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Autore: elenabastet    26/08/2023    1 recensioni
Una storia per celebrare il 269° compleanno di André Grandier e l'importante ricorrenza che avvenne nello stesso giorno della sua nascita.
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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FESTEGGIARE I COMPLEANNI

 

Rating: giallo, ragazzini accompagnati, lutto, riflessioni, fatti storici, linguaggio non finissimo.

Fandom: Lady Oscar.

Note: questa fanfiction nasce per festeggiare il compleanno di André Grandier, 26 agosto, e racconta di due importanti traguardi storici.

 

“Ma cosa ci sarà da festeggiare, poi? L’importante è bere e riempirsi la pancia, ma questi ormai vengono qui tutti i momenti!”, disse Marcel, il figlio dei tavernieri, attirandosi un’occhiata non proprio bella da parte di sua madre. Finché pagavano, i clienti erano sacri, e quelli erano Soldati della Guardia, anzi, come li chiamavano adesso Guardie Nazionali. Ma lui aveva poca voglia di darsi da fare.

Marcel decise però di non rimanere in disparte, anche se aveva paura di risse e guai, ma, mentre si dirigeva verso uno dei tavoli in cui c’erano il cugino e un suo amico, tutti e due brilli, una grossa mano lo bloccò: era uno dei Soldati.

Marcel trattenne un’imprecazione, lui e il cugino di solito avevano la sbronza allegra, finivano a cantare, ruttare e fare pipì insieme, mentre questo soldato era un bestione grosso il doppio di lui, con l’aria arrabbiata e anche parecchio.

“Ehi, ragazzo, devo giusto dirti due cosette, sul perché bisogna festeggiare oggi, e bisognava festeggiare il 4 agosto scorso, visto che non sei convinto e pensi solo a bere come una spugna per pisciare e fare lo scemo con i tuoi amichetti!”

Trascinandolo quasi, il soldato andò a sedersi al tavolo con Marcel, il cugino e l’alto ragazzo.

“Così voi non sapete perché bisogna festeggiare, va bene solo ingrassare le tasche di tuo padre l’oste con i nostri soldi e per voi fare i deficienti. Sapete cosa è successo il 4 agosto? Hanno abolito i diritti feudali, quelle cose che rendevano i nobili migliori di noi! Siamo tutti uguali!”

“Intendete dire cittadino soldato”, disse Charles, il cugino di Marcel, “quelle robe tipo che i nobilli potevano farsi le nostre mogli la prima notte di nozze e noi non potevamo dire niente? Ma questa cosa la sappiamo, anche se dicono che non capitava più da tempo, i nobili hanno altri gusti, pare!”

“Boh, anche quello, certo, ma soprattutto, dopo il 4 agosto, il mio migliore amico ha potuto finalmente sposare la sua amata, una nobile.”

“Onestamente, io preferirei sposare una borghese ricca, tipo la figlia di qualche commerciante!”, disse Marcel. Effettivamente, avrebbe risolto tanti bei problemi alla sua famiglia, ma quelle erano ancora più sdegnose delle aristocratiche, oltre che spesso più dotate di soldi.

“Ah, vi piace la puzza di denaro...”, disse il soldato, che aveva capito che l’eguaglianza non ci sarebbe stata fino in fondo, nemmeno nel Terzo Stato.

“Comunque, oggi hanno fatto il regalo di compleanno al mio amico: con la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino ora è libero di stare con la sua amata, di essere suo marito e niente può più dividerli!”

Il tono del soldato fu talmente caloroso, ispirato e commosso che il terzetto di amici stette zitto.

“Ora capite perché bisogna festeggiare? Siamo tutti uguali e fratelli, siamo liberi di amare chi vogliamo, nessuno si sentirà più dire come il mio amico che le differenze di rango sono insuperabili, che amare una donna è un errore e bisogna chiedere il permesso del re per farlo. Un ottimo regalo per il compleanno del mio amico!”

“Ah, e il festeggiato dov’è?”, chiese Marcel, ridendo e guardandosi attorno. Tra le Guardie nazionali non c’era nessuno che sembrava un fresco sposino.

“E con sua moglie, ora possono stare insieme”, disse il soldato, ma non c’era solo gioia, c’era commozione.

“Ah!”, fece Marcel, malizioso, e poi aggiunse:

“Ma poteva venire qui con voi!”

“Oh, sarebbe venuto volentieri con la sua amata a festeggiare. Lei era il nostro comandante, questa è la loro giornata… ma non possono essere con noi!”

