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Autore: Helen_Rose    27/08/2023    1 recensioni
[Mare Fuori]
Normalmente non modifico/amplio/scrivo da 0 scene del canon, ma non ho proprio resistito ;)
DISCLAIMER: non ho alcuna pretesa di sapere come dovrebbe svolgersi questa scena, né in che contesto.
La foto ha ispirato le mie congetture, con l'incastro temporale successivo al possibile rapimento di Futura.
Non mi sono dilungata sui potenziali responsabili per mantenere il focus su Rosa e Carmine.
Naturalmente, le forze dell'ordine si stanno già occupando della cosa, ma Sofia potrebbe dare una mano in più, tenendo comunque sempre conto del fatto che non è Paola, ma chissà, potrebbe stupirci.
Fanfiction dedicata a IRoccoCanon che mi ha aiutata a interpretare le loro espressioni facciali - brutta bestia, la miopia irrecuperabile).
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa mattina, Beppe ha anticipato il suono della sveglia, seguendo il ritmo biologico ormai assunto automaticamente dal suo corpo; eppure, in previsione di giornate impegnative come quelle che lo attendono all’IPM, si può immaginare che anche dieci minuti in più di sonno facciano la differenza. La giornata non è partita secondo le migliori premesse; ma se permettesse ai propri malumori di influenzare il suo lavoro, peggiorerebbe la tensione già sufficiente a sconvolgere equilibri di per sé.
Inoltre, è perfettamente consapevole di come parte dei suoi compiti riguardi il regolare l’andamento delle vite sentimentali dei ragazzi: per lo più, impedir loro di procreare, o sedare scenate di gelosia. Eppure la sua espressione, che riflette quella della collega Maddalena, indica la misura in cui si sia disabituato, e nient’affatto pronto, a gestire un incontro-scontro tra Rosa Ricci e Carmine Di Salvo: quei due non si rivolgono la parola da settimane, per ragioni che le guardie conoscono solo in parte; per cui, non credeva di arrivare a rimpiangere i tempi in cui andavano staccati l’uno dall’altra a forza.
Il solo assistere a quella scenata contro Viola gli diede modo d’inquadrare il potenziale della furia di lei; senza considerare il fatto che sia ufficialmente detenuta per aver provocato una ferita d’arma da fuoco dovuta a una questione di corna, perciò spera vivamente che Carmine non sia stato tanto idiota da sottovalutarla, dandole concreti motivi per incazzarsi, altrimenti mantenerlo vivo stavolta sarà dura.
Avendo preceduto Carmine, in attesa che finisse il suo colloquio con la direttrice, ha modo di notare per primo che Rosa stia salendo le scale che conducono proprio all’ufficio della maestrina r’o cazz, come l’ha soprannominata Massimo; non sarebbe possibile far sì che si evitino neppure volendo… Infatti, nei pochi secondi che Beppe ha avuto a disposizione per elaborare le congetture di cui sopra, Di Salvo l’ha già raggiunto e ha incrociato lo sguardo della Ricci, che con stupore ha fatto altrettanto.
E mo so’ tarantelle.
Rosa temporeggia per qualche istante sul gradino della rampa centrale che aveva raggiunto prima di accorgersi che Carmine stesse incrociando il suo cammino, preso alla sprovvista almeno quanto lei. La differenza è che, nonostante la decisione di lasciarlo, visti i recenti sviluppi aveva comunque già deciso di parlargli... Ma non qui, non ora. Il colloquio con la direttrice era assolutamente prioritario. Ma ormai è tardi per perdersi in recriminazioni, all’indirizzo di chi poi? Può, anzi deve, fermarlo.
Ecco che è costretta a scontrarsi con il primo degli atteggiamenti quantomeno insoliti e imprevedibili: simulando indifferenza, tradendosi però con l’insistenza nell’evitarne lo sguardo, Carmine si affretta a coprire la distanza che li separa, posizionandosi poi di lato, così da lasciar passare lei e Maddalena: non si tratta solo di cavalleria, bensì di accorciare lo spazio per discussioni ed equivoci il più possibile.
