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Autore: Ikki_the_crow    31/07/2023    1 recensioni
Infiltratisi ad una festa, il party deve distrarre i padroni di casa il tempo sufficiente da raccogliere informazioni. E cosa meglio di un bel racconto dell'orrore per tenere tutti avvinti? Magari con qualche effetto speciale.
Solo che, forse, nelle parole del dottor Blackwood c'è ben più di un fondo di verità...
[per saperne di più sul buon dottore e la sua vita passata e presente: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4012890&i=1]
Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il racconto del Dottore
 
Il dottor Blackwood non era esattamente un esperto nel leggere le emozioni altrui, ma perfino lui poteva capire che lo spettacolo di Dora non stava ricevendo l’approvazione del pubblico.
E a ragione: una collezione di canti da osterie, accompagnati da gesti sconci, non rientrava esattamente in quello che l’alta borghesia avrebbe definito “intrattenimento di classe”. Per il momento stava facendo quello che doveva – tutti erano talmente sconcertati dall’esibizione da non prestare attenzioni ai rumori che provenivano dal seminterrato – ma non sarebbe durata a lungo.
Christopher Blackwood sospirò. Sperava davvero che non sarebbe dovuto arrivare a tanto. Ma visto ciò che il gruppo aveva trovato, se i vampiri che si trovavano lì quella sera avessero subodorato qualcosa, sarebbero stati tutti morti. O, nel caso di Fandalg, più morti.
Senza farsi notare, fece un paio di gesti, concentrandosi sul giardino che si intravedeva dalla finestra. Quando i preparativi furono pronti, sospirò di nuovo ed entrò in scena.
“Grazie, mia cara! Uno spettacolo davvero insolito!”
Il dottore fece un paio di passi avanti nella sala, indossando di nuovo la propria metaforica maschera di capo di una squinternata comitiva di attori girovaghi, e ringraziando mentalmente che la maschera autentica che portava sul viso nascondesse almeno in parte la sua espressione.
Tutti gli sguardi si inchiodarono su di lui. Per l’Inferno, quanto odiava quella situazione.
“Ed ora, signore, signori e tutto ciò che vi è in mezzo. Per concludere la nostra serata, avrei il piacere di raccontarvi una leggenda. O forse una storia vera. Risale a circa trecento anni fa, e come sapete i dettagli tendono a perdersi nelle nebbie del tempo.”
Fece un gesto con la mano, e immediatamente una nebbiolina sottile iniziò ad addensarsi contro le finestre della villa. Alcuni fili grigiastri si infilarono nelle fessure degli infissi, penetrando nella stanza come vermi spettrali. Erano gelidi, e chiunque li toccasse sentiva addosso come una profonda stanchezza. Ci furono gridolini sorpresi e gemiti.
“La storia che vado a raccontarvi ha luogo in una piccola cittadina. All’epoca si chiamava Whitechurch, dal nome del piccolo tempio che vi sorgeva al centro, ma da quei giorni ormai troppi anni sono passati, e della ridente cittadina non rimane che qualche rovina.”
“Ma le disgrazie di quella comunità iniziarono molto prima che il tempo esigesse il proprio tributo. Iniziarono quando, una terribile notte, un’ombra iniziò ad aggirarsi per quelle strade.”
Ci fu un movimento fuori dalla finestra. Tutti si voltarono in quella direzione e qualcuno gridò. Uno scheletro, armato di falce, era in piedi al di là del vetro e fissava all’interno con le sue orbite vuote.
Dora strabuzzò gli occhi, e il dottore le fece un cenno dietro la schiena: approfittatene.
L’attenzione del pubblico era concentrata sull’apparizione. Qualcuno tentò una risata poco convinta, e una persona tra la folla mormorò: “un’illusione davvero convincente...”
“Oh, ma per gli abitanti di Whitechurch quella era tutto tranne che un’illusione.” Attirando nuovamente l’attenzione su di sé, il dottor Blackwood fece qualche passo in avanti e poggiò la mano contro il vetro con aria quasi amorevole. Lo scheletro fece lo stesso, e per un attimo i due parvero toccarsi, immobili in una posa di danza. Poi lo scheletro si dissolse in una nuvola di cenere, che il vento sparpagliò nella notte.
