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Autore: snappleducated    14/09/2009    3 recensioni
Questa è una di quelle cose che non capitano proprio mai.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tifa Lockheart, Zack Fair
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core
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Titolo: Splatter Scintillation

Fandom:
Final Fantasy VII
Lunghezza: 2.200 parole circa
Disclaimer: Non possiedo Final Fantasy VII ecc.

Note: Per Ali. La pigrizia mi ha vinto, ergo tutti i dieci prompt sono stati compattati in una storia sola.



—UNO; cell

Il suo è un sorriso fotogenico: aperto, amichevole, solo un po' rigido ai bordi. È una bella ragazza. Abbastanza bella da far stare zitto Cloud per tutto il giorno e, ehi, la conoscevi? e lui, ti prego, non voglio parlarne.

E allora non ne parla.

Però prende il numero di telefono della ragazza, le scrive come uno scemo il proprio in corsivo sul braccio mentre lei avvampa, arrossisce, guarda per terra – ehi, non è cieco al suo fascino. Non è Aerith, certo, assolutamente no, lui non è tipo da sovrapporre i volti delle ragazze per farsi i fatti suoi, ma a modo suo, un modo dolce e ingenuo, lei è attraente.

Ecco qui, dice, lanciando il numero in testa a Cloud. Rimbalza e cade a terra. Cloud abbassa lo sguardo, corruga fronte e bocca, serra le mani, e la voce gli esce acuta quando sbotta, non avresti dovuto farlo.

Certe persone hanno solo bisogno di una spintarella. Perciò non gli promette niente. Riesce a sentire gli occhi di Cloud fissargli la nuca, traditi e accusatori, e si convince a fregarsene. È ber il suo bene. Deve imparare a cogliere al volo le occasioni.

Forse porterà Tifa fuori a mangiare qualcosa.



—DUE; deviate

Arriva al caviale e le viene in mente Cloud. È la prima volta che ne mangia. Quando aggiunge un pizzico di sale l'espressione di Zack è sufficiente a farla sbuffare nel suo bicchiere d'acqua. È terribilmente imbarazzante. Si strofina il braccio e i numeri, così grandi che se tutta la città non comincerà a chiamarlo si tratterà di un miracolo.

Conosci un ragazzo, chiede, cauta, con i capelli biondi a punta? Dovrebbe avere più o meno la sua età. Non è neanche del tutto sicura che Cloud sia ancora vivo – o che il flusso di lettere sempre più stringate provenga da lui e non da qualche cadetto stronzo, sadico e perverso.

Ah, sì, risponde Zack facendo spallucce, non preoccuparti per lui.

Le spalle di Tifa si distendono. Aggiunge altro sale. Zack sussulta. È, tipo, il tuo ragazzo?

No, sì, non proprio, beh, forse un po', si chiede quanti anni abbia lui, se la sua gonna sia troppo stupida, se il suo accento sia troppo stupido, se lei sia troppo stupida, ma poi – perché dovrebbe importarle? Non deve mica far colpo su di lui. Si siede un po' più dritta.

Anche io ho una specie di ragazza, dice vivacemente. Invece di metterla a disagio, la sua ammissione la rilassa – non è una cosa seria. Può pranzare tranquillamente con un bel ragazzo dagli occhi terrificanti e un sorriso seducente. Niente glielo vieta. Forse possono perfino diventare amici – non le dispiacerebbe.

Lei non perderà il suo numero molto presto, dopotutto, e se dovesse chiamarla, se anche le cose non dovessero funzionare – almeno avrebbero questo momento.

Lui prende un boccone dal piatto di lei e soffoca mostruosamente. Lei ride fino alle lacrime.



—TRE; enclosed

Si offre volontaria per far loro da guida turistica, e per il resto del giorno parla con Sephiroth, Zack e i soldati semplici che li seguono. All'inizio riesce a spiccicare solo monosillabi, tanta è la soggezione che le incute la leggendaria presenza di Sephiroth.

