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Autore: Anchestral    04/09/2023    2 recensioni
[Chainsawman]
È inevitabile, nella vita di un’adolescente di diciassette anni, arrivare prima o poi alla consapevolezza di voler compiere una rapina spettacolare. O per lo meno questa è la convinzione che frulla da una buona settimana nella testa di Power.
[Personaggi: Power, Yoru, Kobeni, Asa, Denji, altri]
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Live fast, die young, bad gurlz do it well
(da Bad Girls di M.I.A.)


 
È inevitabile, nella vita di un’adolescente di diciassette anni, arrivare prima o poi alla consapevolezza di voler compiere una rapina spettacolare. O per lo meno questa è la convinzione che frulla da una buona settimana nella testa di Power. L’emozione la folgora, la fa rimanere sveglia la notte mentre si rigira nel letto e non riesce a dormire pensando ai dettagli, al vedersi come protagonista di un gesto così tanto eclatante. I suoi pensieri sono affollati solo da quegli scenari, dall’uscire su tutti i giornali come la più grande pianificatrice criminale degli ultimi cinquant'anni -no, cosa dice?- della storia! Autostima prima di tutto, lei è una grande: con un’inventiva come la sua è praticamente impossibile non riuscirci.

È sempre con queste convinzioni e con l’incapacità di tenersi per sé i suoi pensieri che, la mattina del 19 di Ottobre, appena la campanella della ricreazione suona, scatta dal banco e si aggira frenetica per i corridoi della scuola. Arriva davanti alla porta della classe 3-A e entra con altrettanta foga, cercando una familiare chioma dai capelli neri. Appena la scorge, ancora seduta e con i lunghi capelli a coprirle il viso, si fionda verso di lei, vicino alla finestra. Sbatte il palmo della mano sul banco verde per richiamare la sua attenzione e, prima ancora che quella riesca ad alzare la testa, Power esclama: «Hey bestia!»

«Quando la finirai di parlare con i meme? - sospira l’altra - Non sei reale» aggiunge, alzando dal libro gli occhi giallissimi, incorniciati dalla frangia nera e da una lunga cicatrice sul naso e sulla guancia. Power sghignazza contenta, afferra la sedia del banco davanti, l’avvicina a quello di Yoru e si siede al contrario, appoggiandosi con le braccia sullo schienale. Continua a sorriderle beffarda, rimanendo in silenzio, aspettando la domanda.

Yoru la squadra e sbuffa consapevole: «Perché sei così gasata?»

«Sono contenta che tu me l'abbia chiesto! Yoru, ho un’idea assurda - Power si sporge ancora di più verso di lei - tieniti forte perché quando te la dirò potresti… potresti cadere dalla sedia.»

«Non credo succederà.»

Power tossicchia, si sistema meglio, allunga le braccia e appoggia le mani sulle spalle dell’altra ragazza.

«Io, tu e la rapina più grande della storia.»

Yoru sgrana gli occhi incredula: «Tu non sei fottutamente reale! Vuoi andare in prigione o cosa?»

«Certo che no! La gattabuia non fa per noi. Siamo ancora minorenni e tra poco faremo diciotto anni, non abbiamo molto tempo ed è essenziale fare una cosa del genere alla nostra età.»

«Direi che non lo è proprio» risponde Yoru scettica, scacciando le mani di Power dalle sue spalle.

«Ne sei sicura?»

Yoru annuisce, abbassando di nuovo lo sguardo sul libro, però Power la conosce, sa come portarla dalla sua parte: sono fatte della stessa pasta.

«Ci pensi… rubare milioni di yen, fargli annusare le nostre tracce e poi sparire nel nulla? Con gli sbirri che ci cercano dappertutto, mentre noi siamo su un’isola tropicale a bere cocktail e goderci i nostri soldi.»

Yoru le rivolge uno sguardo veloce per poi tornare a dare la sua attenzione al libro. I suoi occhi si muovono veloci sulle parole, è un buon segno: non sta davvero leggendo, è interessata a quello che sta dicendo.

«Pensa a tutti quelli che ci ammireranno, parleranno di noi e diranno ‘Hai visto la tipa con la frangetta? Assurda! Vorrei fosse la mia ragazza…’ - dice Power imitando la voce di un ragazzo - ‘No, cosa dici! Io vorrei essere come lei’ - imitando invece una ragazza - Yoru, tutti sapranno di noi! Ancora non ti ho convinta?»

«Non del tutto - chiude il libro e poi la guarda piena di aspettativa -  manca qualcosa.» 

Power sorride al suo sguardo, lo sa che ormai è fatta.

«Yoru… avrai tu la pistola.»

«Power!» Yoru sgrana gli occhi e scatta in piedi dalla sedia, sbattendo le mani sul banco. «Ci sto, cazzo! Qual è il piano?»

«Ruberemo da una banca!»

«E poi?» chiede Yoru piena di eccitazione.

«Io farò un po’ di scena e tu prendi i soldi. Poi scappiamo. Io sarò la mente e tu il braccio, in pratica» dice convinta di sé, incrociando le braccia sotto il petto. Ed è così che tutta l’euforia di Yoru viene spazzata via dal suo volto. Si accascia contro la sedia, delusa.

«Non hai un piano…»

«I dettagli verranno da sé! Sono la mente, giusto? Sono la migliore mente, no?»

Yoru sbuffa esasperata, portandosi una mano alla fronte.

«Power, non possiamo andare a rubare senza un piano preciso, ci arrestano per davvero! E non possiamo essere solo noi due! Come scappiamo?»

«Penserò anche a quello… quindi ci stai?»

