuto sposarci il prossimo mese.” Supplicò sconsolato. 

“Farò tutto il possibile.” La strega era altrettanto in ansia, ma voleva apparire professionale. Non aveva mai affrontato simili bestie, prima di allora. Senza contare che, uccidere creature leggendarie e rare, era qualcosa che non avrebbe voluto fare. Simone la squadrava con occhi dolci e lucidi. Cosa fare, dunque? Avrebbe cominciato con l’indagare meglio. 

“Come prima cosa, potrebbe, per favore, chiamare quante più persone disponibili? Vorrei far loro delle domande.” Decise.

“Ma certamente! Simo, aiutami.” Senza porre tempo innanzi al tempo, il capo villaggio si diresse fuori. La maga lo seguì. 

Si guardò intorno. Arens era come il suo nome, arido. Faceva caldo. Circa ogni quattro case, c’erano delle cisterne. Probabilmente, per raccogliere la scarsa acqua piovana. Poi, qualcosa catturò la sua attenzione. Tutte le abitazioni avevano il tetto di vetro. Ma perché? Non era più ragionevole una copertura normale, per difendersi da quella calura da inferno? Si ripromise di domandarlo. 

Sasha tornò con un manipolo di cittadini. Avevano tutti la stessa espressione affranta. Era  facile credere avessero perso amici e familiari. Gli pose più interrogativi poté. 

Lamentavano le loro perdite e la scarsità di acqua, quasi completamente esaurita. Pareva non piovesse da due anni. Una donna le raccontò di un bizzarro inventore che aveva montato un tetto di vetro, sopra la sua dimora. Inizialmente, tutti l’avevano deriso, ma, quando erano giunti i draghi, avevano notato che la sua casa era l’unica a non essere presa di mira. Così, per disperazione, l’avevano imitato. Stranamente, le cose erano andate meglio. La gente, però, viveva ancora barricata, nel terrore. Apparentemente, nessuno era stato testimone di un’uccisione da parte di una bestia. Questo le parve strano. Abitavano nelle vicine montagne rocciose, ma, di tanto in tanto, volavano sopra il villaggio. 

Fu allora che ne vide uno. Sentì un urlo provenire da quella che le avevano indicato essere la casa dell’inventore. Poi, l’animale si alzò in volo. Era un cucciolo di drago bianco. Curiosamente, qualcosa non le tornava. 

Gli abitanti presero a disperdersi, diretti a scavezzacollo al riparo. 

“Presto, nella farmacia!” Sasha le prese bruscamente la mano e la strattonò dentro, interrompendo il flusso dei ragionamenti nei quali si era persa.

“Dov’è Simone?” Chiese la ragazza, una volta al sicuro.

“Era andato a cercare il costruttore dei tetti di vetro. Si sarà rifugiato lì, spero. Che si fa, lo andiamo a cercare?”

All’instante, la strega seppe cosa fare. “Non serve, basta solo un po’ di coraggio.” Aggiunse più che altro rivolta a sé stessa. Schizzò fuori dalla porta. 

“Ehi che combina, è pericoloso ora!?” Non udì nemmeno l’urlo del capo. 

 

Una volta guadagnato il centro della piazza, estrasse, da sotto la toga, il suo bastone magico, un ramo d’albero sopra cui la nonna aveva inciso delle gocce. Faceva il suono della pioggia, quando lei lo muoveva. Prese ad agitarlo in maniera convulsa, sperando di attrarre l’attenzione del cucciolo. Nel frattempo, recitava una formula di imbonimento. 

 

La bestiola atterrò calma accanto a lei. La maga allungò piano una mano e questa fece qualche passo indietro. Prese ad agitare la coda. Gli si rivolse con tono zuccherino:- Va tutto bene, ti prometto che tornerai normale e così, pure i tuoi genitori. Fidati di me, Simone.- Il bimbo riapparse, mentre mille cristalli di luce svanivano insieme al drago. 

 

Le persone presero a radunarsi, allibite. Si udiva un sommesso bisbigliare, in ogni dove. Sasha diede voce a tutti:- Il piccolo… un drago? Com’è possibile?- 

La fattucchiera chiarì:- Siete stati vittima di un sortilegio. Vi trasforma in draghi. Ma dovete farvi forza. Chiamate col cuore le persone che amate. Proviamoci ora insieme.”

I sussurri andavano aumentando. Lo sconforto e l’insicurezza con essi.

“Come faremo a riconoscerli? Cosa faremo se ci aggrediscono?” Erano solo alcune delle voci che si levavano. 

Miranda sorrise, incoraggiante. “Il motivo per cui le bestie, come le chiamate voi, si calmano, quando vedono i tetti di vetro, è perché sono trasparenti. E’ un po’ come se potessero ancora fare parte delle loro famiglie. Pensateci, non hanno mai fatto del male a nessuno.” La trepidazione generale sembrò placarsi. 

“Io voglio rivedere mamma e papà.” Strillò Simo, che, nel frattempo, si era ripreso. 

“Ed io voglio sposare la mia amata Miriana.” Ammise Sasha, dopo un attimo di esitazione. 

“Molto bene, tanto mi basta.” E con questo, Miranda prese a danzare suonando il ramo della pioggia. Recitava un incanto di evocazione. 

 

Presto arrivarono tutti. Erano maestosi ed eleganti nei cieli limpidi di sole. Mentre la strega li rabboniva con le sue parole, si posavano lenti e leggiadri a terra, diversi metri di là dagli umani. 

Il primo ad avvicinarsi fu il minuto albino. Li guardò tutti negli occhi, guadagnandosi qualche sbuffo nervoso. Ma, continuò. Notò due draghi dagli occhi celesti che stavano vicini, leggermente discosti dal resto del branco. 

“Mamma, papà!” Urlò speranzoso. 

Fu così che si riabbracciarono, fra scintille di arcobaleno. 

Lentamente, tutti si fecero animo. Quando anche l’ultima bestia fu liberata, prese a piovere. Non c’era mai stato giorno più bello per Arens. Anche le cisterne si riempirono e i due innamorati rinnovarono la loro promessa. 

Miranda si calò il manto sul capo e fece per ripartire. 

“Senta, ma chi può essere stato?” La fermò il capo villaggio. Teneva sotto braccio la sua Miriana. 

“Chiunque può gettare un maleficio. Talvolta, non serve neanche un libro di magia.” Rispose mesta. 

“Accidentaccio, dev’essere stato quel mercante di passaggio!” Imprecò l’uomo. 

“Sicuramente, era qualcuno dal cuore arido. Qualcuno che, pur avendo innanzi un vetro non sapeva vederne attraverso.”

“Deve averlo scambiato per un muro!” Simone si conquistò il sorriso della madre ed una strapazzata di capelli dal padre. Sasha sembrò riflettere intensamente. 

Poi parlò:- Ti chiedo scusa per l’incomodo. Farti attraversare tutto il deserto, quando sarebbe bastato guardare un pò.- 

“Non guardare, direi più che altro, osservare. Ma si figuri, comunque, dovere. Altrimenti a che serve la magia?” Rispose semplicemente questo, prima di imboccare la via del ritorno, felice di aver risolto un altro grande mistero della Vita. 

Sorrise. A casa l’attendevano un gatto nero, la sua poltrona preferita ed un libro di stregoneria decisamente loquace. E perché non una cioccolata calda alla cannella? La miglior pozione che conoscesse! 

 

   
 
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