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Autore: DISORDER    07/09/2023    0 recensioni
Mara e Serena hanno un mondo di cose da dirsi, ma non sempre riusciranno a dirle tutte. O almeno a dirle ad alta voce.
Mara e Serena si osserveranno da lontano, si avvicineranno, si allontaneranno di nuovo.
È difficile capire qualcosa di sé, ancor più capire l’altro.
E se il mondo avesse già scelto un destino per te? E se non ti avesse neanche lasciato lo spazio di esplorare i tuoi sentimenti? O almeno di vederne le infinite possibilità?
“Siamo in una piccola bolla, il mondo attorno sembra sfocato, anche la musica improvvisamente più bassa.
“Che vuoi da me?”
A mia giustificazione, devo dire che a parlare è la birra mixata alla coscienza.
“Domanda troppo generica. Non posso darti una risposta soddisfacente.”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Mara. Quattro tenere lettere, incastrate l’una dopo l’altra. Due occhi scuri come la pece, intensi come mai li ho visti prima d’ora. Ci ripenso nelle situazioni più assurde, nel buio della mia stanza, nella solitudine di un pomeriggio, silenziosamente tra la folla festante. Ripercorro con la mente i tuoi lineamenti spigolosi, il sorriso appena accennato, le labbra piene, indubbiamente morbide, naturalmente colorate. Tento di cristallizzare le forme che le ricoprono il braccio destro, piccoli dettagli, stralci di storie o forse, semplicemente, vezzi estetici. La immagino chiacchierare, come fa sempre con disinvoltura, e spillare una birra. Mara, Mara, Mara. Ti accorgerai mai di me? 

È che mi sento insignificante, imbrigliata in una routine che non mi rispecchia, tra le carezze di sconosciuti che non riesco ad amare. Ed è nel buio che ti penso, e non lo dico a nessuno, lo tengo per me. Come un piccolo segreto che, forse, non sarò mai pronta a rivelare. Ma tanto piccolo non è se mi investe così, se occupa gran parte delle mie giornate, se mi tiene bloccata, se mi porta a rimuginare. Chi sono io? Cosa mi piace? Cosa voglio dal mio futuro? 

Inspiro e mi guardo intorno. Il caldo estivo comincia a farsi sentire. Non c’è un solo soffio di vento ad interrompere l’afa. Sorseggio il mio drink lentamente. Mara è qui e non potrebbe essere altrimenti. In questo piccolo paesino di mare che d’estate torna a vivere, riabbracciando i suoi figli lontani. E a me sembra che la piazza sia piena di lei, della sua aura, del suo fascino, della lentezza dei suoi movimenti studiati e gentili. Sorride Mara, sorride alla sua compagna, l’altra titolare del locale in cima alla salita. E a me sembra che ci sia della distanza, ma forse è ciò che spero. 

Sorrido al mio accompagnatore, rispondo ad una battuta di Lucia, la mia migliore amica. La mia migliore amica ignara. Sorseggio ancora un po’ del mio drink.

Mara, riuscirai mai a guardarmi? Perché io non riesco a distogliere lo sguardo. E forse spero che tu possa sentirlo, possa voltarti, possa incastrare i tuoi occhi scuri nei miei. Dici qualcosa sottovoce ad una tua amica, poi prendi una sigaretta e la accendi, inspiri un po’ di fumo e lo lasci andar via, lentamente. Passi una mano tra i capelli corti, ti guardi intorno. Io sono qui, dall’altro lato della piazza. Non puoi notarmi, non lo farai. E allora avrò passato un’altra serata ad arrovellarmi, a tentare di domare i miei pensieri, a cercare una distrazione nel mio accompagnatore. 

“Serena, ci sei?”

La mano di Lucia sventola impaziente. Richiama la mia attenzione. Annuisco sorridendo. Finalmente distolgo lo sguardo. 

“Non mi vedi?”

Rispondo ironica, mi avvicino ancora un po’ al mio accompagnatore che, casualmente, accompagna i miei movimenti tenendo una mano ben salda sulla mia schiena. 

“Mi riaccompagni a casa, dopo?”

Lo chiedo già conoscendo la risposta, non aspetta altro. Sa che non salirà, vivo ancora con i miei genitori, pur avendo un monolocale indipendente al piano inferiore. Ma si accontenterà di un bacio, di una carezza, di alcuni centimetri di pelle scoperta, pronti ad accogliere i suoi polpastrelli impazienti, ma delicati. Non vuole affrettare le cose, vuole conoscermi. Federico annuisce, mi sorride, mi sussurra qualcosa che non ascolto. Il mio campo visivo è di nuovo pieno. 

Mara mi passa accanto, ha un braccio sulle spalle della sua compagna. Non si accorge di me, o forse sì, ma non davvero. Alza la testa soltanto per un istante, incrocia il mio sguardo, poi prosegue, senza voltarsi mai. 

E la sento di nuovo, quella sensazione. Sono spaesata. Il calore invade le mie guance, inaspettato, non chiede il permesso. E cerco di nascondere come posso quel turbamento, cerco di ricacciarlo negli anfratti più segreti del mio essere, tento di calpestarlo. 

Mara, Mara, Mara. Vorrei raggiungerti, ma mi sembra il percorso più tortuoso del mondo. Come posso? Ha un nome questo trasporto che sento? Cosa diranno gli altri? Come dovrò spiegarlo? 

E vorrei scappare, lontano. Vorrei lasciarmi avvolgere da un posto più grande di questo, più caotico, sconosciuto. Vorrei ricominciare da zero. Ma non posso. E allora resto qui, mi limito a guardarti e spero che passi. Piano, ne ho di pazienza. Ma non so quanto durerà. 

Federico ferma la sua auto poco distante dal portoncino. 

“Allora, quando ci rivediamo?”

Non so quando ci rivedremo, Federico. Ma ti giuro che ci proverò, ci proverò davvero. 

“Tu chiamami.” 

Rispondo così, non mi sbilancio troppo. Il ragazzo mi sorride, la dentatura perfetta e bianchissima, quasi luccicante nel buio della notte. Si avvicina lentamente, quasi ad attendere un cenno d’assenso, un lasciapassare. E non mi tiro indietro. 

Assaporo le sue labbra, tento di trovare in me quel trasporto che cerco, ma il mio cuore, il mio corpo è sordo. Federico si allontana e mi lascia una carezza, è gentile.

“Allora a presto.”

Casa mi accoglie. Mi lascio cadere sul materasso a peso morto, guardo il soffitto cercando una risposta, ma forse quella risposta non c’è. 

O forse c’è. E si chiama Mara. 

  
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