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Autore: Claire Marie Blanchard    22/08/2023    3 recensioni
Nulla. Di Hermione Granger non c’era traccia.
Tornò nell’appartamento dell’amica – sapeva tutti i suoi incantesimi e codici segreti per inserire e disinserire l’allarme – per cercare qualche indizio, ma nulla. Non trovò assolutamente niente che potesse aiutarla a capirci qualcosa di più.
Improvvisamente, sentì la porta bussare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.
                 
 
 
NdA: Della serie A volte ritornano… sì, lo so. Manco da anni. Ne sono successe di cose, nel frattempo… tralasciando la pandemia, ovviamente.  Beh… sta di fatto che mi è tornata la voglia di fantasticare su questi due personaggi. Dunque, ho preso il mio pc e ho iniziato a buttar giù quello che avevo per la testa, con intenzione di condividere con voi un’altra folle e insana idea messa nero su bianco. Buona lettura!
 
 
Note:
 
(*) = tradotto in italiano “Posso aiutarla?”
(**) = tradotto in italiano “Sì, magari”. Il mio francese è un po’ arrugginito, lo confesso, ma dovrei ricordarmi ancora qualcosa di così semplice.
(***) = è la quiche tipica della regione francese della Lorena, molto diffusa in tutta la Francia. È una torta salata preparata con pasta brisé, uova, pancetta e crème fraîche. Nei café parigini le quiches si trovano molto spesso, anche con varianti come al prosciutto e formaggio, agli asparagi, ai funghi… quando sono stata a Parigi ne avrò mangiate almeno 4 diverse in otto giorni di permanenza.
 
 
 
 
 
 
Somewhere only we know
 
 
 
 
 
[…] Is this the place we used to love?
Is this the place that I’ve been dreaming of? […]
 
[…] And if you have a minute why don’t we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So why don’t we go
Somewhere only we know?
Somewhere only we know? […]
 
 
(Somewhere only we know, Keane, 2004)
 
 
 
 
 
La scoperta del tradimento di Thomas l’aveva sconvolta. Non come si aspettava, ma aveva realizzato che tutta la sua vita era fondata su una menzogna.
Così, di punto in bianco, Hermione Granger decise di lasciare tutto e tutti.
Neanche Ginny sapeva dove fosse diretta. Anzi, soprattutto Ginny. Se solo avesse avuto anche solo un indizio, avrebbe preso la prima passaporta e sarebbe corsa da lei. Ma Hermione non voleva questo: c’era Harry, c’era Ron, c’era tutta la famiglia Weasley, non poteva lasciare che la sua migliore amica abbandonasse tutto e tutti per un suo momento di crisi.
Lei, invece, era completamente sola: i suoi genitori erano ancora in Australia, nonostante avesse restituito loro la memoria, aveva appena rotto con il suo fidanzato dopo aver scoperto della sua storia parallela con una certa Sylvie… che motivo aveva di restare?
Dopo aver cacciato di casa Thomas, aveva fatto le valigie, chiuso tutto, inserito l’allarme con un incantesimo e se ne andò.
 
 
 
 
***



 
 