Di certo sul tempo non riesce ad esercitare il controllo sperato: ben lontana dall’intenzione di lasciarsi scoraggiare, Rosa non si sta spostando di un solo millimetro, costringendo l’agente a restare bloccata in attesa della sua decisione di avanzare… Decisione che non parrebbe destinata a giungere a breve. Finalmente, a questo punto Carmine solleva lo sguardo, svelandone il tono interrogativo: che aspiett? Lei, dal canto suo, solleva il sopracciglio, assumendo la propria proverbiale espressione di sfida.
L’atteggiamento sostenuto di lui cade di colpo: non riesce più a trattenere un sorrisetto incredulo. Nonostante sia stata lei a chiudere i rapporti, a quanto pare non è in grado di evitare le provocazioni. Conoscendola persino meglio di quanto lei conosca sé stessa, è come se riuscisse a sentirne i pensieri: ‘C r’è, piecuro, mo nun tien manc chiù ’o curagg ’e me guardà ’nfacc ? Ij sò Rosa Ricci, puort rispett.’
Col chiaro intento di dimostrarle che, se non lo intimoriva quando minacciava di farlo fuori con un coltello, di certo non può riuscirci ora, Carmine con un braccio fa il gesto di voler lasciarla passare, senza distogliere lo sguardo un solo istante dal suo. Rosa fa un sorrisetto compiaciuto, eppure… Rimane immobile. Maddalena ha chiaramente l’espressione di chi sta invecchiando su quella scala.
Carmine si sta trattenendo dal ridere con ogni briciolo di forza rimastagli, viste le ultime notti quasi del tutto insonni, in cui - giusto per non farsi mancare nulla - ha consumato a dovere i dotti lacrimali. Credeva non gli residuasse un solo briciolo di pazienza da destinare a chicchessia, ma come al solito, Rosa non rientra in alcuno schema. Indubbiamente, Geolier avrà pensato a loro due mentre scriveva:
Tu faij comm vuò tu
E a me m piac accussì, pecché
Ij jess a murì pe’ te riman, si tu vuò.

Incapace di mantenere la facciata un secondo in più, cede: “Tien nostalgij ’e fa e tarantell cu’ me ?”
Lei perde qualche battito, necessitando alcuni attimi per controbattere come lui sicuramente s’aspetta: quanto l’è mancata quell’aria strafottente… Non osa immaginare la sua potenziale reazione al risentire il soprannome, dopo settimane. Intanto replica, ferma: “Si m’e chiamat accussì, ce starà ’nu motiv .”
Non aspettandosi tale uscita, lui si limita a scuotere la testa e attendere un eventuale seguito. Spiazzandolo nuovamente, Rosa assume tono ed espressione quasi solenni: “E facimml, e tarantell.”
Una dichiarazione pressoché inequivocabile, che porta Beppe a prendere in mano la situazione: “Vabbuò, Maddalena, tu aspetta lei di sopra, mentre io attendo lui di sotto; due minuti, ragazzi, eh.” Quei due sembrano quasi essersi dimenticati della presenza delle guardie nel momento stesso in cui i loro occhi si sono incontrati; Maddalena dal canto suo esegue l’ordine, non senza un po’ di titubanza: benché ritenga giusto concedere loro della privacy, spera che quest’idea non si ritorca loro contro.
Dinanzi all’espressione alquanto sorpresa di Carmine, Rosa raddolcisce il proprio contegno in vista della domanda fatidica, accennando col capo al corridoio alle sue spalle: “Stavat parlann ’e Futura?”
