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Autore: Krystall84    02/09/2023    0 recensioni
A los Angeles due coppie stanno per sposarsi: da un lato Buffy Summers e William Pratt, dall'altra Liam Grey e Nina Ash. I quattro non si vedono da anni, finché si incontrano per pura coincidenza una mattina, si ritrovano nello stesso luogo e si ritrovano con una sorpresa mistica che rischia di rimettere in gioco tutto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, Nuovo personaggio, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA STAGIONE DEI FIORI D’ARANCIO
Di Cristal (cristallidiluce@libero.it)
Note: anno 2008, a Los Angeles due coppie stanno per sposarsi, da un lato Buffy Summers e William Pratt, dall’altro Liam Grey e Nina Ash. Entrambi i vampiri dopo la lotta di L.A. sono stati redenti, Spike è tornato da Buffy che lo ha accolto a braccia aperte ed Angel ha ritrovato Nina e sono felici insieme. Entrambe le coppie non si sono mai più riviste, fino al giorno che, per pura coincidenza, entrambe si presentano in tribunale per prendere le rispettive licenze di matrimonio apprendendo una sorpresa mistica.
Praticamente non tengo conto di tutta la storia a fumetti, a parte la reunion di Buffy e Spike e pochissima altra roba. Niente caduta di Los Angeles, niente Twilight, morte di Giles ecc…
Sono una Bangel dal 2001 circa, non cambierò mai ship, e anche questa storia ne sarà la dimostrazione.
 
Era una calda mattina di aprile a Los Angeles.
Il sole era scintillante illuminava la città degli angeli di una estate anticipata.
Alcune persone affollavano già le spiagge, facevano surf e immersioni, alcuni andavano sui pattini e con le bici lungo il litorale, molti ristoranti avevano i tavolini esterni pieni di commensali.
C’era caldo e Buffy sospirò di sollievo quando entrò nel tribunale e fu investita da una vampata fredda di aria condizionata.
-Tutto bene? – le chiese la figura bionda accanto a lei.
-Lo sbalzo di temperatura tra dentro e fuori è notevole. – gli fece notare. -Andiamo o troveremo una fila lunghissima. – prese Spike per mano e insieme si avviarono verso l’ufficio che rilasciava le licenze di matrimonio.
E in effetti un po’ di gente in fila c’era, ma per fortuna non troppa, e dopo di loro non arrivò nessuno.
Oltretutto l’impiegata era molto celere e sbrigava la burocrazia abbastanza velocemente. Non rimasero in coda più di mezzora al massimo che poi fu il loro turno.
Loro, nel frattempo, avevano continuato a ridere, scherzare, parlare di ciò che li avrebbe attesi tra quattro giorni: il loro matrimonio. Era incredibile quanto potessero essere felici.
-Chi l’avrebbe detto, undici anni fa, che dopo esserci presi a botte oggi saremmo stati in fila per avere una licenza di matrimonio? – sorrise Buffy sognante.
-In effetti, se quella sera, a scuola, avessi saputo dove saremmo arrivati oggi, credo che ti avrei pestata meno. – ricambiò. -Quante volte ho provato ad ucciderti? – cercò di rammentare.
-Forse un migliaio circa. – rise mentre avanzavano di un posto nella fila e arrivavano davanti allo sportello.
-Buongiorno! – li salutò l’impiegata sorridente. -Desiderate? – chiese.
-Siamo qui per la licenza di matrimonio. – rispose Spike allungando attraverso il bancone un plico di documenti.
-Certo, ci vorranno pochi minuti. – prese il plico e iniziò a guardare tutti i documenti, trascrivendo al computer. -Allora, William Pratt, nato a Londra, la cittadinanza è tutto ok, signor Pratt. – gli disse contenta. -Non ci sono pendenze penali, è tutto in ordine. Mentre, Buffy Anne Summers, nata a Los Angeles, c’è qualche vecchia pendenza penale ma per fortuna sono tutte questioni risolte. – controllò lo schermo, poi guardò i documenti in suo possesso e si rivolse di nuovo alla coppia. -Signorina Summers non vedo l’annullamento o la sentenza di divorzio dal suo precedente matrimonio. –
I due la guardarono interdetti per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere divertiti dallo scherzo.
-Lo fa spesso questo scherzo alle coppie, vero? – le chiese Buffy calmandosi appena.
L’impiegata li guardò seria. Quando i due la videro così seria smisero di ridere di botto.
-Perché questo è uno scherzo, vero? – adesso Buffy era terrorizzata.
-Ehm… no. – rispose, guardò lo schermo. -Allora, secondo il database Buffy Anne Summers, nata a Los Angeles il 19 gennaio 1981 da Hank e Joyce Summers, residente a Los Angeles fino al 1997, poi residente a Sunnydale fino al 2003 e adesso di nuovo residente a Los Angeles, di professione impiegata, risulta abbia contratto matrimonio secondo il registro matrimoni di Sunnydale il 19 gennaio 1998 con Liam Grey. –
-E chi sarebbe Liam Grey? – chiesero all’unisono Buffy e Spike sconvolti.
-Aspettate un attimo! – esclamò Buffy colta da un flash. -Il 19 gennaio 1998 io ho compiuto diciassette anni, ero minorenne all’epoca, non è possibile che mi sia sposata quel giorno! –
-In effetti il conto torna, lei aveva diciassette anni. – rifletté l’impiegata. -Però qui risulta tutto in ordine, vuol dire che i suoi genitori acconsentirono al matrimonio, in effetti c’è anche il modulo con entrambe le firme dei suoi genitori. – mandò dei documenti in stampa e poi porse due fogli alla coppia: un certificato di matrimonio e il consenso di Hank e Joyce al matrimonio della figlia minorenne.
-Ma questo è assurdo! – continuò Buffy stridula. -E poi, io a quel tempo stavo con Angel quindi è praticamente impossibile. –
-Io ricordo che stavo cercando di distruggere il mondo. – rifletté Spike attirandosi le occhiate stranite dell’impiegata.
-Sentite, il vostro matrimonio è fissato tra quattro giorni, io adesso vi mando al registro dell’anagrafe che è solo due piani più su, cercate questo Liam Grey e avete ancora tempo per contattarlo e risolvere la questione. – consigliò loro. -Potrebbe anche essere un errore del sistema. La cittadina di Sunnydale non era rinomata per essere ligia e precisa nella burocrazia. Il sindaco dell’epoca, Richard Wilkins III spesso veniva richiamato dall’ufficio della contea di Los Angeles perché c’erano errori burocratici. Era un bravo sindaco, molto dedito alla città ma in quanto a burocrazia era un disastro. – sorrise comprensiva segnando tutto quello che dovevano fare su un foglio e consegnandolo.
Spike lo prese, insieme a tutti i loro documenti e i due fecero per andarsene. Voltandosi ebbero la sorpresa più grande che mai avrebbero potuto immaginarsi: davanti a loro c’era Angel, mano nella mano con Nina (che Buffy non conosceva) e avevano dei fogli in mano.
-Chi è stato redento si rivede. – lo salutò Spike con un sorriso sornione cingendo le spalle di Buffy con un braccio.
-Spike, Buffy. – li salutò stupito l’ex vampiro. -Vi chiederei cosa ci fate qui, ma essendo l’ufficio per le licenze di matrimonio la risposta sarebbe ovvia. – sorrise fissando lo sguardo sul solitario con diamante all’anulare di Buffy.
-Beh, lo stesso è per voi. – disse la cacciatrice osservando l’anello con diamante centrale contornato da piccoli zaffiri della donna accanto al suo ex.
La donna accanto al suo ex… e adesso cos’era la fitta allo stomaco che sentiva?
Ma non diede a dimostrare il suo malessere improvviso.
-Ciao Spike. – lo salutò la donna con un sorriso amichevole. -Non ci vediamo da tanto. – guardò Buffy. -Noi, invece non ci conosciamo. Io sono Nina Ash. – le tese la mano.
-Buffy Summers. – ricambiò Buffy stringendole la mano e sorridendo alla bella ragazza bionda. -Beh, noi abbiamo delle cose da sbrigare urgentemente, auguri allora. – li salutò sbrigativa e lei e Spike iniziarono ad allontanarsi mentre Angel e Nina si avvicinavano alla stessa impiegata che aveva servito loro e che subito iniziò ad esaminare i loro documenti.
-Allora, Liam Grey. – parve riflettere. -Chissà perché questo nome non mi è nuovo. In ogni caso, nato a Galway, la cittadinanza americana è in regola… -
-Fermi tutti! – tutti si voltarono a guardare Buffy.
Buffy e Spike si erano fermati di botto e guardati ad occhi sgranati quando avevano sentito il nome di Liam Grey.
-Tu sei Liam Grey?! – si avvicinò come una furia ad Angel che la guardò stranito.
-Ehm… si, è il nome che avevo da umano e che mi sono ripreso quando sono stato redento: Liam Grey, anche se ormai per abitudine continuo a rimanere Angel. – le spiegò.
-Ma che fortunata coincidenza! – esclamò l’impiegata e i quattro la guardarono. -A raccontarla, questa cosa non ci si crederebbe. Signorina Summers allora lo conosce suo marito! Visto che entrambi siete qui potete andare dal giudice al piano terra e fare immediatamente il divorzio o l’annullamento, se tutto va bene entro l’orario di chiusura avrete tutti le vostre licenze di matrimonio nuove! – batté le mani allegra ed entusiasta.
-Cosa?! – esclamò Angel. -Noi siamo sposati? – guardò Buffy sotto shock. -E da quando? –
-Indovina un po’? Dal giorno del mio diciassettesimo compleanno! Che cosa cavolo hai combinato quella sera? – lo accusò alzando la voce.
-IO!? – urlò a sua volta. -Se non ti spiace io ho ben altri ricordi di quella sera! E fidati che contorcermi dai dolori sull’asfalto bagnato non è un ricordo piacevole. –
-Perché, la conoscenza di Angelus lo reputi un ricordo piacevole? – incrociò le braccia e lo guardò sarcastica.
-Direi che adesso cerchiamo tutti di capirci qualcosa di più. – si intromise Spike che aveva iniziato a fiutare qualcosa di strano, oltre ad una certa tensione tra Buffy ed Angel.
-Vi servono i moduli per l’annullamento o il divorzio? O il nome di un buon avvocato? – tentò in imbarazzo l’impiegata.
-Non saranno necessari. – la guardò Angel. -Io sono un avvocato e mi occuperò di tutto subito! – promise. -C’è un bar qui di fronte, direi di sederci e cercare di capire con calma questa storia. –
-Questo deve essere uno dei miei peggiori incubi. – borbottò Buffy.
 
