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Autore: LorasWeasley    21/08/2023    2 recensioni
AU [kuroken]
"Kuro vedeva tantissime persone al giorno, ma quel ragazzino in particolare gli era rimasto impresso nella mente. Forse per la mancia abbondante che gli dava ogni volta, perché prendeva la prima banconota che trovava in giro e gli diceva “tieni il resto”; forse perché vestiva e si presentava come gli universitari sotto esame, ma al contrario di loro sembrava totalmente a suo agio con la situazione (e profumava); o forse era solo curioso di vedere le note diverse che scriveva a ogni ordine che inviava.
“Sono in live, per favore consegna la pizza dopo le 11.30”
“Se non rispondo, continua a suonare, prima o poi ti sentirò.”
“Non te ne andare con il mio cibo, ti prego ho fame, non arrenderti, ti risponderò.”"
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pizza con extra formaggio


Kuro Tetsuro voleva diventare ricco. Un sogno abbastanza comune, in realtà.
Ma per farlo doveva prima studiare e, nel mentre, doveva accontentarsi di qualsiasi tipo di lavoro.
Erano ormai tre mesi che lavorava come fattorino per una pizzeria vicino a dove abitava: era un lavoro che si sposava perfettamente con i suoi impegni universitari, poiché non gli toccava alcun orario delle lezioni. Mentre lo studio non era mai stato un problema considerando che il corvino era da sempre stato uno di quei privilegiati che imparava un argomento alla prima lettura.
Certo, la paga non era granché, ma era un inizio. Qualche volta aveva pure fortuna con le mance.
Facendo quel lavoro, aveva conosciuto tantissimi tipi di persona in quei tre mesi: c’erano i due vecchietti che ogni sabato ordinavano sempre le stesse pizze con le patatine per i nipoti, tenendolo a parlare all’ingresso per minuti interi nonostante lui avesse fretta; c’era quel gruppo di universitari che ordinava pizza almeno tre giorni a settimana si alterna ano sempre nell'andare ad aprirgli, ma avevamo tutti in comune le occhiaie e il fatto che non facevano la doccia da giorni; c’era quel signore che abitava al quinto piano e non aveva l’ascensore; c’era la donna alla quale doveva consegnare la pizza evitando che la mangiasse il cane; c’erano i due gemelli adolescenti che avevano sempre i soldi contati perché “la mamma non vuole che compriamo altro”... e poi c’era lui, il ragazzo della pizza con extra formaggio, K. Kozume secondo la scritta sul citofono.
Kuro vedeva tantissime persone al giorno, ma quel ragazzino in particolare gli era rimasto impresso nella mente. Forse per la mancia abbondante che gli dava ogni volta, perché prendeva la prima banconota che trovava in giro e gli diceva “tieni il resto”; forse perché vestiva e si presentava come gli universitari sotto esame, ma al contrario di loro sembrava totalmente a suo agio con la situazione (e profumava); o forse era solo curioso di vedere le note diverse che scriveva a ogni ordine che inviava.
“Sono in live, per favore consegna la pizza dopo le 11.30”
“Se non rispondo, continua a suonare, prima o poi ti sentirò.”
“Non te ne andare con il mio cibo, ti prego ho fame, non arrenderti, ti risponderò.”
“L’applicazione non mi fa aggiungere più formaggio di quello che ho già messo, ma potreste metterne ancora? Pagherò la differenza.”
Kuro sorrideva ogni volta che leggeva una di quelle note ed era ogni giorno sempre più curioso di quel ragazzino dalla testa a budino e i pantaloni della tuta strappati, soprattutto quando si accorse che la prima cosa che questo faceva dopo aver aperto la porta era guardare il cartone della pizza con sguardo innamorato. Era persino peggio del suo amico Bokuto quando guardava il suo ragazzo Akaashi.
Ogni giorno Kuro si riprometteva di parlargli, di chiedergli qualche piccola cosa, alcune notti in cui non riusciva a dormire pensava addirittura di lasciargli il proprio numero di telefono, escludendo quella opzione la mattina dopo alla luce del sole.
Non aveva fatto grandi passi avanti, finché una sera non fu direttamente Kozume a prendere l’iniziativa.
Il ragazzo ordinava sempre a orari improponibili, super tardi e al limite della chiusura della cucina della pizzeria, quindi di solito era sempre l’ultima consegna della serata di Kuro.
Anche quella sera era uno di quei casi, era passata la mezzanotte da pochi minuti quando Kuro suonò alla porta che ormai conosceva bene.
Kozume gli aprì dopo diversi secondi mentre litigava con qualcuno al telefono -Sho, non puoi farmi questo!
Ascoltò la risposta dall’altro lato e riprese più energetico -Lo so che aspetti di stare con lui da anni, ma me l’avevi promesso!
Altra pausa -No che non posso farlo domani! Domani ho la live dei Pokemon!
Mentre ascoltava la risposta di quello “Sho”, si guardò intorno alla ricerca di soldi per pagarlo, consegnandogli quasi il triplo di quello che doveva pagare.
-No che non riesco a trovare qualcun’altro! Sopravvaluti la quantità di amici che ho, davvero. Non è che le persone appaiono magicamente alla mia porta!
Si bloccò a quella frase e alzò lo sguardo, per la prima volta da quando aveva aperto la porta, su Kuro. Una delle sue mani era ferma sul cartone della pizza, l’altra teneva il telefono all’orecchio.
Borbottò all’amico -Forse ho un’idea, tu vedi almeno di darti da fare stasera, non accetto di essere stato abbandonato per meno di una scopata.
Chiuse la chiamata prima che il suo amico potesse rispondere, a Kuro venne da ridere, era quello che aveva detto lui a Bokuto quando questo aveva iniziato a frequentarsi con Akaashi e aveva ridotto le uscite con il suo migliore amico.
-Hai finito di lavorare?- gli domandò Kozume così in fretta che Kuro ci mise qualche secondo di troppo che si stava rivolgendo a lui.
-Eh? Ah… sì, circa, insomma, la tua era l’ultima consegna, ma devo portare i soldi in pizzeria.
Il ragazzino lo scrutò -Puoi farlo domani?
-Potrei… perché?
-Sono uno streamer, ai miei fan avevo promesso una live doppia per giocare a Kirby con il mio migliore amico, questo però ha… avuto un contrattempo. Vuoi giocare con me? Possiamo dividere la pizza e ti pagherò.
Tetsuro non avrebbe potuto immaginare una situazione simile neanche da ubriaco, eppure eccolo lì, la porta ancora aperta alle sue spalle, la pizza in mano e uno sguardo di chi non ci stava capendo nulla.
-Ehm, okay- rispose tentennante come se fosse quasi una domanda.
Il ragazzo annuì, più sollevato e meno stressato di quando gli aveva aperto la porta -Sono Kenma, a proposito. Ma in live mi conoscono come Kodzuken, quindi usa quel nome per favore.
Kuro cercò di immagazzinare tutte quelle nuove informazioni, poi rispose -Kuro Tetsuro.
Kenma annuì -Come vuoi essere chiamato in live?
-Kuro va bene.
-Sicuro? Sappi che ci sono circa cinquemila persone che ci guardano.
Se Kenma non avesse già preso la sua pizza, probabilmente questa sarebbe finita a terra. Cinquemila persone? Ma in cosa si era andato a cacciare?
 