 
Harry stava giusto leggendo il rapporto di McKinnon quando, d’un tratto, sentì la porta del suo ufficio aprirsi e chiudersi in fretta.
«Ciao, amore», esordì la ragazza guardandolo dolcemente.
Harry alzò lo sguardo e vide il viso dolce di Ginny fissarlo intensamente.
«Ginny. Che ci fai qui? È successo qualcosa?» chiese preoccupato alzandosi dalla scrivania e lasciando il rapporto di McKinnon su di essa.
«Sono venuta a chiederti la stessa cosa, in realtà», gli confessò lei.
«Che vuoi dire?» le rispose lui confuso.
«Voglio dire che Hermione non risponde ai miei gufi da ieri sera. Sono andata a casa sua per controllare che fosse tutto a posto e non ho trovato né lei né diverse sue cose. Allora, ho pensato di andare al Ministero, per vedere se almeno fosse nel suo ufficio. Nada. Rien. Niet. Non la vedono da ieri pomeriggio. Anzi, pare che si sia presa qualche giorno di vacanza.»
Harry si sedette sulla propria scrivania con l’aria ancora più confusa. «Aspetta» iniziò, mettendo le mani avanti, «Stai dicendo che se n’è andata? Così, senza dire nulla né avvertire?»
Ginny annuì sgranando gli occhi.
Harry fece un bel respiro e tentò di distogliere lo sguardo dalla sua dolce metà, per evitare che Ginny potesse percepire la sua preoccupazione salire.
Conosceva Hermione, non era una persona che lasciava tutto e tutti senza avvisare.
«D’accordo. Facciamo così: se entro stasera non abbiamo sue notizie, mobiliterò le ricerche.»
Ginny alzò le sopracciglia. «Tutto qui? La nostra migliore amica sparisce senza un motivo valido, sapendo che non è da lei, e tu ti limiti a dire ‘se entro stasera non abbiamo sue notizie, allora mobiliterò le ricerche?’» disse lei, scimmiottando il suo fidanzato e imitando le virgolette con le dita.
Harry si morse il labbro inferiore ed emise un altro sospiro. «Senti, lo so che sei preoccupata. A dire il vero comincio ad esserlo anch’io conoscendo Hermione, ma il fatto è che lei è maggiorenne, non possiamo fare altro che aspettare.»
La ragazza sospirò, guardandolo prima un po’ male, poi chiuse gli occhi come se volesse ammettere che Harry aveva ragione. Si appoggiò le mani sui fianchi, come faceva spesso sua madre e cercò di pensare a un’altra soluzione.
Il bussare della porta distrasse entrambi.
«Avanti!» invitò il suo fidanzato.
Draco Malfoy entrò piano, chiudendosi dietro la porta piano.
«Potter» disse a mo’ di saluto. Notò stupito – ma non troppo – Ginny e ripeté il suo cognome «Weasley», sempre a mo’ di saluto. Harry gli fece una specie di sorriso, mentre Ginny alzò le sopracciglia e distese le labbra.
«È un brutto momento?», chiese sia per educazione sia perché aveva percepito della tensione in quella stanza.
«No, Malfoy. Dimmi tutto», rispose Harry.
Il biondo fece spallucce e gli allungò una serie di fogli. «Questo è il mandato di arresto per Phillis. Lo abbiamo ottenuto grazie alla prova regina.»
Harry annuì. «Oh. Perfetto! Grazie, Malfoy», disse prendendogli i fogli.
«Dovere», rispose l’Auror. «Ginevra», aggiunse sempre a mo’ di saluto.
«Ciao, Malfoy» rispose lei sbrigativa, mentre il biondo lasciava la stanza.
«Harry… se le succedesse qualcosa… lo sai. Lei è la sorella che non ho mai avuto.»
Harry tornò a guardarla, sempre più preoccupato. «Lo so. Anche per me lei è una sorella, ma purtroppo ho le mani legate. Se entro stasera non abbiamo alcuna notizia sul suo conto, giuro che muoverò mari e monti pur di trovarla. Nel frattempo, non parlarne con nessuno, neanche con Ron. Sai com’è fatto: si agita e peggiora solo la situazione.»
Ginny annuì. «D’accordo. Aspetteremo fino a stasera, allora», rispose prendendogli la mano e baciandolo delicatamente sulla labbra.
 
 
 
 
 
***


 
 
 
 
Si era presa un giorno libero dal lavoro. Aveva provato di tutto. Aveva cercato ovunque, aveva addirittura inviato un gufo a Thomas, il quale disse però di non sapere nulla, omettendo quindi la furiosa lite che c’era stata la sera prima.
Nulla. Di Hermione Granger non c’era traccia.
Tornò nell’appartamento dell’amica – sapeva tutti i suoi incantesimi e codici segreti per inserire e disinserire l’allarme – per cercare qualche indizio, ma nulla. Non trovò assolutamente niente che potesse aiutarla a capirci qualcosa di più.
Improvvisamente, sentì la porta bussare.
«Hermione, sono Tom.»
Ginny sobbalzò.
«Ti prego, ho bisogno di recuperare alcune cose. Prometto che non mi rivedrai mai più», continuò lui.
La ragazza all’interno dell’appartamento assunse un’espressione confusa. Si erano sentiti via gufo poco prima e lui non aveva minimamente accennato a una loro lite, né a una separazione. Che c’entrasse lui?
«So che ciò che ho fatto è grave. E non sono qui per chiederti perdono, ma ho bisogno della mia agenda magica e di alcuni documenti. Puoi anche passarmeli tu, troverai tutto sul tavolino del salotto.»
Ginny corse a prenderli e, una volta preso coraggio, aprì la porta di pochissimo, lanciò gli oggetti che Thomas voleva e richiuse la porta, senza che lui si accorgesse che a restituirgli ciò che stava chiedendo non era Hermione.
«Lo so che ce l’hai con me. E hai tutte le ragioni di questo mondo. Ti chiedo solo di perdonarmi. Non intendo ora, intendo… quando te la sentirai» chiese con una – secondo Ginny – sincera tristezza.
«Ah, un’ultima cosa: ti ha cercata Ginny. Se non vuoi vedere o sentire me, almeno parla con lei», aggiunse. Fece un sospiro rassegnato e terminò il suo monologo con un «Addio, Hermione.»
Ginny era incredula. Aveva finalmente un indizio: era successo qualcosa con Thomas di cui non era al corrente.
Più decisa che mai a trovare la sua migliore amica e a capire cosa fosse successo, tornò di nuovo a cercarla.
Un altro tentativo andato male. Nessuna traccia di Hermione.
Verso le sei del pomeriggio cominciò a sentire l’ansia e la preoccupazione aumentare. Decise, perciò, di tornare da Harry e convincerlo ad avviare le ricerche.
 