Zack saltella sulla montagna con occhi elettrizzati e impazienti, e alla fine lei dimentica lo stoicismo e si mette a riportare stupide, superflue curiosità. Lì la settimana scorsa si sono sposati i signori Harris. Un'ape è rimasta intrappolata nel velo, lei è allergica, e oltre a schiantarsi sulla torta nuziale si è ritrovata con la faccia tutta gonfia.

Lì liberai il mio pesce rosso. Avevo otto anni e non sapevo degli impianti di depurazione delle acque.

Quando Zack l'aiuta a superare una sporgenza raccogliendola con un braccio muscoloso, cammina per cinque minuti buoni prima di rendersi conto che lui non ha lasciato la presa. Balbetta nel mezzo di un racconto, poi riprende il controllo e si rituffa nel discorso con noncuranza.

Perché no? Perché no?

Nessuno dovrebbe pretendere che se ne stia seduta in un angolino con le mani in mano. Non c'è nessun contratto. Lei non sta tradendo nessuno. Tra qualche giorno lui tornerà in città dalla sua ragazza e sarà tutto assolutamente, assolutamente fantastico. Sa perfettamente cosa è suo e cosa non lo è.

E per questi pochi giorni, lui è suo.

Dopo che sono tornati in città, viene colta da un'improvvisa intuizione sul proprio comportamento piuttosto insolito. Le si accaldano le guance, si volta per svignarsela – e lui è lì. È semplicemente dovunque, ed è questo il problema delle piccole città, già.

Si trascina nella foresta e passa diverse ore a fissare il proprio riflesso nel ruscello, poi lo infrange e torna. Può fantasticare su di lui, niente glielo vieta. Non sta facendo nulla di male.

Quando rientra a casa, il paese sta bruciando.



—QUATTRO; devil

C'è una fase di rosso, dalla testa che le pulsa al mare di fuoco in cui si è trasformata la sua città, al colore del sangue di suo padre. Del suo sangue. Della rabbia e del calore e dell'agonia, della battaglia. Poi si affievolisce fino a diventare nero.

Lui ha gli occhi verdi e i capelli d'argento e sembra – sembra un angelo, un angelo cui risuona in mente la voce del diavolo. Le sue ali sono del colore dell'inchiostro e poi c'è altro nero, ci sono i capelli di Zack quando la mette al sicuro e dice che la vendicherà ma oh, lei è impotente e sta morendo ed è furiosa per la propria sconfitta ed ha tanta, tanta paura, e si aggrappa all'azzurro velenoso degli occhi di Zack. Che si chiudono e si riaprono.

Cloud la sta guardando.

Si sente spezzare il cuore.

Chiude e riapre gli occhi.

E tutte le pareti si tingono di bianco. Fa male. Le fa male tutto e chiude e riapre gli occhi, li chiude e li riapre, aspetta che nella scena torni il colore e invece continua ad ottenere un bianco invadente e chiassoso, tanto che dopo un po' le viene da pensare di essere diventata anche lei parte del bianco – e questa luce è dolorosissima.

Le infermiere l'aiutano a mangiare, a cambiarsi, a stare in piedi.

Sul braccio non trova nulla. Il suo numero è sparito con lui e Cloud, e se non fosse per le ceneri e il buco nel suo petto, penserebbe di esserselo inventato.



—CINQUE; ocean

Nelle orecchie gli rimbomba il suono sommesso di qualcosa che scoppia. Blop. Blop.

Non respira. Ha il torace compresso e teso, i pori immersi nel veleno. Il mondo è stranamente silenzioso, e lui vorrebbe solo dormire. Fuggire dall'artiglio scomodo dell'elettricità che lo tocca ovunque.

Un lampo.

Assomiglia un po' al rumore di quando qualcuno colpisce una campana con un bastone–BANG. Vede un dito bianco sommerso premuto contro il vetro, poi una faccia che si avvicina, distorta dal tubo in cui si trova. Le loro labbra si muovono.

Ricomincia.

