Anime & Manga > Altro - anime/manga yaoi
Ricorda la storia  |      
Autore: Sofyflora98    09/09/2023    0 recensioni
[Tian Guan Ci Fu]
Poche cose i draghi amano quanto la bellezza degli esseri umani, e la delicatezza dei loro corpi fragili. Un tempo era uso comune, al raggiungimento dell’età adulta, andare a cercare un umano da portare con sé e adorare. Come nelle favole, quelle in cui dei bellissimi principi o principesse si aggirano soli soletti o con i loro protettori per le montagne o i boschi, in attesa di essere raccolti da un drago.
-----
Questa storia è stata scritta per:
Yushi Huang Week 2023, Giorno 7 "Favole"
[Yushi Huang X Mu Qing]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La dragonessa e il falso principe'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I draghi, sebbene non si trovassero proprio ogni due passi, non erano delle creature così rare. Certo, in pochi potevano dire di averne visti alcuni nella loro vita, ma la loro esistenza era non solo un fatto accertato, ma quasi una parte della normalità.
Ebbene, tutti sanno, naturalmente, che i draghi amano le cose belle. Gioielli, preziosi, cose che luccicano, ma non tutti sanno che sono amanti della bellezza in altre forme. La bellezza umana, ad esempio. Poche cose i draghi amano quanto la bellezza degli esseri umani, e la delicatezza dei loro corpi fragili. Un tempo era uso comune, al raggiungimento dell’età adulta, andare a cercare un umano da portare con sé e adorare. Come nelle favole, quelle in cui dei bellissimi principi o principesse si aggirano soli soletti o con i loro protettori per le montagne o i boschi, in attesa di essere raccolti da un drago. E poi, dopo qualche tempo, gli umani avrebbero mandato qualcuno a combattere per decidere chi aveva il diritto di ammirare la loro bellezza di più. Il vincitore avrebbe tenuto la mano del principe o della principessa per sé.
Yushi Huang aveva amato quelle storie più della maggior parte dei suoi compagni. Dicevano che erano sciocchezze, che gli umani non andavano lì per farsi prendere da loro, e che i valorosi combattenti che venivano a reclamare il diritto della mano dell’umano in realtà non erano che soldati mandati ad uccidere il drago per liberare il loro prigioniero. Gli umani non capivano il loro amore per loro. Lei non era d’accordo, ma da quando era una giovane dragonessa a malapena adulta erano passati alcuni anni, ed aveva imparato ad evitare di discuterne.
Per un po’ aveva vissuto di caccia nella sua grotta, dove viveva sola e dove aveva accumulato un tesoro non immenso come quello di altri ma comunque più che rispettabile. Sassi colorati, gingilli che gli umani lasciavano cadere in giro, e molto altro ancora.
Aveva sempre vissuto una vita solitaria e serena, fino a quel giorno.
Era tiepido pomeriggio, con una leggera brezza che le faceva alzare le squame, quando vide il gruppo di umani. C’era una carrozza circondata da dei cavalli che procedeva molto lentamente, e dalla finestra si sporgeva un ragazzo con delle vesti bianche e molti gioielli sui capelli. Non riuscì a vedergli il viso, ma sentì distintamente la voce di uno degli uomini a cavallo chiamarlo, un giovane con la pelle abbronzata e un arco dietro la schiena.
- Vostra Altezza, forse è davvero il caso di tornare indietro. La ruota della carrozza è danneggiata vedete? Sì, esatto. Potrete tornarci da solo quando volete, mi dispiace molto. -
Se ne andarono prima che Yushi Huang riuscisse a scorgere il volto di Vostra Altezza. Se non si sbagliava non era un nome, ma un titolo. Il modo in cui si parla ad un principe. Un brivido di curiosità la percorse da capo a coda.
Quella sera le giunse una voce: c’era un principe che amava aggirarsi solo per i colli e le montagne, senza guardie. Un bellissimo principe dalla voce melodiosa e i movimenti aggraziati.
Questo le fece drizzare le orecchie, e dopo aver strappato qualche altra informazione al drago che ne stava parlando, decise che sarebbe andata a cercarlo. Per vederlo, perlomeno.
 
 
- Avete perso un orecchino? Dove diamine avete la testa? -
- Ah, non ti arrabbiare, Feng Xin! Non è importante, è solo un orecchino. Dimenticatene e basta. -
- E dove credete di averlo perso? -
- Credo sul colle, oggi pomeriggio. –
- Se è perso è perso. Ma la gente ha le mani lunghe, forse dovremmo andare a cercarlo. -
- Questo cosa dovrebbe voler dire? -
- Mu Qing, calmati, Feng Xin non intendeva di sicuro… -
- E per quale ragione hai la coda di paglia, tu? -
 
 
Il sole splendeva, quella mattina, e le intiepidiva piacevolmente le squame. Era appollaiata su uno sperone roccioso, agitando pigramente la coda, mentre osservava e aspettava. Doveva essere quello il posto dove quel fantomatico principe solitario era solito passare. Lo stesso posto, più o meno, dove aveva visto quella carrozza il giorno prima.
