Serie TV > Nancy Drew (2019)
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Autore: Maqry    26/07/2023    1 recensioni
Questo spiega perfettamente cosa ci faccia lei in biblioteca a un quarto a mezzanotte.
Quello che invece non si spiega è il tonfo che ha appena sentito provenire dal secondo piano, perché nessun altro dovrebbe avere valide motivazioni per introdursi in biblioteca a quest’ora, e l’elenco di possibili spiegazioni che Nancy ha già meticolosamente prodotto non è particolarmente convincente.

Nancy, Ace, l'ennesimo mistero a Horseshoe Bay e una biblioteca infestata.
{ Nace | pre-canon | high school | S4 references }
> partecipa alla challenge “Forza 4 challenge” indetta da Fuuma sul forum Torre di Carta.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ace, Nancy Drew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: in realtà, in questa storia (molto idiota e senza alcuna pretesa, specie nella costruzione del mistero) non ci sono riferimenti espliciti a nulla accaduto nella serie, essendo ambientata ai tempi della scuola – idealmente senior year di Ace e sophomore di Nancy – ma vi ho infilato una quantità imbarazzante di riferimenti e cenni a cose, quindi metti caso qualcuno sia migliore di Nancy nel risolvere indovinelli, non vorrei mai si spoilerasse qualcosa. Preciso di essere arrivata alla 4x03, quindi non ci sono riferimenti a cose successive.

◇ Partecipa alla challenge “Forza 4 challenge” indetta da Fuuma sul forum Torre di Carta.
◇ prompt: A ha perso le chiavi e B l’aiuta a “scassinare” la porta (di chi altri potevo scrivere, con un prompt simile?)

Buona lettura!

 

 

Back to the night we met

(That long? That long.)

 

 

 

 

 

C’è qualcosa che le sfugge, nel caso di Evan McAllister, qualcosa che a quanto pare nessuna delle edizioni consultabili al pubblico del The Horseshoe Bay Lodger – annate dal 1835 al 2016, salvo buchi qua e là – è in grado di fornirle.

Eppure, Nancy ne è sciura, la risposta la può trovare solo nel passato, perché se capisce come è nata la “maledizione” dei McAllister – quella di cui parlano in termini fin troppo vaghi tutti gli anziani al porto, al circolo del bridge o tra i banchi della chiesa anglicana in fondo a Blossom Line – allora può anche capire cosa è successo al piccolo Evan. Nancy non crede certo ai fantasmi e alle maledizioni, sia ben chiaro, ma è pur sempre vero che tutti, a Horseshoe Bay, sembrano amare queste cose, invece, e non sarebbe la prima volta che qualcuno, per coprire le proprie malefatte, usa una vecchia leggenda di paese. È stata proprio lei, al sesto anno, a scoprire che chi rubava dagli armadietti del terzo piano lasciando dietro di sé tracce di alghe e pozze d’acqua salata non era certo Dead Lucy, come erano tutti pronti a giurare, ma Annie Culson e Jack Randall.

Quindi, sì, Nancy è convinta le serva sapere di più sulla fantomatica maledizione, che tutti gli adulti sembrano conoscere ma nessuno vuole raccontare ai ragazzini – specie quelli ficcanaso e coi capelli rossi – per sapere come possa aver agito il rapitore e quali potrebbero essere le sue prossime mosse. Per questo è chiusa da questo pomeriggio in biblioteca, sezione quotidiani e riviste, e ha ritenuto perfettamente accettabile tornarci anche dopo l’orario di chiusura. Non è certo colpa sua se la finestra dei bagni al piano terra è difettosa, e questo a suo parere la scagiona da qualsiasi colpa: non ha scassinato niente, lei, la “porta” era già aperta, cosa si aspettavano facesse? Di sicuro non ignorare l’informazione. Possono chiamarla deformazione professionale dell’essere Nancy Drew, se vogliono. E questo spiega perfettamente cosa ci faccia lei in biblioteca a un quarto a mezzanotte.

Quello che invece non si spiega è il tonfo che ha appena sentito provenire dal secondo piano, perché nessun altro dovrebbe avere valide motivazioni per introdursi in biblioteca a quest’ora, e l’elenco di possibili spiegazioni che Nancy ha già meticolosamente prodotto non è particolarmente convincente.

