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Autore: Carmaux_95    27/08/2023    4 recensioni
«Tsukishima-kun?»
“Ma che cavolo! Perché tutti vogliono parlare con me, oggi?”
Per fortuna si tratta di Yachi.
Alza lo sguardo dalla chat del telefono.
«Va tutto bene?»
Corruga la fronte: «Perché non dovrebbe?»
«No, io non volevo… intendevo solo che… so che non sono fatti miei ma avevi uno sguardo strano. E poi non ti avevo mai visto scrivere tanto. Di solito sul gruppo della squadra rispondi ai messaggi solo a monosillabi… Oh, no! Scusa! Non volevo intendere niente di male! Insomma…»
Yachi inizia a gesticolare, il volto paonazzo e imbarazzato: teme di averlo offeso.
«Grazie, Yachi. Va tutto bene». Lei sorride, più tranquilla. «Avevo uno sguardo strano?», indaga poi, vedendola più rilassata.
«Sì, insomma… sembravi… divertito».
Davvero si stava lasciando sfuggire espressioni così eloquenti? Da quando?
È per questo che anche Ennoshita, poco prima che iniziasse l’allenamento, è venuto a chiedergli se andasse tutto bene?
“Dannazione, non si può più messaggiare in pace?!”
Yachi ridacchia a bassa voce ma non pone altre domande: sa rispettare i confini e la sua riservatezza. Forse Hinata e Kageyama potrebbero imparare da lei: non sono assolutamente fatti loro se vuole chiacchierare con…
Con chi?
[accenni KageHina + accenni TsukkiYama]
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Shouyou Hinata, Sorpresa, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Di lumache, tartarughe e mostri preistorici
 
palla2 

Ping!
Hinata è seduto in panchina quando sente quel suono di notifica. Troppo interessato a quanto succede in campo, tuttavia, decide di ignorarlo. Almeno la prima volta.
Ping!
Gira la testa: appoggiati contro il muro ci sono i borsoni dei suoi compagni perché quella mattina una perdita ha allagato gli spogliatoi.
Ping! Ping!
Incuriosito, si avvicina, sbircia e individua la sorgente del suono. Oltre a lui, solamente altri due ragazzi non usano gli zaini ufficiali della scuola: Tsukishima e Yamaguchi. E il telefono che continua a suonare è in una di quelle due borse. Più nello specifico in quella rossa.
Ora, a chi dei due appartenga Hinata non ne ha idea – dopotutto vanno sempre in giro incollati l’uno all’altro: diventa difficile discernere – ma dà per scontato che si tratti del telefono di Yamaguchi. Dopotutto Tadashi è un ragazzo simpatico e dolce: sebbene passi la maggior parte del tempo con lo scorbutico Tsukishima non c’è da stupirsi che abbia altri amici.
Torna a concentrarsi sulla partita di allenamento: tra poco tornerà in campo.
Ping! Ping!
Ping!
La prima partita di allenamento della giornata è finita.
Naturalmente Hinata sarebbe già pronto per quella successiva, salterebbe a piè pari la pausa di recupero e andrebbe a tampinare Suga e Daichi o anche Tanaka raccomandandosi di affrettarsi con quello stretching post esercizio. Potrebbe anche far notare che Asahi ha deciso di saltare la pausa per allenarsi ancora un po’ nelle battute e che lui non vuole essere da meno.
In questo caso, invece, rimane in silenzio, lo sguardo sconvolto.
«Ehi! Ma che fai?», gli domanda Kageyama. «Non vuoi fare qualche schiacciata?» Ma Hinata non risponde. Sente Kageyama digrignare i denti: di solito è l’unico a condividere la sua smania di giocare e forse ora si sente messo da parte. «Oi! Rispondimi! Altrimenti non ti alzerò la palla per il resto della giornata!»
Sa che ignorandolo lo farà arrabbiare. È solo che proprio non riesce a prestargli attenzione.
Non da quando ha visto Tsukishima frugare nella borsa rossa, tirare fuori il cellulare e rispondere ai messaggi.
Non era possibile! Chi? Chi poteva mai essere a scrivere tanti messaggi a Tsukishima?
Insomma… sa che la maggior parte delle sue compagne di classe hanno i bollori per lui perché è alto e dallo sguardo tenebroso. Inoltre, per quanto possa stargli antipatico, Hinata deve anche ammettere che è un ragazzo molto intelligente… intelligente quanto emotivamente costipato: aveva ricevuto decine di biglietti a San Valentino e li aveva buttati tutti senza neanche aprirli; quando riceveva un messaggio da qualcuno che non reputava degno della sua attenzione semplicemente non rispondeva. Cosa che accadeva regolarmente quando era Hinata a contattarlo.
Quindi, escludendo per ovvi motivi Yamaguchi, chi diavolo poteva essere il suo interlocutore?
Dà di gomito a Kageyama: «Secondo te a chi scrive?», gli domanda indicandolo con un cenno del capo.
«Non credo che me ne freghi qualcosa!»
«Davvero? Insomma, potrei capire chiunque altro. Ma lui! A te è mai capitato che ti mandassero dieci messaggi tutti in una volta uno dietro l’altro?»
“Perché a me no”.
«Ogni volta che mi scrivi tu».
Le guance di Hinata si infiammano come i suoi capelli. Non può più ingannare sé stesso ripetendosi che “Kageyama non gli piace! No, certo che no! Assolutamente no!”: quando la sera prendeva il telefono e gli scriveva non riusciva a frenarsi e ad un primo messaggio ne seguiva un secondo e poi un altro e un altro ancora.
Questo pensiero gli fa sorgere una domanda: supponendo che si comportasse nel suo stesso modo, chi stava scrivendo a Tsukishima… era forse interessato a lui?
Ma soprattutto, dato che Tsukishima gli stava rispondendo con fare concitato… l’interesse era forse ricambiato?
Adesso deve sapere!
 