Prima o poi si sarebbe fatto vedere di nuovo. Lei avrebbe aspettato fino a quel momento.
Finalmente, dopo qualche ora, vide una figura umana avanzare su per il monte. Contrasse le ali per l’eccitazione, e aguzzò la vista. Proprio nel punto dove aveva visto la carrozza il giorno precedente c’era un giovane umano che sembrava scrutare il suolo. Silenziosamente, la dragonessa si avvicinò.
Quando lui si raddrizzò per pulirsi la fronte sudata, sospirando, Yushi Huang trattenne il respiro. Quell’umano era un giovane uomo, pallido e dall’aspetto delicato. Avvolto in abiti scuri e con una cascata di capelli corvini, sembrava che la sua pelle splendesse. Era bellissimo.
Doveva essere lui, si disse la dragonessa. Era esattamente come dicevano le storie: dai tratti fini ed aggraziati, un esemplare di umano fuori dall’ordinario. Era il suo principe.
Distese le sue ali, e con un fremito di gioia planò giù da dove era appollaiata e nascosta, lanciandosi verso l’umano ignaro.
Era già quasi sopra di lui quando il ragazzo alzò la testa di scatto. Doveva aver visto l’ombra calare su di lui, o aver sentito il fruscio delle sue ali, ma quando vide la creatura scendere dall’alto sgranò gli occhi in un’espressione di stupore e paura, e si strinse protettivamente le braccia al petto con un grido sorpreso.
Yushi Huang protese le braccia e le avvolse attorno al suo corpo più esile mentre planava. Riprese il volo con un paio di battiti d’ali, stringendo forte a sé l’umano per assicurarsi che non cadesse mentre si alzava più in alto.
L’umano non si dibatteva, probabilmente conscio che se le fosse scivolato dalle braccia non sarebbe sopravvissuto alla caduta. Yushi Huang lo sentiva tremare come una foglia, e udì dei soffici gemiti spaventati venire da lui. Doveva essere spaventato dalle altezze, si disse, e iniziò a far vibrare la cassa toracica per tranquillizzarlo. Non sapeva se avrebbe funzionato, ma è quello che avevano sempre fatto con i cuccioli impauriti.
- Non ti farò cadere, piccolo umano. Non c’è bisogno di essere così spaventato. -
All’inizio non capì se l’avesse capita oppure no. Gli umani parlavano la loro stessa lingua, o no? Ma il giorno prima aveva capito perfettamente quello che si stavano dicendo tra loro, quindi doveva essere così.
- Che cosa sei? - disse lui dopo un po’, la sua voce guardinga e tesa. - No, aspetta. Sei un drago? -
Yushi Huang fece un mugolio di conferma.
Da quel momento rimase silenzioso e docile fino a che non raggiunsero l’ingresso della grotta.
Quando atterrò nella grotta, la dragonessa posò il suo bottino con cautela, ricordando quanto potessero essere fragili i corpi degli umani. Non aveva nemmeno fatto in tempo a lasciarlo andare del tutto, però, che il ragazzo si era divincolato ed era strisciato fino al bordo esterno della grotta come se ne andasse della sua vita, dandole anche uno spintone. Sgarbato, pensò lei.
Il giovane guardò, per qualche ragione che lei non comprendeva, giù dall’uscita, ed emise un gemito frustrato. Tornò a guardare Yushi Huang, che si era accovacciata e lo stava guardando con curiosità. Vedendolo non alzarsi da terra, decise di avvicinarglisi gattonando. Forse si sentiva più sicuro in quel modo, pensò. Il giovane umano però contrasse il volto ed emise un grido strozzato, e si allontanò da lei più in fretta che poté. Trovò, però, solo pareti rocciose prima del tunnel buio che portava all’interno della tana della dragonessa.
Sembrava spaventato a morte, e tutto il suo corpo tremava. La dragonessa sentì l’odore acre della sua paura, e fu pervasa dall’istinto di raccoglierlo tra le braccia e cercare di confortarlo. Nel tentativo di farlo calmare iniziò a fare le fusa, come solitamente faceva con gli altri draghi quando erano agitati. Il giovane, però, emise un gemito sottile e sembrò farsi ancora più piccolo.