Erano seduti da circa venti minuti ormai.
Buffy e Spike da un lato del tavolo, uno accanto all’altra. Angel era di fronte a Buffy e Nina seduta accanto a lui.
Buffy ed Angel non si erano scambiati una parola. Si erano limitati a guardarsi in cagnesco, dritti negli occhi tutto il tempo, lei con le braccia incrociate e poggiata allo schienale della sedia, lui chino in avanti, con le mani congiunte e l’espressione pensierosa.
-Quindi, tu sei Buffy. Quella Buffy. – fece Nina timidamente marcando la parola “quella”.
-La signora Grey, a quanto sembrerebbe. – rispose sarcastica non lasciando lo sguardo di Angel.
-Ci deve essere qualcosa che non va, io non avevo neanche un’identità all’epoca. E tu eri minorenne. – rifletté lui.
-E io cercavo di uccidervi entrambi. – cercò di scherzare Spike attirandosi le occhiatacce della sua fidanzata e del suo sire che, però, in pochi secondi ripresero a guardarsi male tra di loro.
-Perché, magari, non pensate nel dettaglio a cosa è successo quel giorno? – propose Nina timidamente.
Era intimorita dalla presenza di Buffy. Era vero che non l’aveva mai conosciuta ma ne aveva sentito parlare, e tanto, e adesso trovarsela di fronte, come moglie a sorpresa di Angel poi, la atterriva.
-Io, Willow, Xander e Giles ti abbiamo organizzato una festa a sorpresa per i tuoi diciassette anni. – cominciò a ricordare Angel. -Cordelia ha portato da mangiare e Jenny si è offerta da diversivo per portarti al Bronze. –
-Ma ho incontrato Dalton con la cassa col braccio del Giudice. – sospirò Buffy. -Avevo avuto un incubo dove Drusilla ti uccideva ed ero terrorizzata a morte. – ricordò.
-Quanto mi manca pestare Dalton! – si intromise Spike e di nuovo lo guardarono male.
-Mi sono offerto di partire con la cassa ma al molo ce l’hanno rubata, poi il Giudice è stato assemblato e ha cercato di ucciderci, siamo fuggiti, ci siamo rifugiati a casa mia e da lì il resto è storia. – finì di raccontare Angel velocemente e senza prendere fiato per evitare di fornire altri dettagli più intimi.
-E allora, in mezzo a tutto ciò, quando ci siamo sposati esattamente? – chiese Buffy pungente ed esasperata.
Nel prendere il bicchiere di tè freddo che aveva davanti le cadde l’occhio sulla mano di Angel che stringeva la sua tazza di caffè e dove il suo anello Claddagh ancora luccicava al suo dito, la punta del cuore sempre rivolta verso di lui, come la sera in cui gliene aveva regalato uno identico e glielo aveva messo al dito in quello stesso identico verso.
Angel notò il suo sguardo e dove era diretto e si guardò la mano.
-Ce l’hai ancora? – le chiese riferendosi all’anello mentre Nina e Spike li guardavano interrogativi.
-No. – rispose in un sospiro. -Dopo che sei cambiato l’ho riposto in un cassetto, poi quando sono tornata a Sunnydale dopo la tua morte e la mia fuga l’ho lasciato sul pavimento della villa, come addio. Dopodiché non l’ho mai più rivisto. – spiegò.
Angel parve colto da una rivelazione.
-L’anello! – esclamò. -Io te l’ho regalato quella sera, te ne ho raccontato la storia, ti ho detto come andava portato e tu l’hai baciato sulla mia mano, dopodiché io te l’ho messo al dito, dev’essere successo in quel momento! – realizzò.
-Puah! Vomitevole! – esclamò Spike sarcastico per non dare a dimostrare che una profonda gelosia si stava impossessando di lui dal profondo del suo essere.
Guardò Nina e lei pareva ferita dal racconto di quel momento intimo e pieno di romanticismo.
-Mi era parso un gesto romantico da fare. – disse Buffy a disagio.
-Probabile, ma noi viviamo in un mondo fatto di demoni e magia, si deve essere creato una sorta di legame mistico, una specie di matrimonio, e quando sono tornato umano il matrimonio da mistico è diventato pure reale e legale. – spiegò.
-Quindi, lo si può annullare? – chiese Spike desideroso di risolvere quella storia al più presto.
-È più probabile che si debba ricorrere ad un divorzio, potrebbero non esserci gli estremi per un annullamento. Noi… beh, ecco… tecnicamente, il matrimonio è stato pure consumato. – balbettò concludendo in un sussurro mentre Buffy diventava rossa come i capelli di Willow.
-Ah già, l’attimo di pura felicità, tu e il tuo maledetto attimo di pura felicità! – sbottò Spike adesso arrabbiato.
-Okay, calmiamoci tutti! – esclamò Angel fulminando con lo sguardo il suo cucciolo su cui, nonostante la reciproca umanità, continuava ad esercitare un certo potere. -Mi occuperò immediatamente di questa cosa, chiederò un’udienza speciale e domattina saremo davanti al giudice! – decretò. -Avrete la vostra licenza entro il giorno del vostro matrimonio. Quando è la data? –
-Il quattordici aprile, tra quattro giorni. – gli rispose Buffy.
-Hey, anche noi ci sposiamo quello stesso giorno! – saltò su Nina allegra.
Poi realizzò la coincidenza e si fece seria, come gli altri tre.
-Coincidenza singolare. – fece Spike ironico.
-Beh, Angel e io abbiamo scelto la data praticamente a caso. – gli rispose Nina a disagio.
-Praticamente anche noi. – mormorò Buffy bloccandosi di colpo come in preda ad una visione.
Una visione datata quattordici aprile 1997 quando lei, appena sedicenne, ed Angel si erano scambiati il loro primo bacio alla penombra di un abat-jour nella sua camera a Sunnydale. Il giorno in cui aveva anche scoperto che Angel era un vampiro.
“Porca miseria!” esclamò dentro di sé.
Non guardò Angel, per paura di poter leggere lo stesso ricordo nei suoi occhi. O per il timore che invece, lui non lo ricordasse proprio più e che la scelta di quella data fosse davvero completamente casuale.
Sbuffò inquieta. Non ne poteva più.
-Okay, io devo andare in ufficio, mi ero presa un permesso per venire qui in tribunale e adesso devo proprio rientrare. – prese una penna da dentro la sua borsa, poi afferrò un tovagliolino di carta su cui scrisse velocemente qualcosa e lo allungò ad Angel. -Qui c’è il mio numero di telefono, sistema questa situazione assurda e mi fai sapere. – si alzò prendendo la borsa. -Ci vediamo stasera a casa? – chiese a Spike dandogli un bacio, ma non aspettò la risposta che era già corsa via.
-Devo andare anche io. – Angel sentiva la necessità di andarsene, prima che Spike gli attaccasse una qualsiasi tiritera. -Tesoro, vieni con me? – chiese a Nina.
-Certo. – la ragazza si alzò.
Salutarono velocemente Spike e prima che lui potesse ricambiare erano già andati via.
 