 
 
 
 
***



 
 
 
Harry stava discutendo con Ron, Draco e altri due Auror, McKinnon e Sullivan.
«Bene. Direi che abbiamo la situazione sotto controllo. Sullivan e McKinnon, voi vi occuperete del testimone chiave. Ron, tu ti occuperai dei permessi del Ministero. Malfoy, tu penserai a…».
Improvvisamente sì sentì la porta aprirsi di fretta e furia.
Ginny entrò all’improvviso, senza né annunciarsi né avvertire.
«Ciao, amore! Fratello, Sullivan, McKinnon, Malfoy… mi dispiace interrompere questa riunione, ma ho bisogno di parlare con te», dichiarò puntando il dito verso Harry.
«Capo, noi possiamo anche…» tentò Sullivan.
«Sì, Sullivan, grazie. Ho sempre pensato che tu fossi sveglio, sai?» aggiunse Ginny sorridendo e inclinando la testa.
«Noi, allora, andiamo» fece McKinnon.
Anche Malfoy stava per andarsene, quando Ginny lo fermò.
«No, tu resti. Potresti rivelarti utile.»
Draco sgranò gli occhi, quasi come fosse spaventato da quella ragazza così forte e così tenace.
«D’accordo…» disse piano il ragazzo.
Harry assunse un’espressione contrariata. «Ginny, tesoro… se non l’hai ancora notato, questo è il mio ufficio. Questi sono i miei uomini. Sono io il capo, qui. Quando si tratta di arredare casa, hai carta bianca, ma in questo ufficio, le regole le detto io», disse lui in modo deciso.
Ginevra lo guardò con aria di sfida. «Non quando si tratta della mia famiglia.»
Harry sospirò quasi rassegnato.
Ron spostò lo sguardo da Ginny a Harry e viceversa. «Qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo? Harry, cosa intende dire con ‘la mia famiglia’? Chi è nei guai?»
Ginny si girò verso il fratello. «Succede che Hermione è sparita. Letteralmente, si è volatilizzata», concluse agitando una mano in obliquo dal basso verso l’alto.
Harry la guardò come se volesse rimproverarla. «Ginny, potrebbe semplicemente essere andata dai suoi genitori.»
Ginny tornò a guardarlo alzando le sopracciglia «E credi che non abbia chiesto loro? Mi prendi per scema, Harry James Potter?»
Harry abbassò lo sguardo.
«E, comunque, ho scoperto la causa di questa sua scomparsa», aggiunse lei, con un sorrisino di chi sa di aver ragione.
«E sarebbe?» esordì Draco, incrociando le braccia come per far intendere di essere curioso di ascoltare.
«Sarebbe quell’imbecille del suo fidanzato, Thomas. Ora non starò a raccontarvi tutti i dettagli», iniziò a spiegare lei, cercando di fare la vaga «Però, so per certo che è successo qualcosa tra loro due.»
Harry assottigliò gli occhi e annuì piano. «Mmhh… non dirmelo. Sei andata a casa sua.»
Ginny si difese. «Harry, ho dovuto! Dovevo capire.»
Ron si alzò per andare verso Ginny e iniziò a farle domande. «Da quanto non si hanno più notizie di Hermione?»
«Da ieri pomeriggio.»
«E come fai ad essere sicura che c’entri Thomas?», continuò Ron.
«Perché quando sono stata nel suo appartamento, Thomas è venuto lì chiedendole di farlo entrare nonostante abbia fatto non so cosa», spiegò gesticolando, «Io, allora, ho preso dal salotto quello che lui cercava e gliel’ho lanciato dalla porta.»
«Mi stai dicendo che, quindi, lui ti ha vista?», chiese Harry con un tono di rimprovero.
«Oh no, sono sicura di no, mi sono nascosta, ho solo lanciato gli oggetti che lui voleva recuperare», tenne a precisare lei.
Harry la guardò assottigliando gli occhi e cercando di sforzarsi a trovare un motivo per cui Hermione e Thomas potessero aver discusso animatamente a tal punto da far sparire la sua migliore amica.
«D’accordo, Weasley. Quindi, da dove possiamo partire secondo te?», chiese Draco.
«Forse una mezza idea ce l’avrei», ammiccò Ginny.
Draco sbiancò.
Sapeva che lei potesse essere a conoscenza del segreto suo e di Hermione, ma pensava – o meglio, sperava – che non sapesse tutti i dettagli.
