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Autore: Maryfiore    22/08/2023    0 recensioni
[Chainsawman]
Pairing: AkixHimeno
Nessuno bada a loro: tutti distratti, con la testa alla cena che attende a tavola, al riposo del proprio letto, alla prossima fermata... Nessuno bada ai loro vestiti strappati e screziati di sangue, ai respiri pesanti di Himeno o alla katana sulla schiena di Aki.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore delle rotaie si diffonde all'interno del vagone. Una nenia familiare e sommessa, colonna sonora di un fine giornata a lungo atteso e invocato.

La metropolitana brulica di passeggeri: uomini e donne lavoratori, madri con bambini dormienti, anziani e ragazzini.
Tipi umani tutti diversi, accomunati dallo stesso sguardo spento: stessa logorante stanchezza del vivere e respirare.

Nessuno bada a loro: tutti distratti, con la testa alla cena che attende a tavola, al riposo del proprio letto, alla prossima fermata... Nessuno bada ai loro vestiti strappati e screziati di sangue, ai respiri pesanti di Himeno o alla katana sulla schiena di Aki.

La loro presenza è un disagio con il quale venire a patti, come una macchia di sporco su un sedile. Qualcosa che è lì, visibile, ma che si preferirebbe non notare.

L'uomo con la ventiquattr'ore di fronte a loro volta il capo dall'altra parte.

Ed eccola lì, la gratitudine delle persone che sono pagati per proteggere...

Aki abbassa lo sguardo alla sua sinistra. Himeno respira dalla bocca, una mano premuta sotto le costole, lì dove una macchia rossa sboccia sul cotone bianco.

L'incarico non è andato a buon fine. A nessuno importa che il diavolo sia stato ucciso: ci sono stati dei morti, danni gravi alle infrastrutture, e le ambulanze hanno portato via molti civili. Aki sente già il peso di quelle vittime, sacchi di sabbia che gli si legavano al cuore e lo fanno sprofondare in fondo alla cassa toracica.

La metropolitana attraversa una giuntura e il vagone sobbalza.

Himeno aggrotta il viso e sibila di dolore, Aki le mette un braccio dietro le spalle, permettendole di stabilizzarsi e poggiare la testa su di lui.

"Siamo quasi arrivati" le dice, in un tentativo di rassicurarla, ma l'ansia di mettere piede a terra sta opprimendo anche lui. I suoi occhi che non riescono più a staccarsi dalla macchia di sangue sulla sua camicia.

Trattiene il respiro quando la vede scoprire la ferita per cercare qualcosa nella tasca dei pantaloni. Himeno posa in grembo un pacchetto di sigarette, le sue dita lasciano impronte cremisi sulla carta mentre ne estrae una e se la porta lentamente alla bocca.

Aki le circonda la mano con delicatezza e ferma la traiettoria prima dell'approdo.

"Non puoi fumare su un mezzo pubblico..." sussurra, una nota di dispiacere e solidarietà nella sua voce.

Per un istante Himeno attende così, con le palpebre calate e le labbra dischiuse. Poi, come se avesse processato le sue parole, sospira e lascia che le riporti il braccio in grembo.
Osserva la sigaretta sfilare via dalla sua presa, la mano di lui sporcarsi di sangue a contatto con la sua, e chiama il suo nome.

"Ti va di sbronzarti con me?" propone, "Quando arriviamo a casa?"

Non specifica di chi dei due debba essere la casa. L'omissione fa nascere in lui un pensiero sciocco, melenso e forse un po' egocentrico.

Non le importa dove, purché io resti con lei stanotte.

Aki dubita che una volta arrivati a casa (sua o propria che fosse) avranno la forza di fare qualcosa di diverso da una doccia e una dormita, ma il suo stato emotivo attualmente precario lo spinge verso quella parte sciocca, melensa ed egocentrica di sé. Quella che vuole fargli credere che la proposta Himeno abbia poco a che fare col bere.

Così fa scorrere il pollice avanti e indietro sulla sua spalla e mormora in assenso.

"Certo... va bene."

Himeno gli rivolge un debole sorriso, ed è evidente che quella fosse la risposta che voleva.

La sente abbandonarsi di nuovo contro lui, occhio chiuso e mano sul fianco.
Aki torna a guardare davanti a sé. Scorge il loro riflesso sul vetro, dietro il busto ondeggiante dell'uomo con la ventiquattr'ore, e la sua mente lo fa di nuovo. Si lascia trasportare dalla debolezza e dell'emotività, immaginando uno scenario in cui lui e Himeno sono seduti così - nella stessa posizione - su un divano, a guardare un film. Qualcosa di divertente magari, qualcosa che la faccia ridere sguaiatamente, così che lui possa baciarla per farla star zitta.

Immagina una casa di cui non debbano più specificare la proprietà. Immagina notti senza sogni in cui dormono l'una nella braccia dell'altro, senza tremori da placare né occhi da asciugare. Immagina fiori e cioccolatini, appuntamenti al luna park, cene eleganti, un anello in una scatolina di velluto rosso... e tutte quelle altre cose che di solito fanno da stampino alle commedie romantiche.

In questo momento Aki è troppo vulnerabile per imporre un controllo sui suoi pensieri, quindi non lo fa. Nemmeno quando questi compiono il grande azzardo: quello di accarezzare l'immagine più distorta e sfocata che trovano nel suo inconscio.
L'immagine è quella di un bambino, uno dall'età imprecisa, che non ha molte caratteristiche distintive se non quella di essere piccolo e di avere i capelli neri (tratto estetico più evidente che lui e Himeno hanno in comune).

Eppure l'idea di loro due con un figlio è talmente improbabile, talmente assurda, che l'illusione si spezza da sola. Talmente assurda che vorrebbe poter ridere di se stesso e di quella sensazione di amarezza che sente sul fondo della bocca. Talmente tanto assurda, per talmente tanti motivi, che Aki non sa neanche come gli sia finita in testa.

Da qualche parte un bambino (uno reale) si sveglia tra le braccia di sua madre. Il suo pianto gridato risuona tra le pareti del vagone, perfora i suoi timpani e sovrasta i suoi pensieri. L'uomo con la ventiquattr'ore digrigna i denti infastidito, ma non dura a lungo. Presto la gente si abitua al suono che diventa di sottofondo, fondendosi con quello delle rotaie. Anche Aki lo fa.

Inclina la testa su quella della sua partner, socchiude gli occhi con aria assente e inizia a pensare alle cose da fare a casa, proprio come tutti gli altri.

Dovrà disinfettarle quella ferita non appena arriveranno, metterle i punti, se necessario. Sciacquare via il sangue dai vestiti, preparare qualcosa da mangiare... Una bevuta amnesica non suona poi così male, in effetti. Forse non è così stanco per quello.

Nel frattempo il bambino piange, e piange, e piange...

Aki chiude gli occhi. Una lacrima gli attraversa guancia, scomparendo tra i capelli neri di Himeno.

 

   
 
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