Yoru la squadra dalla testa ai piedi.

«Sì, ma non mi muoverò se non abbiamo altre persone e non abbiamo tutto pronto, anche i particolari.»

«Affare fatto! - Power le si butta addosso stritolandola tra le braccia - Sapevo di poter contare su di te!»

«Siamo o non siamo migliori amiche?»

«Per sempre, bestie forever!»

 

Il richiamo del campanello trilla per tutta la casa, risvegliando Power dalla sua siesta. Alza la testa a fatica dal cuscino del divano e cerca di riprendere controllo dei suoi sensi, mentre la testa vortica per il movimento improvviso. Denji sull’altro divano è concentrato, con la testa nel televisore, mentre schiamazza qualcosa nel microfono delle cuffie. Power sospira, ancora assonnata per potergli dire qualsiasi cosa, poi si siede sul divano, recupera le ciabatte e sbadigliando si avvia verso il portone di casa. Altri trilli risuonano per il corridoio e si chiede tra sé e sé chi abbia il coraggio di andare a disturbarla in quel modo. 

Arriva davanti alla porta e la apre con forza, esternando le sue lamentele, per ritrovarsi davanti due coppie di occhi giallissimi e di frangette nere drittissime che la attendevano.

«Yoru e… Asa?»

«Ho pensato a un modo per risolvere il problema di stamattina. Il piano ‘lasciamo fare tutto ad Asa’» dice Yoru soddisfatta indicando col pollice la ragazza al suo fianco, ricavando da lei come risposta solo un sospiro pesante.

Power sgrana gli occhi: «Gliel’hai detto?!» 

«Ti ricordo che siamo gemelle…» dice Yoru.

«...Omozigoti - completa Asa - Lei non deve dirmi nulla, io già so, ancora prima che lei parli, e qualsiasi cosa tu abbia in mente è una pessima idea.»

«Come osi?!»

«...al momento, intende» aggiunge Yoru.

«E quindi?» chiede Power con scetticismo.

«Asa ci preparerà il piano.»

«Puoi fidarti di noi, lo sai.»

Power stringe i denti, sotto pressione, ma cerca di non farsi cogliere in difficoltà. «In questo modo saresti tu la mente del piano, non io!»

«Non mi interessa prendermi il merito...»

«Perché lo faresti allora?»

«Per non fare finire voi due idiote in carcere, mi sembra ovvio… So perfettamente che tu faresti di testa tua e mia sorella ti seguirebbe in qualunque cosa. Potreste causare una catastrofe e tornare pure a mani vuote.»

L’altra gemella sbuffa sonoramente dal naso a quelle parole, ma non dice nulla per contraddirla, come farebbe di solito. Power schiocca la lingua a quella situazione; non è ancora convinta e non usa mezze misure per farglielo capire.

«Power - Yoru richiama la sua attenzione - non saresti la mente, ma rimarresti comunque quella che ha avuto l’idea…»

La ragazza la scruta con sospetto.

«La leader…» dice Asa.

«La leader, Power. Tu saresti la leader… non è molto meglio essere al comando e lasciar fare il lavoro sporco agli altri?» L’affermazione strappa un boccheggio offeso dalla bocca di Asa, che rivolge alla sorella un’occhiataccia.

L’offerta è decisamente invitante per Power. Essere il capo è molto meglio di essere un esecutore e non avrebbe dovuto spremersi le meningi più del dovuto; aveva già fatto tanto escogitando l’idea di organizzare il colpo del secolo. 

«Affare fatto» dice sorridendo serafica «in ogni caso le mie idee sarebbero state troppo forti, nessuno riuscirebbe a stare al mio passo.»

Sul viso delle due gemelle si dipinge la stessa espressione esasperata. Asa scuote appena la testa e cerca di riprendere il discorso: «Parlandone seriamente, ho già qualche idea a cui posso lavorare ma ho bisogno di due cose.»

«Spara» dice Power.

«Primo. Ho bisogno di sapere cosa vuoi rapinare.»

«Una banca, te l’avrà detto Yoru.»

«È vago» si intromette la ragazza interpellata.

«Troppo vago» la corregge Asa «voglio sapere quale.»

Rimane qualche istante senza parole, incapace di dare una risposta. Una vale l’altra, no? I soldi sono uguali dappertutto. 

«La più grande» risponde alla fine. Questa volta è Asa a rimanere senza parole.

«Ah, te l’avevo detto» ridacchia piano Yoru. 

Asa si ricompone e riprende a parlare: «Secondo. Ho bisogno di un hacker…»

Il silenzio cala pesante tra loro tre, mentre Yoru continua a scrutare a turno le altre due. Power incrocia le braccia al petto e si porta l'indice sul mento, pensando.

«Ho qualcuno in mente, ti farò sapere.»


Forse lei non è mai stata davvero la mente, ma è sempre stata la leader, il suo ruolo doveva solo essere riscoperto, come una piccola perla tra le sabbie del deserto. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, si dice, è per quello che le due gemelle erano andate a bussare alla porta di casa sua: lei è l’unica in grado di fornire tutte le connessioni necessarie per sistemare gli ingranaggi di quella grande macchina e metterla in moto.

I passi trionfanti sul parquet rimbombano come un tamburo vittorioso tra le pareti di casa, annunciando il suo arrivo nel soggiorno. Varcando la porta ad arco, nota che Denji è ancora sul divano, dando la sua piena attenzione a qualsiasi cosa stesse succedendo sullo schermo della televisione. Non le importa particolarmente di quello che sta facendo, ma le interessa essere lei il centro dell’attenzione. Riprende la sua camminata di conquista, passa davanti alla tv; Denji si sposta, prima a destra e poi a sinistra, cercando di mantenere tutta la sua visuale sullo schermo. Power passa di nuovo, ma stavolta si piazza giusto al centro e non c’è verso per il povero Denji di riuscire a vedere qualcosa.