Ginny approfittò di un attimo in cui sia suo fratello sia il suo fidanzato stessero guardando altrove per fargli un cenno impercettibile di diniego, come per rassicurarlo.
Malfoy tirò un lieve sospiro di sollievo.
Capì che la ragazza non avrebbe parlato, non davanti al fratello e a Harry, almeno.
Quest’ultimo si decise a dare ragione alla ragazza.
«D’accordo», annunciò.
Tutti e tre lo guardarono curiosi.
«Ron, tu continua ad occuparti del caso Phillis. Malfoy, tu inizia le ricerche sulla scomparsa di Hermione.»
Ginny tentò di nascondere quel piccolo sorriso che le stava sorgendo sul viso.
Ron iniziò immediatamente a protestare.
«Harry ma sei impazzito?! Chi meglio di noi due può cercare Hermione?! Voglio far parte delle ricerche!»
Harry negò prima con il capo e poi a parole. «No, Ron. Noi risulteremmo coinvolti emotivamente. Sai perfettamente che se si dovesse scoprire qualcosa, ci toglierebbero all’istante il caso. Malfoy è estraneo a livello emotivo. E poi… » aggiunse tentennando «… è uno dei pochi di cui posso fidarmi.»
Draco ghignò, ma non in modo cattivo, piuttosto si sentiva sinceramente lusingato.
«D’accordo. Inizio subito a lavorarci, capo Potter. Vi farò avere notizie appena ne avrò», disse soltanto.
Ginny salutò il fratello con un bacio sulla guancia, poi andò da Harry e lo baciò lievemente sulle labbra, sussurrandogli un sincero «Grazie.»
E uscì, cercando di non andare troppo in ansia per tutta quella situazione ingarbugliata: Hermione che spariva, Thomas che chiedeva scusa per qualcosa che lei non sapeva e, infine, Malfoy che era a capo delle ricerche della sua migliore amica.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Stava cercando di capire da che cosa potesse iniziare… da dove poter iniziare. Ormai, aveva imparato a conoscerla, sapeva che se era sparita era perché evidentemente non voleva farsi trovare. Voleva restare sola. Ma sapeva anche che, dato che Potter aveva affidato a lui l’incarico di riportarla a casa, poteva benissimo tirare fuori questa carta, qualora lei avesse fatto storie.
Aveva recuperato dal fondo del cassetto della sua scrivania una vecchia foto incantata di lei, scattatale in un momento in cui lei era distratta, sovrappensiero, nel periodo in cui si frequentavano in segreto. Forse, era proprio per la sua naturalezza che lui la trovò un’immagine bellissima, da immortalare.
E così fece.
Era l’unica cosa di lei che gli era rimasta, e la custodiva gelosamente.
Quando sapeva di essere solo e di non avere del lavoro urgente da svolgere, tirava fuori quella fotografia e la guardava per un tempo indefinito. Stava giusto rimettendola a posto, quando sentì quella voce familiare.
«Non devi preoccuparti.»
Draco sobbalzò per l’improvvisata.
«Grazie, Weasley. Ci mancava solo un infarto.»
Ginny sorrise. «Scusa.»
Il ragazzo sospirò e agitò la mano per tranquillizzarla. «Non fa niente. Di cosa non devo preoccuparmi, esattamente?»
Ginny tornò seria, ma cercò di esprimere tutta la comprensione di cui era capace. «Di ciò che nessuno deve sapere. Puoi stare tranquillo, solo io so. E non perché me l’abbia detto Hermione a parole.»
Il biondo corrugò la fronte. «Se non te l’ha detto lei, come hai fatto a venirne a conoscenza, perdonami?»
Ginny sorrise di nuovo. «Vedi… lei è la mia migliore amica. Lei è mia sorella. E tra sorelle ci si capisce al volo anche senza parlare. Io so cosa fa, lei mi racconta sempre tutto. Semplicemente, faccio due più due.»
Draco annuì piano. Sapeva di cosa stesse parlando. Era la stessa cosa che viveva lui con Blaise.
«Quindi, posso contare sulla tua discrezione», dedusse lui.
«Assolutamente, non uscirà mai nulla dalla mia bocca», dichiarò lei.
