“E sorridendo all'espressione sul volto di terrore apparsa sulla faccia di zio Vernon, Harry puntò all'uscita della stazione, con Edvige che volava davanti a lui, verso quella che prometteva essere un'estate molto migliore delle precedenti.”

Rimase lì ferma, con il libro sulle gambe davanti alla finestra, a fantasticare su ciò da cui era appena uscita, dalla sua storia.

Era finito anche quel libro.

Era finita anche quell'avventura.

Era finita anche quella magia, ed era rimasta solo la sua fantasia.

Lo era fino a quando lo scrittore non si sarebbe deciso a pubblicare il continuo.

Sospirò ed una lacrima cadde sulla copertina chiusa di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.

«Perché?» gemette a bassa voce, «Perché non posso essere lì anche io?» si chiese, arrabbiata con se stessa.

Cadde un'altra lacrima e per non rovinare la copertina del libro, con mani leggermente tremanti, lo spostò di fianco a sé, sul mobiletto accanto al letto.

Strinse le gambe al petto e continuò a osservare oltre la finestra i tetri palazzi che circondavano il suo.

Il cielo scuro minacciava burrasca e una pioggerellina fine iniziò a picchiettare sui vetri della sua piccola finestra, in sintonia con le lacrime.

La pioggia la cullò per un po', ma le lacrime non accennavano a fermarsi, e cosi neanche i pensieri, che scorrevano come un fiume tormentandole la testa con domande a cui nessuno ancora poteva risponderle o con domande a cui una risposta c'era ma troppo brutta e difficile da accettare.

'Esiste davvero la magia?'

'Qui a Londra ci sono davvero dei maghi?'

'Ne ho mai incontrato uno?'

'Se provo a passare in mezzo al binario 9 e 10 come ha fatto Harry ci sbatto la faccia?'

Oppure:

'Siamo sicuri che io non sia una strega?'

'E se i miei genitori me lo stessero nascondendo perché secondo loro il mondo magico è troppo pericoloso per me?'

'Harry, Ron ed Hermione in questo momento hanno davvero la mia età?'

'In questo momento Harry è a godersi l'estate a casa Weasley?'

A quel punto il dolore allo stomaco iniziò ad espandersi sempre di più, era talmente forte da mozzarle il respiro, come se una corda lo avesse legato e ci avesse fatto un doppio nodo. E si espanse fino al petto, allargando il vuoto che le si era creato da quando aveva iniziato a leggere Harry Potter, come se ogni parola di quel libro si stesse prendendo, pezzo per pezzo, la sua anima.

Non cercò neanche più di trattenere le lacrime, esplodendo in un pianto silenzioso, contrariamente al lampo fuori dalla sua finestra.

Alzò il lenzuolo blu che copriva il suo letto e ci si nascose dentro nonostante l'afa di quei mesi estivi, cercando di non pensare al temporale che ormai aveva colpito la città di Londra.