Sulla strada per tornare a casa, Buffy aveva chiamato Willow, e le aveva detto che non riusciva a venire in ufficio.
Agli occhi di tutti, le due amiche lavoravano presso l’università di Los Angeles, Willow come professoressa di psicologia, Buffy presso l’ufficio di consulenza agli alunni, in realtà, con l’appoggio del rettore avevano una copertura per il reclutamento di nuove cacciatrici.
La sua amica le aveva chiesto se c’erano stati problemi in tribunale, ma Buffy non aveva voglia di spiegarle tutto al telefono e così aveva liquidato la faccenda chiedendole di vedersi in serata.
La casa era buia e silenziosa, ma Buffy non aprì le tende, si diresse al piano di sopra e andò nella soffitta, dove teneva ancora molti scatoloni che anni prima era riuscita a portare via da Sunnydale.
Quando aveva capito che la situazione della cittadina non era rosea, aveva inscatolato tutto ciò che era riuscita, aveva affidato svariati cartoni ad una vicina che se ne stava andando e si era fatta mettere tutto in un deposito. Quando, poi, era tornata a vivere a Los Angeles era andata a riprendere tutto e aveva posato tutto nella soffitta della villetta sulla spiaggia che aveva comprato.
C’erano molte foto, rivide il volto sorridente di sua madre, lei, Willow e Xander adolescenti, gli annuari del liceo, il diploma ancora bruciacchiato, Mister Punta, il vestito bianco che le aveva regalato sua madre e con cui aveva affrontato il Maestro ed era morta e molto altro, poi, sepolta in fondo una scatolina di velluto nero che lei prese con mani tremanti.
La aprì titubante e fissò la croce d’argento per svariati secondi prima di avere il coraggio di prenderla tra le dita. La croce che Angel le aveva regalato al loro primo incontro.
Constatò che in mezzo a tutta quella roba non aveva reali ricordi di Spike, a parte l’anello di fidanzamento, lui non le aveva mai regalato niente.
Però con lui era felice, ricordava come se fosse accaduto il giorno prima quando se lo era visto spuntare in Scozia dove al momento stava con Dawn e Xander, umano e bellissimo e il suo cuore era esploso di gioia. Lo aveva abbracciato piangendo e non lo aveva più voluto lasciare, poi avevano deciso di tornare in California.
Spike aveva deciso di aprire un cafè letterario dove umani e demoni potevano bere e dedicarsi alla letteratura e alla poesia, mentre lei aveva ricevuto la proposta dall’ufficio alunni dell’università.
Lei e Willow coordinavano una nutrita squadra di cacciatrici, cosicché lei da molto tempo ormai, non andava più a caccia la notte, anche se portava sempre con sé un paletto dentro la borsa.
Spike, tecnicamente, viveva con lei, ma sopra il cafè aveva un appartamento dove la maggior parte delle volte si fermava a dormire dopo aver chiuso a notte fonda.
Ripose tutto quello che aveva ritrovato, tranne la collana. Tornò giù, mise la collana dentro un cassetto in camera da letto. L’avrebbe restituita ad Angel e lui avrebbe potuto farne ciò che più voleva, non aveva più lo stesso significato di undici anni fa.
Si sedette in terrazza, sorseggiando un po’ d’acqua e osservando le onde del mare. Perché, improvvisamente, la sua mente si era popolata di ricordi?
 
