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Autore: Emadiam    10/09/2023    0 recensioni
Dopo la rapina alla Banca di Spagna. Il Professore torna al monastero in cui quel piano aveva avuto inizio, per chiedere al Priore il permesso di erigere una lapide in nome del fratello, dietro, naturalmente, una generosa donazione. Anche l'Arciprete, però, consegna una cosa a Sergio. Una lettera da parte di Andrés.
Un rapporto che è vissuto e vive ancora, nonostante la morte di Berlino, in costante bilico sul sottile confine dei sentimenti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Berlino, Il professore
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Solo in riva all’oceano, Sergio rigirò la busta tra le dita.
Una settimana dopo il colpo alla Banca di Spagna, era tornato con Martín al monastero cistercense in cui aveva abitato Andrés per sistemare alcune cose del fratello, oltre alla questione della tomba. Anche a Martín piaceva l’idea di avere un luogo in cui recarsi per commemorare il suo amato amico e decisero di comune accordo che quello fosse un buon posto per erigere una lapide senza tomba, visto che Sergio non possedeva le spoglie del fratello da seppellire. Quella busta gli era stata consegnata dal Priore, asserendo che fosse da parte proprio dello stesso Andrés. Erano passati sette giorni e ancora non l’aveva aperta. Si sentiva irrazionalmente nervoso.
Sergio fissò la busta per un po’, infine l’aprì. Spiegò il foglio contenuto e una chiave argentata gli scivolò sulla coscia, assieme ad un biglietto di cartoncino avorio con scritto un indirizzo e un codice alfanumerico.
Cominciò a leggere e nella sua testa la voce di Andrés risuonò così vivida da sembrare che gliela stesse leggendo di persona. E mentre leggeva Sergio gli rispondeva come se il fratello fosse di fronte a lui, benché le lacrime presero immediatamente il sopravvento.

“Mio amato Sergio,

quando leggerai questa lettera, la mia malattia avrà fatto il suo corso.
Preferisco pensarla così, piuttosto che sia andato storto qualcosa al colpo alla Zecca. In quel caso t’incolperesti di tutto e sapresti anche tu che non sarebbe giusto, né vero.”


Sergio sentì lo stomaco aggrovigliarsi e un forte senso di nausea. «Non ne sarei così sicuro, Andrés.»

“Non preoccuparti, anche io so pianificare le cose importanti, quando serve, perciò ti allego il necessario per accedere alla cassetta di sicurezza contenente il contatto sicuro dell’avvocato che gestisce la mia eredità, di modo che, se ad oggi tu dovessi ancora vivere in latitanza, qualsiasi sia ora la tua identità egli saprà chi sei, vale a dire il mio erede.“

Questo lo sorprese. Il Professore, abituato a prevedere ogni eventualità, non aveva mai pensato alla possibile eredità del fratello.

“Uno dei miei eredi, a onor del vero, perché resto sempre un padre e non posso non pensare a mio figlio Rafael, nonostante quello che è successo, ma fra beni immobili e tutto il resto, troverai che ti ho garantito un cospicuo vitalizio.”

«Come se ne avessi bisogno» ironizzò Sergio. Ma, quando scriveva la lettera, Andrés non poteva sapere che egli avrebbe rindossato la maschera di Guy Fawkes e rubato la riserva aurifera della Spagna.

“So di non averti reso la vita facile, fratellino. So che è stato impegnativo gestire uno spirito come il mio, così goliardico e passionale da diventare violento, anche più di quanto fosse mia intenzione. Eppure mi hai amato ugualmente.
Vedi, Sergio, sapere che stai per morire ti regala una libertà molto più grande e onesta di quella che tu ed io abbiamo sempre perseguito in nome di papà.
Non che io rimpianga la mia vita da ladro, ben inteso. Quante persone al mondo possono vantare una vita costellata di emozioni e bellezza costanti come la mia? No... però ho avuto un rimpianto, che è la ragione di questa lettera. Un rimpianto che ha reso impotente un uomo potente come me. L’unica cosa al mondo che non potevo rubare.”