A questo punto, Carmine ha due alternative: cedere all’unico istinto decifrato con chiarezza dopo l’agghiacciante momento in cui - tre giorni prima - sua madre gli ha mostrato quella copertina vuota, ovvero andare a cercare Rosa - persino in capo al mondo, se fosse servito - per farsi confortare da lei; o continuare a trattarla con freddezza e mantenere le distanze, dato che oramai non sono più niente, soprattutto non per suo volere, perciò fingere che non esista un passato è infinitamente più semplice rispetto all’affrontare un presente in cui scambiano chiacchiere di circostanza e finti interessamenti.
Perfettamente conscio del fatto che sia ingiusto ritenerla indifferente alla tragedia che stanno vivendo, è altrettanto consapevole non solo del fatto che non siano mai stati amici, né potrebbero mai esserlo, ma anche di quanto sia inutile la speranza di spingerla ad ammettere i propri veri sentimenti con un atteggiamento non diritto al punto; perciò, seguendo un copione elaborato in corsa come di consueto, la mette con le spalle al muro: “C r’è mo, ti preoccupi più di mia figlia che del sottoscritto, Rosa Rì?”
Pur avendo ogni ragione di aspettarsi un contegno sostenuto, persino tagliente, da parte di Carmine, Rosa è comunque in difficoltà e non sa elaborare risposta migliore di: “ ’O saje ca nun è ’o ver, Cà…”
Non riesce a credere ai propri sensi: è buonismo quello che sta udendo, vedendo, percependo da lei? Con uno sbuffo tra il sarcastico e l’indignato, senza perdere un istante di più in elucubrazioni, ribatte: “ ’O saje, forz me piacev chiù assaje quann si trasuta cà dint ’a primma vot : almeno non eri ipocrita.”
Totalmente sbigottita, s’affretta ad appianare ogni dubbio: “C foss ’sta strunzat ca nun me ne ’mbort?”
Realizzando perfettamente il controsenso dell’osservazione che sta per fare, visti i propri trascorsi, Carmine decide comunque di smuoverle il terreno sotto i piedi: “Si te ’mbortav assaje, allor pecché?”
Come prevedibile, Rosa si sente sempre più sui carboni ardenti; la priorità adesso sarebbe Futura… Ma gliela sta rendendo maledettamente difficile, perciò concede, rassegnata: “E vabbuò, parlamm.”
Peccato che abbia completamente frainteso l’obiettivo di colui che, scambiando il suo sospiro per un segno di disinteresse, si affretta a dimostrarle di non volersi imporre: “A me m par tropp tard, no ?”
Presa sempre più alla sprovvista dalla taglienza inaudita, lei non s’arrende comunque: “E chi l’ha itt ?”
Servendogli così su un piatto d’argento l’occasione per rinfacciarle le sue ultime, pessime decisioni: “TU l’e itt.” le ricorda Carmine, furente nonché rassegnato ad abbandonare la psicologia inversa: ultimamente ha accumulato tanta negatività, suo malgrado, da aver raggiunto l’orlo dell’esplosione. “Quann m’e lassat, e itt ca era megl si ’sta storij fernev primm ca foss tropp tard. Beh, per me già era troppo tardi, perché già ero innamorato perso; e a maggior ragione, mo è troppo tardi per ripensarci. Tarantè, sul pecché t’agg semb capit non significa che sto disposto a giustificarti in tutto: e mo bast.”
Fa per andarsene, segnale che Beppe e Maddalena interpretano come la fine della conversazione. Tuttavia, non fanno in tempo rispettivamente a risalire e ridiscendere la rampa di scale spettante loro, che Rosa si para davanti a Carmine incrociando le braccia, bloccandogli il passaggio e, per di più, sembrando quasi intenzionata a salire anche l’unico scalino che li separa, arrivandogli praticamente in braccio. Beppe ha l’espressione di chi teme, anzi sembrerebbe quasi consapevole, che finirà a schifio; la collega continua a voltarsi, dandosi mentalmente della scema poiché si aspetta di essere seguita.
