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Autore: Bebess    06/09/2023    1 recensioni
Hiroki, ragazzo giapponese appena diciottenne, ha un bagaglio emotivo non indifferente, dovuto anche al covid.
Francesco, ricercatore italiano, ha una passione per la cultura giapponese che lo spingerà improvvisamente a cambiare vita. Due destini diversi tra loro ma con una lezione di vita in comune.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi sto svegliando sempre più tardi ed ogni volta trovo la casa vuota. Quando vado giù in cucina vedo i coltelli e penso: “e se lo facessi?”. Basterebbe solo impugnare il manico e avvicinarlo alla mia gola o al braccio per porre fine a tutto e ascoltare i miei pensieri. Ma ci vuole troppa forza e io non ce l’ho, non ho tale coraggio. Forse dovrei pensare ad un’altra tecnica ugualmente efficace ma più semplice. Ma quale? Potrei farlo anche con una corda o filo di qualsiasi tipo.
Nel momento in cui nella mia testa i pensieri si fanno sempre più presenti quasi come fossero realistici, vedo una donna che mi guarda ed è proprio di fronte a me. Uscendo dalla cucina c’è la porta d’entrata e lei si trova lì. Non so chi sia ma capisco subito che è la stessa donna che appariva nei miei sogni, gli stessi che ho avuto prima del periodo della pandemia. Non riesco a pronunciare una parola, la guardo e basta. Noto che non ha il solito sguardo intimidatorio che ha sempre avuto nei miei sogni, ma è più serena. Sono immobilizzato perché non riesco a capire da dove sia potuta entrare questa donna in casa mia, visto che l’abitudine di mia madre è sempre stata quella di chiudere la porta a chiave prima di uscire per andare a lavoro. Perché oggi non l’ha fatto? Cos’è cambiato?
-Ciao.- Decido di salutarla.
Ma lei rimane lì immobile come me, senza dire niente. Noto che non mi risponde e non accenna a nessun movimento, il suo sguardo rimane fisso sul mio. Aspetto qualche minuto dopodiché comincio a sentire una lieve agitazione nel petto.
-Scusa, posso sapere chi sei?-
Continua a stare zitta. Decido allora di indietreggiare e salire in camera e mentre corro per le scale mi giro continuamente indietro per vedere se la donna mi segue. Entro in camera e mi butto sul letto.
Mi sveglio dopo due ore tutto sudato perché mi sono addormentato all’improvviso senza accendere l’aria condizionata. In questi giorni a Tokyo fa particolarmente caldo, anche se è normale nel mese d’agosto. Mi ricordo quello che è successo poche ore fa e scendo in cucina per vedere se lei è ancora lì. Accendo tutte le luci ma non c’è nessuno. Cambio stanza, vado in salotto ed è vuoto, lo stesso in bagno e nel ripostiglio. Risalgo le scale e vado in camera di mia madre, niente.
Sto cominciando ad avere paura. Vorrei chiedere a qualcuno chi è questa donna ma nessuno potrebbe mai saperlo, perchè mia madre non mi direbbe niente e non abbiamo vicini di casa. Anche oggi non ho fame, quindi ritorno in camera e gioco un po’ ai videogiochi.
Nei giorni seguenti sto poco bene di salute. Sento delle fitte allo stomaco e credo sia dovuto al fatto che è da cinque giorni che non mangio e bevo poca acqua. Sento la fame, ma voglio morire e questo è l’unico modo in cui ho il coraggio di farlo. A volte vorrei chiedere aiuto ma dubito che qualcuno mi risponderebbe, l’unica persona che c’è nella mia vita è mia madre ma continuiamo a non parlare. Avrei dovuto parlare con la donna sconosciuta, dirle di aiutarla perché è da sola e io non sono capace di starle accanto, nonostante io sia il suo unico figlio. E poi avrei voluto dirle che l’avevo già vista nei miei sogni senza neanche conoscerla, ma l’ho fatta scappare e quindi non le ho detto niente. Con questi pensieri mi riaddormento improvvisamente anche se sento il solito dolore alla bocca dello stomaco.
Mi sveglio nel cuore della notte e vedo nel mio letto la stessa donna di qualche giorno fa. E’ accanto a me e questa volta non ha più lo sguardo sereno di quando l’avevo vista giorni prima, ma ha lo sguardo inquietante dei miei sogni. Non ha vestiti, se non una maglietta bianca a maniche corte che le arriva ai fianchi. La vedo che mi fissa, ma non so cosa voglia da me e quindi decido di salutarla anche stavolta.
