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Autore: Batckas    17/08/2023    0 recensioni
Dopo gli eventi di Modern Warfare 3
Genere: Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vladimir Makarov
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 “In arrivo da tutte le cazzo di direzioni!”, urlò il caporale.
L’unità Hunter del 75esimo Rangers era impegnata in uno scontro a fuoco contro un ingente forza nemica. Erano bloccati da ore.
“Rinforzi in arrivo, resistete!”, rispose il sergente.
“Non ce la facciamo!”, il caporale fu raggiunto da una scheggia al viso e si dovette ritirare.
“Dunn!”, chiamò il sergente sollevandosi dal riparo, sparò ad un paio di ultranazionalisti in avvicinamento.
“Merda, cazzo!”, si lamentò il caporale. “Sergente Foley, come sono messo?”, chiese.
“Brutto come al solito, Dunn, brutto come al solito.”, rispose quello.
Il soldato scelto Wagner morì con un colpo di fucile alla testa e si rovesciò su Foley e Dunn.
“Merda, abbiamo bisogno di aiuto!”
Gli ultranazionalisti erano a meno di duecento metri da loro.
Il rombo di un motore fece voltare sia i Rangers sia gli ultranazionalisti.
Le canne di una M134 vorticarono voraci e aprirono il fuoco spazzando via i russi in nuvole di carne e sangue.
“Porca troia, Ramirez, giusto in tempo, sei una macchina da guerra.”, si congratulò il sergente Foley.
Il soldato scelto smontò dal mezzo con l’arma in pugno e si assicurò che la zona fosse sicura.
Gli ultranazionalisti sopravvissuti si buttarono in ginocchio alzando le mani. Alcuni di questi si fecero saltare in aria con le granate, altri si uccisero con colpi di pistola alla tempia. La maggioranza, comunque, si lasciò arrestare dai Rangers.
Foley raggiunse Ramirez e gli diede una pacca sulla spalla tanto forte da destabilizzare il ragazzo.
“Dov’è Dunn?”, domandò Ramirez.
Foley gli indicò il riparo, il caporale Dunn emerse tenendosi una mano sul volto.
“Sarai ancora più bello, ora.”, commentò Ramirez.
“Tutti con la solita battuta di merda.”, si lamentò Dunn.
Il soldato semplice Whitney raggiunse il resto della squadra.
“Sergente, vieni a vedere.”
Whitney, Ramirez e Foley si spostarono vicino al cadavere di uno degli ultranazionalisti. Riconobbero immediatamente i tatuaggi, quell’uomo era parte di un gruppo segreto e prestigioso che l’intelligence credeva essere il braccio armato di Makarov quando questi era ancora in vita.
“Sono i Serpenti del Cremlino.”, riconobbe Foley. “Merda. Credevo che la Task Force 141 li avesse fatti fuori tutti.”
“A quanto pare no.”, commentò Whitney.
“Mandiamo queste informazioni a Overlord.”, continuò il sergente. “E attendiamo ordini.”
I Rangers scortarono via i prigionieri di guerra e si radunarono, avevano perso venti dei loro. I cadaveri erano stati allineati. I loro compagni si presero dieci minuti di silenzio per piangerli.
Dopodiché Overlord tuonò nelle loro orecchie con nuovi ordini.
“Unità Hunter, restate in posizione, elicottero in arrivo.”
“Qual è la nostra destinazione, signore?”, domandò Foley.
“Unità russe ostili stanno attaccando le tendopoli a sud.”
“Vogliono uccidere quanti più civili possibile… maledetti bastardi.”
“Unità Hunter, sul luogo troverete unità russe lealiste nostre alleate, fate attenzione.”
“Ricevuto, Hunter Due-Uno-Actual, chiudo.”
Molti soldati russi, dopo la fine delle ostilità e la resa pubblica dell’inganno in cui Makarov aveva gettato la Russia, avevano deciso di restare indietro e aiutare, ricostruire, combattere contro i loro vecchi compagni. Molti di questi soldati lealisti non si sarebbero mai più ripresi psicologicamente, i crimini che avevano commesso erano troppo grandi per essere affrontati. Molti di loro cercavano soltanto la morte in combattimento. Erano validi alleati degli americani e degli europei, combattevano come leoni e morivano come martiri.
La tendopoli sud, dove erano stati ammassati i civili in attesa di evacuazione, aveva resistito alle prime ondate nemiche, ma un’intera colonna di ultranazionalisti era in arrivo e, per il momento, non c’era supporto aereo disponibile. I Rangers, i russi lealisti e la compagnia della Guardia Nazionale erano le uniche forze a difesa dei civili.
