Non scrivo da molto in italiano su di loro, e volevo commemorare ancora una volta la mia OTP suprema con un tipo di AU a cui sono molto affezionato. Teoricamente Manjoume ha ben cinque figli
Judai odiava gli addii.
E questo Jun lo sapeva bene, dato che non lo aveva più visto da quell’ultima serata in Accademia. Tutti sapevano che se ne sarebbe andato, ma nessuno ebbe modo di salutarlo. Passarono diversi anni da quel giorno; la famiglia Manjoume si era allargata. Come Jun aveva sempre desiderato, sebbene le cose fossero andate diversamente da come aveva pianificato. Da come avevano pianificato.
Jun aveva sposato Emeralda, colei che gli faceva da coach alla Senrigan Corporation, ed ebbero due figli. Il terzo doveva ancora nascere. Era buffo, specialmente perché pensava che l’unica donna di cui era infatuato fosse Asuka, nella quale aveva perso interesse solamente dopo aver cominciato a frequentare—seppur in segreto—Judai.
«Rendiamo le cose divertenti»
«Mh?» Manjoume alzò lo sguardo verso il compagno, lo studente dalla giacca rossa incurvò le labbra in un sorriso furbo.
«Se vinco questo duello, da adulti ci sposeremo»
Jun non ci credeva, ma poté capire che Yuki era serio. Non era una semplice scommessa, ma allo stesso tempo non poté che sospirare. «Sai che non è possibile. Non è legale»
«E allora?» Judai scrollò le spalle, «Ho sempre amato viaggiare, potremmo sposarci in un altro paese. E se non fosse possibile, potremmo sempre farlo tra di noi con due semplici anelli. Possono anche essere caramelle, non importa»
Fu proprio in questo periodo che Jun ritrovò Judai a Domino City. Era tornato, e l’ormai uomo dalla giacca rossa—anche se non era della divisa Osiris Red, era comunque il suo colore—non fu sorpreso di vederlo mano nella mano con un bambino che riconobbe subito essere suo figlio, era praticamente identico a lui se non per qualche ciocca di capelli viola. Judai notò che a parte per qualche ruga, Jun non era cambiato di una virgola. Manjoume invece lo scrutò da capo a piedi, i capelli castani con ricrescita bionda erano cresciuti talmente tanto da poter essere legati in una coda bassa, la sua pelle era leggermente abbronzata e i vestiti presentavano alcuni detriti di terra.
Lo sguardo di Judai si spostò immediatamente verso il basso, notando la fede nuziale al dito della mano sinistra di Jun. Non sapeva chi fosse la sua consorte, anche perché non ebbero modo di comunicare per anni. Ma a giudicare dal buon umore del bambino, era sicuro che sia Jun che la moglie avessero costruito una famiglia felice.
«Tesoro,» il corvino prese in braccio il figlio, indicando Judai davanti a sé, «Lui è un vecchio compagno di classe di papà, si chiama Judai. Vuoi presentarti anche tu?»
Il bambino alzò lo sguardo verso di lui, ed allungò gentilmente una mano, «Sono Akio!»
Judai gli sorrise dolcemente, stringendogli delicatamente la mano, «Ehilà, che eleganza»
«Cosa ti aspettavi? Io li cresco responsabilmente» Jun fece per voltarsi altrove, fingendo di sentirsi offeso, per poi ridere con lui.
«Sono davvero contento per te. So quanto l’avresti voluto»
Jun si limitò ad annuire lentamente, non poteva permettere di farsi vedere con gli occhi lucidi dal figlio, e tantomeno da Judai dopo tanti anni. Dunque ripose Akio giù, e gli riprese la mano come poco prima.
«Ti va di venire a casa mia?»
Le sopracciglia di Judai si alzarono dalla sorpresa. «Non lo so, io—»
«Mia moglie lo sa.» lo interruppe prontamente Jun, «Gliene ho parlato anche fin troppo»
«Alla fine ti sei sposato con Asuka?» Non avendola chiamata per nome, Judai non poté far altro che tirare a indovinare.
«No,» Manjoume scosse la testa, «Emeralda. Te la ricordi?»
Il castano rimase a bocca aperta, successivamente annuì, «Certo… pensavo fosse un po’ avanti con l’età per aver—» si bloccò, «No, no, senza offesa, ovviamente. Ritiro quello che ho detto»
«Aveva solo venticinque anni quando l’avevo conosciuta» Jun inarcò un sopracciglio, «Ti sei fatto ingannare dal rossetto? È il suo preferito, non esce mai senza»
Judai mugugnò pensierosamente, anche perché non voleva tirare fuori il discorso più specifico proprio davanti a suo figlio. Si limitò invece a guardarlo negli occhi, e la stessa cosa fece lui. Ma questo peggiorò solo le cose, aveva un’irrefrenabile voglia di baciarlo e di avere tra le sue mani quel volto ormai accarezzato dall’età. Nonostante tutto era diventato ancora più bello. E la stessa cosa provava Jun.
Manjoume si schiarì dunque la voce, tentando di mettere un freno a quella gara di sguardi intensa, e riprese parola. «Allora, accetti il mio invito o no? Potrai conoscere anche l’altro mio figlio, il più grande»
Judai annuì, «Sai che non direi mai di no a te» gli disse, ancora con quel sorriso. Era fin troppo pieno di amore. Sapeva che da quel momento ancor più difficilmente avrebbe detto di nuovo addio, voleva solo tornare da lui.