Il rumore è stato decisamente troppo forte per essere un gatto randagio intrufolatosi dalla sua stessa finestra, questo è poco ma sicuro; non ci sono poi stati miagolii di sottofondo o passi felpati nei corridoi. Le verrebbe da escludere anche l’ipotesi del ladro, perché in tutta onestà non capisce cosa potrebbe cercare un ladro nella biblioteca comunale: soldi è certa non ce ne siano, né tanto meno volumi rari o preziosi, che forse farebbe meglio a cercare all’Historical Society. Forse un ragazzino che vuole preparare uno scherzo ai danni della bibliotecaria? Ma le pare impossibile che qualcuno possa anche solo pensare di prendersi gioco dell’adorabile signora che gestisce la biblioteca da che ha memoria, considerate le caramelle e le parole di conforto che è solita distribuire a chiunque metta piede nell’edificio. Non sa come si chiami, ma Nancy è più che sicura di conoscere abbastanza bene come gira il mondo da poter escludere anche questa opzione.

In realtà, dubita che qualcuno vorrebbe introdursi in biblioteca di notte per fare qualsiasi cosa… a parte lei, ovviamente, ma come già detto le sue motivazioni sono più che ragionevoli. Inizia anche a pensare che potrebbe esserselo inventato, quel tonfo, quando ne sente un secondo.

Chiunque altro, a Horseshoe Bay, ora giocherebbe la carta del sovrannaturale con l’onnipresente Dead Lucy o qualche spirito marino amante dei libri. Ma lei è Nancy Drew, quindi è pronta a provare che si sbagliano e c’è una spiegazione perfettamente logica e verosimile all’accaduto, per questo afferra la torcia e si sistema il fedele berretto nero da detective.

Man mano che sale le scale che portano al piano superiore, Nancy si rende conto che non può essere sola, dentro la biblioteca, perché ora le arriva distinto uno strano ticchettio, che non riesce bene a identificare, finché non ricorda che la sala computer si trova proprio in  fondo al corridoio a cui è arrivata, e il ticchettio, decide, è quasi certamente il suono di qualcuno che batte su una tastiera con una certa velocità – qualcosa che suona come un esperto, decreta Nancy avvicinandosi alla stanza incriminata. E i fantasmi non sanno usare una tastiera, questo è poco ma sicuro, probabilmente è solo qualcuno che non ha un computer a casa e deve usare quello della biblioteca per finire qualche compito di francese di cui si era dimenticato, oppure è solo…

Ace? Almeno, così crede si chiami, nessun cognome pervenuto. Biondo, ultimo anno, occhi azzurri. Lo vede sempre in biblioteca, in effetti, quando ci passa per qualche investigazione, quindi non dovrebbe stupirla troppo trovarlo qui anche dopo la chiusura, dato che pare un simile abitudinario. Lo ha sempre ritenuto, a una prima occhiata molto superficiale, un nerd solitario, intento a giocare a qualche nuovo videogioco o a recuperare l’ultimo libro di Martin prima dell’uscita della nuova stagione. Ma i libri a terra su cui le cade l’occhio, non appena entra nella stanza, raccontano qualcos’altro.

 

«Stai provando a diventare un hacker?»

Il ragazzo si volta di scatto verso Nancy, urtando il tavolo con la sedia e facendo cadere un altro libro a terra, con quello che Nancy ricostruisce essere il rumore che ha sentito poco prima, solo amplificato.

«Cosa ci fai qui a quest’ora?» balbetta invece lui innocente, passandosi una mano tra i capelli lunghi e cercando di ricomporsi.

Nancy alza un sopracciglio con fare eloquente. Se l’intento del presunto Ace è distoglierla da quello che sta facendo, è proprio ingenuo da parte sua credere basti così poco per dissuadere Nancy Drew. Senza contare che, se lei ha fatto qualcosa di non esattamente legale – volendo guardare alla definizione esatta della parola, ma chi mai vuole perdere tempo in simili cavilli? –  lui non è da meno, e questo è certo la esoneri dal dover fornire spiegazioni.

«Non credo sia legale, sai?» continua, ignorando la sua domanda, mentre indica i libri sparsi sul pavimento e il computer. Non sarà un’esperta, ma le pare abbastanza chiaro cosa stia succedendo sullo schermo.

«Nemmeno scassinare la biblioteca per entrarci di notte» ribatte lui veloce, recuperando la solita espressione, difficile da definire per Nancy – le ricorda un cucciolo di labrador appena stato sgridato. E si chiede da quando abbia collezionato così tanti dettagli e impressioni su un ragazzo di cui non conosce nemmeno il cognome.