“Ramirez, fianco destro, non far passare nessuno!”
“Sì!”
“Dunn, vai con lui.”
I due si mossero in posizione. Dunn brandì una mitragliatrice M240, Ramirez un M4 con mirino olografico e lanciagranate. Al loro fianco c’era una squadra di cinque russi.
Dunn fece loro un gesto col capo, quelli risposero, lo sguardo deciso e fiero.
“Spero non mi sparino alle spalle.”, commentò il caporale.
“Il fuoco amico non sarebbe tollerato.”, rise Ramirez. “Sono dalla nostra parte. Vedi quegli ultranazionalisti morti a trecento metri da qui? Sono stati loro ad averli uccisi. Non vorrei essere nei loro panni: combattere contro coloro che qualche attimo prima erano alleati.”
“Già, che merda.”
“Come gli italiani durante la Seconda guerra mondiale.”, commentò Ramirez.
“Cosa?”
“Niente, lascia perdere.”
“Cazzo, eccoli.”
Dunn e Ramirez aprirono il fuoco contro i primi ostili. I russi lealisti seguirono poco dopo. Mantennero quella posizione per venti minuti e fecero fuori decine di nemici. Al fianco degli ultranazionalisti, però, comparvero i carri armati e furono costretti a ritirarsi.
Via radio abbaiò la voce di Foley.
“Ramirez, armi anticarro alle barricate, vai, vai!”
Il soldato corse come un forsennato, recuperò i Javelin e, sempre con l’aiuto di Dunn, distrusse due dei cinque carri armati che stavano attaccando la tendopoli.
“Vai così!”, esultò Dunn.
“BTR in arrivo!”, urlò qualcuno.
L’attimo dopo furono bestemmie, fuoco e fiamme.
Ramirez si riprese, gli fischiavano le orecchie, gli ultranazionalisti avevano sfondato il perimetro difensivo.
Uno di loro stava per giustiziare il caporale Dunn, Ramirez mise mano alla Beretta M9 che aveva al fianco e sparò due colpi che centrarono il nemico al petto e alla testa.
“Stai bene?”, domandò a Dunn mentre lo aiutava a rialzarsi.
Dunn tossì.
“Sì.”
“Oggi non è il tuo giorno fortunato.”
“Decisamente no, cazzo.”
Ramirez scorse in lontananza il sergente Foley che conduceva un gruppo di civili al sicuro. I due Rangers si ricongiunsero con il loro comandante.
“Fuoco di copertura, portiamo in salvo i civili, è in arrivo un convoglio di evacuazione!”, disse Foley.
Tre ultranazionalisti presero di sorpresa i Rangers, ma furono freddati dalla raffica di AK-74 di un soldato lealista russo, Dima, che si palesò agli americani facendo un cenno con la mano.
“Parli inglese?”, domandò Dunn.
Dima annuì.
“Ci hai appena salvato il culo.”, ringraziò il caporale.
“I carri armati e i BTR stanno avanzando.”, riferì Dima.
“Vieni con noi.”, ordinò Foley.
Ramirez fece un cenno di benvenuto al russo.
I quattro affidarono i civili alla Guardia nazionale.
“Cosa facciamo, sergente?”, domandò Dunn.
“Ramirez.”, il sergente lo guardò come se stesse per chiedergli la cosa più assurda della giornata. “Ho bisogno che corri più che puoi attirando il fuoco degli ultranazionalisti. Dunn, Dima ed io annienteremo i loro mezzi con i Javelin.”
“Vado.”
Foley lo fermò.
“Sei sicuro?”
“Sergente, lei mi dà un ordine, io lo eseguo, sono sopravvissuto seguendo questa semplice filosofia. Mi fido di voi. Non lasciate che quei carri mi aprano il culo.”
Il miracolo di Ramirez funzionò. Corse davanti ai carri e ai BTR, si slanciò come una gazzella con tutto l’equipaggiamento nascondendosi in ogni buco che trovò finché tutti i mezzi non furono distrutti. Gli ultranazionalisti rimasti furono uccisi durante la controffensiva guidata dalla Guardia Nazionale.
Quando arrivò il supporto aereo, la zona era già in mano alle forze americane.
Dunn abbracciò Ramirez e lo stritolò.
“Un cazzo di coniglio sei!”, gridò saltando.
“Complimenti, Ramirez, un lavoro da dio.”
Il soldato scelto si sedette su un cumulo di macerie, madido di sudore e avido d’aria.
“Mi scoppia il cuore tra qualche secondo.”
   
 
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