«Spostati, cazzo! - con un cenno della testa rimarca il concetto - Me ne manca uno per fare la Victory Royale!»

Si sente uno sparo nella televisione, Power si sposta e si gira per guardare. La schermata di sconfitta compare sullo schermo, accompagnata da una musica sbeffeggiante; uno dei personaggi ha iniziato a fare una strana danza sul corpo di quello perdente. Denji sbatte il controller sul cuscino del divano. Una risata soffusa si sente dall’altro lato delle cuffie.

«Miri, stai zitto anche tu! Stavo per vincere, cazzo!» sbraita Denji attraverso il microfono. Power gli si avvicina, gli strappa le cuffie dalla testa e le avvicina alla bocca.

«Ridammele!» urla Denji, sbracciandosi per riprendere l’oggetto dalle mani della ladra, la quale però si allontana dal suo raggio d’azione.

«Già, Miri, stai zitto. Non riguarda te questa faccenda» dice e poi si rivolge a Denji, mentre dall’altro lato dell’aggeggio si sentono delle lamentele non importanti. «Ti devo parlare di una cosa, è importante.»

Denji la guarda, irritato, ma non lei non avrebbe ceduto ed è sicura che questo il ragazzo lo sa bene. Infatti, poco dopo rotea gli occhi e dice: «D’accordo.»

Armeggia un po’ con il controller e la playstation si spegne.

«Cosa vuoi?»

«Sarai contento di sapere che sei stato ufficialmente invitato a partecipare alla più grande rapina della storia!» dice Power, mostrando un sorriso a trentadue denti.

La bocca di Denji si spalanca e la fissa con sguardo vacuo.

«Non ci credo che mi hai fatto spegnere per questa cazzata…»

«Nono, Denji ascolta. Sono seria» si siede sul divano di fianco a lui e gli circonda le spalle col braccio, avvicinandolo di più a sé. «Non sei stanco di fare i lavoretti freelance? Potresti avere tutti i soldi che vuoi e non lavorare nemmeno un giorno della tua vita.»

«Non mi interessa, posso permettermi ciò che voglio… e poi c’è anche Aki che ci continua ad aiutare. I soldi non sono un problema.»

«Allora mettiamola così: se hai soldi, sei famoso e se sei famoso…»

Lo sguardo di Denji si illumina: «Potrei… trovare una ragazza?»

«Esatto, sai quante ne troverai in discoteca sulle spiagge tropicali, non credevo di doverlo spiegare» Power fa spallucce. 

Denji si gira di spalle e esulta per la sua vittoria, stavolta davvero reale, in modo discreto. Si rigira poi verso Power e si ricompone.

«Mettiamo caso che io accetti… cosa dovrei fare?»

«Ohh, mio caro fratellone, tu sarai l’hacker!»

Il viso di Denji si illumina e la bocca si stende in un sorriso pieno. È fatta anche questa.



Un’amica felice è un requisito essenziale affinché un piano funzioni, non solo porta a una maggiore complicità, ma anche a un maggiore coinvolgimento. Bisogna puntare al cuore e si sarebbe rivelata a lei: Yoru deve diventare la sua ride or die, se vuole poter contare completamente su di lei.

È con questa premessa nella mente che, il sabato mattina del 21 Ottobre, Power porta Yoru sul fondo di un vicoletto dimenticato da tutto il resto della città. Le serrande delle finestre sono completamente abbassate e a stento si riesce a intravedere qualcosa all’interno dal vetro della porta; Power avrebbe addirittura osato dubitare fosse aperto, se non fosse stato per il piccolo cartello verde appeso alla porta. Sospira contenta dal naso: tutto stava andando per il verso giusto.

«Ma che diamine?» dice Yoru.

Power si gira verso di lei, trovandola con le sopracciglie aggrottate, la bocca un po’ spalancata e il naso puntato verso l’alto a fissare l’insegna: una grande rivoltella grigia stilizzata, che spara due pallottole; incorniciate dalle scie di polvere da sparo, c’è la parola ‘Guns’.

«Cosa?» le chiede Power, ma Yoru è ancora immobile a guardare verso l’altro. Anche lei si ferma a fissare l’insegna, portandosi una mano al mento e contemplando. No, nulla di strano.

«Vendere armi non è tipo al limite della legalità?»

Power schiocca la lingua: «Avrebbe già chiuso definitivamente se fosse così.» Necessita che le spiegasse anche l'ovvio? 

Yoru sbatte le palpebre, stupita e poi si gira verso di lei, con gli occhi spalancati.

«Tu come diamine conosci questo posto… Non è che se cerchi su Google ‘negozi d’armi vicini a te’ ti risponde!»

«Questo è un segreto professionale, mia cara» le risponde, aggiungendo una solida pacca sulla spalla, che fa trasalire Yoru. «Ti piacerà, vedrai.»

Power si avvicina al portone, lo apre senza esitazione, e Yoru si fionda subito dentro, ben prima di lei. Le campanelline tintinnano dolci, colpite dalla porta, e le accolgono calorosamente.

Yoru cammina nel negozio a passi lenti, osservandosi intorno quasi trattenendo il respiro.