-Ciao.- le dico.
Non mi risponde, ma si tocca i capelli e usa le sue dita come se fossero un pettine. Fatico a capire il perché non risponde alle mie domande, ma noto che il suo sguardo da tenebroso è diventato anche piuttosto perverso. Finisce di toccarsi il solito ciuffo e si avvicina verso di me. In realtà prima non era così lontana perché avevo il suo viso di fronte a me, ma adesso ho i suoi occhi proprio a pochi centimetri dai miei.
La sua bocca è vicina al mio orecchio e penso che mi voglia sussurrare qualcosa, ma in realtà mette la sua mano destra sul mio petto e mi spinge verso il basso. Ho la testa sul cuscino e lei si trova sdraiata sopra di me a cavalcioni e non capisco cosa stia succedendo.
Vorrei chiederle qualcosa ma in un attimo mi ritrovo le sue mani che dal petto si sono spostate verso il mio collo. Non ci pensa molto a stringermi fortissimo e inizio a sentire una pressione così intensa che non riesco a respirare. Capisco che mi vuole uccidere e penso che forse se lascio che siano le sue mani a farlo piuttosto che le mie, sarà più facile. Ma la sua presa è troppo forte e comincio ad urlare dalla disperazione, sperando che qualcuno mi possa sentire.
 
Mi ritrovo in una sala d’attesa con mia madre che è accanto a me e ha lo sguardo abbassato. D’un tratto mi guardo e vedo che ho un graffio al palmo della mia mano sinistra. Vorrei chiederle perché ce l’ho ma probabilmente non lo saprebbe.
-Takahashi Hiroki.-
Vedo un uomo alto con un camice bianco che chiama il mio nome. E’ un dottore,  mi alzo seguito da mia madre e mi dirigo verso la stanza da cui proviene. Ma in realtà non riesco a capire perché mi trovo qui.
-Buonasera.-
-Buonasera, dott. Suzuki.- Risponde mia madre con un’incredibile sicurezza. Dopodichè gira la testa verso di me e mi guarda, come per dire che anche io dovrei ricambiare il saluto, ma non lo faccio.
-Da quanto tempo hai questi episodi, Hiroki?-
Questa volta si rivolge a me con uno sguardo deciso, ma anche questa volta non rispondo.
-Dottore, mio figlio non ha mai avuto episodi del genere. Me ne sarei accorta.-
Mia madre è sempre stata sicura di conoscermi, ma ultimamente sto cominciando a pensare che non sia così. Penso che se mi conoscesse davvero si sarebbe accorta di quello che mi stava succedendo negli ultimi anni.
-Capisco.- replica il dott. Suzuki continuandomi a guardare, nonostante non abbia proferito parola da quando sono entrato.
 –Penso che siano necessari più incontri con suo figlio.- riprende, spostando lo sguardo verso mia madre.
 –Dobbiamo controllare questi episodi con più attenzione, chissà dovessero ripresentarsi in futuro. Ma anche se non fosse così, un episodio singolo come questo è importante e dobbiamo capirne le cause. Ovviamente questi incontri saranno fra me e suo figlio, signora. Essendo che lui è già maggiorenne penso possa essere consenziente.-
-Certamente.-
-Possiamo prenotare un incontro dove inizieremo le sedute per la prossima settimana. Data e orario potete concordarlo direttamente in segreteria quando uscite.-
-Grazie dottore.- risponde nuovamente mia madre.
Torniamo a casa e nel tragitto entrambi stiamo in silenzio. Vorrei chiederle il perché degli incontri di cui ha parlato il dottore, ma credo siano dovuti al mal di stomaco di ieri sera.
Appena arrivati a casa faccio per salire in camera, quando mia madre si rivolge a me.
-Non mangi?- mi chiede.
Faccio no con la testa e lei non replica.
-Hiroki, il dottore di oggi era uno psichiatra. Ieri sera hai urlato per cinque minuti e non riuscivo a calmarti, così ho chiamato l’ambulanza.-
La guardo e non so che cosa dire, ma a dirla tutta, non so neanche cosa pensare.
Smorzo un sorriso e salgo in camera. Intanto mi chiedo se mia madre ha visto la donna che ieri sera voleva uccidermi, ma non ha neanche accennato all’episodio quindi presumo di no.
Prima di oggi era un mese che non uscivo di casa e non voglio uscire di nuovo la settimana prossima per andare dal dottore. Probabilmente posso non presentarmi a questo incontro senza che nessuno se ne accorga.
 
  
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