All’improvviso si fece avanti con movimenti goffi, e, con grande sbigottimento della dragonessa, iniziò a tirare i lacci che gli chiudevano le vesti. Con mani nervose il ragazzo umano lasciò che la stoffa scivolasse dalle sue spalle. Lo sguardo della dragonessa scivolò sulla linea elegante del collo sottile, sulla pelle pallida del torace magro. Non sapeva bene come funzionava la società umana, ma, almeno dal punto di vista di un drago, le sembrava un invito.
- Guarda! - esclamò il ragazzo con voce incerta.
Yushi Huang abbassò le palpebre lentamente, e quando le riaprì le pupille solitamente sottili si erano allargate. Le sue fusa si fecero più forti.
- Sono pelle e ossa! - continuò il ragazzo. - Non c’è nemmeno un po’ di carne, non sarei un pasto soddisfacente! Non ti sazieresti mangiandomi, te lo giuro! -
Yushi Huang abbassò la testa. Quello che quel ragazzo stava dicendo non aveva senso. Aveva forse pescato l’unico principe ad essere un po’ tocco?
- Perché dovrei mangiare il mio principe? - domandò, perplessa.
Il gorgoglio delle fusa cessò, e con esso anche il ragazzo sembrò rilassarsi. Ora però sembrava ancora più confuso di lei.
- Quando un drago rapisce il suo principe, lo fa con l’intenzione di prenderlo come proprio compagno. Un cavaliere verrà a contendere il principe in duello contro il drago, e il vincitore potrà portare via il principe con sé di diritto. Questa è la tradizione. Ma se gli umani hanno una tradizione che coinvolge il mangiare un pezzo della loro carne… - si interruppe, vedendo il volto sempre più perplesso dell’umano. Si era forse sbagliata? In effetti quella di mangiare un pezzo di carne sarebbe stata un’usanza ridicola. Perché farsi del male in quel modo per una promessa d’amore? Dovrebbe essere una cosa gioiosa, non una sofferenza.
- Ma voi… - il ragazzo finalmente sciolse la sua posizione nervosa. - Non… non prendete gli umani per cibarvene? -
Yushi Huang sgranò gli occhi. - Che usanza barbara è mai questa? Cibarci degli umani? Devi essere confuso per il volo che hai fatto poco fa, mio dolce principe. -
Il ragazzo strinse le labbra, un’espressione bizzarra sulla sua faccia. Non sembrava ancora tranquillo.
- Perché continui a dire quella parola? -
- Che parola? -
- Principe. Hai detto che i draghi rapiscono i principi. Io non sono un principe. -
Yushi Huang sorrise, e la sua coda guizzò di divertimento. Gli occhi del ragazzo seguirono il movimento dell’appendice.
- Ti dico la verità! - insistette il giovane. - Non sono un principe! Io sono… - per un attimo la sua espressione si adombrò. - Io sono il servo di un principe. Lavoro per lui! Non sono un nobile. -
- E perché non lo sei? -
A quella domanda il volto del ragazzo si contrasse in modo strano.
- Perché i miei genitori non erano di famiglia reale, ovviamente. - disse a bassa voce.
Yushi Huang scoppiò a ridere.
- Che sciocchezze! Certo che sei un principe, come potresti non esserlo? Guardati, lo sei eccome! Vieni con me, mio piccolo principe umano. -
E così dicendo gli si avvicinò e lo prese per il polso. Il ragazzo all'inizio si irrigidì, ma dopo qualche secondo si lasciò tirare in piedi e accompagnare verso le profondità della caverna della dragonessa, sebbene lei sentisse i suoi muscoli guizzare nervosamente.
Il suo breve nervosismo valse la meraviglia di cui si dipinse il suo volto quando vide l’interno della caverna. Era, lo diceva anche lei, una caverna davvero bella. L’aveva riempita con tutti i trofei che si era procurata nel corso della sua vita. Era particolarmente affezionata al trono d’oro che aveva portato via ad un umano insolitamente sgradevole con un ridicolo copricapo scintillante.
Oltre ai suoi tesori, c’era anche della mobilia. Era il luogo dove viveva, d’altronde. Non poteva certo starsene raggomitolata nella polvere. Aveva diversi armadi e bauli di legni pregiati e decorati con intarsi e laccature raffinate, anch’essi colmi di tutte le cose che aveva raccolto per il paese. Poi ovviamente dei giacigli, di diverso tipo per i diversi umori della dragonessa, e prossimamente del suo grazioso principe.
Il ragazzo sembrava incapace di parlare, rapito com’era da ciò che vedeva.
Yushi Huang lo accompagnò fino ad un alto specchio accanto ad uno dei suoi bauli. Lo posizionò di fronte ad esso così che potesse guardare il proprio riflesso.
