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Autore: Lory221B    04/09/2023    2 recensioni
Raccolta di missing moments e slice of life di genere vario.
(...)
Quarto capitolo: "ultima cena?" Crowley e Aziraphale nella Firenze del 1478, tra strani osti e inaspettati soggetti pittorici
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ancora il 1941…
 
Sfumature di grigio, chiare o scure non importava.

Crowley quel giorno aveva capito di aver raggiunto un punto di svolta con l’angelo. Lo aveva chiamato “amico”, gli aveva detto di fidarsi, non aveva parlato di fazioni o di fraternizzare con l’avversario.
Solo loro due, dei libri salvati, un assurdo numero di magia con rischio smaterializzazione, la buffa felicità di Aziraphale, due bicchieri di vino rosso e quelle sfumature di grigio.

Non si erano visti per un lungo periodo e il tempo stesso era un concetto strano e sfuggente per due esseri sovrannaturali che si conosceva da un’eternità; l’intera vita umana era un battito di ciglia  - o di ali - per un angelo e un demone eppure Crowley aveva percepito e quasi sofferto l’assenza del suo “amico”.

Si era talmente incantato a riflettere su quegli ultimi sviluppi che oramai si era fatta mattina e nemmeno si era accorto che Aziraphale aveva riposto i calici e lo stava osservando in attesa di una risposta. Peccato che Crowley non aveva sentito la domanda.

« Quindi? Ti andrebbe? »

Crowley cercò di mantenere un’espressione assorta in modo da far sembrare che stesse ponderando la cosa quando in realtà sperava solo che Aziraphale insistesse aggiungendo dettagli, in modo da capire a cosa si stesse riferendo, ma sfoderò soltanto la sua migliore espressione con occhi da cucciolo che costringeva sempre Crowley ad un immancabile  « Sì, mi andrebbe ».

Non aveva idea di cosa aveva accettato di fare ma in fin dei conti cosa poteva essere di così grave? Peggio di assistere allo spettacolo di magia non riusciva ad immaginare.
 
Aziraphale scattò in piedi allegro e al demone sfuggì un sorriso, dopotutto qualunque cosa fosse che lo rendeva così allegro poteva valere la pena.

A quel punto storse il naso, iniziò a pensare che l’alcool lo aveva reso troppo… sentimentale? No, non era di certo questa la parola che cercava, i demoni non erano sentimentali, erano bugiardi, traditori, tante cose malvage ma anche sotto alcool non potevano essere sentimentali.

Eppure c’era qualcosa che si agitava dentro di lui ma non riusciva a dargli un nome che non gli causasse una smorfia di fastidio.
Ecco, fastidio era la parola adatta. Aveva una sensazione di fastidio perché sentiva di provare qualcosa che non voleva provare. O forse non doveva?
Elencò mentalmente tutti i motivi per cui non avrebbe dovuto sentirsi così… no, non trovava la parola di come si sentiva. Emotivo? No, non era assolutamente emotivo. Forse affettuoso? No di certo, lui era Crowley, demone di una certa fama, anche se molto ricamata grazie ai falsi rapporti che inviava all’Inferno.

Comunque i motivi erano semplici, era un demone e Aziraphale era così Aziraphale: dannatamente contradditorio, naif e entusiasta ma così attaccato alle regole, quando non decideva deliberatamente di infrangerle dimenticandosene poi quando esaltava i pregi del Paradiso. Gli dava fastidio, eppure non riusciva a smettere di pensare che quella era stata la migliore serata che aveva passato praticamente da sempre.
 
Si accorse di essersi di nuovo perso nei suoi pensieri, a quel punto avrebbe dovuto fermare l’entusiasmo dell’angelo per spiegare che non lo aveva ascoltato e non sapeva cosa stava accadendo; Aziraphale non si sarebbe offeso, non era la prima volta che Crowley si dimostrava sfacciato ma non lo fece, seguì con lo sguardo Aziraphale recuperare il cappotto, l’angelo aveva accelerato il passo, sembrava davvero impaziente.

« Senti » iniziò Crowley ma lo sguardo interrogativo di Aziraphale gli bloccò il resto della frase.

« Hai cambiato idea?  » chiese con tono evidentemente deluso.