*
 
Hinata osserva Kageyama, in piedi davanti all’ingresso dell’aula, arrovellarsi il cervello con un’espressione estremamente infastidita stampata sul volto. Non può dargli torto ma allo stesso tempo è consapevole del fatto che, al suo posto, non proverebbe nemmeno a pensare di disobbedire agli ordini di Daichi.
«Dovresti chiedergli scusa», gli aveva detto questi.
Hinata prende nota mentale di chiedere a Yachi se in grammatica esista qualcosa come il “condizionale imperativo” che il capitano sembra padroneggiare.
Kageyama aveva digrignato i denti ma non aveva rifiutato… e nonostante questo il suo tentennare era stato sufficiente perché Sugawara intervenisse: «Dai, non sarà così difficile, no? Hinata, dovresti accompagnarlo anche tu domattina prima delle lezioni».
Di nuovo quello strano condizionale. “Suga-san… perché!?”
Dopotutto lui era stato solo minimamente responsabile di quanto successo. Minimamente!
Tsukishima è seduto al suo posto, stranamente ricurvo sul banco, il viso nascosto sulle braccia incrociate e le cuffie sulle orecchie. E, appoggiato lì di fianco in bella vista e incustodito, il suo cellulare!
La curiosità torna a montare e Shoyo proprio non riesce a trattenersi: «Kageyama! Ti dai una mossa?»
Gli dà una piccola spintarella per aiutarlo ad entrare nella classe.