Carmine, tra l’irritato e il perplesso, ne sostiene lo sguardo, indeciso su dove voglia andare a parare. Al momento, ha solamente intuito che il suo linguaggio del corpo stia assumendo sfumature diverse: se prima, in sua presenza, manteneva costantemente le braccia conserte in segno di distacco e sfida; adesso sembrerebbe volersene servire come strumento per trattenerlo, imponendo il proprio volere in una maniera che, tuttavia, stranamente non risulta prevaricatrice in senso negativo, bensì protettivo. Ed è solo in nome di quest’inspiegabile istinto, che non le intima fin da subito di lasciarlo libero.
Rosa sta facendo l’impossibile per celare il sorrisetto sul punto di spuntare in modo così spontaneo sulle sue labbra nel risentire finalmente il proprio soprannome, ma che la farebbe sembrare pazza… E se partiva già dal presupposto di lottare per loro tre, dopo quella dichiarazione la sua motivazione ha raggiunto picchi del tutto inesplorati. Ha ragione lui: è il caso che si spieghi una volta per tutte.
Cap’e fierr ca nun si at, ma che te creiv : che ‘troppo tardi’ si riferiva all’amore che potevo provare? Carmine, agg puntat ’nu fierr ’nguoll a patm pe’ te, e si nun m’avess fermat tu, forz avess pur sparat.” Come potrebbe dimenticarlo; non finirà mai di addolorarsi per questo, benché non ne abbia colpa. Benché si trovi al limite dell’esasperazione, non ha mai seriamente dubitato del suo amore. “Rosa…”
Lei prosegue, imperterrita: “Questo intendevo: volevo evitare che l’ennesima persona ci rimettesse. Però, a quanto pare è stato comunque inutile; non credevo che mio padre arrivasse a odiarmi così…”
Lui deglutisce lentamente, indeciso sulla replica più opportuna: “E come fai a esserne così sicura…?” Lasciandosi scappare un sorriso amaro, ribatte con prontezza, scrollando leggermente le spalle: “Carmine… Chi at, si no ?”
In questo preciso istante, non gli importa più della vera ragione per cui don Salvatore abbia potuto commettere una simile atrocità, nonostante la figlia l’abbia lasciato proprio come lui aveva ordinato. D’improvviso, a Carmine sembra di essere tornato indietro di qualche mese, in cui gli toccava fare i salti mortali per ricordarle che, indipendentemente dall’identità specifica dei mandanti o esecutori, era comunque tutta la stessa cosa… E soprattutto, per farle contemplare il coinvolgimento del padre. Ad oggi, sembrerebbe essere arrivata alla soluzione con una facilità sorprendente persino per lui.
Perciò, la voce gli esce molto più supplichevole del previsto nonché di quanto consenta a sé stesso; soprattutto, decide inconsciamente di continuare a rivolgersi a lei con l’appellativo che puntualmente corrisponde a un suo non curarsi affatto di ciò che lui abbia poi intenzione di fare o dire: “Rosa…”
Come volevasi dimostrare, sorda ai suoi richiami, lo incalza: “Nun m’e manc chiest ca ce facc cà !” Prendendone l’espressione interrogativa, dovuta in realtà a una mancata intuizione della correlazione tra la loro discussione e la presenza di Rosa su quelle scale, come un invito a dargli l’informazione: “Stev jenn a parlà c’a direttrice, per capire come possiamo muoverci. Sempre se ti va bene, eh.”
Preso in contropiede, profondamente toccato, Carmine non sa che replicare se non: “Tarantè…”
Stavolta, controbatte categorica: “Me può chiammà comm vuò e quant vuò tu; ij nun me ne vac.” L’ennesimo colpo basso: mo ha addirittura preso a usare le sue battute contro di lui? Jamm buon.
“A meno che…” Rosa si autoimpone di considerare l’ipotesi di un retropensiero che l’infinita bontà di Carmine gli impedirebbe sicuramente di esternare, ma di cui è abbastanza inevitabile tener conto. “Cà, se il problema è che mi ritieni responsabile del rapimento, lo capisco. Faccio un passo indietro.”