 
Quando quella mattina si svegliò, lo fece per colpa del culo del suo gatto sul suo viso, nulla di diverso dal solito.
O almeno, nulla di diverso finché non si accorse che quello non era il suo gatto. Era arancione, prima di tutto, e poi lo stava guardando con odio e in modo altezzoso, uno sguardo che la sua Lola non gli aveva mai rivolto.
Iniziò a guardarsi intorno, si trovava in un divano, un divano molto comodo in realtà ma un po’ stretto per dormirci bene. La stanza era piena di console, schermi, joystick e qualsiasi altro tipi di attrezzatura elettronica.
Fu solo in quel momento che ebbe l’epifania: si era addormentato a casa di Kodzuken, o meglio, Kenma.
Si mise seduto e il gatto rosso iniziò a soffiargli contro, Kuro rise e gli diede qualche pacca sulla testa evitando i suoi graffi -Su, non fare così, sono sicuro che potremo diventare buoni amici.
-Se a Yaku non piaci fin dall’inizio, è difficile che cambi idea.
Kuro sussultò a quella voce proveniente dalle sue spalle e si voltò di scatto.
Kenma era lì, i capelli umidi e imbrogliati per la doccia che aveva evidentemente fatto, una maglia larga rossa e dei pantaloncini. Era scalzo, le braccia incrociate e si appoggiava allo stipite della porta.
Il gatto rosso, Yaku, saltò giù dal divano e corse a fare le fusa al suo padrone.
Kenma si inginocchiò per prenderlo in braccio e lo rassicurò -Sì, ora andiamo a mangiare.
Infine, riportò lo sguardo su Kuro e domandò -Resti per la colazione?
Arrivati a quel punto, sarebbe stato strano dire di no e andarsene imbarazzato, quindi annuì e lasciò il divano per seguirlo.
Kenma gli fece strada, poi indicò una porta -Se vuoi darti una rinfrescata, lì c’è il bagno.
Kuro annuì grato e si chiuse nella nuova stanza, lasciandola circa un quarto d’ora dopo.
Raggiunse la cucina e vi trovò Kenma a mangiare un Dorayaki comodamente seduto su una sedia mentre scorreva sul suo cellulare.
Sul tavolo ne stavano altri, insieme a dei mochi, il tutto all’interno di buste con il logo di una pasticceria.
-Sei uscito a comprarli?- domandò confuso mentre afferrava un dolce e iniziava a mangiarlo.
Kenma alzò un sopracciglio e rispose a tono -Ti sembro uno che esce? Li ho ordinati.
-Ordini spesso il cibo?
-Ordino solo cibo, non sono bravo a cucinare.
Oh, quello non se lo aspettava -quindi normalmente convinci i fattorini a giocare con te?
Kenma rise -Solo quelli carini.
Kuro si bloccò di scatto, cosa era stato? Come doveva rispondere? Era un flirt?
Prima che riuscisse a capirlo, Kenma cambiò argomento -una volta ho fatto una live di cucina, era festa e tutti i posti dove ho sempre ordinato erano chiusi, quindi ho fatto questo esperimento.
Si alzò e si avvicinò ai suoi fornelli, indicando il muro subito dietro -Questa macchia scura è il ricordo di quella volta, quando sono riuscito a far andare a fuoco tutto. Quello che alla fine ho mangiato era fuori bruciato e dentro crudo, non ho idea di come abbia fatto, ma ricordo bene che è stata la peggior esperienza della mia vita.
Kuro non poté fare a meno di ridere.
-Io me la cavo in cucina, cerco sempre di risparmiare quindi evito di mangiare cibo già pronto comprato. Voglio dire, non sto dicendo questo per vantarmi o altro, ma se ti capita un’altra giornata come quella puoi sempre chiamarmi. Insomma, nessuno vuole che la tua casa prenda a fuoco.
-Mi sembra giusto- rispose Kenma dopo qualche secondo di silenzio, con un tono particolare, per poi continuare -ti sei divertito ieri?
-Molto- ammise Kuro -non sono mai stato bravo nei videogiochi ma quello è stato davvero divertente.
-Giocare a Kirby è facile, soprattutto in cooperativa, hai letteralmente solo tre pulsanti da usare.
-Lo so, lo so, però in generale è stato divertente giocare con te, capisco perché la gente ti segua.
Lo sguardo di Kenma cambiò ancora, mentre lo scrutava in questo modo che Kuro non riusciva a comprendere, poi borbottò piano -Grazie…
 