 
occhiali
 
Quando Hinata gli si accosta sente subito che c’è qualcosa sotto. Non è tanto il fatto che gli si sia seduto accanto di sua spontanea volontà – anche se… – quanto il fatto che rimane in silenzio guardandolo.
«Mi inquieti», esordisce lui, dunque.
«Eh?! Ma che ho fatto!»
«Sei silenzioso».
«E allora?»
«Che vuoi?»
«Che cosa fai?»
A quel punto Tsukishima sente il bisogno di alzare gli occhi dal telefono e guardarlo. Forse ha già capito dove il compagno di squadra voglia andare a parare. Se una parte di lui vuole solo essere lasciata in pace, un’altra sente un’improvvisa voglia di divertirsi, ovverosia di provocare il suo interlocutore: «Quando?»
«Ora».
«Uso il telefono».
Hinata è preso in contropiede da quella semplice risposta: «Sì, no… cioè, intendevo…»
Tsukishima vede anche Kageyama avvicinarsi e inserirsi nella conversazione con fare spazientito: «Oh, insomma! Facciamola finita: a chi stai scrivendo?»
“Eh, no… così è troppo facile”.
«Perché vuoi saperlo? Sei invidioso?»
«Niente affatto!», sbraita. «È lui che lo vuole sapere!»
«Ah, scusa, non avevo capito: quindi sei geloso che in questo momento Hinata sia più interessato a me che a te?»
Si rende conto di aver fatto centro quasi senza volerlo: lo sguardo di Kageyama si incendia, poi afferra Hinata per il colletto e lo trascina via perché torni ad allenarsi con lui. Tsukishima lo ringrazia mentalmente. Anche i senpai sono tornati in campo, forse convinti da Azumane-san che ancora non smette di provare la sua nuova battuta. Torna a guardare il telefono. Almeno fino a quando non viene nuovamente interrotto.
«Tsukishima-kun?»
“Ma che cavolo! Perché tutti vogliono parlare con me, oggi?”
Per fortuna si tratta di Yachi: tutto sommato non gli dispiace la sua compagnia, è una ragazza carina, forse un po’ troppo timorosa ma simpatica.
Alza per l’ennesima volta lo sguardo dalla chat del telefono.
«Va tutto bene?»
Corruga la fronte: «Perché non dovrebbe?»
«No, io non volevo… intendevo solo che… so che non sono fatti miei ma avevi uno sguardo strano. E poi non ti avevo mai visto scrivere tanto. Di solito sul gruppo della squadra rispondi ai messaggi solo a monosillabi… Oh, no! Scusa! Non volevo intendere niente di male! Insomma, ognuno fa come… e poi non ho alcun diritto di dirti… dopotutto anche io…»
Yachi inizia a gesticolare, il volto paonazzo e imbarazzato: teme di averlo offeso.
In quei momenti gli fa quasi tenerezza e un po’ gli dispiace che lei si senta così sulle spine con lui.
«Grazie, Yachi. Va tutto bene». Lei sorride, più tranquilla. «Avevo uno sguardo strano?», indaga poi, vedendola più rilassata.
«Sì, insomma… sembravi… divertito».
Davvero? Davvero si stava lasciando sfuggire espressioni così eloquenti? Da quando? Rilegge gli ultimi messaggi che ha scritto. È per questo che anche Ennoshita, poco prima che iniziasse l’allenamento, è venuto a chiedergli se andasse tutto bene?
“Dannazione, non si può più messaggiare in pace?!”
Yachi ridacchia a bassa voce ma non pone altre domande: sa rispettare i confini e la sua riservatezza. Forse Hinata e Kageyama potrebbero imparare da lei: non sono assolutamente fatti loro se vuole chiacchierare con…
«Tsukki, attento!»
Riconosce la voce di Yamaguchi ma fa in tempo solo a voltarsi nella sua direzione. Il suo campo visivo si riempie di blu e giallo e, un attimo dopo, diventa totalmente nero. Il telefono gli vola dalle mani e il contraccolpo lo sbilancia indietro, scaraventandolo giù dalla panca, gambe all’aria.
 