“La figura che si aggirava nelle notti non era un’illusione. Era un assassino. Come i ferventi abitanti di Whitechurch ebbero modo di realizzare un mattino, quando la prima vittima fu trovata. O meglio; ciò che ne rimaneva. Una mano, nient’altro che una mano mozzata e alcune tracce di sangue, vicino al vecchio pozzo abbandonato. La mano giaceva sul bordo del pozzo, separata di netto come da artigli affilatissimi o zanne feroci. Del resto del corpo, nessuna traccia.”
A quel punto, Dora capì cosa avesse intenzione di fare il dottor Blackwood. Stava raccontando la sua storia. Il motivo per cui era finito all’Inferno.
Come leggendogli nella mente, l’altro si voltò verso di lei. Era difficile decifrare il suo sguardo dietro la maschera, ma sembrava per metà seccato del fatto che lei fosse ancora lì e per metà compiaciuto.
“Alla fine, le guardie mandarono a chiamare il dottore della cittadina, quello che viveva nella casa bianca vicino al fiume. L’uomo osservò la mano, e dichiarò che era stata una lama a recidere muscoli e tendini, e una sega ad avere ragione dell’osso. Non era stato un animale.” Christopher fece una pausa a effetto. “Un mostro, della specie peggiore di tutte, aveva visitato quel villaggio. Un uomo.”
“Per un primo momento, la guardia cittadina chiese a tutti di mantenere la calma. Nessuno sembrava mancare, tra gli abitanti del villaggio, e dopo qualche giorno la vittima fu identificata come un viaggiatore che era scomparso dalla locanda un paio di notti prima del macabro ritrovamento. L’oste aveva paura fosse fuggito per non pagare il conto.” Il dottore si lasciò scappare una risatina macabra. “Oh, quanto lo avrebbero preferito. Soprattutto quando il secondo corpo fu ritrovato.”
In quel momento, Dora decise di averne avuto abbastanza. Non ci teneva a conoscere i dettagli delle azioni che avevano condotto il suo compagno di squadra a spendere quasi tre secoli all’Inferno. Senza farsi notare, svicolò verso il corridoio per cercare di aiutare suo fratello e Thrip, che in quel momento stavano arrancando su per le scale con due pesanti statue di pietra tra le braccia.
Se anche se ne accorse, Christopher non parve impensierito dalla perdita. Fece un gesto con la mano, e dai resti della nebbia che ancora galleggiavano sul pavimento della stanza emersero quelli che sembravano pezzi di arti umani. Erano molto decomposti, praticamente irriconoscibili. Fluttuarono intorno al dottore in un vortice di carne ed ossa, ma lui non parve particolarmente turbato. Ne afferrò uno al volo e lo mostrò al pubblico, le cui espressioni andavano dall’inorridito all’affascinato.
“Era la stagione delle piogge, e uno degli argini costruiti l’anno precedente cedette. Nei campi invasi dall’acqua furono trovati i resti di almeno tre corpi, in avanzato stato di decomposizione. Erano stati fatti a pezzi, e seppelliti in vari punti del terrapieno quando lo scavo era ancora aperto. Il dottore della cittadina ne identificò uno come un ubriacone che qualche tempo prima era scomparso, e che tutti avevano pensato fosse caduto nel fiume. Gli altri due rimasero senza nome.”
“A quel punto, il panico iniziò a serpeggiare. Un singolo omicidio poteva essere opera di un pazzo di passaggio, o di qualcuno che aveva conti in sospeso con la vittima. Ma una serie? No, il colpevole doveva essere un abitante della valle. Uno di loro.”
Il dottor Blackwood fece un altro gesto con la mano, e di nuovo la nebbia premette sui vetri delle finestre e si infiltrò tra le assi.