- Vedi? Sei un principe, altrimenti come si spiega che tu sia così bello? -
Questo era ovvio. Tutti sapevano che quando gli umani nascevano graziosi erano dei principi o delle principesse. Come poteva essere che questo umano fosse così ignorante sulla sua stessa specie? Tutti i racconti lo dicevano!
Il ragazzo fissò il proprio riflesso, ma non sembrò cambiare espressione più di tanto. Anzi, ora sembrava divertito.
- Tu non sai nulla degli umani. - mormorò.
La dragonessa aggrottò le sopracciglia, ma non lo contraddisse.
- Hai fame? - disse, invece.
Il ragazzo si portò istintivamente una mano sullo stomaco, e si morse il labbro con fare sospettoso. Il gorgogliare improvviso della sua pancia, però, non lasciò alcun dubbio.
Con un verso d’approvazione Yushi Huang lo raccolse da terra e lo portò verso uno dei giacigli che erano sul pavimento, un comodo nido fatto di cuscini e coperte soffici. Lui emise un ansito di sorpresa, ma a parte l’improvvisa rigidità delle sue membra non provò a divincolarsi.
- Che stai facendo? - le chiese quando lo depositò nel nido.
- Ti metto nel nido. - spiegò la dragonessa. - E ti nutro. Come hai detto tu, sei davvero magro, principe. -
Il ragazzo sembrava sul punto di ribattere qualcosa, ma si fermò prima di farlo con un’espressione complicata.
Quando ebbe davanti un enorme piatto di cibo succulento parte dei suoi timori parve affievolirsi, ed una volta che ebbe mangiato a sazietà, e lo fece senza remore appena ebbe superato il timore, era calmo e intorpidito abbastanza da ascoltare la dragonessa e i suoi racconti sulle loro tradizioni riguardo il raccogliere gli umani e combattere per il loro amore. Annuì pensieroso qualche volta mentre lei parlava.
- Cosa fate se l’umano non vuole stare con voi? - domandò ad un certo punto.
La dragonessa si accigliò.
- Vuoi già tornare laggiù? -
- Ho una madre. E un lavoro. -
- Posso nutrire anche lei. Quanto al lavoro, se vuoi non avrai bisogno di lottare per nulla. Mi prenderei cura di te e della tua famiglia. -
Il ragazzo la fissò attentamente.
- Sono molto stanco. - disse lentamente e con espressione guardinga. Yushi Huang balzò in piedi e portò via quello che rimaneva del cibo.
- Riposati, mio dolce principe. Ne riparleremo domani. -
- Qual è il tuo nome, signora drago? -
- Yushi Huang. Il tuo, mio fiore? -
Lui arrossì appena. - Mu Qing. - mormorò.
 
 
Sebbene dapprima fosse intimorito dalla dragonessa, Mu Qing si abituò molto in fretta a vivere con lei. Nei primi giorni si muoveva in punta dei piedi e sobbalzava quando gli parlava, ma già dopo una settimana si era adattato a quel nuovo stile di vita. Lei sospettava che il cibo e l’assenza di lavoro da fare avessero aiutato, ma scoprì che lui era anche molto interessato allo stile di vita dei draghi e ai suoi racconti in proposito. Ogni volta che gli spiegava che lei avrebbe dovuto combattere contro il campione che sarebbe stato mandato per contendere la mano del principe, scoppiava a ridere. Continuava a ripeterle che non era un principe. Ovviamente, erano sciocchezze. Non capiva se le stava mentendo o se semplicemente non sapesse di esserlo.
- Mia madre sarà preoccupata per me. Si starà chiedendo dove sono, Yushi Huang. Potresti farle avere un messaggio da parte mia? Le dirò di non dire a nessuno dove mi trovo ora. -
Una settimana e un giorno dopo l’arrivo del ragazzo Yushi Huang scese di nascosto per lasciare un biglietto in un punto indicatole dal ragazzo, destinato a sua madre. Mu Qing le garantì che l’avrebbe trovato, e che avrebbe creduto a ciò che le aveva scritto.
- Parlare con te è piacevole. - le disse, due settimane dopo il suo arrivo. Forse aveva balbettato, ma lei non ci fece caso, felice com’era di sentire quelle parole.
Lei fece guizzare la coda e si appollaiò al suo fianco, nel nido di stoffe. Provò a strofinare il naso sulla sua guancia, ma lui si ritrasse.
- N-non significa che puoi già prenderti certe libertà. - balbettò, gli occhi che guardavano ovunque tranne che verso di lei. - Ancora non ho detto che voglio essere il tuo c-compagno. -
- Dovrei aspettare di sfidare il pretendente. - confermò lei, annuendo, e si limitò a sfiorargli la mano. Il suo principe sarcastico era davvero timido, pensò mentre guardava una soffice tinta rosata diffondersi sulle sue gote, le ciglia che tremavano mentre abbassava le palpebre e distoglieva lo sguardo.
