Prima
della conferenza stampa
Kojiro
è davanti a quella
porta, bussa per annunciarsi e poi la apre senza stare ad aspettare un
invito
ad entrare.
«Voleva
vedermi?»
La
signorina Matsumoto solleva lo sguardo dal
pc.
«Sì.
Entra.»
Lo
osserva chiudere la porta
dietro di sé e poi avvicinarsi, gli fa un cenno con la mano
a indicargli una
delle due sedie davanti alla scrivania. Lui prende posto, i gomiti
sulle
ginocchia e un’espressione interrogativa sul volto.
«Ti
starai domandando perché
ti abbia convocato, immagino…»
Kojiro
annuisce.
«Volevo
incontrarti prima
della conferenza stampa di questo pomeriggio.»
Lo
scruta con attenzione.
«Sei
agitato?»
Lo
vede incrociare le
braccia al petto, l’espressione seria.
«Un
po’. Non mi sento molto
a mio agio in queste occasioni.»
Lei
gli sorride indulgente.
«Già.
Ce lo ricordiamo tutti
il tuo exploit alla vigilia del ritiro per la preparazione del World
Youth…»
Lui
scuote la testa e solleva
una mano come a fermarla, non ama ricordare quell’episodio in
cui si è mostrato
davanti alla stampa nazionale come una testa calda presuntuosa.
«Lo
so, lo so... Ma allora
ero un ragazzino. Ne ho fatta di strada da quel giorno.»
«È
vero…»
La
Matsumoto si alza in
piedi e fa qualche passo verso la finestra, dandogli le spalle. Indossa
uno dei
suoi soliti tailleur, questo però sembra particolarmente
fasciante perché
evidenzia in modo quasi esuberante le sue curve.
E
Kojiro le vede e non può
fare a meno di domandarsi che tipo di intimo potrebbe indossare. Cosa
si
mettono le donne di trentanove anni? Ha solo una vaga idea di quello
che
indossano le sue coetanee.
Ma
Kaori Matsumoto non ha
niente da spartire con le sue coetanee, quelle che era abituato a
incontrare
per i corridoi della scuola, quelle svenevoli e irritanti ragazzine che
si radunavano
in gruppetti e ridacchiavano imbarazzate al suo passaggio. Quelle che
gli
facevano recapitare chili di cioccolata corredati da biglietti con i
cuoricini
per il giorno di San Valentino, che si assiepavano fuori dal campetto
durante gli
allenamenti e che lo inseguivano alle feste.
E
che lui ha sempre
ignorato, infastidito.
È
affascinante, Kaori
Matsumoto, con i suoi rossetti lucidi e i tacchi alti. Era affascinante
quando
l’ha incontrata per la prima volta otto anni fa,
all’esterno dello stadio che
ospitava il torneo nazionale delle scuole elementari, una delle poche
donne che
ricoprono posizioni di rilievo all’interno del mondo del
calcio, e lo è anche
adesso. Anzi, adesso è soprattutto sexy. O quantomeno, lui
la vede così.
«Ne
hai fatta di strada e ce
ne siamo accorti tutti. Anche la serie A.»
Kojiro
sbatte le palpebre e
cerca disperatamente di tornare a concentrarsi su quanto stavano
dicendo,
deglutisce e cambia posizione sulla sedia, lei si volta improvvisamente
e torna
a fissarlo.
«Devo
farti i miei
complimenti, Kojiro. Sono fiera di te, e di quello che hai fatto fino a
questo
punto.»
«È
grazie a lei se sono
arrivato fin qui. È stata lei a darmi una
possibilità e a credere in me.»
«Non
devi ringraziarmi. Il
merito è tuo.» replica melliflua.
Le
è grato invece, altroché.
È davvero solo grazie a lei se ha avuto accesso a una scuola
prestigiosa come
la Toho con la borsa di studio a copertura di tutte le spese. Se non
fosse
stato per l’intervento della talent scout, Kojiro se lo
sarebbe sognato quel
tipo di istruzione e soprattutto non avrebbe mai potuto giocare a
calcio a
certi livelli. Non sarebbe mai stato notato da Munemasa Katagiri e non
avrebbe mai
avuto l’opportunità di giocare nella Nazionale
giovanile, e si sarebbe quasi
sicuramente accontentato di allenarsi nei ritagli di tempo tra un
lavoro e
l’altro mentre cercava di arrabattarsi dando il suo
contributo al mantenimento
della famiglia.
La
signorina Matsumoto
continua.
«È
grazie ai tuoi sforzi e
al duro lavoro a cui ti sei sempre sottoposto, con dedizione e spirito
di
sacrificio, che oggi siamo arrivati a questo punto. Devi esserne
fiero.»