Lui annuì, aggiungendo un sincero «Grazie», per poi tornare a riprendere il suo lavoro.
Ginny stava per lasciare il suo ufficio, quando volle aggiungere un’ultima cosa.
«Malfoy», lo chiamò. Lui alzò lo sguardo dalla scrivania, come per incitarla a continuare.
«So che la cosa che sto per dirti potrebbe non interessarti e so anche che risulterò ripetitiva a tuoi occhi, ma… lei è mia sorella», ripeté seria.
Il ragazzo serrò le labbra e annuì, per farle capire che aveva capito cosa voleva chiedergli.
La ragazza gli sorrise di nuovo, come per ringraziarlo e se ne andò.
Draco rimase qualche istante per pensare a cosa fare.
Poi, d’un tratto, gli venne in mente dove cercarla, o meglio… dove trovarla.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Quando aveva un problema, o quando si sentiva confusa, sua madre le ripeteva sempre di tornare alle origini. E così fece.
Non erano in molti a sapere che, anche se era sempre stata cittadina britannica, era per un quarto francese: sua madre, infatti, era per metà inglese – da parte di padre – e per metà francese – da parte di madre. Inoltre, lei stessa nacque di tre settimane in anticipo, quando sua madre si trovava a Parigi in visita alla madre – dunque, alla nonna di Hermione.
Adorava Parigi, la sentiva come una terza casa – la seconda era Hogwarts.
Era appena stata al mercato del sabato mattina di Batignolles-Monceau, facendo una piccola provvista.
Sua nonna era morta qualche anno prima, lasciando in eredità all’unica figlia – e, di conseguenza, all’unica nipote – la villetta a schiera di Cité Lemercier, a metà tra l’Arc de Triomphe e la Basilica del Sacré-Cœur.
Sistemò la spesa e mise a bollire dell’acqua per il tè.
La cosa che più l’aveva sconvolta non fu tanto il tradimento in sé, ma prendere consapevolezza di non essere più innamorata di quella persona… forse non lo era mai stata.
Anche per questo motivo, decise di tornare dove era stata felice, anche se per pochi giorni, dove si era sentita innamorata.
Ripensò all’ultima volta che era stata in Francia, e constatò che fu l’estate di due anni prima.
In quell’occasione era in compagnia di Draco Malfoy, durante il periodo forse più sereno della sua vita.
Il più sereno, a detta sua, perché non c’era nessuna guerra da combattere, perché aveva restituito la memoria ai suoi genitori, perché era tornato il sereno anche con Ron, perché aveva terminato gli studi e si era concessa una meritata vacanza nella capitale francese, perché… perché era tornata ad essere semplicemente Hermione.
Aveva incontrato Draco Malfoy alla stazione di King’s Cross, scoprendo solo al binario che anche lui era diretto a Parigi. Lei andava per rilassarsi, lui per seguire un seminario di Pozioni avanzato per poter sostenere l’esame di ammissione come Auror.
Durante l’ultimo anno a Hogwarts avevano stabilito un rapporto civile, litigando davvero raramente. Discussero molto in treno, dalla Letteratura babbana alla Storia della Magia contemporanea, sedendosi nello stesso vagone per farsi compagnia, dato che stavano per andare in un Paese straniero, da soli. Chiacchierare con una faccia conosciuta era meglio che affrontare ore di viaggio con dei perfetti sconosciuti. Per entrambi fu una piacevole sorpresa: per lui scoprire che lei non era così insopportabile come credeva, per lei scoprire che lui aveva, nel frattempo, lottato molto per abbattere il muro del pregiudizio e cercava di accogliere il diverso non nel modo in cui faceva prima.
Scesi dal treno nessuno dei due escluse l’ipotesi di rivedersi.
E così fu. Si rividero dopo circa una settimana, per puro caso.
Si rincontrarono al Louvre, davanti alla piramide collocata all’esterno. Appena si accorsero l’uno dell’altra, si sorrisero. Fu come un riconoscersi, un ritrovarsi.