 
 
Il suo umano era grazioso.
Era bellissimo quando provava i vestiti di seta che la dragonessa aveva nella sua caverna, era adorabile quando arrossiva mentre lei lo portava di fronte allo specchio e lo adornava con i gioielli presi dal suo tesoro. Era adorabile anche quando era corrucciato e stizzoso e iniziava a rispondere roteando gli occhi e stringendo le labbra (accadeva quasi sempre quando si arrivava all’argomento della sua vita con gli altri umani). Bastava che lei lo afferrasse e strofinasse il naso sul suo viso perché strabuzzasse gli occhi e iniziasse a balbettare e arrossire furiosamente.
Alla quarta settimana, una sera, fece il primo passo verso di lei.
Avevano appena finito di mangiare il cervo che lei aveva cacciato apposta per il ragazzo, e Yushi Huang stava raccontando della lotta rituale dei giovani draghi al raggiungimento della prima fase di maturità. Il ragazzo aveva gli occhi lucidi e semichiusi, sembrava che stesse per addormentarsi da un momento all’altro. Yushi Huang già stava pensando di chiedergli se avesse voluto accoccolarsi vicino a lei per un po’, quando Mu Qing si alzò e andò a sedersi sulle sue ginocchia. Lei fece a malapena in tempo a trattenere il respiro dalla sorpresa che lui posò la testa sulla sua spalla e si addormentò in pochi secondi.
 
 
- Pensavo, è bizzarro. -
- Cosa, Yushi Huang? -
- Non è ancora venuto nessuno a chiedere un duello per te. Il cavaliere del tuo palazzo si fa desiderare. -
Mu Qing alzò gli occhi al cielo, anche se un’ombra oscurò per un istante il suo viso, come tutte le volte che lei nominava la corte o lo chiamava principe.
- Non verrà nessuno per me, mia signora drago. Io… non sono quello che cercavi, te l’ho detto. -
Le sue parole furono come gettate al vento, perché la dragonessa aguzzò gli occhi e si affacciò dal crepaccio della sua montagna. Iniziò ad agitare la coda, eccitata.
- Silenzio solo per un istante, tesoro mio. Sento il rumore di piedi di ferro che si avvicinano. Eccolo! Un uomo con una spada e un seguito di uomini con dei forconi si sta avvicinando! -
Mu Qing sbirciò a sua volta, e soffocò una risata.
- Quello sarebbe il signore a cui hai rubato un intero carro di pietre preziose la scorsa settimana. -
 
 
La caccia stavolta non era andata come previsto. Aveva adocchiato quel cinghiale il giorno precedente, e ne aveva seguito le tracce con attenzione. Voleva arrostirlo per il suo piccolo tesoro da quando aveva saputo che non aveva mai avuto l’occasione di assaggiarne la carne, e quell’esemplare aveva un aspetto eccellente. Sarebbe andato tutto liscio come l’olio se non fosse stato per il fatto che non era l’unica a dare la caccia a quel cinghiale.
Proprio mentre stava per puntare la bestia, aveva sentito delle voci, e le era arrivata una zaffata di odore di umani. Quello che seguì accadde davvero molto in fretta. Lei scese sulla sua preda, pronta ad afferrarla e ucciderla, e poi portarne via la carcassa. Un istante dopo sentì un urlo spaventato ed una fitta lancinante alla spalla. Soffiò dal dolore, lo sguardo che corse all’umano ancora paralizzato dalla paura che le aveva scoccato una freccia contro, e ringhiò a denti scoperti. Lui e il suo compagno sgranarono gli occhi e corsero via con le gambe che tremavano.
- Sei una sciocca imprudente. - borbottò Mu Qing mentre preparava l’impiastro di erbe. - Avrebbe potuto farti male sul serio, o ucciderti. -
- Un drago non muore così facilmente. - gli rispose lei, ma strinse i denti con un grugnito quando Mu Qing si avvicinò a dov’era seduta contro la parete rocciosa della grotta per estrarre la freccia. La punta era insolita, aveva dei piccoli uncini su uno dei due bordi affilati. Mu Qing le aveva spiegato che era un insolito tipo di freccia da guerra, più che una da caccia, e serviva a far sì che fosse estremamente doloroso e difficile toglierla dal corpo dei feriti. Era fortunata ad avere la pelle più spessa di un’umana.