«Questo fa solo salire i tuoi crimini a due, lasciando me a uno» precisa allora Nancy, un certo sorrisetto trionfante che le increspa le labbra, mentre continua a scandagliare la stanza alla ricerca di altri indizi su… Ace – sì, è quasi certa si chiami così, sempre che sia un nome.

«Mhm mhm» nega invece lui, scuotendo la testa mentre tira fuori dalla tasca dei pantaloni un mazzo di chiavi.

Nancy rimane un attimo perplessa, presa in contro piede da questo nuovo plot twist: stanno davvero pari, quanto a illegalità. Dovrà fidarsi di Ace perché non spifferi di lei, e tenere la bocca chiusa su di lui, immagina.

«Mia madre» commenta Ace guardandola con la testa appena inclinata. Pare quasi… divertito?

 «Cos…»

«Ti stavi chiedendo come facessi ad avere le chiavi. Per essere una super detective, ti si legge facilmente nel pensiero, Nancy Drew»

«Tua madre… è la bibliotecaria? Sa che sei qui? E come fai a sapere il mio nome?»

Domanda stupida: è da quando ha dodici anni e ha ritrovato Rose Turnbull che il suo nome finisce sul The Horseshoe Bay Lodger almeno una volta al mese corredato di foto, come ha potuto constatare nelle ultime sette ore. Ace prima annuisce, e poi alza lui, questa volta, il sopracciglio eloquente, dandole una risposta molto simile a quella che Nancy ha appena trovato. Questa cosa del leggere facilmente i pensieri dell’altro deve finire, è abbastanza inquietante.

«Quindi» riprende Ace, chinandosi a raccogliere i libri, «cosa ci fai qui? Credi che Evan sia nascosto in biblioteca?»

«Sarebbe un buon posto: nessuno verrebbe sicuramente a cercarlo qui. Ma no, faccio ricerche per il caso»

«In biblioteca?»

È di nuovo il turno di Nancy per sollevare il sopracciglio – domanda stupida. Anche se forse, a prima vista, una biblioteca possa sembrare l’ultimo posto in cui fare ricerche per un caso di scomparsa.

«Su cosa?» domanda allora Ace, dopo essersi scusato per la banalità di poco prima con un sorriso e stringendosi nelle spalle.

«Informazioni classificate» ribatte pronta. I giochi di squadra non sono decisamente il suo forte, specie se riguardano misteri da risolvere: lavora meglio da sola, lei. Nessuno che contesta le sue idee, nessuno a trattenerla dal fare qualcosa di potenzialmente pericoloso, probabilmente sconsiderato ma sicuramente necessario, nessuno di cui doversi preoccupare nel lanciarsi in suddette avventure, se non a uscirne viva lei stessa. È più facile così, quando il tuo tipo di giochi preferito ti porta ad avere a che fare con piromani seriali o rapitori.

Ace annuisce, deluso quasi. Poi torna quello di sempre e fa un cenno alla tasca dei pantaloni dove ha rimesso le chiavi: «Quando hai finito passa di qui, così puoi uscire dalla porta principale e non dalla finestra come un ladro».

Nancy arrossisce, mentre si congeda con una smorfia.

 

Mezz’ora dopo è di nuovo al secondo piano, perché un hacker o quasi con la madre bibliotecaria rimane la sua unica speranza per entrare nell’archivio digitale – di cui non ha l’accesso – e leggere le edizioni che non è ancora riuscita a consultare.

 

 

*

 

«Quindi il capitano Marvin era un lealista e inviò i suoi uomini, comandati dall’ufficiale McAllister, a unirsi al generale Burgoyne nell’assedio di Fort Ticonderoga, anche se il Maine rimase pressoché fuori dalla guerra»[1]

«E a quanto pare McAllister, prima di stabilirsi a Horseshoe Bay, aveva combattuto nella guerra franco-indiana nello stesso reggimento di St. Clair»

«St. Clair non era scozzese?»

Ace annuisce, sicuro, continuando a far scorrere il cursore alla ricerca della citazione successiva nel nome McAllister. Deve accorgersi dello sguardo sorpreso che Nancy gli lancia da sopra la sua spalla, perché si scosta le ciocche lunghe dalla fronte e aggiunge: «La guerra d’Indipendenza mi è sempre piaciuta, come argomento».