A lui restavano solo tre giorni di permanenza a Parigi, dopodiché sarebbe rientrato a Londra.
Lei, invece, poteva scegliere di restare quanto volesse, il posto al Ministero era già pronto ad aspettarla.
Trascorsero quei tre giorni insieme, come due semplici ragazzi poco meno che ventenni, spensierati. Come era giusto che sia.
Fu la sera del primo giorno che successe quello che successe.
Non ci fu nulla di programmato, nulla di scritto, nulla di organizzato.
Erano semplicemente usciti a cena (sotto invito di lui), avevano fatto una passeggiata lungo la Senna al tramonto, parlando di tutto.
Quando lui la riaccompagnò a casa, lei lo ringraziò. Lui, poi, la salutò con un bacio sulla fronte, stupendosi e stupendo la ragazza stessa. Lei lo fissò sconvolta, come se non potesse credere a ciò che era appena successo.
Lui deglutì a vuoto, nervoso, incredulo lui stesso.
Si fissarono per un tempo indefinito, finché lei non gli si avvicinò ancora di più e non lo baciò.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Partì tre mattine dopo quella sera.
Non era sicuro di fare la cosa migliore andando a svegliare il can che dorme.
Sorrise al pensiero che fu lei a insegnargli quello strano proverbio babbano, durante quei tre giorni di pura e semplice follia tardo adolescenziale.
L’ultima volta che aveva visto quella casetta a Cité Lemercier era stato il giorno del suo rientro a Londra. Aveva lasciato quella casetta e la ragazza che la occupava controvoglia, ma aveva una convocazione per l’esame da Auror il mattino seguente.
Entrambi si convinsero che non avrebbero continuato quella folle relazione. Perché fu una vera e propria relazione. Durata soli tre giorni, ma fu tutto molto intenso.
A Londra, lui intraprese la carriera di Auror, mentre lei iniziò la propria presso l’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche.
Quando circa un mese dopo, dopo averla immaginata e sognata in qualunque contesto, provò a riallacciare i rapporti con lei, la vide che rideva con un ragazzo, Thomas, nell’atrio del Ministero.
Capì che lei era davvero andata avanti, forse anche a causa sua: non aveva avuto il coraggio di confessarle i suoi sentimenti. Non ebbe il coraggio di essere felice.
Una sera, ascoltando una conversazione di Harry e Ginevra involontariamente, seppe che aveva deciso di iniziare anche una convivenza con questo Tom.
Qualcosa in lui si spezzò, forse il cuore, forse l’orgoglio. In ogni caso, decise che avrebbe dovuto dimenticarla.
Naturalmente, non ci riuscì.
Ora se ne stava lì, fuori il cancello di quella casetta. Stava per bussare alla porta dell’unica ragazza che abbia davvero amato per prenderla e riportarla a casa.
Suonò il campanello, un’altra invenzione babbana che lo aveva affascinato.
Abbassò la testa imbarazzato, nervoso, ma anche speranzoso.
Lei prima si affacciò alla finestra, ma non vedendo il viso della persona che suonava – un po’ nascosto dalla colonna in cemento, un po’ nascosto perché lui aveva abbassato la testa – decise di uscire.
«Puis-je vous aider?*», esordì lei cercando di capire chi la stesse cercando.
«Oui, peut-être**» rispose lui, alzando la testa e mostrandosi.
Hermione sgranò gli occhi incredula.
«Oh. Ciao», riuscì a dirgli.
«Ciao», rispose lui con un sorriso timido. Hermione lo invitò ad entrare. Nonostante tutto, erano rimasti in buoni rapporti e, comunque, non era da lei essere scortese.
Una volta entrati nella casetta, lo fece accomodare in salotto mentre lei gli preparava un tè.
Dopo qualche minuto, lui la raggiunse in cucina. Si appoggiò di lato sullo stipite della porta, intento ad osservarla. Lei lo percepì.