- Magari non muori facilmente, ma se ti avesse fatto dei danni permanenti non useresti più il braccio. -
Il ragazzo era quasi sul suo grembo, le sopracciglia corrugate ed il labbro arrossato da quanto se lo stava torturando con i denti per la concentrazione. Estrasse le schegge di legno rimaste nella sua carne, e la dragonessa emise un rantolo di dolore. Lo sguardo di Mu Qing corse immediatamente al suo viso, gli occhi sgranati. Era preoccupato, intuì lei, ed un fiotto di calore le scaldò il petto. Era in pena per lei.
Mu Qing prese a pulire la ferita con attenzione, il suo tocco delicato e preciso. Era bravo, sapeva quel che stava facendo. Mentre spalmava l’impiastro di erbe medicinali con dita delicate, la sua altra mano era posata sulla spalla non ferita, e forse inconsciamente aveva preso a disegnare dei piccoli cerchi con i polpastrelli, come a volerla tranquillizzare.
- Volevo portarti qualcosa di buono da mangiare. - mormorò Yushi Huang, chiudendo gli occhi. Le dita di Mu Qing si spostarono a massaggiare la sua nuca, e fece un sospiro.
- Mi porti sempre tante cose buone. Non devi metterti in pericolo per me. -
- Come faccio sennò a corteggiarti? Per conquistare il loro compagno i draghi devono dimostrare che possono prendersi cura di loro. Come posso dimostrartelo se mi faccio ferire da dei piccoli umani spaventati? -
Anche se le si era avvicinato molto da quando l’aveva portato via con sé, Mu Qing non aveva ancora detto nulla su quella questione. Lei poteva presumere che apprezzasse e accettasse i suoi doni, i complimenti e i gesti d’affetto, ma non aveva ancora ben chiaro se lui volesse o meno essere il suo principe. In effetti, pensò, c’era quel problema del cavaliere che non si presentava per combatterla. Iniziava a pensare che non sarebbe mai giunto, ormai. Non voleva però ammettere che forse il ragazzo aveva ragione quando le diceva che non sarebbe venuto nessuno per lui e che era solo lei a pensare che fosse un principe o che meritasse di essere corteggiato.
Abbassò lo sguardo su di lui, che ancora non aveva detto nulla da quando lei aveva parlato. Aveva un’espressione strana. Imbarazzata di sicuro, con quel rossore sulle gote, ma c’era sempre quella tensione. Come se avesse paura di qualcosa. Accadeva ogni volta che lei nominava il suo desiderio di corteggiarlo, però non sembrava a disagio quando lo accarezzava e stringeva delicatamente a sé. Solo quando ne parlava.
Yushi Huang chiuse gli occhi, un vago torpore che prometteva il sonno che già calava su di lei.
- Come mai eri convinta che fossi un principe quando mi hai portato via? - la sua voce era appena un bisbiglio.
Lei riaprì gli occhi. - C’erano delle voci che giravano. Un bellissimo principe a volte si aggira solo in quella zona del bosco, dicevano. Un giorno avevo sentito delle voci, e avevo visto un gruppo di soldati e una carrozza. Qualcuno stava parlando con la persona nella carrozza, e l’aveva chiamato Sua Altezza. Gli dicevano che sarebbe potuto tornare per conto proprio un altro giorno. Il giorno dopo sono tornata, e tu eri lì. -
Mu Qing si era fatto rigido, e il suo volto ora era impassibile, come una maschera.
- Non ti sbagliavi. Quello era Xie Lian, il principe ereditario del regno. Di solito cammina da solo nel bosco, o praticamente ovunque, e mette in difficoltà la sua guardia del corpo. Io ero… ero lì per caso. Stavo cercando una cosa che aveva perso. -
La sua voce aveva perso la leggera nota ironica e canzonatoria che aveva di solito, ed era fredda. Non le piacque, e nemmeno le piacque l’ombra che era calata sul suo viso.
- Era lui il principe che cercavi, Yushi Huang. Non io. Io sono solo il suo servo. -
Ah, ora riconobbe quel tono di voce. Sconfitta. Delusione. Le fece accapponare la pelle in modo sgradevole.
Ignorando il dolore alla spalla, la dragonessa avvolse le braccia attorno al busto del ragazzo e lo trasse a sé, premendo sulla sua nuca finché non si arrese e posò la testa sulla spalla sana di lei.
- Non so chi sia questo Xie Lian, e non mi interessa. - mormorò. - Mi hanno detto che avrei trovato un principe solitario che camminava nel bosco. Chiunque sia questo principe ereditario, quando mi sono imbattuta in lui non era solo e non stava camminando. Tu invece sì. -
Mu Qing non disse nulla, ma le parve che la tensione del suo corpo si fosse sciolta almeno un po’.