«Anche McAllister suona scozzese, come nome…»

Ace digita qualcosa, apre tre finestre, ne chiude una, e si trovano direttamente nei recessi più profondi dell’archivio comunale dell’anagrafe. «Aye» annuisce, cercando di imitare l’accento tipico. «Forse se incrocio i dati suoi e di St. Clair… bingo! Thurso, Caithness, Highlands entrambi. Erano anche quasi coetanei»

«E a Ticonderoga si sono affrontati da nemici, invece»

«Affrontati è una parola grossa, Burgoyne prese il forte senza nemmeno bisogno di una battaglia vera e propria, e non ci furono quasi vittime»

«Tranne il gruppo di uomini mandati da Marvin…» legge Nancy sui rapporti di guerra che Ace è riuscito a tirare fuori dal nulla. «Si salvò solo McAllister»

«Che da quel momento diventò il reietto della città, però, tanto che gli diedero fuoco alla casa, al ritorno dalla guerra. Per essere stato il solo a salvarsi?»

«O perché cercò di aiutare St. Clair mettendo in pericolo i suoi compagni?»

A quelle parole Ace si volta, incrociando lo sguardo di Nancy, che annuisce meditabonda alla propria ipotesi. Perdere Fort Ticonderoga segnò la fine come generale per St. Clair, che fu sottoposto alla corte marziale e non si vide più assegnato il comando in battaglia, così aveva ricordato prima Ace: che McAllister avesse cercato di scongiurare l’inevitabile per l’amico?

«Oppure, più che per amicizia, che fosse a sua volta dalla parte dei Continentali e facesse da infiltrato tra i Lealisti?»

Anche Ace annuisce, ora, un’espressione questa volta difficile da interpretare, per Nancy, ma che se guardasse meglio potrebbe riconoscere come ammirazione.

«Anche perché non si trovano più tracce di lui nell’esercito britannico, dopo il luglio del ‘77»

«E quando tornò dalla guerra, il Maine era ormai una colonia americana»

«Ma il paese non dimenticò…»

«Tra figli, nipoti e pronipoti, otto morirono poco più che bambini per cause apparentemente accidentali negli anni successivi, finché i McAllister lasciarono la città nel 1812, per tornare solo qualche anno fa dopo aver ereditato una vecchia tenuta»

«Una maledizione per il traditore… Nel 1812 parte del Maine tornò inglese per quasi un anno, forse non fuggirono solo per la maledizione sui loro discendenti»

«Riesci a trovare l’elenco di tutti i soldati inviati da Marvin?»

«Ai vostri ordini, generale!»

Qualche smanettamento più in là, sullo schermo del computer si apre l’immagine digitalizzata di un dispaccio settecentesco, la scrittura sbiadita dal tempo.

«Cow, Grosset, Hampton, Kohls, Fortfield, Fowler, Hart, Glass…»

«Kohls!»

«Non sono ancora così bravo a leggere nel pensiero, Drew...»

La tentazione di prendere e andarsene, ora e subito, spinge Nancy ad alzarsi in piedi e precipitarsi alla porta. «Credo abbia lui Evan» spiega rapida, lanciandosi giù dalle scale e dirigendosi di tutta fretta ai bagni.

Ace le è subito dietro, senza nemmeno il cappotto, dimenticato nella fretta di seguire la ragazza, sicuro che se non si fosse sbrigato lo avrebbe lasciato lì senza troppi complimenti, nonostante questo sia ormai il loro caso. Non fa nemmeno in tempo a fermarla per ricordarle che ha le chiavi, non serve scassinare la finestra, perché ormai è come se Nancy si fosse dimenticata di lui. Almeno finché non la trova che si fruga nelle tasche alla ricerca di qualcosa di non meglio specificato – che si rivela poi essere una forcina – imprecando a mezza voce.

«Le chiavi…»

Nancy alza appena la testa nella sua direzione, quasi sorpresa di trovarlo lì.

«Di solito è rotta, non capisco perché ora non si apra…» spiega spiccia, indicando la finestra.

«Ti intrufoli spesso in biblioteca di notte? Scusa, domanda stupida» la anticipa Ace, prima che Nancy possa replicare quello che è ormai il loro gesto – perché mai le viene da chiamarlo così? Aver trascorso un paio di ore insieme per la prima volta da che abbia memoria non fa sì che si possa parlare di loro al plurale, anzi, non c’è proprio nessun loro.