*
 
Ping!
Ignora quella notifica: leggerà il messaggio più tardi. Ora la testa gli sta scoppiando e le tempie gli pulsano ma nonostante questo tiene le cuffie ben aderenti alle orecchie: di solito sono un buon metodo perché gli altri lo lascino in pace.
Anche adesso quella tattica sembra funzionare. Anche se… con la musica a volume così basso non può ignorare la confusione che Hinata e Kageyama stanno facendo. Può solo fingere di non sentire niente.
«Vacci prima tu!»
«Perché?! Daichi l’ha detto a te!»
«E Sugawara-san l’ha detto a te!»
«Sì, ma a me l’ha detto dopo! E comunque hai iniziato tu, ieri!»
Ma che diavolo combinano?
Sente un trambusto ovattato e immagina che i due idioti abbiano finalmente deciso di entrare in classe, purtroppo: per quanto lo riguarda potevano anche rimanere fuori a discutere fino all’inizio delle lezioni.
Li sente, ora sono di fronte al suo banco.
Non accenna ad alzarsi: “Magari se non mi muovo andranno via”.
Invece no, vana speranza: li sente borbottare. A giudicare dai secondi che continuano a passare, comunque, immagina che non abbiano ancora trovato un accordo per… per qualunque cosa siano venuti qui a fare. Li sente bisticciare e poi, di punto in bianco, il volume della musica si impenna di colpo fino al massimo, sfondandogli i timpani.
Si raddrizza di scatto e con un gestaccio dettato dalla sorpresa abbassa le cuffie sul collo e si tappa le orecchie doloranti.
«È stato lui!», dichiara Hinata immediatamente, un indice accusatore puntato contro Kageyama.
«AH? Cretino! Ma se hai ancora in mano il suo telefono!», ribatte l’alzatore rifilandogli un pugno.
«Io l’avevo solo preso in mano ma poi tu hai iniziato a sbracciarti: avrai toccato tu il volume! Io volevo solo mettere in pausa per-»
Tsukishima strappa dalle mani di Hinata il proprio telefono e finalmente schiude gli occhi: «Andate via», intima a bassa voce. Non è solito urlare e il suo sguardo solitamente apatico e, ora, assassino compensa questa mancanza. Sa di avere gli occhi gonfi e iniettati di sangue e spera che, dove la sua indifferenza ha fallito, questo basti e avanzi per scoraggiarli e mandarli via.
Gli occhiali – nuovi di zecca, comprati il pomeriggio precedente – sono appoggiati sul banco ma indovina la sorpresa e lo shock nell’immagine sfocata che sono Kageyama e Hinata. Quest’ultimo sta per aprire bocca ma Tsukishima gli intima nuovamente di andarsene. Deve sostenere lo sguardo di Tobio qualche secondo in più prima di riuscire a convincere anche lui.
Solo quando li vede sparire oltre la porta dell’aula si concede un sospiro. Chiude di nuovo gli occhi e si porta entrambe le mani alla fronte per qualche minuto. Il mal di testa lo sta uccidendo e lo strano duo di idioti non ha certo migliorato la situazione: oltre all’emicrania e agli occhi brucianti mancavano giusto le orecchie che fischiavano.
Ping!
Lo ignora di nuovo: sa che non è Yamaguchi e, in quel momento, non ha voglia di rispondere a nessun altro.
Ping!
Ping! Ping!
Sbuffa, sconfitto. Afferra il telefono e inforca gli occhiali: Kuroo.
 
Kuroo: Cos’è successo?
Tsukishima: Quando?
Kuroo: Che risposta è!
Tsukishima: Che domanda è la tua!
Kuroo: Mi hanno detto che stai male!
Tsukishima: Chi te lo avrebbe detto, scusa?
Kuroo: Kenma.
Tsukishima: E che ne sa Kenma?
Kuroo: Glielo ha detto Hinata. Quindi è vero!
Tsukishima: NO.
Kuroo: Ma…
Tsukishima: Sto benissimo!
Kuroo: Ne sei sicuro?
Tsukishima: Sicurissimo! Non rompetemi!

 
Non fa in tempo a posare il cellulare che questo squilla di nuovo. Solo che questa volta la notifica arriva da un’altra chat.
 
Bokuto-san: CHI E’ STATO?
Tsukishima: ?
Bokuto-san: TSUKKI!
Tsukishima: Per favore, non chiamarmi così.
Bokuto-san: TSUKKI!!!!
Tsukishima: Shi. Ma. Tsuki-shima.
Bokuto-san: TSUKKI, CHI TI HA FATTO PIANGERE?

 
“Ma che cavolo!?”
Sta per domandargli chi gli abbia riferito quella falsa informazione ma si risponde da solo prima di inviare il messaggio: chi altri se non il suo amicone, capitano della Nekoma?
Si passa una mano sulla guancia ed effettivamente sente il percorso ancora umido lasciato da una lacrima. Hinata deve averla vista e deve essersi fatto l’idea sbagliata.
Dannazione… non sta piangendo!
 
Bokuto-san: ALLORA? CHI E’ STATO?
Tsukishima: Bokuto-san…
Bokuto-san: GLIENE DICO QUATTRO, SAI? NON CI METTO NIENTE!
Tsukishima: MA NON STO PIANGENDO!!!
Bokuto-san: Uh?
Tsukishima: NON. STO. PIANGENDO. HO. SOLTANTO. GLI. OCCHI. ROSSI!
Bokuto-san: Oh… come mai? Stai bene?
Tsukishima: MA SI’!
Bokuto-san: Ah!
 