Gli scaffali in vetro, chiusi con un lucchetto, sono pieni di pistole, principalmente semiautomatiche e rivoltelle, posizionate meticolosamente e in condizioni impeccabili; tutte sono allo stesso posto rispetto all’ultima volta in cui Power è stata lì, sembra quasi che non ci fossero state vendite. Vede Yoru avvicinarsi alla colonnina di semiautomatiche e rimanere lì, con il naso appiccicato al vetro, scrutandole tutte.

Power si avvicina al bancone, dove sono riposti i nuovi modelli di pistole automatiche, sul muro dietro sono appesi diversi fucili a canna da collezione, ma ad accogliere lei non c’è nessuno.

«Buongiorno» strilla a gran voce. Dal fondo del negozio rimbombano dei rumori metallici, seguiti da un tonfo pesante. Yoru sobbalza al grido e si gira verso di lei, sgranando gli occhi.

«Possibile che non sai mai stare al tuo posto!»

Le si avvicina arrabbiata, come offesa sul personale, ma appena è di fianco a lei, Power alza una mano: sa che Yoru la guarderà e poi starà zitta. Gli occhi gialli seguono il movimento quando Power la sbatte sul bancone, e poi proseguono all'interno dell’espositore. Yoru boccheggia e si fionda di fianco a lei, quasi sbalzandola, premendo le mani sul vetro e piegandosi in avanti per osservare meglio.

«GlockP80Beretta92FSRugerMax…» inizia a nominarle sottovoce velocemente, come fosse una preghiera, una ad una e Power sbuffa arrogante: è troppo semplice così.

La porta di metallo dietro al bancone, sulla loro sinistra, si spalanca, sbattendo con forza contro il muro e da essa emerge un ragazzo.

«Ciuffetto…» dice Power con un sorriso stampato in faccia.

«Cosa ci fai tu qui? Non sai leggere, cazzo?» la rimprovera il ragazzo, mentre cerca di rimettere insieme i capelli neri sudati in una piccola codina.

«Aperto?»

«Sotto c’è anche scritto ‘Torno subito’!» dice trafelato, sedendosi poi sullo sgabello per riprendere aria.

«Ah! Dici sempre che posso venire quando voglio!» lo indica Power, sorpresa. Aki la fulmina con gli occhi azzurri e dietro di lui spunta un’altra figura familiare dai capelli rossi, ma con uno sguardo truce ancora meno cordiale.

«Non quando stai palesemente disturbando, Power…» dice l’altro ragazzo con tono altrettanto esasperato portandosi vicino ad Aki e appoggiandosi su di lui.

«È inutile, non puoi mettere un po’ di buon senso in quella zucca vuota, lo sai» dice Aki, sospirando. Cerca sul bancone il pacco di sigarette e ne prende una tra le dita.

«Allora cosa vuoi?» chiede Aki e lancia un’occhiata a Yoru ancora intenta ad elencare tra sé e sé il listino delle automatiche esposte. «La tua amica sta bene?»

«Cosa… sto benone» Yoru alza la testa sentendosi chiamata in causa, trovandosi di fronte gli occhi rossi spenti, scocciati di Angel e quelli azzurri, stanchi di Aki che la scrutano da testa ai piedi, fissando in modo non troppo velato la cicatrice sulla guancia. Power si butta addosso a lei, circondandola con un braccio e stringendola forte a sé, rendendo inutile qualsiasi tipo di ribellione dalla ragazza.

«Lei - preme l’indice sulla clavicola di Yoru, attirando l’attenzione di Aki - ha una richiesta per te, mio caro Ciuffetto!» termina muovendo il braccio fluidamente e indicando il ragazzo.

«Ha una richiesta…» Aki si appoggia al bancone pronto ad ascoltare, portandosi la sigaretta alla bocca e porgendo una mano ad Angel, facendogli segno di passargli l’accendino. Una volta ricevuto, lo avvia e lo porta vicino alla sigaretta.

«Una Glock 19 di quinta generazione, calibro 9X19, 15 colpi…»

«Cavolo, fin troppo specifico» commenta Angel in una risatina spenta. Aki non inspira dallo stupore, alza il pollice dall’accendino e la fiamma muore davanti alla sigaretta in pochi istanti.

«Yoru, anche un’altra che ci stia bene» dice Power. L’amica si gira verso di lei, si ritrovano faccia a faccia. Yoru sposta lo sguardo dal suo viso e ci pensa un attimo.

«Una Beretta PMX sarebbe perfetta, ma forse una semiautomatica 92X è meglio.»

«PMX, una mitraglie- Che cazzo sta succedendo! Power! Mi state prendendo in giro?!» esclama Aki, guardandola di traverso. Il solco sulla sua fronte, tra le sopracciglia, si fa più profondo.

«Ti ho portato una nerd di armi, non sei contento?»

«Ferma, quanti anni hai tu?» Angel chiede a Yoru.

«Diciassette» dice Yoru.

Angel fischia dallo stupore alla risposta e la sigaretta cade definitivamente dalla bocca di Aki.

«Mi vuoi far vendere pistole a una minorenne! Ma sei impazzita!»

«Ohh andiamo, Ciuffetto… te l’ho portata io qui. Ti puoi fidare!»

«Non mi fiderei di Power manco morto, Aki» soffia Angel all’orecchio del ragazzo, circodandogli il collo con un braccio. «Ti vogliono fregare.»

«Tch, sempre il solito stronzo, eh, Angel?» Uno strano fastidio inizia a montare direttamente dallo suo stomaco, rendendola nervosa. È come un cazzo di serpente incantatore e Aki pende dalle sue labbra.

«È per collezione» spergiura Yoru «mio padre è un appassionato, mi ha insegnato lui!»

