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Autore: Severa Crouch    14/08/2023    0 recensioni
Questa storia partecipa all'iniziativa "First kiss" indetta sul gruppo Facebook "L'angolo di Madama Rosmerta".
“Se nasci Rosier, lo rimani anche dopo il matrimonio,” aveva sentenziato zia Druella durante il tè a Villa Black, lontano dalle orecchie delle figlie. “Ricordalo, Eloise, che gli uomini sono tutti deludenti, senza alcuna eccezione.”
***
“A distanza di anni, è pentita?”
Eloise guarda il suo intervistatore e sorride; scuote la testa e fa cenno di no. Non si è pentita di quel primo bacio né di quanto avrebbe fatto successivamente per quell’amore che aveva rotto ogni argine, per gli anni di attesa durante la prigionia ad Azkaban, per l’aiuto che non ha chiesto durante i processi, per il dolore che ha subito come Rosier, per le perquisizioni, i sequestri, le confische, le condanne.
Non è pentita di nessuna delle cattive azioni che ha commesso, per il modo in cui ha lottato, per le Cruciatus che si è presa da sua madre quando le hanno proposto un matrimonio migliore né di quanto ha fatto di inappropriato in seguito. Non è pentita della nomea che si porta dietro da quei giorni.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Avery, Mulciber, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Kintsugi'
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“Se nasci Rosier, lo rimani anche dopo il matrimonio,” aveva sentenziato zia Druella durante il tè a Villa Black, lontano dalle orecchie delle figlie. “Ricordalo, Eloise, che gli uomini sono tutti deludenti, senza alcuna eccezione.”

A undici anni non era certo in grado di capire quei ragionamenti, eppure, cercò di farli propri. Così, si circondò di amiche e si chiuse in un mondo rosa e impenetrabile, sicuro a ogni turbamento dell’anima.

Fu verso i quattordici anni che le prime crepe di quella costruzione iniziarono a manifestarsi: alcune amiche mostravano interesse per i ragazzi che divennero un argomento di conversazione.

“Non mi importa dei fidanzati,” aveva proclamato nel dormitorio di Serpeverde, aggiungendo: “tanto dovrò sposare qualcuno scelto dai miei. I Rosier vengono prima di tutto.” 

“Sì, ma chi l’ha detto che non ti puoi innamorare?” 

Margareth McNair, la sua migliore amica, l’aveva provocata con una domanda sciocca. Eloise aveva alzato gli occhi al cielo, decisamente, Margareth non capiva nulla di come funzionasse il mondo. Eppure, intorno a lei, le compagne di Casa sorridevano a Regulus Black, altre ridacchiavano alle spalle di Severus Piton e delle sue pene; tutte parlavano d’amore, nel bene e nel male. 

Così, prima di Natale del sesto anno, mentre la mente di Eloise era concentrata sullo studio (solo perché avere ottimi voti era segno di una mente sveglia, e quindi di una maggiore desiderabilità sul mercato matrimoniale, ché nessuno voleva sposare una stupida, diceva sempre zia Druella), Margareth entrò nel dormitorio sospirante, letteralmente al settimo cielo, con un foglio di pergamena in mano: i suoi genitori le avevano organizzato il fidanzamento con Desmond Avery. 

In quel momento, Eloise si rese conto che se i fidanzati non erano stati qualcosa a cui pensare fino a quel momento, presto sarebbero diventati qualcosa di concreto con cui avere a che fare. Il fidanzamento di Margareth comportò una serie di nuovi doveri da migliore amica e risvegliò il nervosismo dei suoi genitori: “Perché una McNair non può avere più scelta di una Rosier!”

Eloise osservava quelle preoccupazioni con un certo distacco. Non aveva voce in capitolo sulla scelta e, pertanto, non aveva senso preoccuparsi. Quel nervosismo sembrò giocare a suo vantaggio: sua madre e zia Druella la coinvolsero in serrate sessioni di acquisti da Twilfit and Tattings, la dotarono di un guardaroba nuovo di zecca, più adatto alle trasformazioni del suo giovane corpo. Finalmente, abbandonò le vesti da ragazzine per abiti con scollature più pronunciate, proprio come le modelle che comparivano sul Settimanale delle Streghe, le venne persino concesso di usare il make-up. Di più, sua madre le insegnò tutta una serie di incantesimi di bellezza per avere i suoi capelli color caramello sempre in ordine.