Seguono istanti di meravigliosa pace. Tsukishima sta per sfilarsi nuovamente gli occhiali per tornare a far riposare gli occhi prima dell’inizio delle lezioni.
Ping!
 
Bokuto-san: Stai mangiando carne? Mi raccomando, Tsukki, mangia tanta carne, altrimenti non crescerai più! ♥
 
palla2
 
Il rumore di quella pallonata, il giorno precedente, aveva risvegliato in Hinata il ricordo di una delle prime volte che aveva visto Asahi-san giocare: anche lui aveva ricevuto in faccia una sua schiacciata… e da allora Asahi non aveva fatto altro che allenarsi. Se persino un gigante come Tsukkishima era stato abbattuto così facilmente significava che tutto l’impegno dell’asso era stato ben ripagato. Ora non gli restava che combinare questa potenza straripante con la precisione, in modo da spedire il pallone in campo senza trasformarlo in un missile vagante.
Nishinoya aveva impietosamente preso in giro Asahi, accorso immediatamente con uno sguardo impanicato e prossimo allo svenimento: «Sei diventato un cecchino! Ti fermerai solo quando avrai colpito tutti quelli del primo anno?» Yachi, a quelle parole, aveva squittito di terrore.
La reazione di Nishinoya, effettivamente, non era stata delle migliori… non che la sua o quella di Kageyama siano state migliori.
Insomma, loro due erano saltati a muro per bloccare la schiacciata di Asahi ma non erano riusciti nemmeno a sfiorare il pallone: dal punto di vista della traiettoria non avevano nulla di cui sentirsi responsabili.
Diversa era la questione relativa agli occhiali di Tsukishima…
Nell’impatto una delle lenti era saltata via, schizzando addosso a Yachi; il resto della montatura era caduta in terra.
Nel mentre, persino Ukai e il professor Takeda si erano avvicinati per valutare la situazione.
E un eloquente sguardo di Daichi gli aveva fatto capire che, invece di fare le belle statuine sotto rete, forse anche lui e Kageyama avrebbero dovuto fare lo stesso.
Non è che fossero proprio preoccupati – e, dopotutto, nemmeno Tsukishima si era mostrato apprensivo quando Asahi aveva abbattuto Hinata – ma alla fine si erano avvicinati.
«Forse se avessi saltato meglio avremmo chiuso la traiettoria della laterale», bofonchia a quel punto Kageyama, riflettendo fra sé e sé.
Hinata non si sofferma a indagare se Tobio si stia rivolgendo a lui o a sé stesso: si sente gratuitamente incolpato di uno sbaglio che non aveva commesso. Aveva saltato nel modo giusto e non la avevano presa proprio perché l’errore non era stato suo ma di Asahi.
Come sempre, e a maggior ragione quando aveva a che fare con Kageyama, reagisce d’istinto anche se forse in modo un po’ immaturo: «Senti chi parla!»
Uno stupido litigio nato dal nulla, come al solito. E, come sempre, prendono a spintonarsi a vicenda. Ed è proprio in quel duello per prevalere l’uno sull’altro che lo sentono: CRACK!
Abbassano lo sguardo e identificano il cadavere degli occhiali di Tsukishima, irrimediabilmente smembrati dopo aver fatalmente incontrato le suole delle scarpe tanto di Hinata quanto di Kageyama.
Ecco! Ora sì che si sente in colpa!
 
*
 
Il professor Takeda aveva accompagnato Tsukishima in infermeria per assicurarsi che fosse tutto a posto e, una volta tornato in palestra, aveva riferito agli altri che aveva preferito rimandarlo a casa prima per evitare che si facesse ulteriormente male.
Sul gruppo whatsapp della squadra Daichi aveva chiesto a Tsukishima di aggiornarli. Era stato così Hinata lo aveva saputo: l’ottico aveva fatto tutto il possibile ma non era riuscito a salvare quel paio di occhiali. Ora del decesso: 17.32.
E così, lo spilungone si era visto obbligato a comprare un nuovo paio di occhiali da vista. Tuttavia, li aveva tranquillizzati (soprattutto Asahi): avrebbe comunque dovuto cambiarli e, così facendo, avevano solo accelerato i tempi; presto, inoltre, si sarebbe procurato anche un paio di occhiali sportivi.
 