Fattoria, ragazzo di campagna, città, Midgar, SOLDIER, blu cobalto e interminabile adrenalina, simulazioni, cicatrici, il rassicurante peso di tante cose sulle spalle, sulle mani—Angeal, Genesis, guerre di cloni e fiori, Turk, ali scure, Cloud, il reattore, Sephiroth, Tifa—Mako.

Mako.

Il suo numero di telefono gli galleggia nella tasca.

Conta fino a mille, poggia i piedi sul vetro, e si muove.



—SEI; promise

Trascina Cloud nel cuore del sottobosco e lo adagia lì con cura, coprendolo di foglie. Gli mette una pistola in mano. Magari, se dovesse succedere qualcosa di brutto, riuscirà a racimolare l'energia necessaria per premere il grilletto.

Torno tra un'ora, dice, e corre verso il villaggio. Non gli piace lasciarlo solo.

Si rifornisce di scorte in tempi record, e fa per uscire dal negozio quando qualcosa attira la sua attenzione. Un telefono pubblico. La sua mano ha uno scatto involontario. Il suo cellulare è morto da chi sa quanto.

Potrebbe chiamare i suoi–

No. Non i suoi genitori. Loro non possono sapere. Loro non–

Aerith? No, frena, lei il telefono non ce l'ha. Ha già preso qualche soldo dalla tasca, ha la mano sulla fessura per le monete. Ascolta il segnale di linea libera.

Deve chiamare qualcuno – qualcuno.

Aveva scritto il numero a matita. Per gli ultimi due tira a indovinare, poi sente bussare. Quattro volte, poi parte la segreteria telefonica.

Deglutisce.

Ehi, sono Zack. Ti chiamavo solo per dirti che io e Cloud stiamo bene – beh, più o meno. Tralascia il particolare sullo stato comatoso di qualcuno, non avevo proprio nessun altro da chiamare, scusa. Falso. Sono giorni che non parla con nessuno. Passerei per salutarti, ma… probabilmente è una cattiva idea. In fondo le ha già fatto bruciare la città una volta. È tutto, davvero. Un giorno tornerò e ci rivedremo. Se qualcuno te lo chiede, io non ti ho chiamato.

Riattacca, e poi richiama per ascoltare la sua segreteria telefonica.



—SETTE; lost

Tifa tiene il telefono premuto tra l'orecchio e la spalla mentre si muove saldamente tra le sue stanze, stanze decisamente più piccole e sporche di quelle in cui aveva abitato da bambina.

Tre nuovi messaggi.

Afferra uno straccio e comincia a passarlo sulle finestre in cerchi ampi e fiacchi, ascoltando distrattamente il primo messaggio. E poi parte il secondo.

Si blocca. La cicatrice palpita. Conosce questa voce. Conosce il modo in cui plasma le parole. Lo ascolta, stordita; la sua voce ha la stessa identica energia e giocosità di cinque anni fa.

Le viene voglia di gridare.

Riattacca prima di ascoltare il terzo messaggio e esce di casa senza chiudere a chiave. Prende il primo treno diretto fuori Midgar e fruga nelle tasche per trovare un paio di guanti logori e sfatti.

Arriva a casa che è quasi mezzanotte. Guidata da un'energia ardente e irrequieta, ruba nella sua vecchia casa e vaga silenziosamente tra le stanze nuovamente abitate – stanze che adesso appartengono a un'altra vita.

Sale nell'attico e tira fuori dei fogli. Ricordi. Giornali, note in libertà, e album da disegno: li riguarda intensamente, mordendosi il labbro inferiore mentre cerca–

Un numero.

Le serve solo un numero.



—OTTO; beginnings

Riascolta il suo messaggio, le labbra contratte in una sottile linea bianca. Cloud.

Presa da una furia improvvisa sferra un calcio feroce e frustrato ad uno dei bauli di ricordi, e si scaraventa bruscamente fuori casa, quasi piangendo per la frustrazione. Voleva solo rivederli, toccarli, avere la certezza che fossero vivi, e che cinque anni potessero veramente passare – cinque anni…

Credeva fossero morti da cinque anni.

