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Autore: iridiumy    07/09/2023    0 recensioni
"𝑺𝒂𝒊 𝑬𝒗𝒂𝒏𝒔, 𝒔𝒆𝒊 𝒎𝒂𝒍𝒆𝒅𝒆𝒕𝒕𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒔𝒆𝒙𝒚 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒂𝒓𝒓𝒐𝒔𝒔𝒊𝒔𝒄𝒊."
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Quando James Potter decide che è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti e conquistare il cuore di Lily Evans, mette in atto un piano degno della sua reputazione. Ma ciò che inizia come un gesto romantico si trasforma ben presto in una catastrofe.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, Frank Paciock, I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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I PREFER THE ROLLING STONES

 

 

“She blew my nose and then she blew my mind”
-The Rolling Stones, Honky Tonk Women

 

James Potter entrò nella Sala Comune di Grifondoro correndo. Con il fiatone, la camicia della divisa sgualcita e gli occhialetti rotondi che gli penzolavano pericolosamente sulla punta del naso, si fece largo tra due marmocchi del primo anno che si apprestavano ad attraversare il ritratto della Signora Grassa – rischiando di mandarli al tappeto – e per poco non inciampò in un tomo di Storia della Magia abbandonato con noncuranza sul pavimento. Alla fine, arrivò a destinazione, interrompendo la sua folle traversata proprio davanti al divano dov’erano seduti il resto dei Malandrini.

Non si diede nemmeno il tempo di riprendere fiato, né si preoccupò degli studenti intenti a fare i compiti attorno a lui, prima di urlare a pieni polmoni: «Festa!»

Nell’udire quella fatidica parola, Sirius fu il primo a balzare in piedi, battendo il cinque all’amico e mettendosi ad urlare con lui, inscenando addirittura un balletto indecente che fece arrossire parecchie ragazzine.

Alle sue spalle, Remus non si scomodò nemmeno a sollevare lo sguardo dal libro che stava leggendo, limitandosi invece a roteare gli occhi, già sicuro che tutta quella storia non sarebbe andata a finire bene. Peter semplicemente dormiva.

La gioia dei due amici, tuttavia, scemò quasi subito. Da un tavolino isolato accanto ad una delle grandi vetrate della torre, infatti, si sollevò immediatamente una voce femminile ben familiare ad entrambi. «Giammai, Potter! Dovrai passare sul mio cadavere prima di riuscire ad organizzare un festino in questa scuola!»

James e Sirius si voltarono in contemporanea: in controluce davanti alla finestra da cui filtravano gli ultimi raggi di sole della giornata, tremendamente terrificante anche nel suo misero metro e sessanta, Lily Evans li squadrava furiosa, le braccia incrociate sotto al seno e un sopracciglio pericolosamente sollevato. Aveva assunto la sua tipica posa da “prova a contraddirmi e ti schianto. Ripetutamente” che tutti gli studenti presenti, soprattutto i più inclini ad ignorare le regole, avevano ormai imparato a riconoscere come presagio di sventura.

Sirius, sempre il più perspicace nel riconoscere quand’era giunto il momento di battere in ritirata, avvertì un brivido freddo percorrerlo da capo a piedi. Deglutendo rumorosamente, tentò – senza risultato – di scongiurare con lo sguardo l’amico di non aprire bocca, ricordando ancora cos’era capitato l’ultima volta che uno di loro due aveva provato a contestare le parole della rossa.

Ma James lo ignorò bellamente. Anzi, come mosso da un improvviso istinto suicida e forse nel tentativo di dimostrare ancora una volta la sua stupidità, fece qualche passo in avanti, arrivando a pochi centimetri dalla figura impettita della Grifona. «E dimmi, Prefetto Evans», cominciò, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa e piegandosi un poco in avanti, tanto da arrivare pericolosamente vicino al viso della ragazza. «Sarai tu ad impedirmelo?»

Lily sembrò non scomporsi minimamente. Sorrise, nella perfetta imitazione della calma, e mantenne saldo lo sguardo in quello dell’arrogante, borioso, pezzo d’idiota che aveva davanti, nascondendo senza minimo sforzo il turbamento che provava nell’avere un paio di labbra così invitanti a pochi centimetri dalle sue. «Allora non sei così stupido come dicono, Potter».

L’insulto attraversò le orecchie di James come una qualsiasi lezione di Storia della Magia e si dissolse nell’aria, lasciandosi alle spalle solo l’eco della nota infastidita con cui la ragazza aveva pronunciato il suo cognome che, tuttavia, nella mente del ragazzo risuonò quasi dolcemente. Ghignò. «Ti stupiresti nel sapere quante siano le persone che in realtà mi considerano estremamente brillante, Evans».

Lily assottigliò gli occhi e, involontariamente, prese a stringere con più forza la bacchetta che teneva in mano. «Non organizzerai nessuna maledetta festa, Potter», continuò, decidendo di ignorare ogni parola venuta fuori dalle labbra del compagno di Casa. «Non fin quando io sarò Prefetto!»