Nishinoya: Davvero ti occorrono anche solo per vedere la palla?
Tsukishima: Davvero ti fai la crestina per sembrare più alto?
Nishinoya:
 
E la conversazione era morta lì.
A Hinata era sembrato tutto nella norma… almeno fino a qualche istante prima, quando aveva visto i suoi occhi gonfi e persino la traccia di una lacrima.
Che diavolo può essere successo? È per colpa della pallonata o degli occhiali rotti? La cosa trascende lo scibile umano e Hinata sente il bisogno di condividere i propri pensieri con Kenma.
Scritto il messaggio mette via il telefono e si gira verso Kageyama. È consapevole che, probabilmente, non ha fatto apposta ad alzare il volume della musica di Tsukishima. È ancora più consapevole del fatto che in realtà quell’incidente è stata più colpa sua che di Tobio: non avrebbe mai dovuto ficcanasare fino a quel punto – benché non sia comunque riuscito a scoprire nulla.
Tobio ricambia il suo sguardo, l’espressione genuinamente confusa e Hinata capisce che lui, invece, è riuscito dove lui ha fallito: «Ho visto l’ultimo messaggio che gli è arrivato: perché Tsukishima stava messaggiando con Iwaizumi-san?»

occhiali
 
Tsukishima: Ti va di andare al cinema?
Yamaguchi: Di nuovo? Sei appena tornato dall’ottico: sei sicuro di voler sforzare gli occhi?
Tsukishima: Non sto mica morendo! Questa volta potremmo vederlo in 3D.
Yamaguchi: Pensavo non ti piacesse il 3D.
Tsukishima: Normalmente non mi piace: è scomodo dover indossare due paia di occhiali! Ma questa volta dovrei indossare solo quelli del cinema…
Yamaguchi: Non posso onestamente dire che la prima visione del film mi abbia convinto tanto da tornare a vederlo il giorno dopo…
Ma…
Conosco qualcuno che invece accetterebbe subito il tuo invito. Chi l’avrebbe detto che uno stupido film vi avrebbe fatto stringere amicizia…

Tsukishima: Ma volevo stare un po’ con te…
Yamaguchi: Come ieri? :-P
Tsukishima: Andiamo…
Yamauchi: No, no. Sono sicuro che aveva delle ottime argomentazioni: non hai fatto altro che parlare con lui tutta la sera.
 
Sapeva perfettamente che Tadashi non era affatto arrabbiato – è fin troppo consapevole del fatto che non ha alcun motivo di essere geloso – e che anzi si stava divertendo a provocarlo ma si era comunque sentito un po’ in imbarazzo.
 
Tsukishima: Non… tutta la sera.
Yamaguchi: Ah, beh…
Facciamo così: “rinuncio” al cinema ma se vuoi ceniamo insieme dopo.
Tsukishima: Andata!
 
Rilegge quegli ultimi messaggi e sorride. Gli scrive l’ora in cui il film sarebbe finito e mette via il cellulare appena prima che Iwaizumi gli appoggi una mano sulla spalla.
«Il quattrocchi della Karasuno? Non ero sicuro che fossi tu. Allora, che posti hai prenotato?». Gli lascia in mano una porzione di popcorn – equa suddivisione delle spese – e non aspetta una risposta. «Com’è che hai solo due occhi questa sera? Quasi non ti riconoscevo!»
«Tra poco tornerò ad averne quattro», lo tranquillizza e, così dicendo, accetta gli occhialoni 3D che l’addetto fuori dalla sala gli consegna. Sono occhiali assolutamente ridicoli, lo sa, ma se deve vedere un monster movie tanto vale farlo come si deve. Per questo ha deciso di approfittarne e andare al cinema proprio oggi.
Lenti a contatto.
Non è sicuro che quella soluzione gli piaccia. L’ottico lo ha convinto a provare, soprattutto alla luce del fatto che gioca a pallavolo: indossando le lenti non dovrebbe più preoccuparsi di indicenti come quello di oggi. Tuttavia, è troppo abituato ad indossare gli occhiali e le sue mani continuano ad andare istintivamente al naso, come per sistemare la montatura assente. Deve essere particolarmente buffo a vedersi perché quando, dopo la fine del film, si trova con Yamaguchi questo non fa che guardarlo sorridendo, alternando prese in giro durante la cena a piccole effusioni affettuose quando, ormai a casa, si mettono a letto.