 
 
Qualche giorno più tardi la sua spalla era già guarita abbastanza da poter volare senza pericolo, e piena di entusiasmo portò il suo compagno in una graziosa radura che le aveva indicato un drago di sua conoscenza, un piccolo gioiello nel bosco sottostante dove i fiori crescevano rigogliosi attorno al ramo di un fiume dove l’acqua scorreva meno impetuosa. Mu Qing avrebbe adorato rinfrescarsi in quella zona, ne era stata sicura appena l’aveva vista, e la sua espressione meravigliata quando lo calò lentamente sull'erba tenera lo confermò.
Lui si guardò attorno, e poi si girò verso di lei.
- Io… credo che farò il bagno subito. - mormorò, una dolce tinta rosata sulle guance.
Quel giorno già dal risveglio era strano. Timido, in un certo senso, e non riusciva ad incrociare il suo sguardo. Non era teso, non nel modo in cui era di solito. Parlava a bassa voce e continuava a tormentare gli orli delle maniche della veste.
Era una gran bella veste, quella. Una delle ultime che lei aveva procurato (rubato) per lui. Di un bel blu ricamato con fiori di magnolia ricamati, sopra ad una veste più sottile e vagamente traslucida di un blu più chiaro che aveva fatto avvampare il giovane quando l’aveva vista. Ciononostante l’aveva indossata senza lamentele, sebbene lei non gli avesse certo chiesto di farlo.
Yushi Huang annuì con un sorriso e si apprestò a preparare un piccolo accampamento. Mentre il suo braccio era ferito, il suo umano si era affaccendato a preparare da mangiare per entrambi, e la sacca che aveva con sé era per l'appunto piena delle prelibatezze fatte dalle sue mani. Aveva passato tutto il giorno precedente a fare quei cibi grandi giusto un boccone e facili da trasportare, e molti erano cose che Yushi Huang non conosceva affatto. Cose da umani, le aveva spiegato dopo essere tornato con difficoltà nella grotta, la sacca sulle spalle piena degli ingredienti di cui aveva bisogno e che lei non aveva mai usato prima in quei modi.
Mentre finiva di sistemare le ciotole di legno e i piccoli cuscini sopra il telo che aveva steso a terra, sentì un sospiro più rumoroso. Alzò la testa per vedere Mu Qing intento a spogliarsi delle sue vesti, e deglutì, il cuore improvvisamente agitato.
Non era la prima volta che lo vedeva lavarsi, ma questa volta era diverso. Non c’erano quella fretta meccanica e quei movimenti pratici ed efficienti. Il giovane stava facendo scivolare la stoffa dalle spalle con lentezza deliberata, e diede un’occhiata verso di lei da sopra la spalla.
Yushi Huang si sedette sull’erba e stette ad osservare, incuriosita.
Mu Qing lasciò cadere a terra la prima veste blu scuro, e rimase solo con lo strato traslucido di una tinta più chiara. Yushi Huang era sicura che ci fossero dei pantaloni assieme a quella veste quando gliel’aveva donata, ma ora non le sembrava di vederne la sagoma attraverso il tessuto semi trasparente. Al suo posto intravide la linea sinuosa delle sue membra a malapena celata.
Mu Qing la stava fissando insistentemente, distogliendo lo sguardo solo quando gli occhi della dragonessa salivano per incontrare i suoi. Si voltò dandole le spalle, e con mani tremanti slacciò i lacci che gli lasciavano l’ultimo briciolo di pudore, facendo cadere sull’erba l’ultimo dei suoi vestiti. Yushi Huang si ritrovò di fronte ad una schiena pallida e magra, a chilometri di pelle liscia interrotta solo da qualche neo e un paio di cicatrici di cui non conosceva la storia, e non riusciva a staccare lo sguardo, ipnotizzata. Mu Qing si stava raccogliendo i capelli in cima alla testa, e il modo in cui stirò tutto il corpo mentre sollevava le braccia non poteva essere un caso.
Seguendo la linea della spina dorsale, Yushi Huang fece in tempo ad ammirare i globi sodi dei suoi glutei prima che il ragazzo scendesse in acqua. In quel punto l’acqua non era alta né veloce, e Mu Qing si inginocchiò sul fondo sassoso, l’acqua che gli arrivava alla vita, per togliersi il sudore di dosso.
Il modo in cui le sue mani esitavano ed indugiavano sul proprio corpo non era il suo solito modo di lavarsi. Le sue dita sfioravano e scivolavano lungo la pelle, e fu quando finalmente tornò a guardare verso di lei che il ragazzo socchiuse le palpebre e lasciò che le sue mani si fermassero sul torace, ad un soffio di distanza dai capezzoli. Scesero più in basso, sfiorando i fianchi e posandosi sulle cosce, dove, arrossendo visibilmente, Mu Qing strinse la carne in un modo che non aveva nulla a che vedere con l’igiene.