-Tu ed Angel siete cosa? – strillò Willow quella sera mentre lei e Buffy erano seduti al tavolino di un locale con due drink. -Ma questa è… è… - annaspò in cerca della parola giusta. -Questa è la situazione più assurda, balorda e incredibile sulla faccia della terra e anche di qualche altra dimensione! –
-Pensa alle facce che abbiamo fatto io e Spike stamattina al tribunale quando l’impiegata ce lo ha rivelato. – scosse la testa.
-E come si fa adesso? Il matrimonio è tra quattro giorni! – esclamò presa dal panico.
-Angel se ne sta già occupando. Ha detto che se siamo fortunati, domani saremo già davanti al giudice per la sentenza di divorzio. – sospirò. -Però non mi ha ancora chiamato. – guardò il telefono, non c’erano chiamate.
-Vedrai che lo farà presto, immagino che anche lui abbia fretta dato che si sposa il tuo stesso giorno. – scosse la testa. -Ma renditi conto che coincidenza! –
Buffy stava per rispondere ma il telefono le suonò in mano e si accinse a rispondere.
-Buffy? – la chiamò Angel dall’altra parte.
-Angel. – fece cenno che si metteva fuori, lì c’era molto schiamazzo. -Hai risolto? – si premurò una volta fuori.
-Si, ho già inoltrato la richiesta e sbrigato tutta la burocrazia necessaria. Ho, però, delle lacune. Sarebbe possibile per te passare da casa mia a firmare alcuni documenti? Abbiamo anche già l’appuntamento dal giudice, domani a mezzogiorno, sempre se non lavori, altrimenti mi firmi una delega e sarò l’avvocato di entrambi. – le spiegò.
-A mezzogiorno è perfetto. Dammi il tuo indirizzo e passerò subito. Prima chiudiamo questa storia, meglio sarà per tutti. – sospirò esasperata.
Lui le diede l’indirizzo e Buffy tornò dentro per spiegare a Willow ciò che Angel le aveva detto.
-Non preoccuparti. – le sorrise la strega lasciando i soldi del conto al barista che passava da lì.
Insieme uscirono ma avevano appena girato l’angolo che un vampiro le attaccò, spingendo Willow a terra e cercando di saltare al collo di Buffy.
-Non è serata! – gli urlò la cacciatrice dandogli un pugno in faccia così forte da spingerlo ad un paio di metri da sé.
Corse a prenderlo, lo afferrò per il colletto sbattendolo contro il muro, lo girò, gli diede un calcio nello stomaco, poi afferrò il paletto che aveva in tasca e lo polverizzò rapidamente, anche se prima di esplodere in polvere il vampiro riuscì a darle uno schiaffo forte su una guancia.
-Beh, non sarebbe stata una serata perfetta senza un non morto che cerca di mangiarti. – scosse la testa Willow rialzandosi.
-Stai bene? – si premurò Buffy.
-Si, tranquilla. – sorrise. -Vai da Angel, io ho la macchina dall’altra parte della strada, tu hai delle cose più urgenti da sbrigare. – la rassicurò e le due amiche si separarono.
 