Buona scusa - pensa Power, tra sé e sé abbozzando un piccolo sorriso all’amica.

«Non prendetemi per culo!» Aki si alza, sbattendo una mano sul bancone facendo tremare il vetro e tutte le pistole all’interno «andate via, devono passare sul mio cadavere prima che io venda armi a dei minori.»

«Non puoi farlo per meee» lo supplica Power «per favore, Akiii. Non ci pensi a Yoru e a suo padre?»

Aki non le risponde, la fulmina un’ultima volta con gli occhi azzurrissimi e le fa cenno con la testa di andare via.

Yoru stringe i denti, con evidente nervosismo e lancia uno sguardo di sfida ad entrambi i venditori prima di andare via dal negozio con passi furiosi. Le campanelline suonano di nuovo, salutandola, quando apre la porta e si catapulta fuori. Power la segue, facendo una linguaccia acida ad Aki. Prima di chiudere la porta lo sente parlare rivolto ad Angel: «Scusa per prima, mi farò perdonare.»

Che stronzo - pensa, sbattendosi la porta alle spalle. È sempre stato così, loro due che se la intendevano e non c’era mai stato verso per lei di spuntarla, anche quando vivevano ancora insieme e Angel passava gran parte dei pomeriggi a casa sua, parcheggiato sul suo divano. Quando lei non lo aveva mai invitato!

Yoru impreca, poco più avanti di lei, piena di rabbia.

«Ero così vicina» dice. Power le si avvicina e si rivolge a lei con una calma e una serietà che non sa nemmeno di possedere.

«Tranquilla, bestia… avrai quella pistola, te lo giuro. Avremo la nostra vendetta.»

 

La consapevolezza che il primo obiettivo della rapina del secolo fosse sfumato davanti ai suoi occhi, crollando come un castello di carte sul quale a soffiare era stato proprio Aki la fa rodere… tanto. Solo a pensarci i palmi delle mani si inumidiscono dal sudore. Ma non si sarebbe lasciata scoraggiare da quel primo fallimento. Più è eclatante un piano e la mente dietro di esso, più ostacoli sarebbero comparsi durante la sua esecuzione, è risaputo. In fondo, quella situazione è solo il segno che la sua idea funziona davvero. Ha già pensato a un modo per rimediare allo scivolone: è solo arrivato il momento di rialzarsi da terra, con il sedere un po’ dolorante, certo, ma più vittoriosa e convinta di prima.

Per questo motivo, subito dopo aver ricevuto la porta in faccia, Power prende la sua amica e si avvia fuori dal vicoletto. La trascina con sé per diversi isolati, fino a che non si ferma davanti al portone di un altro negozio e lo mostra a Yoru.

«Madame…» si inchina appena.

«Una tavola calda?»

«È ora di pranzo e abbiamo bisogno di energie» dice mentre apre la porta, facendo segno a Yoru. La ragazza la guarda, strizzando gli occhi gialli con scetticismo, ma poi entra. 

«Anch'io ho fame, ma non capisco perché abbiamo camminato così tanto, c’erano diversi posti simili prima.»

«Semplice, questo mi piace più degli altri!» Power si lascia scappare una lieve risatina, seguendola all’interno. Si guarda intorno scrutando accuratamente il posto, vede la cassa alla sinistra dell’ingresso e gran parte dei tavoli di legno vuoti. C’è solo qualche persona seduta al bar, intenta ad ordinare caffè o birra. Si inoltra ancora più all’interno del locale, salutando i vari camerieri che le passano di fianco. Le scarpe di Yoru scricchiolano sul pavimento dietro di lei mentre la segue in silenzio, fin quando non trova il tavolo ideale: l’ultimo in fondo alla camera più interna, appartato, lontano da orecchie indiscrete. Perfetto. 

Power si siede dal lato del muro e Yoru la imita prendendo posto di fronte a lei. Anche lei si guarda intorno, scrutando ulteriormente quel posto, dondolandosi appena sulla sedia. Poi, appena ha terminato con la sua ispezione, sospira e si accascia contro lo schienale incrociando le braccia al petto e appoggiando una caviglia sul ginocchio.

«Power, non funzionerà così. Abbiamo bisogno di un maggiorenne per comprare le pistole e qualcuno che abbia una macchina.»

«Lo so… ma non pensavo che Aki avrebbe fatto tutte quelle storie, di solito con qualche occhietto dolce in più riesco a convincerlo.»

«Non mi sembra proprio un tipo così flessibile... Come li conosci quei due?»

«È il mio fratellastro e Angel è il suo guastafeste personale.»

«Quindi è lui l'altro fratello… Non l’avrei mai detto, non vi assomigliate per nulla! Ma poi quanti anni ha?»

«Quasi trenta… sarebbe stato perfetto, armi infinite e un ottimo guidatore, ma come hai visto non ha superato il test della fiducia in me» dice Power seria facendo spallucce per poi sbracciarsi per attirare l’attenzione della cameriera.

«Non puoi chiedere a Denji di guidare?»

«Denji?! Col foglio rosa? L’altro giorno ha fatto morire il motore davanti al supermercato.» ll gridolino di Denji mentre preme con forza sul freno, appena aveva visto un gatto attraversare la strada, riaffiora nella sua mente. Stavano per finire entrambi nel tergicristallo, ma in quel momento sorride. «Non è cosa sua.»

Yoru si accascia contro il tavolo, sbattendo piano la fronte sul legno e inizia a piagnucolare «Così non riusciremo a fare nulla!»