«Lo
sono.»
Restano
in silenzio a
guardarsi, lui abbassa lo sguardo per primo.
È
intimidito, torna a
muoversi a disagio sulla sedia.
«E
io sono davvero felice di
essere la tua agente.»
Gli
si avvicina lentamente,
un passo dopo l’altro, i tacchi che battono sul pavimento di
linoleum. Lui
trattiene il fiato, fissa la mano di lei mentre quella la posa sulla
sua spalla
e la strizza. Ha le unghie curate e laccate di rosa.
«Ne
sono felice anch’io…»
gracchia «Guardi dove mi ha portato in così poco
tempo…»
«Già.»
Lei
sorride compiaciuta,
rilascia la presa e si siede sulla scrivania accavallando le gambe e
sporgendosi verso di lui.
«Gli
sponsor sono
entusiasti. Sono arrivate delle nuove offerte, le esaminerò
in questi giorni.»
Anche
Kojiro è entusiasta
degli sponsor. Per quanto non ami stare sui set pubblicitari e passare
le ore
al trucco e davanti alle telecamere ha guadagnato un bel gruzzolo che
gli
permette ormai di guardare al futuro con serenità, per
sé ma soprattutto per la
madre e i fratelli.
«E
dopo il tuo esordio in
prima squadra con la maglia della Juventus, la tua
popolarità non potrà che
crescere ancora…»
Kojiro
si passa la lingua
sul labbro inferiore, e intanto pensa alle ripercussioni economiche che
lo
aspettano. Gli gira quasi la testa.
Si
metterà in gioco in un
mondo nuovo e pressoché sconosciuto, e non vede
l’ora di misurarsi contro una
delle difese più impenetrabili del mondo, quella del
Campionato italiano. E per
lui che vuole affermarsi come l’attaccante più
forte in assoluto non c’è sfida
più grande.
Torna
a fissare la Matsumoto
in viso, lei gli fa l’occhiolino.
O
almeno, così gli sembra.
Sente
il cuore accelerare i
battiti, la sedia è sempre più scomoda.
Nessuno
dei due parla per
attimi che sembrano durare un’eternità, lui
comincia a muovere la gamba
ritmicamente, irrequieto.
Lei
si alza in piedi, è di
fronte a lui.
«Ti
conosco da quando avevi
dodici anni, Kojiro… Ormai sei diventato un
uomo...»
Gli
sorride, a lui sembra di
scorgere un luccichio malizioso.
«Ti
ho guardato da lontano
affrontare sconfitte e avversità, e raggiungere vette
altissime guadagnandoti
la vittoria con il sudore. Ti ho sempre guardato da lontano.»
Kojiro
adesso è immobile,
gli occhi spalancati.
Il
suo cervello sta
elaborando mille informazioni fuorvianti, si chiede cosa dovrebbe fare
in
quella situazione, questa situazione ambigua che si sta creando, e che
gli fa
sentire pulsare il cavallo dei pantaloni.
La
salivazione è azzerata,
non può fare a meno di ricordare le mille occasioni in cui
si è trastullato
sotto la doccia pensando di farsela. E l’idea, non
più così remota, che
potrebbe farsela sul serio, in quel momento, lo sta paralizzando.
Respira
rumorosamente, le
nocche sono diventate bianche mentre le mani stringono i braccioli
della sedia,
non riesce più a distogliere lo sguardo dai rigonfiamenti
che si intuiscono
sotto la giacca di lei.
Le
labbra di Kaori Matsumoto
si incurvano in un sorriso ambiguo, quei pensieri sconci continuano a
rimbombargli nel cervello come un tamburo, vorrebbe toccarla e
spogliarla,
pensa che potrebbe possederla lì, nel suo ufficio. Adesso.
Ma
improvvisamente lei batte
le mani e si allontana, torna alla sua poltrona,
c’è la scrivania in mezzo a
loro a separarli.
Lo
guarda divertita e nel
suo sguardo lui legge in modo inequivocabile i suoi pensieri.
«Sei
stato una mia
scommessa, e ho vinto.»
Kojiro
sbatte le palpebre,
torna nel mondo reale.
Sono
la sua gallina dalle
uova d’oro, e nient’altro.
È
come una bolla che
scoppia, lo lascia stupito e deluso, ma può riprendere a
respirare normalmente.
«Siamo
due vincenti, e l’ho
capito subito.»
Le
sorride per la prima
volta quel pomeriggio.
«Già.
Siamo due vincenti.»
NdA:
liberamente ispirata alla conferenza stampa per
l’acquisizione di Kojiro Hyuga
da parte della Juventus così come è raccontata
nel capitolo 2 del Road to 2002
E
buon compleanno, Kojiro!