Con la bocca improvvisamente secca Yushi Huang si avvicinò all’acqua e si acciambellò sulla riva, la coda che guizzava per la curiosità e l’eccitazione.
Mu Qing le venne incontro, un’improvvisa fretta rendeva rigidi i suoi movimenti. Sporgendosi dall’acqua verso la riva, il ragazzo sembrava uno spirito del fiume, l’acqua che baciava dolcemente la sua pelle e colava a rivoli lungo il suo torace, fermandosi nei morbidi incavi delle clavicole. Le sue palpebre tremavano, le ciglia imperlate di gocce d’acqua.
- Huang’er… - mormorò, la sua voce un sussurro.
Yushi Huang chiuse gli occhi e inspirò profondamente, e a quel punto prese una decisione.
Avvolse le braccia attorno al torso dell’umano e lo trascinò fuori dall’acqua in un unico movimento, e lo adagiò sulla veste abbandonata a terra. Lui non oppose resistenza, e lasciò che il suo corpo venisse spostato dalla donna drago come meglio lei preferiva. Quando si ritrovò sdraiato sulla schiena, ogni centimetro del suo corpo completamente vulnerabile ed esposta a lei, lasciò che le sue braccia e le sue gambe si allargassero per farle spazio.
La dragonessa si chinò su di lui, inginocchiandosi tra le sue cosce, e avvicinò il viso a quello di Mu Qing. Strofinò il naso contro il suo, cercando il suo sguardo.
- Che cosa mi sta chiedendo il mio principe umano? - mormorò ad un soffio dalle sue labbra.
- Voglio che tu sappia che tu… puoi a-avermi. Quando vuoi. Come vuoi. -
Il suo viso bollente e cremisi era adorabile, e Yushi Huang lo ricompensò premendo le labbra sulle sue, finalmente. Mu Qing emise un gemito sottile quando lei spinse la lingua tra le sue labbra, decisa ad assaggiarlo fino in fondo. Si aggrappò a lei con forza, come se temesse che venisse strappata via dalle sue braccia.
- Ssh… - fece Yushi Huang, strofinando il naso sulla guancia del giovane. - Non vado da nessuna parte. -
Mu Qing annuì, e avvolse le braccia attorno al suo collo, sporgendo il mento in cerca di un altro bacio. Venne subito accontentato dalla dragonessa, che premette il suo corpo a terra mentre si impossessava delle sue labbra. La mole della dragonessa lo soverchiava completamente, il peso del suo corpo che costringeva le sue cosce a restare aperte in modo quasi doloroso. Era ancora vestita, e il tessuto più ruvido delle vesti che lei preferiva gli fece inarcare la schiena quando sfregò la pelle delicata tra le sue gambe.
- Qing’er. - mormorò. - Avevi ragione quando pensavi che io volessi divorarti. -
Alle sue parole seguì un gemito tremante, e Mu Qing scoprì il collo per lei.
- Puoi farlo. Puoi fare tutto quello che vuoi. -
Yushi Huang strinse i denti nella pelle tenera della sua gola, non abbastanza forte da far male, ma sufficiente per lasciare un segno visibile, un marchio di possesso.
- Allora grazie per il banchetto. -
L’ultima cosa che Mu Qing percepì chiaramente prima di sciogliersi in una nube di piacere furono le mani della dragonessa che afferravano le sue gambe e le tenevano aperte mentre lei si faceva strada lungo il suo corpo lasciando una scia di baci e morsi, e le sue dita che stringevano e torcevano i suoi capezzoli quando finalmente lei raggiunse il suo premio.
 
 
- Vorresti essere il mio compagno, quindi? -
La mente ancora annebbiata gli fece impiegare qualche secondo per capire quello che gli si stava dicendo, ma quando riuscì a darsi una schiarita annuì e tornò a posare la testa sotto al mento della dragonessa. Lei gli baciò una tempia e strinse le braccia attorno alla sua vita.
Il corpo nudo di Mu Qing era ricoperto di marchi rossi e segni scuri dove lei l’aveva afferrato. Non gli dispiaceva neanche un po’.
- Tu sai come si riproducono i draghi, Qing’er? -
La domanda lo fece arrossire. - Ho sentito che fanno come i c-cavallucci marini. La femmina produce delle uova e poi il maschio le… porta dentro di sé. -
Yushi Huang mordicchiò una delle sue spalle.
- Non parlo di ora o a breve, ma volevo domandartelo. Ti piacerebbe avere le mie uova? -
Mu Qing non rispose esplicitamente, ma il gemito che esalò vicino al suo viso e il modo in cui le sue cosce guizzarono come per aprirsi istintivamente erano quasi di sicuro una risposta affermativa.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - anime/manga yaoi / Vai alla pagina dell'autore: Sofyflora98