«Non è il caso di lasciar perdere e uscire dalla porta?» continua Ace, guardandola mentre da scassinatrice provetta si mette ad armeggiare con la forcina e il telaio della finestra. «Una forcina può funzionare per le serrature, non so quanto ti possa aiutare qui»

«Di solito è aperta» insiste Nancy.

«Il fantasma di uno di quei soldati morti vorrà chiuderci qui dentro perché la maledizione vada avanti…»

Nancy si volta a guardarlo scocciata: se anche lui crede ai fantasmi, perde tutti i punti guadagnati nella serata.

«Okay, niente fantasmi per Nancy Drew» replica, alzando le mani in segno di resa, mentre Nancy lo supera per raggiungere l’ingresso principale della biblioteca, Ace che le corre subito dietro.

 

 

«Ehm, Nancy…»

«Mhm»

«Non trovo più le chiavi»

«Come sarebbe a dire non trovo più le chiavi? Le hai in tasca, te le ho viste mettere lì io prima» esclama Nancy esasperata. Non ne va bene una, stasera…

«Non ci sono» replica Ace deciso, frugandosi ancora una volta le tasche dei pantaloni, poi quelle della felpa, sempre a vuoto.

«Ti saresti accorto, se le avessi perse: sono chiavi, fanno rumore quando cadono, e un mazzo così grosso pesa…»

«Sassi» spiega, se si può usare un simile termine in questa situazione, tirandone fuori una manciata dalle tasche.

«Come hai fatto a scambiare dei sassi per un mazzo di chiavi?»

«Non lo so, Drew!»

Questa volta è Ace, quello esasperato, o forse è solo agitato perché quelle chiavi sono della madre e lui se ne è ovviamente appropriato a sua insaputa.

«Possiamo usare le mie forcin…»

«Torniamo a cercare le chiavi su, devono solo essermi cadute. Non puoi scassinare la porta della biblioteca, Nancy: come la spieghiamo, poi? E io non posso tornare a casa senza»

«Non possiamo perdere tempo!»

«Ti serve comunque un piano per affrontare… Kohls? Tanto vale che lo pensiamo mentre cerchiamo le chiavi, su»

 

 

Ma le chiavi non sono da nessuna parte, nonostante Nancy e Ace cerchino ovunque. Se non fosse che è troppo presa a mettere Ace al corrente di parte delle sue deduzioni e del suo piano, e a perfezionare quest’ultimo, Nancy penserebbe che le chiavi scomparse, i sassi, le finestre tutte sigillate, anche quella rotta, non sono un bel segno, e nemmeno un segno logico, e forse la storia dei fantasmi dei soldati è vera. Chi sembra iniziare a crederci sempre di più è Ace, che si guarda attorno con fare circospetto e sussulta a ogni minimo rumore, guadagnandosi occhiatacce da Nancy. I fantasmi non esistono, come le maledizioni: esiste solo gente che fa del male ad altra gente, è la storia più vecchia del mondo. È questa volta non è diverso.

Kohls è sempre stato un fanatico, per le questioni politiche: avere un padre avvocato significa che ricordi bene dei piccoli giri dell’uomo in commissariato, per disturbo della quiete pubblica, dopo aver fatto partire risse nei bar con i suoi discorsi politici sempre troppo accesi, specie da brillo. I Kohls hanno sempre vantato una lontana – e presunta – parentela con i re Hannover, che avevano seguito dalla Germania quando salirono al trono di Gran Bretagna e Irlanda.

La sua fu probabilmente tra le famiglie che lanciarono la maledizione sui McAllister: se non ricorda male è sempre stato uno di quelli che più hanno dato voce alle dicerie sulla fantomatica maledizione, per l’appunto. Dalle carte trovate da Ace pare che i soldati di Horseshoe Bay morti fossero una trentina, i McAllister che pagarono il prezzo del tradimento del loro antenato otto: ancora troppo pochi, forse, per Kohls. E nessuno ha ancora perquisito il granaio della sua fattoria, che vanta essere uno degli edifici più antichi di tutta Horseshoe Bay, quello dove un tempo i primi coloni si riunivano nel tribunale cittadino. Se Evan è da qualche parte, Nancy è sicura sia lì.

 

«Le chiavi sono scomparse e io non ho tempo da perdere. Ora si fa a modo mio»

«Ma…»

«Hai un coltellino svizzero?»