Il respiro di Sergio accelerò come se il suo inconscio sapesse di cosa stava parlando Andrés. Sergio percepì un’irrazionale paura di continuare, che si forzò ad ignorare.

“Ho sempre sostenuto che, se vuoi qualcosa, devi rubarla a chi la possiede. È un concetto inconfutabilmente lineare.
Ma questa cosa...
questa cosa, non potevo.
Finché mi sono reso conto che mi ero sbagliato completamente! Certo! Non dovevo rubarla io a te, piuttosto tu l’hai rubata a me. E’ questa l’origine della mancanza che avverto da anni.
E, credimi, fratellino, sarebbe più facile rubare l’oro di Spagna che chiederti di restituirmi ciò che mi hai sottratto.”


Il cuore di Sergio prese a martellargli nel petto tanto velocemente da fargli male. Alle parole successive, staccò le dita dal foglio come se bruciasse. Il vento del mare minacciò di prendersi la lettera cadutagli in grembo, al ché Sergio la afferrò gelosamente e se la riportò tremando davanti agli occhi. Rilesse quelle righe altre quattro volte, incredulo, confuso e... scoperto.

“È andata bene così. Ho continuato a vivere nella poesia dell’illusione del modo in cui mi guardavi, che m’instillava una gran voglia di baciarti (ah, sapessi quante volte sono stato sul punto di baciarti!), e poi abbassavi subito gli occhi, con quel tuo sorriso imbarazzato così adorabile. Ti facevo ballare per me, con me. Ti facevo ridere. Ti facevo arrabbiare. E tu mi amavi.”

Sergio chiuse gli occhi umidi e avvicinò il foglio prima alla fronte e poi alle labbra. Suo fratello si stava forse liberando di un peso, ma la realtà era che stava mettendo a nudo lo stesso Sergio. Si sentiva vulnerabile, con le spalle al muro, senza via di fuga, completamente esposto. ‘Mi amavi’, continuò a rileggere Sergio. E ora era assalito dal dubbio che Andrés conoscesse, prima di lui stesso, il significato di quelle parole.

“Martín mi ha definito un vigliacco che fugge i propri sentimenti. Aveva ragione, ha ragione, per molti aspetti. Ho iniziato a chiedermi se tutte le mie relazioni non fossero altro che diversivi per non dare adito ai miei sentimenti per te. Martín mi conosce davvero meglio di me stesso...”

Sergio volse lo sguardo all’orizzonte, con quella stretta allo stomaco di chi è stato colto in flagrante. ‘Un vigliacco che fugge i propri sentimenti.’ Che cosa aveva fatto lui, tutti quegli anni, allora?

“Appena potrai, va’ da lui, Sergio, gli farà bene una tua visita. Naturalmente, brindate a me, con un vino di classe, raffinato, magari rubato a uno di quei collezionisti con la puzza sotto al naso che si fingono grandi intenditori, e ridete. Ridete come se io fossi lì, perché ci sarò, se tutte quelle storielle sull’aldilà sono vere.”

«Io spero proprio di sì, Andrés» rise Sergio. «Altrimenti tutti i discorsi che faccio a te e a papà mi fanno sembrare un evaso dal manicomio...»

“Vuoi sapere la cosa paradossale, fratellino? Non sono sicuro che mi sarei innamorato così di te, se tu non fossi stato mio fratello. Non pensare al sangue (ci sono migliaia di fratelli che si odiano!), quanto più a ciò che l’essere cresciuti insieme ha significato a livello di condivisione, di esperienze passate, di sofferenze vissute insieme. Il dolore unisce, è una realtà della vita, ma affrontarlo, insieme a qualcuno, crea un legame che nemmeno il tempo può intaccare.”