Vederla in quelle condizioni le provoca una piccola morsa al cuore. Si abbassa anche lei, sdraiandosi appena sul tavolo e le prende una mano. Yoru alza la testa per guardarla, la sua bocca è contratta in un piccolo broncio e una lievissima spolverata di rosa le tinge le guance.

«Non preoccuparti, siamo qui anche per un altro motivo» le dice Power, abbozzando un lieve sorriso. Poi si rimette dritta sulla sedia, sollevando anche la mano di Yoru per infonderle coraggio e farla rialzare.

La cameriera giunge al loro tavolo, picchiando sulle assi di legno con i tacchi dei mocassini, sommersa dalle parole del suo capo che le ricordano di sorridere ai clienti. Power si gira e la trova con il blocco notes a coprirle il viso; l'unica cosa che riesce a vedere è la codina di capelli castani.

«P-Power!» esclama con la voce fin troppo acuta e titubante «il solito?»

La cameriera stacca gli occhi dai fogli per rivolgere un breve sguardo, abbozzando un sorriso nervoso, sia a lei che a Yoru. Gli occhi marroni tremano un pochino appena si posano sulla cicatrice.

«Sì, Kobeni-senpai!»

«La tua amica?»

«Quello che prende lei» risponde Yoru.

La cameriera scribacchia tutto e si dirige verso l'altro lato del locale.

«Conosci proprio tutti» commenta Yoru appena Kobeni è fuori dalla loro vista, incrociando di nuovo le braccia al petto. 

«Era la mia senpai a scuola, mi faceva lezioni private. Siamo rimaste amiche anche dopo.»

«Lo dici tu, non sembra molto d'accordo con questa tua versione.»

«Non è quello il punto! Ha ben tre anni in più di noi, sai cosa significa?»

Yoru sgrana gli occhi. 

«Vuoi portare dentro anche lei? Ma se ha paura pure di prendere le ordinazioni!»

«Ohhh, sarà perfetta, vedrai. Adesso zitta, sta arrivando. Fai fare a me» dice Power.

Yoru si gira di spalle per guardare la scena. Kobeni cammina per il corridoio portando in mano due piatti fumanti di spaghetti al pomodoro su un braccio e una bottiglia d'acqua nell'altra mano, pungolata ancora dai rimproveri che risuonano in lontananza. Arriva, poggia tutto sul tavolo e fa per andarsene.

«Come va col lavoro?»

La ragazza si ferma, si guarda attorno con sospetto e poi si rigira verso di lei.

«Non hai visto? Un continuo sorridi qui, fai in fretta di là.»

«Siamo una famiglia?» aggiunge Power.

«Siamo una famiglia! Ma dove se mi sfrutta così e poi mi sottopaga» dice mogia la ragazza.

«È… orribile» dice Yoru, con un lieve broncio stampato in faccia.

«Già, fa davvero schifo. Dovresti lasciare questo lavoro!» 

«N-non posso, dove lo trovo un altro?»

Yoru rimane in silenzio ad osservare quello scambio, fissando Kobeni, mentre Power ridacchia. «Ho una proposta per te… credo ti piacerà.»

Kobeni emette un gridolino di stupore e Power le fa segno di avvicinarsi.

Kobeni si abbassa, si avvicina e Power bisbiglia al suo orecchio, coprendolo con una mano.

«Ehh!?» delle lacrime si formano negli angolini degli occhi «U-una-una rapi-» si copre la bocca con le mani quando si accorge di star parlando a voce troppo alta. Riprende fiato e poi bisbiglia anche lei «una rapina, tu? Sei fuori!»

«No! Io, lei, altri amici e tu, ovviamente!»

«Io non- no! Lo stai facendo tu il piano?»

«No, lo sta preparando mia sorella, è una cervellona» si intromette Yoru.

«Solo perché io sono la leader e non posso fare due cose insieme, ma sono comunque io il capo!»

«Non devi lasciare per forza il lavoro, vieni a vedere che stiamo facendo e se ti convince ti unisci» dice Yoru. Kobeni tentenna per un istante.

«Beh, ve lo potete scorda-»

Da dietro di lei, sbuca il proprietario del negozio, un uomo sui cinquant'anni vestito di tutto punto come un settantenne. «Vogliate scusarmi signorine…» si rivolge a Kobeni e si avvia verso l’altra sala, iniziando a parlarle mentre la cameriera lo segue: «C'è il tavolo cinque da sistemare, l’uno che aspetta da dieci minuti di ordinare e i ragazzi fuori. Quando hai finito vai in cassa. Su, dai, animo! Ricorda: sorridi, siamo una grande famiglia che accoglie gli affamati!»

Yoru e Power si scambiano uno sguardo consapevole e poi Power grida «Ti aspettiamo fuori alla fine del turno!»



Convincere Kobeni è stato più semplice di quanto previsto e Power è un passo più vicina alla realizzazione della sua impresa. Sono quasi le sette di sera e le tre ragazze varcano il vicoletto abbandonato del negozio di armi. Tutto sembra rimasto uguale se non fosse per la luna, già visibile nel cielo bluastro, e per Aki e Angel all’esterno, seduti sulla panchina di fianco all’ingresso.

«Yo!» esclama Power alzando il braccio e sventolandolo in aria.

I due si girano al richiamo. La faccia di Aki cambia espressione -stava sorridendo?- e Angel osserva il trio di ragazze mentre continua a leccare svogliatamente il suo gelato.

«Sei… tornata?» chiede Aki sorpreso. «Se sei venuta per tentare di convincermi, sappi che è inutile.»