Ora ha ascoltato abbastanza; e l’unico modo per dimostrarle l’immensità dell’abbaglio che ha preso è portarla letteralmente a fare un passo avanti, arrivando quasi a sollevarla in aria pur di condurla sul proprio gradino, spostandosi lievemente per farle spazio e impedirle così di scivolare rovinosamente. Nella fattispecie, una volta rilasciata la pressione esercitata sulle sue esili braccia, le dà giusto il tempo di scioglierne l’intreccio stoicamente mantenuto finora, prima di circondarle il busto in una morsa, proprio di quelle che ti avvolgono facendoti sentire protetta, accolta e amata, invece che schiacciata.
Una sensazione trasmessale che risulta ancor più straordinaria, se si tiene in considerazione il fatto che in questo momento, è proprio Carmine ad aver bisogno di rifugiarsi nello spazio perfetto offerto dalle braccia di Rosa -che lo stringono appena realizza d’essere stata perdonata, tanto per cominciare-; in cui non solo tornerebbe sempre, ma resterebbe anche per sempre. *1 Per fortuna, ora sa di potere.
Gli manca il respiro ormai da settimane, si può dire che abbia vissuto gli ultimi giorni in totale apnea; ma ora, piano piano, sente di star ricominciando ad acquisirlo, almeno in minima parte, grazie a lei. Non riesce a immaginare una forma di tortura peggiore del vivere ciò senza averla al proprio fianco. Così come lei non riesce a immaginare una forma di ricompensa migliore per tutto ciò che ha penato, dello stargli accanto in ogni modo possibile. Ancora non le sembra vero di trovarsi nel qui e ora.
Trascorsi i primi istanti in cui necessitava di assicurarsi che ogni millimetro del suo corpo, nonché il suo profumo, fossero rimasti intatti, esattamente come li ricordava; Carmine sospira, sofferentissimo: “Non provo una paura così grande da quando Futura stava su quel tetto; se non fosse stato per te…” “Lo so, lo so…” lo rassicura prontamente Rosa, continuando a dondolarsi lievemente contro di lui e portandolo a seguirla, aderendo sempre più al suo petto e accarezzandogli la schiena delicatamente.
Mo vac a parlà c’a direttrice ; pienz ca doje femmene nun riescon a fa arrestà a ’nu par ’e uommn ?” Lungi dal questionare il potere femminile, Carmine obietta solo: “Cu’ me è stat ’nu poc sbrigativa...” Inarcando il sopracciglio e assumendo la sua proverbiale espressione di sfida mista alla spavalderia, replica semplicemente: “Ij sò Rosa Ricci, e ess chi cazz è pe’ me ricer chell c’ij agg ’a fà ? Ah?” Incorreggibile, senza possibilità di rimedio; soprattutto, chiunque ne andasse in cerca sarebbe pazzo.
Avendo l’ennesima riconferma di come solo la presenza di lei contribuisca al dissiparsi d’ogni timore, con la testa completamente nascosta nella sua spalla, la supplica istintivamente: “Me la riporterai?” Rosa s’impone di non farsi paralizzare dalla responsabilità che le sta attribuendo nonostante, stavolta, sia parecchio all’infuori del suo controllo. E pensare che, se servisse, salterebbe su mille cornicioni. Ma seguire la logica è inutile. In nome della volontà, l’unica a contare, replica: “È una promessa.”
Le loro labbra si uniscono in un bacio che ben presto diventa famelico. Beppe vorrebbe fermarli a questo punto, ma Maddalena fa cenno di lasciar stare; tanto, si sono nuovamente dimenticati di loro. “Sul tutt’e duje.” Rosa ricorda a Carmine, con un sorriso grande quanto la vita. “Anzi, tutti e tre.”

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NOTE:
  *1 Le tue braccia uno spazio perfetto in cui ci tornerei per sempre in cui ci resterei per sempre (Ragazza Paradiso, Ermal Meta)
   
 
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