Il palazzo dove abitava Angel era uno dei più lussuosi di Los Angeles e lui possedeva l’attico all’ultimo piano.
Quella mattina era tornato in ufficio con un’espressione che avrebbe incenerito anche un muro d’acciaio.
Gunn gli aveva chiesto che succedeva e lui le aveva raccontato la novità indeciso se ridere per l’ilarità o piangere per l’assurdità.
Dopo aver sventato l’apocalisse che aveva distrutto la Wolfram&Hart e fatto fuggire i Soci Anziani, lui aveva riavuto la sua umanità, con Gunn avevano deciso di continuare con la pratica legale umana e demoniaca e avevano aperto uno studio legale per casi principalmente mistici con l’appoggio delle Forze dell’Essere. Continuavano a combattere per il bene, anche se con strumenti diversi e meno lotta.
Anche Connor lavorava con loro, ma lui aveva ancora i suoi poteri derivati dai suoi genitori biologici vampiri e spesso si univa a qualche cacciatrice per la caccia.
Il portiere gli comunicò la visita, così lui attese Buffy davanti la porta vedendola spuntare dall’ascensore. La fece accomodare.
-Bel posto, la vista è spettacolare, complimenti. – si complimentò la cacciatrice osservando il lussuoso attico e la vista della città dalle vetrate panoramiche.
-Grazie. –
-Nina è in casa? – chiese guardandosi in giro.
-No, stasera la galleria d’arte dove lavora inaugura una mostra di uno scultore spagnolo. Ha coordinato tutto lei, quindi, probabilmente farà molto tardi e si fermerà a dormire da sua sorella che abita lì vicino. – le spiegò. -Vieni, ho i documenti qui sul tavolo. – le indicò il tavolo della sala da pranzo sparso di fogli.
Quando furono vicini lui si fermò ad osservarla.
-Hai combattuto. – constatò allungando una mano a toccarle il livido che si era formato sulla sua guancia.
-Un vampiro con scarsa educazione. – cercò di scherzare, ma non appena la punta delle sue dita l’ebbe toccata si ritrasse come se fosse stata appena punta da una vespa.
Lui lo capì, perché abbasso il braccio e distolse lo sguardo, imbarazzato.
-Vuoi bere qualcosa? – le chiese schiarendosi la gola. -Ti offro un bicchiere. – andò in cucina e tornò dopo pochi secondi con due calici e una bottiglia di vino che stappò velocemente. -Questo me lo faccio spedire direttamente dall’Italia tramite un mio cliente che fa il fornitore, è prosecco, un vino ottimo soprattutto per gli aperitivi e se bello fresco, io ne ho sempre qualche bottiglia in frigo. – le spiegò riempendole il bicchiere e porgendoglielo.
-Grazie. – accettò prendendolo e assaggiandolo. -Mm, è squisito, davvero. – lo sorseggiò ancora. -Quindi, cosa devo fare? – chiese posando la borsetta sul tavolo.
-Vorrei che guardassi tutto quello che ho compilato e mi dici se è tutto giusto. Ah, non so tutte le tue residenze degli ultimi anni, quindi puoi finire di inserirle, per favore? – le porse i fogli.
-Certo. – annuì prendendoli e si sedette al tavolo.
Gli disse i luoghi dove aveva vissuto dopo la distruzione di Sunnydale, poi gli disse dove lavorava esattamente, che lavoro svolgeva, la sua esatta residenza e tutto quello che era necessario.
Fu un lavoro che durò circa una mezzora ma che gli permise di finire persino la bottiglia.
-Finito? – chiese dopo un po’ la cacciatrice mettendo un’altra firma.
-Si, questa era l’ultima. – sorrise lui prendendo il foglio firmato e impilandolo ordinatamente con tutti gli altri, ripose tutto dentro una cartella di carta. -Non ci saranno problemi, il giudice guarderà tutto, registrerà i documenti e firmerà subito il divorzio. – le spiegò, aprendo un’altra bottiglia e riempendo di nuovo i bicchieri.
-Se mi fermano e mi ritirano la patente mi dovrai assistere gratis. – scherzò sorseggiando il vino.
-Se hai bisogno ti riaccompagno io e l’autista del palazzo ti riporterà la macchina. – si sedette sul divano. -Non ti ho mai sentita da quando abbiamo avuto la redenzione. – adesso era serio.
Buffy non parlò per qualche secondo, poi si alzò e si sedette al lato opposto del divano. Prima di parlare bevve un altro sorso.
-La prima cosa che Spike ha fatto è stata tornare da me. La tua invece? – lo guardò seria a sua volta.
-Prima della battaglia avevo dato a Nina dei biglietti aerei per fuggire per lei, sua sorella e sua nipote, ma scoprii che lei non se ne era andata e che il quartiere dove c’era casa sua era mezzo distrutto, così sono corso a sincerarmi che non si fosse fatta niente. E sono rimasto con lei perché mi resi conto che era quello che volevo. – le raccontò senza guardarla. -E poi… a che sarebbe servito farmi sentire? Tu non ti fidavi più di me, Andrew fu chiaro quando venne a prendersi Dana. E dopo quella battaglia ero anche stanco. Wesley era morto ucciso in modo barbaro, Cordelia era morta pochi mesi prima, Lorne mi aveva abbandonato scappando, Illirya era scappata a sua volta dopo aver sterminato quanti più demoni aveva potuto e Gunn era in fin di vita, gli ci vollero due mesi per riprendersi del tutto. Loro erano la mia famiglia e mi sono rimasti solo Gunn e Connor. – la guardò.
-Sparsi la voce che avevo perso fiducia in te per aiutarti con il Circolo della Spina Nera, avevo un informatore all’interno. – gli rivelò. -Ti ho percepito quando sei venuto a Roma, per questo motivo non ci siamo incrociati, ti ho evitato. Quella che hai visto in quella discoteca con l’Immortale non ero io, ma una cacciatrice mia sosia che mi stava aiutando a cercare di ucciderlo. –
-E tutto questo si aggiunge agli undici anni di misteri tra di noi. Anche se ritengo che quella del nostro matrimonio sia il più eclatante. – scosse la testa divertito.
-Direi di fare un brindisi. – stavolta fu lei a riempire di nuovo i calici e allungò il braccio verso di lui. -Al nostro matrimonio mistico e al suo divorzio reale. –
Angel rise di cuore, fortemente divertito e fece tintinnare il bicchiere col suo. Poi bevve.
-E ai nostri secondi matrimoni, che si svolgeranno persino lo stesso giorno. – continuò lui.
-Mi è venuto in mente solo stamattina: è il giorno in cui ci siamo baciati la prima volta. – ammise lei imbarazzata.
-Si, me ne sono reso conto pure io oggi. – ammise.
-Io devo andare adesso. – appoggiò il bicchiere sul tavolino di fronte a sé e si alzò di corsa per andare a prendere la sua borsa.
Ma forse aveva davvero bevuto troppo, la testa le vorticò forte e si sarebbe riversata sul tappeto se Angel non avesse capito che succedeva e non si fosse alzato di corsa per sostenerla.
-Stai bene? – le chiese preoccupato stringendola per la vita.
-Ho bevuto troppo. – mormorò ingiungendosi di staccarsi da lui ma il calore del suo corpo sotto le sue mani poggiate sul suo petto la paralizzava.
Era il suo cuore quello che sentiva battere all’impazzata sotto le sue dita? Sapeva di bello e di deja vu.
Aveva dimenticato il calore che emanavano i suoi occhi scuri e come era facile perdersi in essi, com’era sexy la linea delle sue labbra… le sue mani calde che le cingevano la vita erano una morsa delicata che le facevano venire voglia di non staccarsi mai e poi mai.
Anche lui aveva dimenticato come brillavano i suoi occhi verdi, e di quanto fosse bella e piccola tra le sue braccia.
Si baciarono senza neanche rendersi conto, come se era tutto assolutamente naturale. Come se non erano passati quasi cinque anni dal loro ultimo bacio, in quel desolato cimitero poche ore prima della distruzione di Sunnydale, con la promessa che forse, un giorno, qualcosa sarebbe potuto cambiare.
Si aggrapparono l’uno all’altra, famelici e con una sensazione di essersi ritrovati, come se le loro anime adesso erano complete.
-Devo andare. – mormorò lei staccandosi un secondo dalle sue labbra, per poi riprendere.
-Ti accompagno. – disse lui baciandola ancora e sfilandole la giacchina leggera dalle braccia.
-Si… sto andando… - gli aprì un paio di bottoni della camicia e poi gliela sfilò dalla testa lanciandola sul divano.
-Devi andare. – sussurrò iniziando a camminare, ma invece di andare verso la porta la guidò verso il corridoio, fino alla sua camera da letto, baciandola appassionatamente e scatenandosi dentro ogni ricordo di tutte le volte che l’aveva baciata.
 
Buffy aveva smesso di razionalizzare nell’esatto momento in cui lui l’aveva sostenuta e dentro di sé si era sentita esplodere di ogni loro momento.
Era come se tutto le si fosse inciso sulla pelle a fuoco: il loro primo bacio, la sera di Halloween in cui lei si era trasformata in una damina del Settecento, la prima volta che avevano fatto l’amore con i loro due anelli Claddagh che avevano brillato alla luce della luna e lui le aveva passato le mani sul suo corpo quasi con reverenza, il Natale che lui aveva cercato di suicidarsi, il ballo di fine anno e le poche volte che si erano rivisti dopo che lui aveva lasciato Sunnydale.
Era tutto impresso nella sua mente, nel suo cuore, nel tocco delle sue mani e nei suoi baci. Pensava di aver dimenticato le sensazioni che le scatenava ma si rese conto che non avrebbe mai potuto.
Anche Angel aveva perso la facoltà di raziocinio nel momento in cui lei era stata di nuovo tra le sue braccia, ritrovando il profumo della sua pelle e le sensazioni di pace che le deva tenerla a sé.
Baciò la cicatrice sul suo collo che lui le aveva inferto, provocandole brividi di eccitazione che infiammarono pure lui.
E quella notte fecero l’amore più volte, senza stancarsi, accarezzando ogni centimetro di pelle, baciandosi all’infinito, gemendo insieme.
Più ne avevano e più ne volevano, sembrava quasi assurdo e irreale che fossero stati separati per quasi cinque anni. Sentivano come se si incastrassero a perfezione, come se fossero un completamento reciproco.
Finalmente.
 