Spegne la sigaretta, apre la porta e sia Angel che lui entrano dentro. Power si fionda il più velocemente possibile e tira la maniglia verso di sé, impedendo ad Aki di chiudersi dentro.

«Oddio mio!» esclama Kobeni. Yoru rimane in silenzio ad osservare lo spettacolo che si svolge davanti ai suoi occhi.

«Non puoi impedirmi di entrare e nemmeno di parlare!» urla Power.

«Oh, sì che posso!»

La porta si muove di poco avanti e indietro sotto la forza delle mani dei due.

«NO! Ho una cliente nuova, puoi non ascoltarla se vuoi, ma non puoi non farla entrare. Cosa direbbero le voci? Che lanci le sigarette addosso ai tuoi clienti e poi gli sbatti la porta in faccia!»

«Non è mai successo nulla di tutto questo!» Aki strattona la porta, guadagnando terreno.

«Falle entrare» dice Angel da dietro la porta

«Eh?» Aki allenta un po’ la presa e Power se ne approfitta. 

«Sono proprio curioso di vedere cosa si inventa.»

«Vedi che ogni tanto anche tu sai essere simpatico» aggiunge Power vittoriosa, spalancando la porta.

Una volta dentro, Power si pianta davanti al bancone con Kobeni un po’ tremante, che si stringe al suo braccio, da un lato e Yoru con una mano sul fianco, che sbuffa con aria di superiorità, dall’altro.

«Cosa vuoi quindi?» chiede Aki in difficoltà.

«Lo stesso di stamattina» risponde Yoru, indicando la glock nella colonnina.

«Ti ho portato anche la ultra-maggiorenne, le vuole lei… ovviamente» sorride Power e fa l’occhiolino ad Aki. Kobeni annuisce al suo fianco.

Aki le guarda negli occhi, una ad una. Una risata bassa sfugge dalle sue labbra.

«C’è bisogno del porto d’armi, Power» anche Angel inizia a ridacchiare a quella frase.

Power sorride consapevole e inizia anche lei a ridacchiare: «Beni, fagli vedere!»

Kobeni fruga nella borsa, caccia un libretto biancastro che poggia sul vetro del bancone e lo spinge con un dito verso Aki.

Angel lo guarda e sgrana gli occhi, ancora col gelato in mano: «Non è fottutamente possibile… deve essere falso.»

«C-certo che è vero! Mio padre lo ha fatto prendere a tutti noi appena abbiamo compiuto diciotto anni!»

Aki la guarda incredulo e poi prende il certificato tra le mani, lo apre, lo legge. Poi inizia a squadrare la foto d’identità, spostando fugacemente gli occhi dal documento a Kobeni. 

«È vero…» constata sconfitto, passandosi una mano tra i ciuffi neri.

Yoru sorride sotto i baffi, vittoriosa.

«E bravo Beni-senior» Power da una pacca a Kobeni. «Beh, Ciuffetto, è il momento di impacchettare queste pistole e darle alla tua nuova cliente preferita!»

«Questo deve essere un cazzo di scherzo…» commenta Angel.

«È tutto vero! Papà dice sempre che è importante per noi diventare indipendenti il prima possibile… da piccola ha lasciato me e mio fratello in un bosco per cinque giorni.»

«C-cosa…?» Angel rimane a bocca aperta sbattendo più volte le ciglia rosse, incapace di replicare, Yoru la guarda esasperata e anche Aki la osserva combattuto, ma poi scuote leggermente la testa.

«Power» la richiama Aki con calma «cosa devi fare con queste armi?»

«Una per Yoru e suo padre; una per Kobeni per sparare al poligono, ovviamente

Aki la scruta, scettico. È lo sguardo rivela-bugie, lo riconosce e riconosce che sta anche funzionando bene. Ma la faccia di Aki si contrae in un’espressione particolare: tre rughe sulla fronte, naso arricciato e labbra tirate in una linea sottilissima… Non riesce a capire cosa ha davvero in mente. Bingo!

«Non gliele vendere!» gli dice Angel. Prende Aki per le spalle e lo gira per per fissarlo negli occhi: «Non gliele vendere e risolvi il problema.»

Aki fissa il broncio di Angel, poi il sorriso di Power e sbuffa. Apre e fruga in un cassetto. Un brivido scorre nelle vene di Power, l’adrenalina pompa dentro di lei e il cuore batte più forte per l’emozione. Può sentire vicino a lei anche Yoru che freme allo stesso modo, se non più intensamente, anche se è immobile. Sta trattenendo il respiro, come se un piccolo passo falso potesse spezzare la magia di quel momento. I loro occhi sono incollati sulla mano di Aki, che fa emergere un mazzetto di chiavi e le porge ad Angel. Ormai è fatta! 

«Prendi la glock e la beretta…»

«Cosa!» Angel protesta.

«È inutile… possono prenderle dove vogliono loro, tanto vale che gliele vendiamo noi…» si arrende.



È la sera del 25 di Ottobre quando Power, Denji e Kobeni sono alla porta di casa delle due gemelle, stretti sotto il porticato per proteggersi dalla pioggerella autunnale; tutti i preparativi sono pronti e Power ha portato dalla sua parte un buon numero di persone, abbastanza, secondo Asa, per riunirsi e parlare del piano.

Denji suona un’altra volta il campanello, prima che Yoru arrivi e apra la porta con discrezione. Fa segno di entrare in silenzio e i tre mettono piede dentro casa. La ragazza li guida, passando prima per il salotto dai toni appena scuri, per poi svoltare e infine salire le scale di legno. Poi si dirige in fondo al corridoio del piano superiore verso una porta di legno scuro, sulla quale è appeso un cartello finemente decorato con una scritta rossa, che recita ‘Asa’, circondata da degli stickers di gattini, e la spalanca.