Alle spalle di James, nel frattempo, Sirius deglutì nuovamente, mentre Remus, sentendo odore di guai, si alzò in fretta dal divano per affiancare l’amico moro e tentare di avvisarlo che stava oltrepassando il limite.

Ancora una volta, però, ignorando volutamente le occhiate preoccupate dei compagni, James Potter prese la sua scellerata – e assolutamente poco brillante – decisione. Avvicinatosi maggiormente a Lily, le afferrò con delicatezza il mento tra le dita e, con il pollice, le accarezzò una guancia fattasi improvvisamente purpurea. «Sai Evans, sei maledettamente sexy quando arrossisci».

Remus e Sirius si maledissero in contemporanea.

Più tardi quel giorno, durante la cena, tutti avrebbero parlato del grande James Potter, capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, proverbiale combina guai, vincitore per cinque volte del titolo di “Ragazzo più attraente della scuola” – le altre tre volte la qualifica era andata a Sirius – e di come si fosse ritrovato con il sedere a terra nel bel mezzo della propria Sala Comune a reggersi i gioielli di famiglia, mentre una più che infuriata Lily Evans usciva a passo di marcia dal ritratto della Signora Grassa.

 

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«Alice, spiegami perché mi sono fatta convincere a venire a questa stupida festa e, visto che ci sei, anche perché non ho ancora fatto fuori quell’imbecille di Potter». Lily Evans uscì dal bagno del dormitorio sbuffando, avvolta in un asciugamano bianco e con i lunghi capelli rossi già perfettamente acconciati in morbide onde.

L’altra ragazza roteò gli occhi. «Perché», replicò, voltandosi a guardare l’amica e interrompendo momentaneamente il complicato tentativo di sistemarsi la frangetta spettinata. «Non vuoi che la tua migliore amica venga brutalmente assassinata da un serial killer, né finire ad Azkaban per l’assassinio di James-tutti-mi-adorano-tranne-la-Evans-Potter».

Lily sbuffò ancora una volta e lanciò un’occhiata infastidita ad Alice da sopra l’anta dell’armadio dietro la quale si era nascosta. «Guarda che per proteggerti dai serial killer hai già Frank, spiegami a cosa ti servo io». Si infilò un paio di jeans a vita alta e poi sollevò due magliettine a maniche corte per mostrarle all’amica.

«Quella», Alice indicò la t-shirt a righe bianche e rosse.

«Per quanto riguarda Potter, invece, hai pienamente ragione», continuò la Evans. «Anche se, se lo uccidessi, probabilmente durante il processo mi proscioglierebbero per-», e qui la ragazza, ormai vestita di tutto punto, salì in piedi sul letto e assunse un tono solenne, «aver liberato il Mondo Magico, se non l’intera umanità, dalla piaga più grande degli ultimi diciassette anni: James Potter». Dopodichè, la ragazza si proruppe in imitazioni di una folla urlante, applausi e inchini.

Alice roteò ancora una volta gli occhi, ridacchiando. «Tu hai seri problemi, tesoro mio», le disse. «E adesso porta quel bel culetto qui ché hai promesso di farti truccare».

 

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Nel frattempo, nel dormitorio maschile dei Grifoni, un James Potter entusiasta e con addosso solo un misero paio di boxer se ne andava in giro per la stanza ad autocongratularsi.

«Ho avuto un’idea geniale», continuava a ripetere senza sosta. «Un’idea geniale

Seduto sul proprio letto, gli occhi fissi sulla figura mezza nuda dell’amico, Remus scosse con fare esasperato la testa. «Secondo me è l’idea più stupida del secolo. Addirittura più stupida dopo quella di appendere Mocciosus per le mutande alla torre di astronomia».

Sia James che Sirius, impegnato fino a quel momento nell’ardua scelta tra due paia di jeans identici, si voltarono verso di lui. «Ehi!», esclamarono all’unisono. «Quella è stata un’idea geniale!»

«Come no!», replicò sarcasticamente Remus. «Siamo stati in punizione per due mesi, ma è stata davvero un’idea geniale!». Dopodiché lanciò un’occhiata indignata ad entrambi, neanche uno di loro gli avesse detto che le notti di luna piena erano le migliori dell’intero anno.

«Cosa è un’idea geniale?», s’intromise all’improvviso la voce di Frank Paciock, che stava uscendo proprio in quel momento dal bagno vestito di tutto punto.

A quella domanda, James s’illuminò e corse ad allacciare un braccio attorno alle spalle del ragazzo dai capelli color cioccolato. «Frank, Frankino, Frankuccio», cominciò, ansioso di spiegare ad un’altra povera anima la sua “geniale idea” per la conquista della Evans.

«Devi sapere che la mia mente brillante ha partorito un altro fantastico piano». Fece un attimo di silenzio per creare maggiore suspence e poi… «Canterò una canzone alla Evans per dimostrarle che sono perfetto per lei!» esclamò, spalancando teatralmente le braccia e dando inavvertitamente un colpo sul naso al povero Peter, che aveva scelto proprio quel malaugurato momento per passare dietro di lui.