In quel mondo fatto di sete preziose, pizzi francesi e trasparenze sensuali, Eloise iniziò a scoprire che la bellezza poteva essere una forma di potere, al pari dell’abilità magica. Passava ore davanti allo specchio, intenta ad aggiustare le imperfezioni del suo aspetto, di quel corpo che cresceva e che non lasciava presagire il tipo di donna che sarebbe diventata. Rifiutare le avances maldestre dei suoi compagni di classe, poi, divenne divertente e iniziò ad ambire di diventare la più desiderata: tutti i ragazzi di Hogwarts dovevano capitolare ai suoi piedi. 

Poteva essere capricciosa, egoista, scortese, tutto le veniva perdonato se batteva le ciglia. Scoprì che persino tra le ragazze la sua bellezza e il nome della sua famiglia, le conferivano ancora più potere. Le sue compagne di dormitorio facevano a gara per essere nelle sue grazie, le primine la osservavano incantata mentre altre la invidiavano. Persino chi, come la Turner, la osservava con lo stesso sguardo severo di Walburga Black, in qualche modo, le dava la misura del suo potere. 

***

 

Desmond e Margareth erano una meravigliosa coppia, l’esempio di quella che sarebbe stata la futura élite Purosangue. Le uscite a Hogsmeade si ravvivarono con la presenza dei ragazzi e, in particolare, di Jago Mulciber che si rivelò simpatico in un modo che rendeva gradevole anche la presenza di Severus Piton. Non accadeva di frequente, perché Piton era sufficientemente sveglio da comprendere di essere di troppo e non all’altezza di quel contesto. Desmond, poi, era il capitano di Serpeverde e Jago un Battitore: Eloise e Margareth uscivano con i ragazzi più popolari della loro Casa ed erano invidiate da tutte le compagne di Casa.

Sul finire dell’anno, durante una di quelle uscite a Hogsmeade, mentre cercavano di vincere l’imbarazzo di esser testimoni degli amoreggiamenti di Margareth e Desmond, Jago le confidò il suo più grande segreto: il Signore Oscuro lo aveva scelto per entrare nella cerchia ristretta. “Presto inizierò l’addestramento,” le aveva confidato orgoglioso.

“Per questo motivo non sei desideroso di accasarti, come Avery.”

Jago aveva scrollato le spalle: “Mi sembra uno spreco di tempo, tanto decidono tutto le famiglie. Molto meglio concentrarsi su cose serie.”

“Lo dico sempre anch’io…” Gli occhi azzurri di Jago si erano allargati di sorpresa, come se lei avesse detto qualcosa di insolito. Le labbra si erano incurvate all’insù e mentre guardava innanzi a sé le disse: “Ma voi streghe non dovete dire queste cose… Dovete sognare l’amore e tutte quelle stronzate!” 

Eloise era scoppiata a ridere, seguita da Jago che aveva aggiunto: “Non dirmi che vuoi unirti alla Causa anche tu? Servono le streghe in gamba…”

“La mia famiglia sta già servendo la Causa, io servo i Rosier…”

“Quando ti sposerai non sarai più una Rosier.”

In quel momento, Eloise riprese il mantra di zia Druella: “Non si smette mai di essere una Rosier, nemmeno dopo il matrimonio.” C’era energia nell’aria, il modo in cui Jago la osservava, il suo sorriso, la facevano vibrare in un modo tale da farle desiderare solo di rimanere ancora in sua compagnia, ascoltare i suoi progetti per il futuro, così simili ai suoi. Forse, aveva trovato un amico con cui impiegare il tempo mentre Margareth non era disponibile. 

I coniugi Avery - così li avevano ribattezzati - camminavano attaccati l’uno all’altro, interrompendosi per scambiarsi baci in modo svenevole, mentre Eloise e Jago continuavano a chiacchierare e il mondo sembrava quasi scomparire, tanto era bello sentirsi in sintonia con qualcuno.

Superarono un gruppo di ragazze, dovevano appartenere alla Casa di Grifondoro, a giudicare dalla sciarpa con i colori della Casa. Eloise le osservò con il labbro arricciato per il modo in cui si erano conciate seguendo la moda Babbana. Sorrise perfidamente a Jago e commentò ad alta voce, di modo che potessero ascoltarla: “Sai, io mi domando perché insistano a voler vivere nel mondo dei maghi, se sono così attaccate alle schifezze Babbane.” 