Ritorna con rabbia alla stazione e si siede mettendo la testa tra le ginocchia, mordendosi le labbra e tentando di non piangere. Si guarda il braccio, cercando di trovare residui di inchiostro vecchi di cinque anni. Il braccio quasi la deride con la sua pulizia e il suo biancore. Con un sospiro smorzato, affonda la testa tra le braccia e prova, prova a pensare.

Sale sul treno di ritorno per Midgar, e si fissa i piedi, nera, delusa della sua stessa sconfitta. Il paesaggio arido le scorre davanti agli occhi, sempre più diradato man mano che si riavvicina alla città.

La ragazza accanto a lei ha un numero di telefono scarabocchiato sul braccio. Tifa si scioglie amaramente in un piccolo sorriso, per l'ironia della situazione, e fa ricadere lo sguardo sul pavimento. Il suo sorriso si allarga un po'. La ragazza ha un altro numero sulla scarpa.

Più lo guarda, però, più le sembra familiare, e poi improvvisamente ricorda–cifra dopo cifra.

È fatta, pensa, sollevata, e fa per prendere il telefono.

Ma una vocina nella sua testa le sussurra che questo è solo l'inizio.



—NOVE; snare

Zack fa una smorfia, un braccio allacciato alla vita di Cloud mentre se lo tira dietro. Attorno a lui c'è il rumore di un esercito, ed è talmente palese che non riesce a trattenere la meraviglia.

Non c'è via di scampo.

Sospira, mettendo giù Cloud, e all'ultimo momento decide di lasciargli l'acqua e il cibo. Tanto probabilmente non tornerà.

Per un minuto rimane accovacciato al suo fianco, guardandolo affettuosamente, mestamente. Gli sarebbe piaciuto tornare da Aerith. Gli sarebbe piaciuto rivedere Tifa.

Cinque anni; il suo stomaco brucia. Forse è per questo che non gli viene da dire, Non è ancora finita. Forse è per questo che invece è alle prese con gli ultimi saluti. Forse servono cinque anni per cambiare una persona, che questa sia cosciente o meno.

Agguanta la spada. È un movimento così familiare da essere diventato ormai quasi un riflesso – come lo sarebbe per qualcun altro allungare la punta di un portamine.

Non gli hanno portato via solo cinque anni, in fin dei conti.

Dà un'ultima occhiata a Cloud. Non rivedrà mai più Aerith.

Prenditi cura tu di loro, dice. Si riferisce ad entrambe. È la cosa più vicina ad un addio cui riesca ad arrivare.



—DIECI; silence

A meno di cinque miglia di distanza, Tifa sta appollaiata sul bordo del suo posto, un telefonino appoggiato all'orecchio.

Bussa.

E bussa.

Non c'è nessuna segreteria telefonica. Dopo un momento riattacca e riprova. Quando il treno passa sotto un tunnel c'è una scarica di energia statica, e poi la pressione del rumore bianco.

Al terzo tentativo le si velano gli occhi, e al cinquantatreesimo squillo la mano libera si curva mollemente nel suo grembo.

La ragazza accanto a lei la squadra, e dice con grande franchezza, “Non credo che risponderà.”

Tifa le restituisce lo sguardo. Chiude passivamente il telefono.

Forse non è niente, pensa, guardando fuori dalla finestra. La lunga ombra della città ha iniziato a sfiorarla.

Sotto la piattaforma non riesce neanche a sentire il rumore della pioggia, figurarsi l'odore.

Però, chissà come, sa che sta cadendo.



Note della traduttrice: biscotti a chi indovina chi sono ma anche no BD Teen!Tifa è così carina e giovane ;_;
Tradotta con tanto affetto per il contest Fack (… con un nome del genere per il pairing come potrei non appoggiarli? XD) indetto sul forum di EFP. Quindi è dedicata a Taiga, cioè Tifa, cioè… beh, la diretta interessata ha capito che mi riferisco a lei XD
E grazie a la_vale per la betatura spontaaaanea! XD <3
youffieh <3
   
 
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