-Buonasera a tutti! So che vi avevo promesso Shoyo ma ha avuto un imprevisto, sono comunque sicuro che Kuro vi piacerà allo stesso modo!
Kuro sorrise leggermente a quella che sperava fosse la telecamera giusta, poi diede un veloce sguardo alla chat dove i commenti scorrevano troppo veloci, ne lesse qualcuno.
“Che carino! Non ce l’avevi mai presentato! Chi è?”
“Sembra terrorizzato, lol”
“Non strapazzarlo troppo!”
Kenma sorrise e rispose in generale -Immagino che scopriremo insieme chi è durante la serata, cercherò di non strapazzarlo troppo.
 
-Cosa? Davvero non ti danno le pizze gratis?- chiese sconvolto Kenma tra un argomento e l’altro mentre  iniziavano il quinto livello della serata.
-Non funziona così- rise Kuro.
I commenti in chat aumentarono, Kenma gli diede una veloce occhiata e sorrise divertito mentre aspettava che il livello caricasse, poi commentò -Vedo che siete settemila, quindi Kuro vi sta piacendo. Anche a me piace.
Una nuova valanga di commenti, Kuro non poté fare a meno di arrossire.
 
Kenma gli lanciò un breve sguardo di sottecchi e affermò -se sei stanco stacchiamo, non c’è problema per me.
Stavano giocando da quasi tre ore.
Kuro era molto stanco, quella mattina si era svegliato presto per seguire le lezioni e, tra l’università e poi il lavoro, voleva solo andare a dormire.
Ma non voleva rinunciare a quell’opportunità, non voleva perdere quel momento, così si ritrovò subito a dire -Non preoccuparti, posso fare un altro livello.
 
Kuro ripensò a tutti quei momenti mentre mangiava, rendendosi conto che gli era piaciuto più di quanto aveva pensato solo poco prima.
Avrebbe voluto rimanere in quel modo per sempre e allungare il momento il più possibile. Peccato che Bokuto era davvero bravo a non beccare mai l’attimo giusto.
Infatti il suo migliore amico, nonché coinquilino, gli mandò un messaggio proprio in quel momento: “S.O.S. TORNA A CASA”.
Poteva essere una cazzata come un qualcosa di serio, ma siccome Kuro ci teneva ai suoi oggetti personali, non poté far nient’altro che alzarsi e dire -Devo proprio andare adesso.
Kenma annuì piano -Sì, certo, scusami per averti trattenuto per tutto questo tempo, anche io devo comunque mettermi a lavoro.
Fu imbarazzante capire quale fosse il modo giusto per salutarsi.
Ma la parte peggiore fu rendersi conto per Kuro, quando ormai aveva già parcheggiato sotto casa sua, che aveva pensato così tanto a come salutarlo da essersi dimenticato di chiedergli il numero di cellulare.
 