Yamaguchi traccia con un dito il profilo del suo naso.
«Allora, com’è andata al cinema?»
«Vuoi parlare di Iwaizumi-san adesso?»
«Lo sapevo che avrebbe accettato il tuo invito!», sorride. «Con tutto il bene che ti voglio, Tsukki, davvero non capisco cosa ci troviate in quei film».
«Non dico mica che siano film da oscar, ma se ho voglia di distrarmi per un paio d’ore…»
«Ah, certo: un paio d’ore. È per questo che sono due giorni che ne discuti con l’asso dell’Aoba Josai».
«Non mi lascerò provocare!»
«D’accordo».
Tsukishima resta in silenzio per un po’ ma, alla fine, cede alla provocazione: «Aveva davvero delle ottime argomentazioni!»
Yamaguchi scoppia a ridere, soffocando l’ilarità nel cuscino.
«Buona notte, Tsukki».
 
*
 
Si erano addormentati poco dopo. Sul momento, cullato dal respiro di Yamaguchi, aveva svuotato la mente e semplicemente chiuso gli occhi. Così, si era ricordato di togliere le lenti solo la mattina dopo quando si era svegliato con gli occhi brucianti, gonfi come palline da golf e con un principio di reazione allergica in corso. Aveva impiegato quasi venti minuti prima di riuscire a togliersi la prima lente, secca e da buttare, e quasi altrettanto tempo per la seconda. Di conseguenza i suoi occhi avevano preso anche a lacrimare. Aveva comprato del collirio e aveva dovuto usarlo non appena era arrivato a scuola: altri numeri da circo perché qualche goccia gli desse sollievo, dopo il mezzo barattolo che gli era colato lungo le guance prima che Yamaguchi si offrisse di aiutarlo.
Se Hinata o Kageyama lo avessero visto in quel momento, probabilmente lo avrebbero preso in giro a vita… quasi quasi era meglio che credessero che stesse piangendo!
In ogni caso, Tsukishima prende una decisione irremovibile: mai più lenti a contatto per il resto della vita!
 
Ping!
 
Iwaizumi-san: Non credere di averla vinta! Godzilla può controllare e manipolare le radiazioni atomiche! Non c’è storia!
 
Non resiste:
 
Tsukishima: L’aspetto stesso di Godzilla deriva da quello dei tirannosauri! Senza i dinosauri il tuo amato kaiju non esisterebbe nemmeno!
Iwaizumi-san: Sarà pure ispirato ad un mostro preistorico ma Godzilla è un mostro preistorico potenziato da radiazioni nucleari!
Tsukishima: I dinosauri sono DAVVERO esistiti e nessuno li ha mai eguagliati! Nessuno è più forte dei dinosauri!
Iwaizumi-san: Forse dovresti tornare a guardare il film!
Tsukishima: Quando vuoi! Devo forse ricordarti che il film finisce con il T-Rex che rispedisce Godzilla nell’abisso da cui è strisciato fuori?
Iwaizumi-san: E devo forse ricordarti che nella scena dopo i titoli di coda si vede che Godzilla non è affatto morto?
 
Avrà anche mal di testa ma non rifiuterebbe mai un accorato confronto accademico in materia preistorica.
 
 
 
 
 
Angolino autrice:
 
  • Non so se sia canon o meno ma pare che Iwaizumi abbia una passione per Godzilla… motivo per cui ce lo vedevo bene a interagire (e discutere XD) con Tsukishima.
E voi? Con chi state? TeamDinosauri o TeamGodzilla? XD
godzilla2
godzilla1
 
  • La storia delle lenti è autobiografica: una delle prime volte che ho indossato le lenti me le sono dimenticate e sono andata a dormire. La mattina dopo mi sono svegliata con gli occhi di un drogato in astinenza XD
 
  • Per il titolo ringrazio la mia amica Ross che ha suggerito l’indovinello “cosa fanno una lumaca sopra una tartaruga? Due lenti a contatto” ♥
 
  • Ringrazio chiunque sia arrivato fino in fondo a questa piccola sciocca storiella! ^^
    Spero di avervi strappato un sorriso e una risata! ♥
    Buona domenica!
    A presto!
    Un bacione!

    Bea
  
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