La piccola camera si presenta con dei toni neutri: pareti biancastre, pavimento in legno scuro e mobilio sempre in legno, leggermente anonimo. L’unica cosa che rende palese il fatto che la camera appartenga ad un’adolescente sono dei poster di supereroi e film appesi sui muri in modo sparso. Alla scrivania, incastrata tra il letto dalle lenzuola bianche ben tirate e un alto armadio antico, c’è Asa intenta a digitare qualcosa al computer. Appena termina, si gira con la poltrona.

«Loro sono Kobeni e Denji» dice Power, indicandoli con una mano. Con gli occhi gialli guarda tutti fino ad arrivare a Denji.

Appena i loro sguardi si incrociano, il silenzio cala nella stanza, Asa trasale sulla sedia alzandosi in piedi. Denji spalanca gli occhi e indietreggia appena con un piede. Entrambi portano le braccia avanti, indicandosi a vicenda con agitazione.

«Cosa ci fai qui?» chiede Denji sorpreso.

«No, cosa ci fai tu qui! Sei a casa mia!» dice Asa.

«Non mi dire che non ci avevi pensato… è il fratello di Power» commenta Yoru incerta, inclinando un leggermente la testa «era scontato che lo avrebbe coinvolto.»

«Ahh, ma quindi siete già amici!» chiede Power rilassata. «Meglio così, meno convenevoli.»

«Noi non siamo amici!» specifica Asa.

«Power, perché non mi hai detto che c’è anche lei!» aggiunge Denji.

«Non mi interessano i vostri litigi, non siamo qui per questo» ribatte Power, entrando di più nella camera e sedendosi sul letto «siamo qui per il piano.»

«Esatto!» dice Yoru, sedendosi al suo fianco, seguita da Kobeni. Anche lei prende posto di fianco a Power.

«Non erano questi i patti!» protesta Asa.

«Volevi il tuo hacker? Eccolo.»

«Io-» risponde timidamente la ragazza, arrossendo leggermente per poi distogliere lo sguardo, incapace di ribattere ulteriormente. «Prima di poter attuare questo piano è necessario andare a fare dei sopralluoghi per capire bene la struttura del posto, dove sono le telecamere e riuscire ad entrare nel sistema» aggiunge dopo qualche secondo.

«Chi deve andare?» chiede Kobeni, tremando appena.

«Io e Denji a questo punto…» ammette Asa «è più efficiente così.» Il ragazzo preso in causa rimane in silenzio.

«Perfetto allora! Andrete voi due» afferma Power. Il capo è lei dopotutto, ogni scelta deve passare sotto la sua supervisione.

«Asa, abbiamo anche la macchina» le dice Yoru.

«Sì, Denji andrà bene anche per quello…» risponde Asa, pensierosa.

«Io?» chiede Denji indicandosi.

«Lui?» ripete sorpresa Yoru. «Power ha detto che non è cosa sua!»

«Ma in realtà sa guidare bene» si lascia sfuggire Asa, che non sembra accorgersi di ciò che ha detto. Denji trasale di fianco a lei e Yoru squadra entrambi con fare sospettoso.

«Ha il foglio rosa» ribatte Power, troppo intenta a giustificarsi per pensare alle implicazioni dell’affermazione di Asa.

«Ha fatto morire il motore davanti al supermercato!» aggiunge Yoru, per rimarcare la sua tesi.

«Ehi, ehi! Power! - la richiama il ragazzo con un broncio arrabbiato e profondo sulla faccia - Ancora con questa storia, brutta pallista, è successo tre mesi fa!»

«Non cambia il fatto che è successo! - si giustifica nuovamente, muovendo velocemente le braccia davanti a sé, mimando un no - Io avevo pensato a Kobeni, lei fa spesso lunghe distanze.»

«È vero, accompagno sempre la mia famiglia fuori città. Guidare tanto tempo non è un problema» dice, grattandosi appena la guancia con un dito.

«Va bene, allora sarai tu a guidare. Con voi due e le armi abbiamo tutti i requisiti…» incomincia Asa «...sappiate che non sarà affatto semplice riuscire in questa impresa, anzi è molto probabile che ci siano degli intoppi, dovrà essere tutto eseguito alla perfezione. Siete tutti sicuri di volerlo fare?»

«Certo!» esclama Power, seguita da Yoru che esprime la sua partecipazione con altrettanto entusiasmo. Denji e Kobeni annuiscono piano.

«Bene… Il mio compito è che tutto proceda liscio e che tutti noi abbiamo le spalle coperte in caso qualcosa vada storto. Ho pensato a come proteggere tutti noi, soprattutto i maggiorenni. Dovete solo avere fiducia in me e nelle nostre capacità. Ecco il piano ‘lasciamo fare tutto ad Asa’.»

 

 

Note dell'autrice: 
Sono tornata... con questo. Non so come mi sia venuta questa idea profondamente cazzara, ma appena mi è balenata per la mente ho dovuto scriverla. Sono stata costretta. E' da una vita che voglio scrivere col pov di Power e finalmente ho una scusa per farlo. Ammetto anche di aver fatto troppe ricerche sulle pistole per scrivere la gag di Yoru, spero che l'agente nel mio computer non si insospettisca troppo. Spero vi sia piaciuta, io mi sono divertita un sacco a scriverla e ci vedremo col prossimo e ultimo capitolo (spero) dove faranno il colpaccio. 
Alla prossima :3
 
 
 
   
 
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