Tuttavia, se James si aspettava un reazione entusiasta da parte di Frank, che spalancasse gli occhi e si congratulasse con lui per l’ottima trovata, restò deluso. Quest’ultimo, infatti, si limitò a sollevare le sopracciglia e sbattere più volte le palpebre, come per cercare di elaborare meglio ciò che aveva appena sentito.

«Tu devi essere completamente fuori come un balcone», decise alla fine. «Amico, Lily ti staccherà le palle a morsi, le taglierà a pezzettini e se le mangerà per colazione».

James spalancò la bocca offeso. «Come osi?» tuonò oltraggiato. «La mia è un’idea ge-nia-le. Funzionerà di sicuro e la Evans cadrà ai miei piedi». E così detto si voltò di scatto, sollevando il mento con fare sprezzante e sparendo oltre la porta del bagno.

Frank tornò a guardare gli altri ragazzi presenti, che tentavano inutilmente di far smettere di sanguinare il naso di Minus, e sospirò esausto. «Gli staccherà le palle».

 

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La stanza delle necessità pullulava di persone. Studenti di ogni casa e di tutte le età bevevano e si muovevano scatenati sulle note di “Disco Inferno” dei The Trammps.

Lily fece scorrere con fare annoiato lo sguardo tra i vari corpi sudati sulla pista da ballo e arricciò il naso alla vista di una ragazzina, neanche quindicenne, bere quello che aveva tutta l’aria d’essere Whisky Incendiario. Aveva perso Alice parecchi minuti prima e si era seduta su un divanetto sul fondo della sala, vicino ad una coppietta che non faceva altro che pomiciare.

Gemette, già stanca di trovarsi lì.

All’improvviso però, proprio mentre il pensiero di alzarsi e andarsene le attraversava la mente, tutte le luci si spensero, riaccendendosi poi solo sul grande palco al centro della sala e illuminando un unico cono di luce. Esattamente lì, un tronfio James Potter acconciato alla Angus Young salutava tutti con la mano, ammiccando in ogni direzione.

A quella vista, Lily strabuzzò gli occhi, rischiando di soffocare nel tentativo di trattenere una risatina divertita. Cosa diavolo aveva intenzione di fare quell’idiota?

«Prova, prova», disse il ragazzo, picchiettando con l’indice sul microfono davanti a lui, che emise uno stridio poco piacevole. James sorrise compiaciuto, dopodiché, appurato che tutto funzionasse a dovere, prese un bel respiro e si passò una mano tra i capelli, causando parecchi gridolini eccitati tra le ragazze presenti.

Lily dovette frenare i conati di vomito.

«Un attimo di attenzione, per favore», continuò Potter, assumendo un tono solenne. «Siamo qui riuniti oggi per far capire alla qui presente signorina Evans», e la indicò facendole un occhiolino, «che sono l’uomo dei suoi sogni!»

Qualcuno tra la folla ridacchiò.

«O il coglione», urlò una voce, provocando uno scoppio di risa e fischi.

James sorrise irritato. «Grazie, Sirius», ringhiò a denti stretti. Poi tornò a guardare in direzione di Lily, la quale, rossa come un pomodoro, si era alzata in piedi e stringeva convulsamente i pugni.

Quel giorno James Potter avrebbe detto le sue ultime preghiere.

«Quindi piccola», riprese a parlare il corvino, ignaro dei pensieri sadici che invadevano la testa della ragazza, «questa è per te!» E nell’aria cominciarono a diffondersi le note di “I was made for lovin’you” dei Kiss.

«Tonight, I wanna give it all to you.
In the darkness
There's so much I wanna do
And tonight, I wanna lay it at your feet
'Cause girl I was made for you
And girl you was made for me»

Quando poi James attaccò il ritornello, cantando sopra la voce di Gene Simmons, gli studenti si piegarono in due dalle risate.

Tutti tranne Lily. A lei cadde la mascella sul pavimento.

Concentratissimo e sudatissimo, James si elargiva in un alquanto oscena imitazione del cantante, sgolandosi ed agitandosi per tutto il palco. Lei non riusciva a smettere di fissarlo con gli occhi spalancati, incapace di muovere un solo muscolo. Non sapeva se ridere o mettersi a piangere per l’imbarazzo.

"Cause I was made for lovin'you baby.
You were made for lovin'me
And I can give it all to you"

Alla fine della canzone, il ragazzo si buttò sulle ginocchia in mezzo al palco, guardando speranzoso in direzione di Lily. «Allora?» chiese tra gli ansimi, il petto che si alzava e abbassava freneticamente.

Tutta la folla si zittì, voltandosi verso la Grifondoro dai capelli rossi per sentire quale sarebbe stata la sua risposta. Quest’ultima arrossì furiosamente, a disagio nell’avere così tanto occhi puntati addosso, e poi scrollò le spalle, fingendosi indifferente.

«Preferisco i Rolling Stones». E con quelle parole, si voltò e uscì dalla stanza, lasciandosi alle spalle un James Potter sgomento e una moltitudine di studenti ridacchianti.

 

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