Un timido raggio di sole filtrò dalla finestra e colpì Buffy agli occhi che li strizzò disturbata e poi li aprì guardandosi intorno e non riconoscendo l’ambiente circostante.
Però si sentiva bene. Voltò appena lo sguardo, Angel dormiva abbracciato a lei, il viso a pochissimi centimetri dal suo.
Si sentì invadere dalla paura. Era spaventata perché, in realtà, si sentiva bene e in pace.
Lentamente e grazie alle sue capacità di cacciatrice, si divincolò con quanta più delicatezza poteva, per evitare di svegliarlo.
Lo guardò per qualche secondo e si sentì scoppiare il cuore. Dio, ma era sempre stato così bello? E il suo tatuaggio che spiccava sulla spalla era sempre stato così dannatamente sexy?
Non poteva rimanere. Silenziosa come un gatto raccattò i suoi vestiti vestendosi velocemente. Prese le scarpe in mano e corse via da casa sua indossandole solo quando fu salita in ascensore, il cuore le andava a mille.
Salì in macchina guardandosi le spalle, come se fosse inseguita dal demonio, e non si fermò finché non ebbe parcheggiato nel vialetto di casa sua dove la macchina di Spike non c’era.
La casa era deserta e silenziosa e sulla segreteria lampeggiava un messaggio. Lo fece partire.
-Amore il cafè è pieno e due demoni del vento stanno litigando, secondo me faccio tardissimo, credo che mi fermerò a dormire di sopra, se non mi sventrano il locale. Aggiornami se il mio sire antipatico e cupo ha novità sulla questione del divorzio, ci vediamo domani a pranzo. – era Spike.
Si sentì invadere dai sensi di colpa.
Sussultò quando il telefono le suonò tra le mani. Era Angel.
-Ti prego, non posso. – mormorò in risposta.
-Lo so, abbiamo fatto una cavolata. Chiamavo per ricordarti l’appuntamento in tribunale a mezzogiorno. – le disse.
-Ci sarò. – confermò.
-Bene. A dopo. – chiuse.
E lei si rese conto che non gli aveva neanche restituito la collana.
 
Angel poggiò il telefono sul comodino e sospirò.
Si sentiva devastato e al contempo completo e felice. Il cuscino odorava di lei e lui adorava il suo profumo.
Era spaventato dal sentirsi così felice di averla riavuta tra le sue braccia e preso dai sensi di colpa verso Nina.
Sospirò di nuovo e si alzò per andare a fare una doccia. A mezzogiorno doveva essere in tribunale e dimenticare, di nuovo, come se fosse di nuovo quel novembre del 1999 e lui si trovasse di nuovo di fronte gli oracoli a chiedere loro di riprendersi la sua umanità e accollarsi per sempre il ricordo di un giorno che entro pochi minuti non sarebbe mai esistito.
 
Furono entrambi puntuali, mezzogiorno in punto erano fuori dall’aula del tribunale.
Né Nina né Spike erano presenti, entrambi impegnati con il lavoro.
Solo loro due e nessun altro. Seduti sulla stessa panchina ma ai due opposti, troppo impegnati a non guardarsi nemmeno.
L’usciere li chiamò puntuale ed entrambi si accomodarono dentro la stanza del giudice che già aveva tutti i documenti e li stava analizzando.
-Allora… - esordì. -Liam Grey e Buffy Anne Summers. I documenti sono tutti in ordine, la richiesta di divorzio è firmata, è tutto regolare e io firmo il vostro divorzio. – confermò.
I due sospirarono di sollievo.
-Ma… - li smontò il giudice. -Il vostro è un matrimonio mistico, solo in seguito reso reale secondo le leggi umane. Quindi dovete comparire davanti un giudice mistico. – disse loro lasciandoli a bocca aperta.
-Scusi, che ne sa lei di argomenti mistici? Con tutto il rispetto, ovvio! – si intromise Buffy e il giudice sorrise sornione.
-La giurisprudenza è una materia molto ampia e ricca di sfaccettature signorina Summers. – mise un timbro su un foglio. -Il giudice mistico sta al piano seminterrato, vi riceve immediatamente, anzi credo sappia già della vostra situazione, vi conviene correre. – porse loro il foglio che Angel afferrò al volo il foglio e uscì velocemente con Buffy dirigendosi al piano seminterrato.
Il giudice, che poi altri non era che un demone della verità con al suo seguito due entità dei piani inferiori e superiori, li stava già aspettando.
-Cacciatrice è un onore averla qui al mio cospetto. – esordì sorridendo a Buffy quando gli comparvero davanti -Ho già ricevuto tutto. Il giudice umano ha già acconsentito al divorzio ma io sono obbligato a chiedervelo: siete sicuri di voler procedere? –
-Si. – assentirono all’unisono.
-Rompere un legame mistico non è affatto semplice e il vostro è uno dei più forti, però vi vedo molto convinti e decisi; quindi, non c’è molto che io possa fare. – sospirò sembrando quasi dispiaciuto.
Prese un timbro e lo appose sul foglio, la stanza si illuminò di una accecante luce bianca che durò pochi secondi, poi il demone porse il foglio ad Angel.
-Ecco qua, siete misticamente divorziati. –
Entrambi lo ringraziarono, presero i documenti ed uscirono.
Salirono silenziosamente fino al piano superiore, fermandosi quando arrivarono nell’atrio.
Intorno a loro la gente camminava ignorandoli. Ignoravano la loro situazione e il loro tumulto interiore.
-Quindi, è tutto. È finita. – mormorò Buffy non capendo perché si sentiva prossima alle lacrime.
-È tutto. – confermò lui annuendo. -Non ne parliamo? – le chiese, ma non si riferiva al divorzio e lei lo comprese subito.
-Non credo sia il caso. Tu stesso hai detto che è stato un errore, non è il caso di aggiungere altro. – frugò dentro la borsa, prese l’astuccio nero e glielo porse. -Credo sia il caso che te la restituisca. –
Angel fissò la scatolina quadrata senza all’inizio capire cosa fosse. La prese e quando la aprì si bloccò, la richiuse e gliela porse di nuovo.
-Buffy questa è tua, non devi restituirmela. – ma lei non la prese.
-Ti prego. – sussurrò con voce strozzata. -Non potrò andare avanti se non mi libero di tutto. –
Lui capitolò.
-Okay. Io vado all’ufficio delle licenze a consegnare tutto questo, vieni con me? Così prendiamo le licenze e ce ne andiamo ognuno per la propria strada. – mise la scatola dentro la valigetta.
Buffy annuì e lo seguì.
Circa mezzora dopo erano fuori dal tribunale, ognuno con la propria licenza.
Si salutarono appena con un cenno della mano, poi si voltarono e cominciarono a camminare ognuno per la propria strada.
Non si voltarono mai a guardarsi andare via, faceva troppo male.
Inspiegabilmente.
 