 
Kuro aveva passato gli ultimi cinque giorni a guardare i video su youtube e le live registrate di Kodzuken. Più scopriva un particolare della sua vita, un suo modo di fare o un tic e più si sentiva attratto da lui. E come ogni giorno, andava a dormire bestemmiando contro se stesso per non avergli chiesto il numero di telefono.
Finché non fu Kenma a ripresentarsi, lo fece con un nuovo ordine nell’applicazione della pizzeria dove lavorava. Ovviamente aveva preso una pizza con extra formaggio. La nota di quel giorno era:
Vieni come ultima consegna, il gioco di Kirby non si continua da solo
Lo stomaco di Kuro si strinse, il sorriso comparve sul suo volto e passò il suo pomeriggio a guardare l’orologio in attesa del momento in cui finalmente l’avrebbe raggiunto.
 
-Ciao- salutò il corvino quando infine, quasi a mezzanotte, riuscì a raggiungere Kenma.
Kenma, come sempre, guardò per prima cosa la sua pizza con amore, poi spostò lo sguardo con curiosità sulla busta che Kuro stringeva insieme al cartone della pizza.
-Cos’è quello?
-Ho portato delle patatine. So che non le hai mai ordinate, ma a chi non piacciono?
Gli occhi dorati del più piccolo luccicavano di eccitazione e gioia, Kuro si rese conto che se avesse avuto una coda avrebbe sicuramente iniziato a scodinzolare.
Ma prima che i suoi pensieri potessero prendere strade strane, Kenma lo afferrò per la maglia e lo spinse ad entrare dentro casa.
 

 
Divennero amici. Fu facile, naturale.
Iniziò dal loro appuntamento fisso una sera a settimana per giocare in cooperativa alle live di Kenma. Poi i giorni divennero due quando Kuro si indignò che Kenma non avesse mai visto l’anime di Fullmetal Alchemist e iniziarono la visione insieme.
Per arrivare, due mesi dopo, a vedersi ogni volta che ne avevano l’occasione. Kenma lo andava a trovare in università perché “non riesco a passare un livello e sono stressato, fammi svagare”, oppure Kuro lo raggiungeva a orario di pranzo con la spesa pronto a cucinargli qualcosa perché “ti farà bene mangiare qualcosa di sano di tanto in tanto”.
Erano amici, poi qualcosa di più.
Fu Kuro a fare il primo passo, ma lo fece solo perché fu Kenma a dargli un indizio, probabilmente involontario, ma che cambiò tutto.
Kuro si era abituato, da ancora prima che lo conoscesse davvero, ad arrivare a casa del mezzo biondo e vedere come prima cosa questo guardasse con occhi innamorati la pizza che teneva tra le mani, poi tutto il resto.
Finché, un giorno, Kuro si accorse che non era più così, che lo sguardo innamorato che Kenma aveva sempre rivolto alla pizza con extra formaggio, adesso era per lui.
Agì senza pensare, senza chiedersi se fosse giusto o sbagliato. Quello sguardo era tutto quello di cui aveva bisogno.
Lasciò la pizza sulla prima superficie disponibile e si fece avanti per prendere delicatamente le guance dell’altro con le sue mani e baciarlo.
Kenma aveva il volto caldo, le sue labbra erano screpolate e stavano tremando. Ma non si tirò indietro, si limitò a poggiare una mano sul petto dell’altro, per poi stringere il tessuto tra le dita per farlo più vicino.
Rispose al bacio, piano, cercando di capire come muoversi.
Kuro lo strinse tra le sue braccia e gli fece inclinare la testa verso l’alto per approfondire.
Era come essere dentro un sogno, dentro una bolla. Tuttavia, tornarono presto alla realtà, bastò lo stomaco di Kenma che brontolò alla ricerca di cibo.
Risero entrambi, ancora labbra contro labbra.
-Ho fame- fece presente Kenma in un borbottio imbarazzato.
Kuro rise ancora di più annuendo -Mi sembra giusto, andiamo a nutrirti, continuiamo dopo- gli baciò la guancia e lo lasciò andare.
Kenma si affrettò a prendere la sua amata pizza e rispose -Dopo siamo in live.
-Possiamo continuare in live, sono sicuro che i tuoi fan apprezzerebbero.
Kenma si fermò, pensando seriamente a quella battuta, poi alzò le spalle mentre spariva in cucina -Magari un’altra volta.
Kuro rise e lo seguì, ma non prima di essersi tolto le scarpe ed essersi chiuso la porta alle spalle.
Poteva abituarsi a tutto quello.
  
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