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Autore: Debbie_93    27/07/2023    0 recensioni
Quanto siamo disposti a fare pur di sopravvivere a morte certa?
Genere: Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riposiamo un eterno dolore quando il mondo cade davanti ai nostri piedi e rimaniamo solo a guardare la vita dall’estero. Mentiamo sui nostri sentimenti, mentre dentro la nostra anima grida vendetta. Corriamo è scappiamo.

La notte portava con sé il suo silenzio decorato d ad nuvole di passaggio. La luna faceva capolino illuminando parte dell’ambiente circostante: alberi, case, strade.

Il vento si era calmato lasciando spazio al suono simile ad un rantolo.

Dietro alla tetra foresta composta da folti alberi si nascondeva una vecchia chiesa. Un edificio vecchio di qualche secolo ormai in rovina con i muri ricoperti da dell’edera. Vecchie state raffiguranti santi e angeli erano state consumate dal tempo e dalle intemperie. I volti ormai quasi irriconoscibili, con pezzi di pietra staccati da alcune parti con visibili cepre che solcavano le varie statue poste all’entrata della chiesa.

Le foglie secche poste sui 12 scalini in marmo bianco svolazzavano da una parte all’altra seguendo movimenti circolari come stessero danzando allegre in quel ambiente solitario.

Un’ombra si spostava dietro alla porta dalla chiesa, quasi al riparo da occhi indiscreti. La postura era dritta e sicura. Si muoveva con rapidità. Spalancò le porte con un colpo secco, mentre il tonfo fece spaventare uno stormo di corvo che si era appoggiato sugli alberi vicini. L’ombra iniziò a camminare verso il centro del corridoio, in mano reggeva qualcosa di scintillante. Passo dopo passo si avvicinava all’altare, nell’altra mano reggeva un calire in argento. Un mezzo sorriso s’intravide dal suo volto. Un sorriso compiaciuto e maligno.

‘ Oggi si compirà. ‘ sussurrò a bassa voce.

I lunghi capelli neri gli coprivano le spalle. La pelle cadaverica si rifletteva al buio. Indossava una tunica da prete, ma non aveva l’aria fi esserlo. Arrivato all’altare poggiò e un pugnale affilato e il calice. Il suo si alzò verso la cupola sopra di sé dove si vedeva risplendere la pallida luna. Occhi color ambra guardavano interessati ogni dettagli del satellite, i vari crateri che si scorgevano. Un gioco del destino oppure una semplice coincidenza. Non lo sapeva nemmeno lui, era devoto alle tradizioni che lo avevano reso ciò che era.

Prese il pugnale e poggiò la lama sul palmo. Spostò la mano sopra il calice. Contò fino a cinque prima fi affondare nella propria pelle, prima di sentire il bruciore che gli annebbia a il cervello. Recitò un paio di frasi in una lingua sconosciuta, tracciando una linea obliqua nel suo palmo ed infine la strinse lasciando cadere la gocce del proprio sangue nel calice. Stringeva i denti dal dolore provocato da quel taglio, mentre osservava il proprio sangue scorrere ne contava le gocce per fa correre il tempo che inseguiva. Infine presa una benda dalla propria tasca delle tunica e la strinse attorno alla ferita. Afferrò con entrambe le mani il calice, lo alzò al cielo e lo versò in una fessura scavata nell’altare a forma di cerchio con all’interno una croce rovesciata. Osservò quasi von impazienza il sangue che riempiva ogni piccolo spazio rimasto vuoto.

Improvvisamente si sentirono delle urla provenire dal piazzale tra la piccola piazza prima della chiesa. Urla di disperazione o di vendetta? La terra di stava sgretolando vicino alla tombe di defunti ormai di secoli prima. Le pietre si spezzavano come se fossero state fatte di cartapesta. Delle mani ormai ricoperte da pelle verdastra riemergevano facendosi strada tra la terra e l’erba. La luna ormai uscita allo scoperta divenne rossa. Rossa del sangue versato per il sacrificio. Rantolii e grugniti facevano eco fra le tombe, mentre a passi lenti i non-morti si facevano strada richiamati da qualcosa o qualcuno? I loro volti ormai mummificati, deturpati von i tendini e le ossa scoperti. Lo sguardo ormai spento, mossi da una fame implacabile avanzavano superando ogni ostacolo è braccia tese verso una meta senza fine. Uomini e donne ormai strappati da un eterno riposo, erano stati chiamati.

‘ Oh miei schiavi, andate e fate il vostro dovere… ‘ esordì l’ombra dell’uomo.