«Per favore, smettila di fissarmi», le chiese lei sorridendo, sebbene gli desse le spalle.
Il ragazzo ebbe qualche secondo di incertezza, dopodiché sospirò.
«Mi ha mandato Potter» confessò lui.
Lei si girò, guardandolo dritto negli occhi. «Lo immaginavo», rispose lei con un mezzo sorriso di ovvietà.
«Ginevra si è preoccupata molto, è da due giorni che non ha tue notizie. Così ha chiesto a Harry di mandare qualcuno per riportarti a casa, ed eccomi qui.»
Hermione tornò a girarsi verso il bollitore dell’acqua, che stava iniziando a fischiare. Spense il fuoco e prese una tazza, incupendosi leggermente. Perciò, lui era venuto solo per riportarla a casa?
«Ho subito pensato che ti avrei trovata qui», disse lui.
Hermione tenne sospeso il bollitore per una manciata di secondi, incredula, per poi riprendere a versare l’acqua nel tè.
No, forse non era venuto solo per riportarla a casa.
«Hermione, vuoi dirmi cosa è successo?», chiese lui serio mentre si avvicinò alla ragazza.
Hermione smise di fare ciò che stava facendo e tornò a girarsi verso di lui.
«Non sono affari tuoi, Malfoy» rispose lei nervosa.
Draco non rimase indifferente.
«Ora sono tornato ad essere Malfoy?» chiese indispettito.
Lei rimase colpita. Per lei, non era più Malfoy, non lo era più stato dopo quei famosi tre giorni parigini, ma non era sicura che la cosa fosse ancora ricambiata.
Gli porse la tazza di tè, che il ragazzo accettò annuendo, e si mise a sedere al tavolo della cucina.
Draco la seguì, guardandola attentamente.
«Cos’ha fatto quell’idiota?» le chiese cauto.
Lei lo guardò, cercando di far finta di niente. «Chi?»
«Sai benissimo chi: Thomas. La Weasley ha scoperto che la causa della tua fuga è lui. Cos’ha fatto?», chiese lui tra un sorso e l’altro.
Hermione sospirò. Notò la gelosia di Draco, deducendo che forse nemmeno lui aveva dimenticato quella loro breve ma folle relazione.
«Mi ha tradita con una sua collega», disse con una semplicità disarmante, ma anche con la speranza di vederlo reagire.
Il biondo sgranò gli occhi incredulo, quasi strozzandosi con il sorso di tè che stava mandando giù.
Hermione rise. «Stai attento, o ti andrà di traverso.»
 Il ragazzo negò con il capo, sorridendo ma al tempo stesso iniziando a percepire uno strano istinto omicida nei confronti di quell’idiota fedifrago.
«E la cosa che più mi destabilizza è che non mi importa nulla del tradimento in sé», continuò lei, «Non sono sconvolta perché lui abbia avuto una relazione clandestina mentre viveva con me, piuttosto sono sconvolta perché ho capito che non ne ero innamorata. Solo che sono successe troppe cose tutte insieme… e ho pensato di starmene da sola per qualche giorno per metabolizzare, tutto qui.»
Draco sospirò, un po’ per il sollievo nel sentirsi dire che lei non amava un altro uomo, un po’ perché la stava davvero ascoltando.
Aveva imparato che era piacevole ascoltare i suoi discorsi, che qualsiasi discorso formulato da lei aveva senso.
«Dunque, ti sei rifugiata qui», dedusse lui.
Hermione annuì «Sì. Mi dispiace aver fatto preoccupare Ginny, Harry, Ron…»
Draco ci rimase un po’ male non sentendosi menzionato, ma cercò di non darlo a vedere.
Lei, però, aveva imparato a conoscerlo. Intuì subito che si era offeso.
«Ho detto qualcosa che non va?», provò lei dolcemente.
Il ragazzo negò.
«Posso solo avvisare Potter di averti trovata?» cercò di cambiare discorso lui.
«Certo, figurati.»
Draco si alzò, tornò verso il salotto, tirò fuori la bacchetta e mandò il segnale al suo superiore senza dare troppi dettagli.
La bruna  lo seguì, osservandolo attentamente, constatando che lo trovava ancora – a distanza di tempo – un bel ragazzo, ma soprattutto capì che anche lui doveva essere rimasto scosso alla notizia della sua fuga, se aveva pensato subito di cercarla a Parigi.