«Certo, Madeline»

«Hai dato un nome al tuo coltellino svizzero?»

«Tu no?»

Altro sopracciglio alzato, altra domanda stupida.

 

«Serve che mi sforzi il telaio in questi due punti» indica Nancy pratica. «Prima uno poi l’altro, così io intanto posso raggiungere i due ingranaggi»

«Si chiamano così?»

«Non lo so, il concetto è quello…» sbuffa Nancy. Si lavora così bene da soli.

«Ma se facessi più forza non sarebbe meglio?»

«Vuoi che tutti sappiano che siamo usciti di qui?»

Principiante. Non ha davvero mai provato a scassinare qualcosa? Certo, non tutti probabilmente hanno trascorso le ore di matematica del quarto anno a leggere, nascondendo i libri nel sottobanco, l’intera collana degli Hardy Boys, per poi cercare di emulare le loro gesta, effrazioni incluse nel pacchetto – altrimenti, che piccola detective sarebbe mai stata? E poi bisogna dire che imparare certe cose si è rivelato fondamentale più volte, nel corso della sua esperienza da investigatrice: se non avesse saputo scassinare un lucchetto, Rose Turnbull non si sarebbe forse mai salvata.

«Ora mi serve solo far scattare le due aperture, prima quella inferiore e poi quella superiore, tienimi il telaio forzato in quei due punti…»

Ace la osserva quasi interessato, direbbe – ammirato, direbbe in realtà lui, ma questo Nancy non riesce a leggerglielo nel pensiero – quasi volesse imparare anche lui. Sempre un miglioramento rispetto ai suoi genitori o ai poliziotti che ogni volta non fanno che ripeterle come tutto quello sia sbagliato. Per una volta è bello pensare che qualcuno apprezzi questo suo talento.

Nancy traffica con la forcina, fino a incontrare una resistenza e far salire prima un blocco e poi scendere l’altro, aprendo e modellando la forcina perché riesca a introdursi nelle due fessure che Ace le ha creato.

«Funziona!» esclama Ace, sentendo il primo clic e poi il secondo, la maniglia che ora si lascia aprire. «Non che avessi dubbi» si affretta a precisare, sorridendo incoraggiante a Nancy, che in tutta risposta spalanca la finestra e salta giù dal davanzale, presto seguita dal proprio Complice Per Una Sera.

Complice che, una volta liberati dalla biblioteca infestata, spera di lasciarsi alle spalle, ma che invece continua imperterrito a venirle dietro.

«Possiamo usare Florence, per fare prima»

«Hai dato un nome anche alla tua bici?»

«Auto» la corregge lui, e Nancy trova poco da ribattere, pensando alla sua bicicletta nascosta nella siepe che circonda la biblioteca: forse oltre a un quasi-hacker le serve anche un quasi-autista, per questa volta.

 

 

*

 

Costringere Ace a rimanere in macchina e aspettarla si è rivelato inutile, così come ogni tentativo di tenerlo fuori dal caso nel corso della nottata, ma a conti fatti, mentre l’auto della polizia si allontana con Kohls e il piccolo Evan viene avvolto in una coperta dai paramedici finalmente tra le braccia dei genitori, Nancy si ritrova a pensare che dopotutto non le dispiace sia stato più testardo di lei nel restare. Senza la tempestiva chiamata di Ace alla polizia, forse sia lei che Evan sarebbero finiti nell’elenco della maledizione dei McAllister. Rimane ancora dell’idea di preferire il lavoro in solitaria, ma per una volta è stato divertente, e se un domani si ritrovasse ad avere di nuovo bisogno di un quasi-hacker, ora sa a chi rivolgersi.

 

«Funzioniamo bene come squadra» commenta lui, avvicinandosi.

Nancy sorride appena, sollevando un angolo della bocca, e gli appoggia una mano sulla spalla, in una specie di pacca affettuosa e impacciata da amici. Cosa che loro non sono.

«Per una notte. Mi spiace che i giornali non potranno riportare il tuo contributo al caso» si scusa, facendo un cenno col capo al solito cronista – l’unico della redazione disposto a uscire alle ore più assurde per seguire l’ennesimo caso risolto da Nancy Drew – tutto indaffarato a prendere appunti e scattare foto.