Per fortuna, non c’era tempo per pensare. Quella sera stessa Dawn e Xander arrivarono da San Francisco dove vivevano insieme e dove Dawn studiava all’università e Xander lavorava nel ramo, ancora, delle costruzioni.
La mattina dopo, in mezzo ai mille ultimi preparativi, arrivò Giles da Londra e in tempo per la cena di prova a casa di Buffy arrivarono anche Faith e Robin.
Buffy rise, scherzò, l’argomento principale di conversazione e ilarità fu la scoperta del suo matrimonio con Angel su cui non fu risparmiata alcuna battutina da parte di Xander e Spike, ma dentro di sé aveva il cuore in tumulto e devastato da un’improvvisa tristezza.
Il suo viso rideva ma i suoi occhi erano spenti. E, senza farlo capire a nessuno, Willow se ne accorse.
Con una scusa riuscì a portarla di sopra e si chiusero in camera da letto.
A Willow bastò semplicemente guardarla e sorriderle in silenzio che la sua amica comprese che aveva capito e scoppiò in lacrime. La strega si sedette sul bordo del letto e accolse la testa della sua amica sulle ginocchia, accarezzandole dolcemente i capelli mentre piangeva. Non aveva bisogno di parole per capire.
Quando Buffy si fu abbastanza calmata da riuscire di nuovo a parlare, si tirò a sedere e raccontò alla sua amica tutto quello che era successo dal momento in cui si erano separate davanti il locale dove si erano viste, solo due sere prima.
-Ho perso ogni facoltà di raziocinio, Willow. Ma dall’altro lato è come se il mio corpo, ogni fibra del mio essere non avesse atteso altro negli ultimi dieci anni. Dalla notte del mio diciassettesimo compleanno, quando ho razionalizzato che volevo essere sua e di nessun altro, nonostante quella notte sia stata l’inizio di un disastro davvero apocalittico. Stare con Angel è tutto ciò che non ho mai provato con Riley e stare con Spike è sempre stato così diverso, adrenalinico e totale che ho dimenticato tutto quanto. Mi sono innamorata di Spike nonostante i nostri iniziali presupposti fossero sbagliati e volgari, e poi lui si è redento e abbiamo iniziato ad essere così normali e felici che tutto ciò che volevo era vivere con lui per sempre. Finché, come un fulmine a ciel sereno, bum! Ecco Angel e tutto si è capovolto ancora una volta. – sospirò sconsolata.
-Cosa conti di fare? – le chiese la sua amica stringendole una mano consolatoria.
-Niente. – scosse la testa. -Io ho preso un impegno e voglio stare con Spike. Domani mi sposerò ed Angel sposerà Nina e ognuno vivrà la propria vita. – aveva di nuovo gli occhi lucidi.
Bussarono alla porta ed entrambe sobbalzarono spaventate.
Andò Willow a vedere chi era, affacciandosi ma senza aprire completamente la porta, né fare cenno a chiunque fosse che potesse entrare. Era Spike.
-Hey, tutto bene qui? – chiese preoccupato e curioso. -Siete chiuse qui da una vita, e dato che io vivo da circa centocinquanta anni ne so qualcosa di vite. –
-Ehm… si, certo. Buffy si sta provando i completini per la prima notte di nozze. – inventò sul momento ammiccando con un sorrisino.
-Rossa non ti fare venire pensieri lesbici sulla mia fidanzata eterosessuale, okay? Se poi, proprio volete sperimentare una cosa a tre io sono sempre aperto… -
-Che schifo, pervertito! – gli urlò dietro la strega.
-Okay, ho capito! Però muovetevi, Xander e Faith sono quasi del tutto ubriachi e secondo me a breve si metteranno a fare lo spogliarello sul tavolino del salotto. – rise e si girò per tornare giù.
Willow chiuse la porta e si voltò di nuovo verso la sua amica, ancora seduta sul letto.
-Completini per la prima notte? – rise. -Domattina dovrai fare per me dello shopping dell’ultimo minuto. – la ammonì.
-Farei di tutto per te, lo sai. – le sedette di nuovo accanto. -Buffy, non è ancora tutto perduto, i matrimoni saltano all’ultimo minuto spesso e volentieri, ma il cuore… quello che prova non si potrà mai cancellare, neanche con tutti i matrimoni del mondo, mistici o meno. –
-Ho preso la mia decisione Will, domani mi sposerò con William Pratt. – la guardò decisa.
Willow stava per rispondere ma il telefono che Buffy aveva in mano suonò ed entrambe lessero il nome di Angel sul display.
 
La cena a casa di Angel stava quasi per volgere al termine, Nina e Jill stavano caricando la lavastoviglie mentre Amanda leggeva sul divano. Lui, Connor e Gunn erano sulla terrazza a gustarsi un brandy e osservare le luci della città degli angeli illuminare il cielo.
-Dovresti richiamarla ancora. – gli sussurrò Gunn avvicinandosi a lui e poggiandosi al parapetto.
-Non credo che mi risponderebbe. Per dirle cosa poi? – sospirò.
-Forse che la ami. – sorrise.
-Lei si sposa domani. – guardò l’orizzonte davanti a lui.
-Anche tu, se è per questo. – rise. -Ma da tre giorni a questa parte, da quando sei tornato in ufficio e mi hai detto che avevi scoperto di essere sposato con Buffy, i tuoi occhi hanno iniziato ad illuminarsi. Sai, io non sono bravo in questo, quella brava era Cordelia che oltretutto conosceva te e conosceva Buffy ma, accidenti, se su una cosa aveva ragione: la ami al punto tale che davvero risplendi quando pensi a lei o solo la nomini, lei è l’amore più grande della tua vita. E dovresti lottare per lei. –
Angel si girò verso le vetrate e osservò Nina ridere e scherzare con Jill mentre chiudevano lo sportello della lavastoviglie e la azionavano.
Nina era bellissima, estremamente intelligente, lavorava sodo ed era un’ottima artista, dopo quattro anni aveva accettato molto bene la sua condizione di licantropo, era spiritosa… e lui sapeva che avrebbe potuto stilare un elenco infinito dei suoi pregi, ma avrebbe avuto sempre e solo un unico difetto: non era Buffy.
-Non farò soffrire quella ragazza. – sussurrò osservandola.
-Nessuno ti chiede di farla soffrire, ma non credo sia giusto che sia tu a soffrire, specie dopo quanto hai già sofferto in circa un secolo. –
Connor si avvicinò a loro e porse ad Angel il suo cellulare.
-Puoi sempre fare un ultimo tentativo, mal che vada domani ci saremo io e Gunn con te al tuo fianco sull’altare. – sorrise.
Angel prese il telefono, scorse titubante la rubrica e guardò il numero di Buffy per svariati secondi, indeciso se accettare quel consiglio o meno.
Sospirò. Fece partire la chiamata.
 
