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Autore: liraTH12    27/08/2023    0 recensioni
"...Non era un uomo dedito ai vizi o alle estreme passioni. Viveva ritirato, trovando conforto unicamente nel cibo, a cui si dedicava con estrema cura. Aveva interessi molto disparati, parlammo di letteratura, di politica, perfino di biologia eppure ogni informazione non sembrava destare in lui grande stupore o meraviglia. La sua enorme conoscenza riduceva il sapere a semplici dati che in realtà lo annoiavano. Leggeva gli uomini come se fossero romanzi, ma questa straordinaria capacità sembrava ormai lasciarlo indifferente."
Genere: Azione, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Sorpresa
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Parte 1 - 1888

Ero una persona diversa, la prima volta che lo incontrai. Ricordo perfettamente quella mattina. Presi il treno per Londra sul presto, prima delle sette. Impiegai quasi due ore per attraversare la città e trovare l’indirizzo corretto. Nervoso, entrai nel palazzo e immediatamente un silenzio assordante mi inondò le orecchie. Nonostante la vita scorresse rumorosa solo a pochi metri di distanza, il mondo all’interno di quelle mura era avvolto da un silenzio innaturale, e da un apparente strato di polvere. Quel posto, devo essere onesto, non mi piacque all’ora e tutt’oggi il mio giudizio non ha subito variazioni. Il lungo viaggio, l’incertezza riguardo la mia missione e la strana inquietudine che mi suscitò resero i miei nervi tesi e i miei riflessi pronti a scattare. Mi avvicinai al bancone dove si trovava un uomo dai lunghi baffi bianchi vestito in livrea.

“Desidera, Milord?” 

“Mi è stato chiesto da una persona di fiducia di consegnare una lettera in questo luogo. Come può notare l’indirizzo corrisponde.” 

Gli porsi la lettera.

L’uomo sussultò leggermente quando vide il nome sulla busta. 

Alzò gli occhietti neri e mi squadrò, dubbioso. 

“Ho inoltre giurato di non perderla di vista e di consegnarla personalmente al signor Andersen.” 

“Credo che questo non sia possibile, le nostre politiche sono molto severe al riguardo. Inoltre, il Signor Andersen è un socio molto particolare di questo club e non desidera essere disturbato in nessun modo.” rispose con fermezza il maggiordomo.

Respirai, infastidito.

“Sono stato informato sulle vostre politiche ma sono costretto ad insistere. Avreste la cortesia di informare il signor Andersen, che deduco si trovi in questo edificio in questo momento, che a richiedere una così importuna visita è Sir Daniel Hutterfield dal Wiltshire, e futuro Conte Hutterfield?"

La frase suonò più arrogante di quanto avessi voluto ma la tensione che attraversava il mio corpo in quel momento era tale da far uscire la mia parte ruvida e nobiliare.

Il maggiordomo trasalì, non so se per il contenuto delle mie parole o per il tono che usai. Inclinò leggermente la testa, lasciò la busta sul tavolo e borbottò uno sbrigativo “attenda un attimo” sparendo in un corridoio laterale. Poco tempo dopo tornò con lo sguardo privo di qualsiasi turbamento.

“Chiedo perdono per l’attesa Sir Hutterfield, il signor Andersen la riceverà immediatamente.” Iniziò a camminare e io lo seguii, e subito i miei ben noti sensi di colpa si fecero sentire. Di questo parleremo poi. Ipotizzai che il tragitto dovesse essere piuttosto breve, quindi decisi di ridare una parvenza di nobiltà alle mie azioni. 

“Mi scusi, posso sapere il suo nome?” chiesi, cercando di essere il più gentile possibile.

L’uomo sussultò e si voltò, probabilmente non preparato a quella conversazione. I suoi occhi neri tornarono ad essere oscurati dalla sorpresa, accompagnata da un pizzico di paura. 

“Spencer, milord.”