«Meglio non sappiano di tutte le infrazioni alla legge che abbiamo collezionato in una sola notte»

Nancy sorride davvero, questa volta: «Mi spiace anche per aver fatto infrangere tutti quei limiti a Florence»

«Perdonata» assicura Ace, «pare tu le stia simpatica»

Nancy si domanda, a bruciapelo, se conquistare le simpatie di un’auto equivalga a farlo con il proprietario, ma poi scaccia il pensiero, perché da domani lei e Ace torneranno a essere due perfetti estranei e lei continuerà a non sapere il suo cognome o quale sia il suo pullover portafortuna.

«E per le chiavi…»

«Le ha prese Dead Lucy, non di certo io»

Nancy scuote la testa, ma poi scoppiano entrambi a ridere. Ha una bella risata, Ace, ma questo è un altro pensiero che Nancy si affretta a mettere da parte.

 

*

 

«Ehi!»

Nancy si volta subito verso Ace, la voce che riconosce immediatamente, senza nemmeno rendersene conto.

«Alla fine forse un fantasma c’era davvero» prosegue lui, prendendo il suo essersi fermata in mezzo al cortile della scuola per aspettare che l’affiancasse come un saluto e un invito a continuare. «Le chiavi erano a casa mia, al solito posto dove le lascia mia madre»

«Ti sarai sbagliato…»

«Le hai viste anche tu, Drew, e in qualche modo devo essere entrato, ieri sera»

«Avevi preso il mazzo di riserva»

«Non ho idea di dove sia il mazzo di riserva, e dubito abbia lo stesso identico portachiavi, rotto nello stesso punto»

Nancy riprende a camminare, la campanella che ha appena suonato per richiamare tutti gli studenti, e scuote la testa: «Deve esserci un’altra spiegazione, Ace»

«I fantasmi sono una spiegazione, la più logica, per ora»

«I fantasmi non sono una spiegazione, men che meno una logica!»

«Che mi dici allora della tua finestra?»

«Avrò fatto qualcosa quando sono entrata chiudendola»

«E riparandola anche?»

«Sempre più probabile di un fantasma»

«Attenta a mostrare tutta questa diffidenza, o prima o poi Dead Lucy inizierà a perseguitarti per dimostrarti che esiste!»

«Intendi travestirti da Reginetta del Mare e venire a spaventarmi sotto la finestra di casa mia?»

Nancy ride, immaginandosi Ace con la coroncina in testa, anche se immagina sarebbe proprio carino, come Reginetta del Mare. Tutto sommato, pensa che non le dispiacerebbe trovarselo davvero sotto la finestra, anche se le pare più probabile che sia Lucy Sable in persona a farlo.

Ma i fantasmi non esistono, di questo è certa, e così la sua “amicizia” con Ace.

Ma su quest’ultima cosa potrebbe anche sbagliarsi, forse…

 

 

 

Note (con spoiler): spero siate arrivati sin qui sani e salvi come i nostri eroi. È la mia prima volta nel fandom, ma sto recuperando di recente la serie e sono in fase leggera ossessione per tutto, soprattutto per la Nace. E argh, non pensavo l’avrei mai detto ma odio lo slow burn, quindi ho deciso di anticipare di qualche anno l’incontro tra questi due (tanto è canon che sia that long!). Spero non ci siano pasticci o fraintendimenti nella caratterizzazione, nel caso Nick ha sempre quel fantastico aggeggio per togliervi tutti i ricordi e farvi dimenticare di aver letto.

Grazie di cuore a chi sia arrivato fin qui, spero che la lettura sia stata di vostro gradimento ♥



[1] In realtà non c’è una data precisa (non ancora, che io sappia, sono ferma alla 4x03 e FandomWiki non è d’aiuto) per la fondazione di Horseshoe Bay, quindi probabilmente tutto quello che troverete qui è cronologicamente errato, ergo prendetela per una licenza poetica. Fatta eccezione per i soldati mandati dal Capitano Marvin e McAllister, che ho bellamente inventato io, il resto è storicamente vero. Non sono un’esperta di storia americana, quindi non sarà tutto precisissimo, ma siamo in una fanfiction su un fandom in cui crediamo nell’esistenza dei fantasmi, so… E dato che a Horseshoe Bay sembrano tutti legati ai torti del passato e si divertono a tirare in mezzo eventi bellici del passato molto lontano per questioni del presente… here we are anche col mistero di questa storia – non il migliore di sempre, ma il punto di questa storia era solo far interagire i Nace prima del canon perché ormai ho un’ossessione e il finale della terza stagione mi ha distrutta.

 

   
 
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