Draco stava per congedarsi, quando lei lo spiazzò con una domanda.
«Perché hai subito pensato a Parigi?» chiese lei con un filo di speranza.
Il ragazzo allungò le braccia sui fianchi con l’aria stanca. «Ha importanza?», le chiese.
Hermione sentì crescere la speranza dentro di sé e disse solo un semplice «Sì.»
Il biondo deglutì a vuoto nervoso, mentre lei lo guardava con il fiato sospeso.
«Perché Draco?», chiese solamente.
Lui cercò metterla sul professionale «Perché fa parte del mio lavoro.»
La ragazza lo guardò alzando le sopracciglia, dubbiosa. «Solo perché è il tuo lavoro?»
Lui chiuse gli occhi e sospirò, decidendosi a vuotare il sacco.
«No.»
Hermione ebbe un brivido, ma voleva saperne di più.
«E perché non mi hai più cercata, a Londra?» chiese ferita.
Il ragazzo tornò ad alzare lo sguardo verso il soffitto e a sospirare.
«Pensavo che tu non mi volessi più vedere», ammise lui, iniziando a camminare per la stanza nervoso.
Lei si sentì ferita da questa sua insinuazione. «Io venivo tutte le mattine nell’atrio del Ministero per avere una scusa per vederti», gli confessò.
Lui si coprì gli occhi con la mano destra e assunse un’aria frustrata.
«Peccato che io ti abbia visto tutti i giorni flirtare con Cleaver fino a venire a sapere che saresti andata a vivere con lui», gli disse lui risentito.
«Se ti dava fastidio che frequentassi qualcuno, perché non me ne hai parlato?» insisté lei.
«Perché sono stato un completo imbecille, ok?» ammise infine lui, allargando le braccia.
Lei lo guardò attentamente e si avvicinò.
Draco ebbe per un attimo il timore che lo superasse e che decidesse di andarsene di nuovo. Stavolta chissà dove, lontana da lui.
Invece lei lo stupì.
Gli prese il viso con entrambe le mani e lo baciò.
Draco si sorprese, ma ne fu felice e ricambiò il bacio.
Era come se si fossero finalmente ritrovati.
La strinse forte con un braccio destro, continuando a baciarla e accarezzandole dolcemente il viso con la mano sinistra.
Lei, poi, lo prese per mano e lo condusse al piano di sopra.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Ormai era sera.
Avevano passato tutto il pomeriggio a letto.
Si erano addormentati tra un amplesso e l’altro. Hermione era crollata per prima.
Draco l’aveva osservata per un po’, poi si era addormentato anche lui.
Quando lei si svegliò, vide lui addormentato e decise di andare di sotto per preparare qualcosa per cena.
Si vestì cercando di non fare rumore, chiuse la porta e scese le scale.
Iniziò a prendere quello che serviva per cucinare una quiche lorraine***, nell’attesa che il principino si svegliasse.
Aveva appena infornato la quiche, quando – mentre lavava le stoglie e gli utensili usati per cucinare – sentì due braccia avvolgerla da dietro.
«Per un attimo, ho pensato che fossi scappata di nuovo.»
Hermione sorrise e gli prese le mani stringendole. «No, anzi. Tu mi fai venire voglia di tornare a casa. Ho solo preparato qualcosa per cena.»
Si girò e Draco la baciò di nuovo.
«Allora, torna a casa con me», la pregò lui staccando le labbra ma non la fronte.
Hermione tornò a sospirare e chiuse gli occhi. «E se restassimo ancora un po’ qui? Non molto, giusto un paio di giorni.»
Draco le baciò ancora la fronte. «Tutto quello che vuoi.»
Hermione sorrise rilassata, poi aggiunse «Avviso Ginny che sto bene.»
Il ragazzo annuì.
Hermione chiuse gli occhi per un istante, poi li riaprì. «Draco… perché hai subito pensato di cercarmi qui?», tornò a chiedergli.
Lui, guardandola negli occhi le rispose «Perché è un posto che conosciamo solo noi due. È il nostro posto
   
 
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