Una ragazza di quel gruppetto, una biondina con le lentiggini e gli occhi verdi, osò risponderle fingendo di rivolgersi a Marlene McKinnon: “Per lo meno non ci facciamo vendere come delle prostitute dalle nostre famiglie…” 

Eloise non fece in tempo a ribattere che Jago puntò la bacchetta contro la ragazza e le ordinò: “Chiedi scusa!”

“Per cosa, Mulciber?” 

Doveva essere del sesto anno, lo stesso di Mulciber, Avery, Piton e, in effetti, nel gruppetto di Grifondoro c’erano la McKinnon e la Evans. Jago andò incontro alla ragazza, la bacchetta puntata, pronto all’attacco: “MacDonald, chiedi scusa! Tu non hai idea delle tradizioni Purosangue, come osi mancare di rispetto e fare certe illazioni?”

La ragazza scoppiò a ridere, osservò le amiche che le diedero un cenno di assenso e proseguì, forte del sostegno delle amiche: “Io non chiedo scusa! Lo sanno tutti che le Purosangue vengono messe all’asta come le vacche e, dopo tutto, servono solo per questo, no? Per sfornare figli… Le riempite d’oro e lussi e le fate vivere in una gabbia dorata. Cosa sono se non delle sgualdrine che vendono la loro libertà per un po’ di oro?”

Eloise ebbe un moto di nausea. Che senso aveva discutere con le Sanguemarcio? Cosa potevano sapere della Purezza del sangue, delle tradizioni, del portare avanti linee familiari generazione dopo generazione. Mise una mano sul gomito di Mulciber e gli disse: “Andiamo, Jago, lasciale perdere! Non meritano nemmeno un briciolo della nostra attenzione.” Più avanti, Lumacorno li osservava, c’erano troppi testimoni per poter dare una lezione a quella feccia.

“Non finisce qua, McDonald!”

“Sai dove trovarmi, Mulciber, non mi fai paura!”

 

***

 

Il sabato successivo, mentre le giornate si allungavano per la fine della primavera e l’inizio dell’estate, Eloise stava camminando con Margareth che, come al solito, continuava a parlare di quello che era diventato il suo argomento preferito: Desmond Avery. I cortili si erano svuotati per l’avvicinarsi dell’ora di cena e filtrava la luce dorata del tramonto e il profumo dei prati. Molti studenti erano nelle sale comuni, si ritrovavano con gli amici prima di andare nella Sala Grande. 

In quel momento di calma, Eloise si ritrovò davanti Jago Mulciber, bello con la sua treccia bionda scompigliata dall’allenamento a Quidditch e il maglione dell’uniforme di Serpeverde. Gli occhi azzurri, di solito così vivaci, erano gelidi, puntati su Mary McDonald, come se non volesse perderla di vista. 

La Grifondoro aveva un’aria strana, come se fosse sotto l’effetto di un Confundus.  “Avanti, chiedile scusa,” le ordinò Jago.

Eloise incrociò le braccia in attesa delle scuse di quella sudicia Sanguemarcio che, tuttavia, sembrava esitare. “Fallo,” insistette Mulciber. 

“T-ti chiedo scusa, Eloise,” mormorò con un tono di voce assente. 

“Ancora più forte e voglio scuse più sentite!” 

“S-scusa!” Gli occhi della McDonald si riempirono di lacrime. 

“Non basta, sudicia Sanguemarcio,” continuò Mulciber, “adesso, ti inginocchi e baci le punte delle scarpe della Rosier. Tu non sarai mai all’altezza di una Rosier, capito? Tu devi stare al tuo posto, tra i Sanguemarcio!”

Eloise si scambiò uno sguardo con Margareth e poi ne lanciò uno scettico verso Mulciber. Tuttavia, dovette ricredersi, la sua incredulità si trasformò in vero e proprio stupore quando la ragazza si inginocchiò davanti a lei e si chinò per baciarle la punta delle scarpe. Eloise si tirò indietro e disse: “No, non voglio che mi tocchi. Falla sparire, non voglio vederla.”

Jago annuì, si rivolse verso la ragazza e le disse: “Hai sentito? Non vuole vederti, chiuditi in quell’armadio.” La McDonald obbedì come se non avesse una volontà propria e solo in quel momento Eloise realizzò. Alzò lo sguardo verso Jago che le sorrise: “Te l’ho detto che avrei iniziato l’addestramento.”