Prese il pugnale e posò accanto al calice. In un angolo a destra vicino ai banchi dei fedeli che ormai la frequentavo più era presente un’altra ombra, una figura più snella e femminile. L’uomo dal mezzo sorriso si avvicinò a lei, mentre il buio nascondeva entrambi i volti ma ne faceva risaltare il colore degli occhi. Gli occhi di lei erano azzurri in contrasto di quelli di lui. Entrambi non fiatavano, ma lei era stato messo un bavaglio e delle manette ai polsi.

‘ Sei una ragazza fortunata. Oggi conoscerai il vero significato della vita. ‘ Le annunciò con una grossa risata.

La ragazza era visibilmente terrorizzata. Si dimena a nervosamente, mentre l’uomo l’aveva presa e condotta verso l’altare. Il vento filtra a fra le finestre ormai prive di vetri. Un vento impetuoso che sollevò polvere e foglie, scompigliando i calli dell’uomo che osservava con malizia la ragazza. Afferrò il pugnale e tolse un lembo del collo della camicia che indossava. Era curioso di vedere quella pelle perfetta e candida. Il suo sguardo si fermo osservare la giugulare. Le sue pupille si dilatarono dall’interesse.

‘ È stato difficile trovare una come te, ma ne avevo bisogno. Il mondo probabilmente ne ha bisogno. Siamo gli unici rimasti e non posso permettermi di far morire la mia stirpe. Capisci? Ci hanno cacciato per secoli. E per cosa? Siamo semplicemente dei mostri. ‘

L’uomo aveva gironzolato per tutto l’altare osservando il sangue ormai coagulato. Le dita scorrevano impazienti sulla superficie di marmo ormai ingrigito dal tempo. Sopra erano incisi dei simboli religiosi e pagani.

Lo sguardo di lei era impaurito ed incuriosito allo stesso tempo.

‘ Ti ho solo salvata da una morte e miseria ormai certe e dovresti ringraziarmi tanto per cominciare. ‘ suggerì lui portandosi davanti al viso di lei.

Le sua dita morbide accarezzarono il collo della giovane, una pelle candida e morbida come piaceva a lui. Rimase a contare i battiti frenetici del suo cuore. ‘ Sono io quello che ti può liberare da tutti i tuoi peccati, le tue paure più profonde e dai demoni del tuo passato. Ti ho osservata a lungo e mi sei subito piaciuta. ‘

Lei non capita un accidente di quello che stava dicendo e di quello che stava succedendo.

‘ In parte mi apparterai e poi diverrà libera di fare ciò che vorrai. ‘

Finalmente gli levò il bavaglio che le creava un senso di nausea insopportabile. Non ave a parole per esprimersi era terrorizzata sulla propria sorte. Della sua vita.

‘ È la notte giusta per bere… ‘ sussurrò il vampiro che era di fronte a lei ormai con i canini sporgenti e lo sguardo di un demone assetato di sangue ormai a poca distanza dal suo collo.

‘ Lasciami! Ti prego! ‘ urlò lei cercando di divincolarsi, pensando che quello era solo un brutto sogno da cui doveva svegliarsi.

Solo un istante dopo avvertì un forte dolore all’altezza dello stomaco. In quel preciso istante ricordò cosa le era successo, come un flash le passò da una parte all’altra del cervello come una freccia. Era stata picchiata per l’ennesima volta dal marito ferendosi gravamente. Osservò sotto di lei ed intravide una grossa chiazza di sangue.

‘ Ti prego uccidimi… ti prego… ‘ implorò lei con la forza che le rimaneva.

Il vampiro non l’ascoltò e affondò le proprie zanne nella sua pelle, mentre il sangue sgorga a come un rivolo sulla spalla di lei segnando il suo destino.

Gli zombie avanzavano verso quella che era la cittadina vicino. In cerca di carne fresca da consumare. Un esercito inarrestabile.

Il sangue era dolce e ferroso, ne bevve anche dell’altro e poi si tagliò la pelle del polso e fece bere lei anche contro la sua volontà. Osservò in silenzio quella scena che ava visto troppe volte, mentre ripercorreva con la mente le sue precedenti compagne uccise e impalate di fronte ai propri occhi. Uccise da lupi affamati e cacciatori assetati di vendetta. Una guerra continua tra quello che era giusto e quello che era sbagliato.

Lascio la ragazza riposare, mentre osservava il proprio esercito compiere il proprio dovere.

Una notte di luna piena tinta di rosso, mentre i mostri si risvegliavano dal lungo sonno artefici di un destino crudele, rinnegato dalla luce del sole.

   
 
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