Fastidio era decisamente la parola giusta, non sopportava sentirsi così in sintonia, così vicino a quell’angelo a cui bastava sbattere le ciglia per fargli fare quello che voleva, che fosse un miracolo per Shakespeare, liberarlo dalla Bastiglia, evitargli una figuraccia con i nazisti o direttamente sparargli senza aiuto di miracoli ma non riusciva a dirgli di no.

« No, no solo mi chiedevo quanto tempo ci metteremo, sai i demoni potrebbero avere ancora dei sospetti dopo Furfur e tutto il resto »

« Hai ragione » rifletté « dovremo darci una mossa, allora »  aggiunse con un sorriso fin troppo divertito mentre aspettava che Crowley facesse qualcosa.

« Angelo, io non so davvero cosa… »

«Oh, Crowley  » Aziraphale scoppiò a ridere « lo so che hai smesso di ascoltarmi mezzora fa, quando ho iniziato a dire cose senza senso per vedere se mi stavi seguendo »

Crowley non lo trovò altrettanto divertente, forse perché si sentiva particolarmente scombussolato – colpa dell’alcool pensò, non di una serie di fastidiosi sentimenti che lo avevano portato a bruciarsi i piedi su suolo sacro – così si limitò a riprendere il cappello che aveva appoggiato su una sedia della libreria e salutò Aziraphale che a quel punto era rimasto davvero stupito e anche un po’ deluso dalla reazione del demone.
 

L’appartamento sembrava più vuoto del solito, la solitudine era una compagna da sempre mitigata solo da quella strana amicizia con l’angelo ed era abituato a riempire il tempo in cui non erano assieme con inventiva: qualche maledizione, alcolici da consegnare nei locali, lunghe dormite finché non era di nuovo il momento di essere una squadra a due.

Forse quella poteva essere un’idea, rimettersi a dormire fino alla fine del conflitto mondiale, gli umani stavano già facendo abbastanza danni senza il suo intervento e voleva ricacciare quella sensazione di fastidio il più lontano possibile da lui.

Era prossimo a chiudere gli occhi quando il rumore in lontananza di un miracolo, seguito da una “terrestre” bussata alla porta lo costrinse a rialzarsi e percorrere tutto il corridoio.

Ovviamente alla porta c’era l’angelo. Crowley sentì di nuovo quella lacerante punta di fastidio.

« Cosa vuoi? »

« Ecco ho notato che te la sei presa parecchio, prima » iniziò con quel tono che lo avrebbe alla fine convinto a cedere.

« Non me la sono presa, era solo ora di salutarci »

« Come vuoi, in ogni caso mi sembra che la situazione richieda qualcosa di adeguato » affermò prima di arretrare di qualche passo in maniera teatrale ed eccolo nella sua miglior interpretazione della danza delle scuse, inventata secoli prima per porre fine ad ogni discussione  - e anche per farsi una risata - e ormai adottata come modo per “fare pace” strappando un sorriso all’altro.

Crowley emise un flebile sospiro trattenendo un leggero, vaghissimo sorriso « Altro? »

« Sì » e come per miracolo fece apparire una pianta « Per te, per ringraziarti. Sai gli umani fanno così »

« Una pianta? » chiese perplesso.

« Può farti compagnia » Crowley aggrottò le sopracciglia ma a quel punto Aziraphale gli aveva già spinto in mano la piccola pianta verde che sembrava avere necessità di essere accudita « Poi se ti piace puoi prenderne altre »
 
Crowley fissò quell’insieme di foglie e poi il sorriso allegro di Aziraphale. E va bene, avrebbe tenuto quella pianta ma soltanto quella, non era un sentimentale, né un emotivo né certamente avrebbe provato affetto per una pianta, anche se gliela aveva regalata quel fastidio di angelo che si ritrovava tra i piedi.
Eppure non poteva esserne più felice.
 
 
Note dell’autrice
Ciao a tutti, inizio questa raccolta di missing moments per superare l’attesa della -si spera- stagione 3 e da subito la storia mi sfugge dalle mani e fa quello che vuole diventando un momento introspettivo. Spero vi sia piaciuta, è uscito qualcosa di diverso da quella che era la mia idea.
Alla prossima storia, confido più commedia 😉
  
   
 
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