“Mr. Spencer, volevo scusarmi per la scortesia che vi ho mostrato prima. Ovviamente lei stava facendo il suo lavoro e non volevo in alcun modo mancarle di rispetto.”

L’uomo rimase sorpreso tanto da interrompere la camminata.

“Milord, non c’è bisogno…".

“Insisto.”

“Grazie Milord.” disse dopo un attimo di esitazione. Fece gli ultimi passi verso una porta di quercia aprendola per me.

Entrai nella stanza. Era relativamente piccola, oserei dire intima. Un camino scoppiettava sul lato sinistro, circa a metà sala e poco distanti si trovavano due poltrone di velluto cremisi poste ai lati di un basso tavolino. In fondo alla stanza era disposta una scrivania  maniacalmente ordinata, e una poltrona più piccola. Sulla parete, due enormi librerie a vetro con esposti volumi di ogni sorta. Incorniciavano l'unica finestra della sala. Il colore delle pareti era caldo, sul marrone scuro anche se nel complesso leggermente opprimente. Pensai che quel luogo non era solitamente utilizzato per ricevere ospiti, ma per la più totale solitudine. 

La porta dietro di me venne richiusa da Spencer e io mi trovai da solo con l’unico inquilino di quel piccolo studio. Lo descriverò esattamente come lo vidi all’ora. Un uomo tarchiato anche se di alta statura, con elegante completo grigio decorato con una cravatta bordeaux. La catena dell'orologio, forse di metallo o di ferro, spuntava dalla tasca dove la sua mano destra aveva trovato posto, mentre la sinistra era dolcemente appoggiata sullo schienale della poltrona della scrivania. Le ombre contornano il suo viso, rendendolo difficile da leggere ma avrebbe dovuto avere sui 45 anni. I suoi occhi, illuminati dal riflesso delle fiamme del camino, stavano scrutando me. Non disse una parola e, prima che io potessi anche solo presentarmi, fece un gesto con la mano sinistra, indicando una delle poltrone al centro della stanza. Mi sedetti come mi era stato silenziosamente chiesto. L’uomo rimase in piedi, fermo, e io non dissi nulla per un tempo che mi sembrò sufficientemente lungo. 

Stavo per aprire bocca ma venni anticipato. Alzò la mano sinistra, e io ancora una volta fermai la mia lingua.

Infine, sospirò profondamente. 

“Vi porgo le mie condoglianze per la vostra perdita, milord.” 

“Come..” 

“Mostratemi la lettera”

D'improvviso mi sentì avvampare.

“Come posso essere sicuro che lei sia il destinatario? E come fa a sapere..”

“Vi prego Sir Daniel, non rendiamo le cose più difficili di quello che sono, e garantisco che già in questo modo le complicazioni non mancano.” estrasse un plico di lettere dal primo cassetto della scrivania. “Voi non potete sapere se io sto dicendo la verità, quindi vi dovrete fidare di me e di queste dieci lettere che presentano la stessa intestazione di quella che avete in mano. Certo, potrei averle rubate, quindi, come vedete, l’unica opzione rimasta è quella che voi vi fidiate di me. Ora, la lettera.” disse con un fremito nella voce. 

Rimasi in silenzio, troppo stupito. Mi alzai e confrontai l’intestazione della mia con una delle lettere sul tavolo. Infine la consegnai a Andersen. 

La aprì velocemente e iniziò a leggere le righe vergate con l’inchiostro nero.

“Lady Clara era una donna intelligente ma, purtroppo, di buon cuore.” disse mentre abbassava il foglio sulla scrivania. Un luccichio lontano sembrava illuminargli l’anima. “Questa lettera è per voi, Sir Daniel, ma prima che possiate comprenderla a pieno e accettarne il contenuto, dovrò raccontarvi tutto dal principio. Troverete il sostegno alle mie parole in quelle di vostra madre.”

“Come conoscete mia madre?”

“Vi prego, non interrompetemi, la mia storia non sarà lunga. Dopo risponderò ad ogni domanda." 

   
 
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