Videogiochi > Dragon Age
Ricorda la storia  |      
Autore: Kirishima0000    09/08/2023    0 recensioni
breve one shot ambientata in un periodo particolarmente buio della vita di Vhenaria Lavellan, inquisitrice e araldo di andraste. "i suoi occhi, chiari come il manto degli halla, erano pesanti, la pesantezza dovuta al portarsi dietro il macigno chiamatosi vita."
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Solas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le gelide raffiche di vento spazzavano via ogni cosa al loro passaggio, il cielo era grigio quel giorno, ricoperto da nuvole altrettanto scure.

Vhenaria aveva chiuso tutte le finestre della sua stanza a skyhold, eppure continuava ad avere freddo.

Sfregandosi le mani sulle braccia, si diresse verso il camino, intenzionata ad accendere il fuoco.

I suoi piedi scalzi sentivano il freddo bruciante del pavimento in pietra, accelerando il passo saltò sul tappeto antivano che le era stato regalato da sua sorella, la quale non mancava mai di ripeterle quanto le mancasse la sua piccola sorellina e di quanto avrebbe voluto portarla a vedere i mercati antivani o qualsiasi altro posto lei e il suo amato nano, come lo chiamava Vhenaria, visitavano.

quando i suoi piedi furono salvi dal pericolo che che causava il pavimento, si diresse verso il ripostiglio della stanza, era li che teneva la legna, prese tra le braccia un mucchietto di legna da ardere, facendo attenzione a non cadere, uscì e richiuse il ripostiglio con un calcio.

Nel mentre aggiustava la legna nel camino, il vento prese potenza, diventando sempre più chiassoso, essendo sola e in un silenzio a dir poco alienante, si perse nei suoi pensieri, il tutto mentre accendeva il fuoco, era come se il suo corpo e la sua mente fossero due entità separate, non aveva il controllo del suo corpo, ed era persa nei labirinti della sua testa.

Quando il fuoco fu acceso, si sentì pervadere dal calore sprigionatosi, la stanza assunse quel familiare color candela, come piaceva a lei, era tutto così soffuso e confortevole, la faceva stare tranquilla, in pace.

Volse lo sguardo al paesaggio fuori, attraverso le finestre era difficile scorgere lo spettacolo a cui Vhenaria ogni giorno era più che felice di ammirare, le montagne alte e imponenti si stagliavano attorno al castello, ad una altezza da mettere i brividi, non per niente si chiamava skyhold.

Si chiese come stesse il suo clan, le mancava.

Le mancavano i suoi fratelli, i suoi genitori, il vecchio guardiano e i suoi amici, certe volte sognava di essere là, con loro, lei non era l’inquisitrice e continuava i suoi studi sul suo popolo, in terre lontane.

Scrollandosi di dosso quella familiare sensazione di abisso che stava iniziando a formarsi, decise di dirigersi verso lo specchio di fattura orlesiana, regalatole da josie.

Non indossava nient’ altro che una veste fatta di seta, bianca e leggera, si guardò, e vide che era stanca di tutto.

I suoi capezzoli erano duri, colpa del freddo, i suoi seni piccoli e tondi abbracciavano il suo corpo minuto ma alto, ormai, avendo quasi 30 anni, poteva vedere dei drastici cambiamenti nel suo corpo, dove una volta c’era una pancia soda e magra, ora si trovava uno stomaco morbido, le cosce piene e le braccia soffici, Vhenaria sorrise, amava il suo corpo, il suo tempio personale.

Rispettava il suo corpo, e la vergogna nemmeno sfiorò i suoi pensieri quando iniziò a cambiare, esatto, perché per lei provare vergogna nei confronti del suo corpo era un insulto.

Ne andava fiera.

Sentì la porta che conduceva alle sue stanze scricchiolare, per poi chiudersi.

Non aveva bisogno di voltarsi per sapere di chi si trattava, avrebbe riconosciuto i suoi passi silenziosi, l’odore di libri e rugiada, di erbe e magia ovunque.

Con un leggero sorriso che le increspava le labbra si voltò, non avevano il bisogno di dire niente, riuscivano a capirsi con il solo linguaggio del corpo, osservare i suoi occhi significava intraprendere una conversazione senza fine.

Solas la osservò con sguardo apparentemente vacuo da cui era difficile provare a capire a cosa stesse pensando, ma non per Vhenaria, lei riusciva a vedere che dietro quello sguardo c’era quella nota di amorevole preoccupazione nei suoi confronti, così, incamminandosi verso di lui, si fermò a pochi centimetri di distanza, a con una leggerezza quasi eterea, gli poggiò la mano sulla guancia.

Non appena la sua mano toccò la guancia di solas, lui istintivamente si poggiò al suo tocco, senza mai staccarle gli occhi di dosso, osservò il viso di lei, la sua bellezza mistica e cruda lo affascinava come sempre, i suoi occhi, chiari come il manto degli halla, erano pesanti, la pesantezza dovuta al portarsi dietro il macigno chiamatosi vita.

I suoi capelli, bianchi come il manto di neve che maestosamente circondava skyhold, erano cresciuti dall’ultima volta, con lentezza prese una ciocca tra le mani, erano così morbidi e vellutati che scivolarono tre le dita. Lasciando andare la ciocca alzò lo sguardo, e non c’era bisogno di parole per capire lo sguardo che Vhenaria gli rivolse.

Fece scorrere la mano nella sua, e, lentamente, la condusse verso il letto di fattura nanica.

Si sedette sul bordo del letto, con un movimento della mano le cinse la vita e la invitò a sedersi su di lui, sempre con la mano posata sui fianchi di lei, poteva sentire, attraverso il tessuto della vestaglia in seta, la morbidezza delle sue curve, strinse la presa e la guardò.

vhenaria era persa, era distrutta, caduta in un abisso vuoto e scuro, dove tutto quello che riusciva a sentire era l’uro pieno di disperazione e dolore appartenente a una donna, piangeva, urlava, correva senza una meta, ovunque, pur di scappare.

Una mano le asciugò le lacrime, e lei guardò solas, con gli occhi di chi era stanco.

Nascose la testa nell’ incavo del collo di solas, inspirò a fondo quel miscuglio di profumi che appartenevano solo a lui, sentì la sua mano strofinarle la schiena, per poi udire un sussurro “ma sa’lath”.

Prima di chiudere gli occhi per la stanchezza, Vhenaria osservò ciò che la circondava, osservò come scoppiettava il fuoco che aveva acceso, osservò il chiaro ma luminoso bagliore della magnifica e enorme luna che decorava i cieli, osservò la luce soffusa sparsa per la stanza, osservò il modo in cui il suo corpo combaciava con il corpo di solas come se fossero stati forgiati solamente per trovarsi e non separarsi mai più, osservò la saggezza negli occhi del suo amante, quegli stessi occhi che irradiavano più stanchezza dei suoi, ma, che nonostante tutto, lui l’aveva trovata, e l’aveva amata.

Ma Serannas, Vhenan.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Kirishima0000