“Beh staranno festeggiando a modo loro!”, intervenne Charles, ridendo un po’ malizioso. Il Soldato lo guardò male, ma con dolore, non con l’aria di chi voleva tirargli un cazzotto.

“Lo spero proprio. Hanno da festeggiare il compleanno di lui, l’abolizione dei privilegi feudali, la dichiarazione dei diritti dell’uomo e anche il fatto che sono sposati per sempre!”, disse il soldato, ridendo, ma poi si strinse nelle spalle e i ragazzi sentirono che singhiozzava.

“Coraggio, anche voi troverete l’amore!”, disse Marcel, dandogli un’audace pacca sulle spalle di cui si pentì subito.

“Un amore come il loro, quello del mio amico per la sua amata, è impossibile da trovare, è assoluto e meraviglioso...”

“Beh, fateceli conoscere!”, disse Maurice, l’amico di Charles, che si era ripreso dall’intontimento dovuto all’alcool.

“Lo vorrei proprio… sareste meno cinici se li incontraste, loro oggi hanno vinto la loro battaglia, oggi loro sono liberi!”

“E quindi festeggiamo, sperando che un giorno ci raggiungano, dovranno uscire dal letto!”, disse Marcel con un sorrisino ebete, subito stroncato dall’occhiataccia del soldato. Stavolta l’aveva detta grossa.

“No, non ci raggiungeranno. Né oggi, né domani, né mai. Continueremo a festeggiarli, a ricordarli, a piangerli, ma loro non ci sono più. Il mio migliore amico, André Grandier, che oggi compiva gli anni e che sarebbe stato libero di sposare la sua amata Oscar, la donna che ha amato per tutta la vita, nobile, che non l’ha mai visto come un servo, ma come la sua anima gemella predestinata. Dovevano festeggiare qui con noi, dovevano essere qui anche loro a ridere delle vostre cavolate e a darvi gomitate, e magari a prendervi per le orecchie quando andavate a fare gli stupidi nel vicolo. Ma sapete? Sono eroi, e gli eroi se ne vanno giovani. Sono morti il 13 e il 14 luglio, durante gli scontri che hanno portato alla persa della Bastiglia, e non hanno visto questo mondo migliore!”

Il Soldato si alzò e buttò per terra il bicchiere, che non si ruppe.

Marcel, Charles Maurice erano silenziosi, turbati da quella reazione ma non si muovevano.

“E sapete cosa mi fa rabbia? Che loro abbiano dato le loro vite per una cosa che non potrà più servirgli, perché il loro era un amore così grande che non ne esisterà mai un altro! Non sono qui con noi, mai più!”

Il soldato diede un pugno al piano di legno del tavolo.

“Voi fate battute e sottovalutate tutto quello che è stato fatto, ma loro sono morti per costruire un mondo migliore anche per quattro stronzetti come voi, che pensano solo a dire e fare cretinate! E oggi non possono festeggiare con noi!”

Marcel stette a lungo in silenzio e poi disse:

“Cittadino… come vi chiamate?”

“Alain de Soissons, dei Soldati della Guardia ora Guardie nazionali, compagno d’armi di André Grandier e sottoposto di Oscar François de Jarjayes, la mia amata comandante! E li ho persi entrambi!”

“Siete qui con noi, ci avete parlato di André e di Oscar, li avete celebrati e festeggiati. Avete ragione, questo è un giorno importante, pensiamoli oggi e ad ogni anniversario e così rimarranno con noi! Abbiamo festeggiato André, Alain, questo è il suo compleanno e lo sarà per sempre!”

Alain incassò la frase, che non aveva pensato potesse uscire dalla bocca di uno di quei ragazzetti stupidi e annoiati.

Poi prese il bicchiere e disse:

“E allora auguri ad André e che sia felice con Oscar!”

Tutti si unirono al brindisi, le altre Guardie nazionali, Marcel e i suoi amici e altri avventori.

Ad un tratto, Marcel disse ad Alain:

“Sapete, cittadino Alain, credo che ad André sarebbe piaciuta questa festa di compleanno e tutto il resto che è successo, quegli ignobili privilegi feudali e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Potesse essere qui gli piacerebbe molto...”

“Ma per me lo è”, disse Alain, “lo sono.” E per un attimo, gli sembrò di vedere in disparte nella taverna Oscar e André, in mano i calici, vicini, venuti a dividere la loro felicità e il loro amore con gli amici. E pensò che era comunque la loro festa, la festa di André, la festa perché nessuno si sentisse mai più come lui, inferiore, quando non lo era.

“Buon compleanno, Grandier, stai con la tua donna e amala come solo tu sai fare”, mormorò Alain, alzando il calice alle ombre della taverna.

  
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