-Gli devi rispondere. – Willow poggiò una mano sulla spalla della sua amica.
-Non posso. – mormorò lei in panico.
-Devi. O ti chiederai per tutta la vita cosa sarebbe potuto succedere. – le sorrise. -O lui potrebbe continuare a chiamarti finché non rispondi. – ipotizzò.
Buffy annuì, prese un profondo respiro e prese la telefonata.
-Pronto? – rispose imponendo alle sue mani di calmare il tremore.
-Sono io. – sussurrò Angel all’altro capo. -Senti, Buffy, lo so che abbiamo stabilito di andare avanti e dimenticare, ma non posso farlo se ancora oggi mi fai sentire come dieci anni fa. Questi tre giorni sono stati folli e assurdi ma al contempo mi hanno fatto comprendere che io ti amo ancora. Lo so, non dovrei dirtelo, ma è così. Qualcuno soffrirà di tutta questa storia e se sarà necessario sarò io a portare quel peso, lo giuro. Ascolta, facciamo una pazzia: tra dieci minuti sarò davanti alla Hemery High School, il posto dove ti ho visto per la prima volta e dove solo osservarti ha dato un senso alla mia non vita. Ti aspetterò per un’ora, se non verrai capirò che davvero tu sei fatta per Spike e il mio futuro sarà con Nina, se ti vedrò arrivare… beh, decideremo in quel momento. Okay? –
-Angel io… ci penserò promesso. – assentì.
-Un’ora, è tutto il tempo che ti chiedo di pensare. –
-Un’ora, va bene. – chiuse e guardò Willow. -Mi ha chiesto di vederci tra dieci minuti, mi aspetterà per un’ora. – si sedette sul letto.
-Cosa conti di fare? –
-Non lo so. Voglio dire, lui è Angel e io lo amavo così tanto, ma avevo sedici anni e lo idealizzavo molto, poi c’è stata la maledizione di mezzo è tutto è cambiato. E adesso c’è Spike e nonostante tutto quello che è successo tra di noi lui mi ama davvero. –
-Buffy. – la interruppe Willow. -Per tua stessa ammissione hai detto a me e Xander che hai amato Angel più di qualsiasi altra cosa avresti mai potuto amare in questa vita. Non ti sto spingendo da lui, sia ben chiaro, ma prenditi qualche minuto per riflettere. Questi tre giorni ti hanno sconvolta e hanno riacceso in te emozioni che non sapevi di provare ancora. Non sei una che cade tra le braccia del primo che capita, ma Angel ti ha guardata e ciò che provavi per lui è tornato. Senti, facciamo così: io adesso torno giù e accampo una scusa, se ti vedo arrivare okay, altrimenti tra un’ora vengo a cercarti e a quel punto spero che Spike non ritrovi William il Sanguinario dentro di sé. – la abbracciò rapidamente, poi la lasciò sola.
Rimasta sola, Buffy cominciò a pensare a cosa fare.
Fissò la finestra. Da un lato scappare pareva così semplice, ma dall’altro rimanere con Spike era la scelta più ragionevole, soprattutto dopo tutto quello che avevano passato.
Ma si parlava di Angel…
Angel che all’inizio era solo un misterioso, criptico e affascinante ragazzo più grande, che poi si era rivelato un tormentato vampiro con l’anima afflitto da più di cento anni di malefatte, intelligente, colto e spaventato quanto lei da quello che provavano.
La maledizione e il fatto che lui era un vampiro li avevano separati, poi era stata la vita stessa a dividerli definitivamente, in ultimo l’umanità.
Non si erano visti per cinque anni e poi erano bastate poche ore per rimetterli l’uno tra le braccia dell’altra annullando tutto e tutti.
Non si rese nemmeno conto di quando si sfilò l’anello poggiandolo sul comodino né che in una frazione di secondo aveva aperto la finestra e si era calata giù, atterrando sul vialetto d’ingresso di casa sua, ma senza le chiavi della macchina.
Al diavolo tutto! Cominciò a correre.
 
La Plymouth GTX nera del 1967 si fermò a pochi metri dalle scale della Hemery High School ed Angel scese poggiandosi alla portiera e incrociando le braccia in attesa.
Non era stato facile inventare una scusa a Nina per uscire di casa, ma Connor aveva detto che voleva passare qualche ora con suo padre prima del grande giorno e lei ci aveva creduto.
Iniziava l’ora più lunga della sua vita.
Guardò l’orologio, erano trascorsi quaranta minuti. Sapeva di avere ancora tempo ma era sicuro che non sarebbe venuta.
Poi si voltò verso destra e la vide sbucare correndo da dietro un angolo, per fermarsi di botto e col fiatone a pochi metri da lui. Era affaticata e splendida.
Le sorrise.
 
Buffy aveva corso quanto più velocemente aveva potuto, non sapeva neanche quanto tempo era trascorso.
Girò l’angolo di corsa, ma si fermò di botto quando a pochi metri vide la sua macchina nera e lui fermo ad aspettare.
Aveva il fiatone e lui era sempre bello. Lo vide sorriderle e sorrise anche lei.
Percorse i pochi metri che li separavano riprendendo la corsa e si gettò tra le sue braccia baciandolo, mentre lui la abbracciava a sua volta.
-Questa è la follia più folle che credo di aver mai fatto in vita mia! – esclamò dopo un tempo infinito senza staccarsi, però, dal suo abbraccio.
-E io credo di essere più folle di te per avertelo proposto. – rise lui baciandola ancora. -Buffy, l’altra sera, quando abbiamo fatto l’amore ho solo pensato che non avrei voluto lasciarti mai più. Qualcuno soffrirà dalla nostra felicità e me ne dispiace tantissimo, ma io so che potrò essere felice solo se starò con te. –
-Anche io voglio stare con te, sono stata così sciocca. Avrei dovuto aspettare quando Spike è tornato da me, aspettare te. – sospirò rammaricata. -Credo che aver scoperto del nostro matrimonio sia stata la cosa migliore che mi sia mai capitata. –
-Sono solo quattro ore da qui a Las Vegas. Se ci mettiamo in macchina adesso saremo lì a notte fonda, in tempo per mangiare qualcosa, trovare un negozio di abiti di seconda mano e una cappella per matrimoni aperta ventiquattro ore, prima dell’alba saremo di nuovo sposati, nell’anniversario del nostro primo bacio. – prese dalla tasca l’astuccio nero che lei gli aveva restituito solo due giorni prima.
La aprì per mostrarle il contenuto: la sua croce d’argento e accanto il suo anello Claddagh.
-Lo avevo ritrovato io quando il vortice di Acathla mi ha risputato sul pavimento della villa. – le rivelò. -Ero nudo, traumatizzato e tremante e la visione del tuo anello a terra è stata l’unica cosa lucida che ho razionalizzato e che mi ha dato un minimo di raziocinio per farmi infilare almeno un paio di pantaloni. – rise.
-Credevo di averlo perso per sempre. – sussurrò.
-Facciamo una pazzia. Ci stai? – le chiese.
-Ci sto. – annuì convinta con un respiro profondo per farsi coraggio. Ma non c’era più bisogno di avere coraggio, era con Angel e questo bastava.
Angel chiuse la scatola e la baciò di nuovo. Risero come due folli, per poi salire velocemente in macchina, lui mise in moto e rapidamente immise la macchina nel traffico.
Le luci di Los Angeles scintillavano dietro di loro mentre si lasciavano la città degli angeli alle spalle, sulla strada verso Las Vegas, completamente folli e completamente innamorati.
E stavolta, completamente per sempre.
 
FINE
  
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