“Per quasi cinque anni, il villaggio di Whitechruch visse nel terrore. Ogni tanto, qualcuno scompariva. Soprattutto persone di passaggio, ma di tanto in tanto anche qualche abitante. Il vecchio vedovo che viveva solo in fondo alla valle. Il carrettiere che faceva la spola tra i villaggi e passava una volta al mese. Una volta, perfino un giovane che avrebbe dovuto sposarsi di lì a poco. A volte venivano ritrovati. A volte no. In ogni caso, era raro che saltasse fuori più di qualche pezzo, e spesso a causa di qualche accidente. Uno smottamento, un cane che scavava nel luogo sbagliato, un campo abbandonato da anni che improvvisamente veniva comprato e dissodato. Diciassette corpi furono rinvenuti. Le vittime, probabilmente, furono molte di più.”
Un altro risolino. “La gente era terrorizzata. Coloro che poterono, lasciarono il villaggio per non tornare mai più. Quelli che non ne avevano la possibilità, iniziarono a non uscire più la notte. Fu imposto un coprifuoco, le guardie pattugliavano le vie giorno e notte. Invano.”
“Capirono chi era stato?” domandò una voce tra il pubblico. Dal tono, si sarebbe detto affascinato.
“Oh, lo capirono sì. E come spesso accade in queste circostanze, fu un caso fortuito. Un bimbo che, approfittando di una distrazione degli adulti, ficcanasò in un armadio dove non avrebbe dovuto ficcanasare e vide una collezione di macabri trofei che non avrebbe dovuto vedere. La madre era troppo preoccupata a causa della figlia malata, e il bimbo fu lasciato da solo a girovagare in una casa non sua. Una porta che avrebbe dovuto essere chiusa a chiave era stata dimenticata socchiusa nella fretta. In un primo momento, nessuno lo ascoltò. Ma ad un certo punto, le voci iniziarono a girare. Il dottore ha uno studio segreto, si diceva. Conduce esperimenti proibiti. Tiene organi umani in vasi sugli scaffali, e seppellisce ossa nel suo giardino sotto ai fiori della moglie.”
 “Alla fine, le guardie decisero di indagare. Fecero irruzione nella casa del dottore, e lì trovarono ciò che il bambino aveva descritto. E molto altro. Una serie di quaderni di appunti, che dettagliavano la ricerca spasmodica dell’uomo per – qualcosa. Non era mai specificato cosa cercasse esattamente. Solo un nome ricorreva spesso. Quello della moglie, morta alcuni anni prima, prima dell’inizio di quella terribile vicenda. Era come se il dottore parlasse con lei, le prometteva risultati e la scongiurava di aspettarlo. Che era solo questione di tempo. Che a breve si sarebbero riabbracciati.”
La voce dell’uomo si spezzò in un sospiro, come se avesse avuto il cuore infranto.
“La rabbia esplose. Non diedero nemmeno all’uomo la possibilità di difendersi. Bruciarono la sua casa e il giardino che la moglie aveva tanto amato, lo inseguirono nei boschi e lo fecero sbranare dai cani. Anni e anni di paura si riversarono in un fiume d’odio contro di lui. E gli Dei decisero di rincarare la dose, precipitando l’uomo all’Inferno e condannandolo ad un’eternità di sofferenze e torture.”
Con la coda dell’occhio, Christopher colse Thrip, in piedi sulla soglia con uno scoiattolo sulla spalla. Gli fece un gesto con entrambe le mani. Abbiamo finito.
“Ma che non dormiate sonni tranquilli, signore, signori e tutto ciò che vi è in mezzo. Perché un amore talmente forte da sfidare gli Dei stessi non può essere fermato neppure dalla morte. E prima o poi, dicono le storie, il buon dottore tornerà per proseguire i suoi studi, e terminare ciò che aveva iniziato. Vi auguro solo di non incontrarlo.”
Con gesto teatrale, Christopher Blackwood spalancò le braccia e si inchinò profondamente, mentre nella stanza risuonavano mormorii di apprezzamento e qualche timido applauso. L’uomo colse parte di quel vociare – “per fortuna che è solo una storia” “non vorrei mai incontrare una persona così” – e sorrise tra sé.
Presto, mia cara Elisa. Presto saremo di nuovo insieme.
   
 
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