“Ma sei impazzito? A scuola? Se qualcuno ti avesse visto, se Silente lo venisse a sapere, rischieresti l’espulsione e poi Azkaban!” Eloise aveva provato un brivido di terrore: sui giornali non si faceva che leggere di Mangiamorte feriti, morti negli scontri o condannati ad Azkaban e Jago si esercitava con le Maledizioni senza Perdono su una persona a Hogwarts? Nel posto più controllato del mondo magico? Perché? Cosa lo portava ad essere tanto sciocco?

“L’onore di una Rosier val bene Azkaban,” le rispose. Si avvicinò a lei e aggiunse, quasi sottovoce: “Non posso tollerare che ti insultino in questo modo.” Fu in quel momento che la diga che frenava ogni desiderio e sentimento in Eloise cedette. Lanciò le braccia intorno al collo di Jago, incurante di sentirsi ridicola, senza nemmeno contemplare l’ipotesi di essere rifiutata, e lo baciò. Le braccia di Jago si strinsero intorno alla sua vita e la bocca ricambiò il bacio in modo altrettanto appassionato. 

Quel bacio fu solo il primo di una lunga serie.

 

***

 

“A distanza di anni, è pentita?”

Eloise guarda il suo intervistatore e sorride. Scuote la testa e fa cenno di no. Non si è pentita di quel primo bacio né di quanto avrebbe fatto successivamente per quell’amore che aveva rotto ogni argine, per gli anni di attesa durante la prigionia ad Azkaban, per l’aiuto che non ha chiesto durante i processi, per il dolore che ha subito come Rosier, per le perquisizioni subite, i sequestri, le confische, le condanne.

Non è pentita di nessuna delle cattive azioni che ha commesso in nome di quell’amore, per il modo in cui ha lottato, per le Cruciatus che si è presa da sua madre quando le hanno proposto un matrimonio migliore né di quanto ha fatto di inappropriato in seguito. Non è pentita della nomea che si porta dietro da quei giorni. 

Non sono solo i quattro figli, Jacob, Vinda, Evan e Anselm, che ama con tutta sé stessa e le hanno dato la forza di andare avanti, anche quando Jago è stato catturato e condannato ad Azkaban dal Wizengamot presieduto da Kingsley Shaklebolt, mentre costruivano un mondo magico che non riconosceva più e lei, al momento della condanna, ha urlato fino a perdere la voce. 

Ha maledetto il Ministro, il Prescelto e tutta la sua progenie, ha giurato e spergiurato che sarebbe diventata una Banshee per tormentare tutti coloro che le hanno portato via il suo Jago, ma poi, il solo pensiero di trascorrere l’eternità lontana da lui le sarebbe parso intollerabile. 

Non è pentita, è amareggiata, furiosa, fremente di vendetta, ma non pentita. La voce le esce rauca, le corde vocali sono irrimediabilmente danneggiate dal giorno di quell’urlo. “Lo scriva pure che non sono pentita, che quel bacio è stato l’inizio di tutto e che lo farei altre mille volte.”



 

Note:

Di Mulciber si sa che era molto bravo con l’Imperius e di Mary McDonald si sa che ha subito qualcosa di “creepy” da Mulciber e Severus lo commenterà come uno scherzo. Ho sempre immaginato che lo scherzo concernesse l’Armadio Svanitore che poi Draco troverà nella Stanza delle Necessità e che si sia rotto proprio perché Mary, rotto l’effetto dell’Imperius, abbia provato ad uscire e a ribellarsi alla magia dell’armadio.

Ora, immagino che Mulciber non abbia raccontato proprio tutto a Severus e che si sia limitato a riferire solo la parte dell’Armadio Svanitore, minimizzandolo come scherzo (da qui il commento di Severus).

Su Eloise Rosier, lei è una mia OC, presente in Kintsugi, frequenta lo stesso anno di Regulus Black (quindi è più piccola di Mulciber) e non è in ottimi rapporti con Alex (la protagonista di Kintsugi) che non considera all’altezza di una Rosier. Le differenze che ci sono tra Eloise e Alexandra sono più o meno le stesse che nella mia mente ci sono tra Druella e Walburga e questa cosa in Kintsugi e in varie storie viene sempre sottolineata. Sto però cercando di riscattare Eloise dalla sua fama immeritata e questo è un primo tentativo di mostrare il suo punto di vista.

Grazie a chiunque abbia letto fin qui. Un grazie particolare a paige_95, senza il cui sprone questa storia non esisterebbe.

Sev

 
   
 
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