«Accidenti a te, Andrés, devi rovinare sempre tutto.» Tuttavia, in cuor suo, Sergio pensò che il fratello potesse aver ragione. Alzò gli occhi al punto in cui lui aveva confessato il suo desiderio di baciarlo e vi si aggrappò con tutto sé stesso, prima di continuare. Tre lacrime piovvero inarrestabili sull’inchiostro.

“Eri la mia oasi di pace, Sergio. Eri tutto ciò che avevo. Sei tutto ciò che ho. Sei la mia famiglia. E ti amo per il tuo cervello e il tuo animo buono, ti amo per i tuoi sorrisi e le tue ramanzine, ti amo perché mi ami per quello che sono.”

Sergio annuì, portandosi il dorso del pugno alla bocca per soffocare quelle parole che lottavano per uscire, strozzate dai singhiozzi.

“Mi hai rubato il cuore, fratellino. Molto tempo fa.
Tienilo, dopotutto a me non serve più, e abbine cura. Ho ferito il tuo, ho mandato in frantumi quello di Martín, le uniche due persone che amo davvero in questo mondo, ne avrò spezzati a decine perché per me irrilevanti, perciò so di non avere diritto di esigerlo.
Voglio che tu porti il mio cuore che mi hai rubato dentro il tuo, cosicché ti ricordi di vivere la tua vita al massimo, perché il tempo che ci è concesso è breve e nemmeno tu, Professore, sai quanto te ne rimane.
Considerala come l’ultima volontà di tuo fratello.
Baciarti sarà un rimpianto che mi porterò nella tomba, ma spero di vedere il tuo viso, nell’istante in cui morirò, e di avere il respiro sufficiente a confessarti che ti amo prima che tu lo sappia da questo pezzo di carta.

Ti amo, fratellino.
Ti amo, Sergio.

Tuo per sempre,

Andrés




PS. Ti prego, ripensa al nostro piano per rapinare la Banca di Spagna, è troppo bello per non tentare!”



Sergio spiegacciò la lettera immergendovi il volto, disperato. Le sue labbra si mossero contro la carta, ma la sua voce emetteva soltanto respiri afoni. Fu dunque la sua testa a ripetere dentro di sé le urla del suo cuore.
Pianse come mai avrebbe immaginato di poter fare. Nemmeno con la morte di suo padre ricordò di essersi concesso di versare così tante lacrime. Non pianse così nemmeno alla morte di Andrés. Era come se stesse liberando tutto ciò che non aveva avuto il tempo o il modo di piangere in passato.
Quando si calmò, si asciugò gli occhi gonfi e arrossati per leggere e rileggere quelle righe un numero infinito di altre volte.
Se avessero confessato i propri sentimenti quando suo fratello era in vita, non sarebbe cambiato nulla. Ora lo sapeva. E sapeva che anche per Andrés sarebbe stato così. Non sarebbe cambiato nulla.
Sergio rivide il post scriptum in fondo alla pagina.
Sorrise, baciò il foglio, lo piegò con cura e lo rinfilò nella busta insieme alla chiave. Poi volse lo sguardo sulla vastità dell’oceano.
«Ce l’abbiamo fatta, Andrés. Il colpo alla Banca di Spagna. Novanta tonnellate d’oro. Sono costate un prezzo altissimo, ma ce l’abbiamo fatta. Ce l’abbiamo fatta...»
Inspirò profondamente l’aria fredda e salmastra con un certo sollievo d’animo. All’inizio sembrò che le parole di Andrés gli avessero gravato il cuore con un ulteriore peso, invece Sergio si rese conto che lo avevano liberato dalla morsa che egli stesso si era creato per reprimere quegli equivocabili sentimenti.
Ecco cos’era in grado di fare Andrés. Ecco chi era suo fratello, l’uomo al contempo più egoista e più generoso che avesse mai conosciuto.







-Emadiam-
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